New Metropolitan Perspectives, un simposio internazionale con scenari promettenti per il territorio

È con oltre 400 studiosi di tutto il mondo che hanno animato le 40 sessioni scientifiche e i 5 eventi speciali, che si è chiusa la quinta edizione del Simposio Internazionale “New Metropolitan Perspectives”, promosso dai laboratori LaborEst e Unesco MedLab dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria in partenariato con il Cluds Lab e Rhegion UN 2030.

Tra i temi del dibattito il ruolo dei borghi, delle aree interne e delle città metropolitane nel riequilibrio degli effetti prodotti dalla rivoluzione tecnologica e dalla transizione ecologica. Le sessioni scientifiche, riservate a studiosi italiani e stranieri, hanno posto l’accento sulle grandi contraddizioni sociali delle città già prima della pandemia, che hanno dato luogo a una globalizzazione incontrollata e insostenibile.

Obiettivo dei lavori del Simposio, dunque, affrontare nuovi percorsi di riterritorializzazione per andare oltre il paradigma della città moderna, sulla base degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030.

Novità della quinta edizione l’affiancamento alle sessioni di momenti di trasferimento della conoscenza scientifica al territorio, tra i quali tre workshop curati dall’Unesco Med Lab, accomunati dalla tematica degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa, di cui uno esistente e due di nuova progettazione. Tra i nuovi, la valorizzazione del patrimonio culturale calabrese di epoca bizantina e il Viaggio di Ulisse; quello esistente è “Iter Vitis”, a cui di recente hanno aderito i comuni di Brancaleone, Ferruzzano, Bruzzano, Staiti, Bagnara e il Club per l’Unesco di Campo C., Costa Viola e Aspromonte.

Tra gli eventi speciali, la Giornata Icomos sul Turismo Culturale, incentrata sulla presentazione della nuova Carta Icomos del Turismo Culturale e sul dibattito di tematiche inerenti l’organizzazione dei sistemi territoriali e l’internazionalizzazione dell’offerta. La giornata si è conclusa con la “Dichiarazione di Reggio Calabria” con la quale viene istituita la Rete Nazionale degli stakeholder del Turismo Culturale.

Momenti particolarmente toccati le cerimonie di consegna del Premio Edoardo Mollica destinato a giovani ricercatori, e del Premio Valeria Morabito rivolto a giovani talenti nel campo della comunicazione del patrimonio culturale.

«La grande partecipazione, e il numero di visualizzazioni dell’evento in streaming da parte della comunità scientifica nazionale e internazionale – ha dichiarato Francesco Calabrò, responsabile Scientifico UNESCO Med Lab – confermano l’attualità e la centralità dei temi trattati, sottolineando il ruolo della conoscenza e dell’innovazione per l’attrattività dei territori nelle dinamiche Post Covid-19 e nella Transizione Verde e Digitale con nuove prospettive metropolitane e di ritorno ai borghi.»

«L’auspicio emerso nella tavola rotonda di sintesi finale dei risultati del simposio – ha concluso – è che l’importante apporto conoscitivo e le riflessioni condotte dagli oltre 400 studiosi provenienti da tutto il mondo nell’ambito del fitto programma di tre giorni del simposio, possano incrementare e promuovere verso il territorio un approccio più maturo nell’ambito di una visione olistica di uso sostenibile delle risorse. Il successo di questa edizione è anche l’espressione diretta della collaborazione tra tutte le componenti dell’Ateneo, che hanno operato concordemente per il raggiungimento dei medesimi obiettivi». (rrc)

Aeroporto di Reggio: Versace e Brunetti contro il taglio del volo per Torino

Dopo l’annunciato taglio del volo Reggio-Torino, il sindaco metropolitano ff Carmelo Versace e il sindaco ff Paolo Brunetti hanno rimarcato l’assenza di una strategia mirata al rilancio dello scalo dello Stretto: «Dalla Regione ancora silenzio. Basta annunci, la pazienza è terminata».
I due sindaci facenti funzione, pertanto, chiedono una netta inversione di tendenza sulla gestione regionale dello scalo reggino: «L’aeroporto dello Stretto – hanno dichiarato in una nota congiunta –  continua a perdere pezzi e nonostante i buoni auspici dichiarati dalle autorità regionali, dal Presidente Occhiuto e dalla società di gestione regionale Sacal, purtroppo l’ultimo annuncio di una compagnia aerea riguarda la cancellazione di un altro volo, quello per Torino, già programmato per l’estate 2022».
«Abbiamo sempre affermato che lo sviluppo del Tito Minniti richiede uno sforzo corale da parte delle istituzioni territoriali, a partire da chi ormai da tanti anni detiene la gestione dello scalo attraverso la società regionale. Non è nostra intenzione puntare il dito contro nessuno, ma gli auspici a più riprese dichiarati dal presidente Occhiuto, che nei mesi scorsi ha continuato a chiedere pazienza al nostro territorio, ad oggi non risultano assolutamente rispettati. E la pazienza da parte dei reggini è da considerarsi terminata. Non solo infatti non si registrano miglioramenti per l’offerta volativa in riva allo Stretto, a fronte di un aumento di voli e compagnie che interessano invece l’aeroporto di Lamezia, ma addirittura una delle poche compagnie operanti sul nostro scalo pare aver deciso di tagliare uno dei voli già previsti per questa estate, in nome di un ritardo nelle consegne degli aeromobili».
«Non è certo il migliore degli auspici per la rivoluzione copernicana annunciata da Occhiuto – conclude la nota – anzi l’impressione è che la programmazione regionale di Sacal, nonostante gli annunci, continui a privilegiare lo scalo di Lamezia a danno di quello di Reggio Calabria, anche in una stagione importante come questa con l’anniversario dei Bronzi ormai alle porte. Neanche i tanto sbandierati interventi per l’ammodernamento dello scalo reggino hanno prodotto alcunché. A tre settimane dalla nomina del nuovo Amministratore di Sacal vige ancora il silenzio più assoluto circa i programmi di crescita annunciati dalla Regione per l’aeroporto dello Stretto. Anzi l’unica notizia riportata da alcuni organi di stampa, ad oggi, riguarda il taglio di un altro volo, circostanza sulla quale ci piacerebbe conoscere il parere del Presidente della Regione e della compagine di Sacal, soggetti entrambi preposti per dovere istituzionale, e non certo per gentile concessione, ad informare i calabresi e soprattutto i reggini, sulle intenzioni che riguardano il nostro aeroporto». (rrc)

Notre Dame de Paris, record di presenze a Reggio: 15mila in tre giorni

È record nella storia del colossal Notre Dame de Paris riproposto a Reggio da Ruggero Pegna al PalaCalafiore: 15.000 presenze in tre giorni e di queste 8.000 sono relative a studenti. Una grande operazione di cultura e avvicinamento dei giovani a uno spettacolo non convenzionale, unito alla visita al Museo dei Bronzi in una singolare, quanto indovinata, sinergia col Direttore del MArRC Carmelo Malacrino.

È stata la quinta e ultima volta dell’opera moderna con il cast originale: il colossal è stato concepito da Riccardo Cocciante circa venti anni fa.

L’evento reggino ha fatto parte di “Fatti di Musica 2022”, 36° edizione del Festival-Premio del Miglior Live d’Autore organizzato da Ruggero Pegna, che ha premiato la produzione di David e Clemente Zard come “Migliore Opera Musicale Moderna” per i suoi innumerevoli record. Il premio, raffigurante la Cattedrale di Notre Dame, riporta anche il celebre slogan che accompagna ancora l’Opera: “La musica non è mai stata così spettacolare”, coniato proprio da David Zard, storico produttore internazionale e mago della comunicazione nello spettacolo dal vivo. 

A ricordare la straordinaria figura di Zard e consegnare il premio nelle mani di Giò Di Tonno e Lola Ponce, visibilmente emozionati, è stato lo stesso promoter Ruggero Pegna, che ha iniziato la sua ultra trentennale avventura proprio con lui. Le sei repliche resteranno nella memoria di tutti per l’incredibile partecipazione di pubblico e, soprattutto, per l’enorme entusiasmo che ha accompagnato ogni rappresentazione, fino alle interminabili standing ovation finali.

Sull’imponente palcoscenico che ha trasformato per tre giorni il Palacalafiore di Reggio nel più grande Teatro della regione, ad incantare ancora una volta con la loro bravura sono state le tante stelle dell’impareggiabile cast: Lola Ponce, nei panni di una sempre splendida Esmeralda, Giò Di Tonno in quelli di un inimitabile Quasimodo, ed ancora i bravissimi Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Chopin), Matteo Setti (Gringoire), Graziano Galatone (Febo), Tania Tuccinardi (Fiordaliso) e tutti gli altri protagonisti. Hanno completato il cast 30 incredibili artisti, tra ballerini, acrobati e breaker. 

Da ricordare le firme internazjonali che hanno reso Notre Dame de Paris evento cult dello spettacolo mondiale: musiche di Riccardo Cocciante, liriche di Luc Plamondon e Pasquale Panella, regia di Gilles Maheu, coreografie di Martino Müller, scenografie di Christian Rätz, costumi di Fred Sathal, luci di Alain Lortie, suono di Manu Guiot, arrangiamenti di Riccardo Cocciante, Jannick Top, Serge Perathoner. Notre Dame de Paris ha battuto record di ogni tipo. L’opera è stata tradotta in 9 lingue diverse (francese, inglese, italiano, spagnolo, russo, coreano, fiammingo, polacco e kazako) e ha toccato 20 Paesi con più di 5.400 spettacoli, capaci di stupire e far sognare 13 milioni di spettatori in tutto il mondo!

«Notre Dame de Paris – ha affermato Pegna al termine dell’enorme sforzo organizzativo profuso per riportare questo colossal in Calabria in occasione del ventennale – ha dimostrato di continuare a possedere un fascino speciale, un’alchimia capace di attrarre spettatori di ogni età. Nessun dubbio sul premio al musical più spettacolare di sempre! Ricordo con particolare emozione la prima a Catanzaro di 20 anni fa, quando salì sul palco anche David Zard, a cui ho voluto dedicare questo riconoscimento. È stato un successo andato oltre ogni previsione, con Reggio invasa da comitive di tutta la Calabria e non solo; un grande spettacolo, ma anche una straordinaria operazione culturale e di marketing territoriale, con migliaia di studenti che, dopo i matinée, hanno visitato gratuitamente il Museo Nazionale per il 50° dei Bronzi di Riace e girato per l’intera Città grazie ai nuovi bus scoperti di Atam. Un grazie sincero va ai 15000 che hanno fatto da cornice a questo eccezionale evento, un autentico spettacolo nello spettacolo!».

Fatti di Musica 2022 proseguirà il 4 giugno con i Negrita a Taurianova nell’ambito del Villaggio Sud Agrifest, poi il grande ritorno di Riccardo Cocciante con l’Orchestra Mercadante diretta da Leonardo De Amicis il 2 agosto al Teatro dei Ruderi di Cirella, ancora a Cirella i live di Franco126 l’8 agosto e Irama il 20 agosto. Nell’Anfiteatro di Acri, invece, il concerto Rkomi il 12 agosto. (rs)

A SUD DEL SUD, PARTENZA O RESTANZA
TRA ABBANDONO E VOGLIA DI RISCATTO

di EMILIO ERRIGO – Quando il silenzio riesce a fare tanto rumore, forse anche molto rumore, si è soliti dire che risulta assolutamente assordante. E sì cari amici e conoscenti, corregionali di Reggio Calabria e provincia, il tacere molte volte, su cose e argomenti che sono di pubblico dominio, non fa mai bene ad alcuno.
Da più parti l’insoddisfazione, le tensioni sociali e l’irritazione generalizzata, regnano e imperano sovrani, senza se e privi di alcun ma, sì o però.

Feste a destra e poco a sinistra, inaugurazioni, convegni, meeting, fiere europee, incontri riservati, kermesse a nord, si sempre più a nord della Calabria del nord, poco o nulla, a sud di Reggio, in quel Sud dello Jonio chiamato Magna Grecia, perché?
Forse Reggio Calabria è una città priva di significato politico e sociale? La Città Metropolitana della Fata Morgana, di Pentidattilo, di Scilla, di Porto Bolaro, Bagnara, di San Paolo, dei Poeti, Musicisti e Scrittori, dei Bronzi di Riace, del Parco Nazionale d’Aspromonte, Gambarie, delle Vie dell’Arte, dell’enogastronomia incontaminata, delle mille e cinquecento Chiese, Conventi, Basiliche, Cappelle votive, quella della incantevole Gerace, dei Borghi grecanici, della Cattolica di Stilo, delle Ville e Giardini, costruite in mezzo al verde intenso e profumato dalla zagara del Bergamotto di Reggio Calabria, della Reggio bellissima da far rivivere con eventi nazionali e regionali ad ampio respiro economico dov’è?

Mi rifiuto di credere e convincermi, che nella “Calabria del Sud, quella più Sud del Sud , dove più Sud non c’è”, non esistano poche o tante persone, da chiamare “gente perbene”, le quali si possono potenzialmente adoperare, per il bene di tutti i Cittadini Calabresi di Reggio, nessuno escluso, non solo da una latitudine a salire verso il nord Italia.
Penso all’impegno della Conferenza Episcopale Calabra, ai progetti che sicuramente hanno o si spera dovrebbero avere in cantiere, le diverse Diocesi della Calabria, destinati a favore dei giovani e ragazzi della Calabria.
Il diritto allo sport giovanile, alla formazione sportiva non trova cittadinanza a Reggio Calabria e nelle 97 realtà comunali, poche palestre, limitati impianti e aree sportive, quelle esistenti necessitano di una urgente messa in sicurezza e riqualificazione ambientale. Eppure lo sport giovanile potrebbe alleggerire le tensioni sociali e migliorare relazionali interpersonali.

Nessuno si convinca che il crescente disagio sociale e le manifestazioni violente, dal sud al nord , si possono fermare solo con l’impegno delle Forze di Polizia e la denuncia alla Magistratura.
Occorre tanta e tanta educazione giovanile di base e continuo accompagnamento sociale dei giovani Calabresi e non, verso la retta via della legalità.

Ecco la pratica delle diverse discipline sportive, può aiutare il giovane a non perdersi all’interno della malavita e devianze violente minorili, realtà sociali queste, presenti in Calabria, come in molte altre realtà territoriali nazionali ed estere.
Ritorno in Calabria sempre meno spesso, in quanto i miei non più giovani anni, i molteplici impegni universitari, famigliari e poca presenza, a volte assenza dei mezzi veloci di mobilità, mi limitano di andarci e rientrare a Roma in orari più confacenti alle normali necessità umane e professionali di ognuno di noi.
Che dire? Non dico nulla perché altrimenti ci sarebbe molto da scrivere e da dire, sulle svantaggiate condizioni ambientali, sociali, stradali, aeroportuali, ferroviarie, portuali e infrastrutturali, con le quali si trovano a dover convivere i Calabresi residenti a Reggio, e quelli dimoranti e domiciliati fuori dai confini geografici della Calabria, originari di Reggio e Provincia, i quali ultimi ritornano e ripartono, tra tante difficoltà di mobilità, più volte ogni anno in Calabria.
Una Città, Reggio, che rimane per me e per tutti, sempre e comunque cara, complessivamente bella e da rendere vivibile, quel luogo d’origine che ti prende dentro, un territorio che risente della mancanza di un quid pluris, da far conoscere, vedere, visitare e godere, a quanti decidono di fermarsi a Reggio e dintorni, per divertirsi con gioia e amicizia, senza pensare al silenzio incalzante dei più distratti, che in questo particolare periodo di tempo, disturba l’udito e disorienta la mente, per il prolungato silenzioso rumore assordante.

Nel Mezzogiorno d’Italia risiede un Popolo che vorrebbe vivere nella e con la civiltà dei diritti e doveri, col desiderio di percepire chiaramente il valore più autentico e grande di appartenenza allo Stato unitario.
Le aziende (società) pubbliche, partecipate e controllate dallo Stato, dovrebbero aprire sedi operative nelle aree joniche, lì dove esistono le cattedrali dello scempio, del disinteresse, del fallimento, dello spreco infruttuoso di risorse pubbliche, mettendo a reddito sociale i beni sequestrati e confiscati agli autori di reati, penso ai beni sottoposti in regime di amministrazione giudiziaria perché provenienti da procedure fallimentari.
Scappare dalla provincia di Reggio Calabria, “di notte con il primo mezzo utile”, non credo che sia la cosa migliore e più giusta da fare. Occorre resistere democraticamente e adoperarsi con buona e sana volontà, cooperando per il cambiamento di vita. Aiutati che Dio ti aiuta, ci hanno lasciato detto gli anziani di età! Sveglia, la rassegnazione, l’indifferenza, la solitudine e il silenzio, credetemi in fede, sono stati da sempre, i più temibili avversari della nostra Calabria che abbiamo tutti nel cuore. (ee)

(Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria, Generale in ausiliaria della Guardia di Finanza, è docente universitario e consigliere giuridico economico finanziario internazionale )

LA GENEROSA ACCOGLIENZA AI MIGRANTI
CHE I CALABRESI HANNO NEL PROPRIO DNA

La Calabria è sempre stata terra d’accoglienza, soprattutto nei confronti di chi scappa dalla guerra. Un esempio lampante è Roccella Jonica che, negli ultimi tempi, nonostante le gravi difficoltà in cui si trova, non volta le spalle a chi ne ha bisogno. Ma prima dell’oggi, c’era un calabrese – o meglio reggino – che, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, ha formato più generazioni di reggini all’accoglienza ed al dialogo tra culture e religioni: don Domenico Farias.

Una storia, quella di don Domenico Farias che, insieme a quella del Beato Vescovo Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, anche se appartiene al passato, è quanto mai più attuale, offrendo una visione lucida e straordinariamente attuale delle dinamiche migratorie e del valore culturale, sociale, politico e religioso dell’incontro tra i popoli. È di questo che si è parlato nel seminario di studio Migranti ieri e oggi: persone, non numeri, organizzato dal Centro Diocesano “Migrantes” e dalle Cooperative Demetra e Res Omnia, nel giorno, il 21 maggio, in cui si fa memoria dell’approdo a Reggio di San Paolo, fondatore della prima comunità cristiana in Calabria. 

Don Domenico Farias è una figura che ha formato più generazioni di reggini all’accoglienza ed al dialogo tra culture e religioni; ha messo in relazione le persone; ha offerto alla società il suo fondamentale contributo di insegnante e pensatore e la sua lettura, potremmo dire profetica, degli eventi locali e mondiali. La sua casa di Via Palestino, lasciata in donazione all’Arcidiocesi reggina, è oggi luogo di accoglienza e sostegno spirituale e materiale di chi giunge nella nostra terra. E la comunità filippina lo ricorda sempre come colui che più seguì con amorevole dedizione i primi arrivati a lavorare come badanti e collaboratori domestici presso le famiglie di Reggio Calabria.

Il ricordo di Scalabrini e Farias offre un importante strumento di comprensione del presente e, quindi, di azione ancora più mirata ed efficace per giungere a quella che gli ultimi tre Papi hanno definito una “famiglia dei popoli”, in cui nessuno perde la propria identità ma aggiunge ricchezza col proprio patrimonio di valori culturali, sociali e religiosi. 

È stato Padre Gabriele Bentoglio, direttore del Centro diocesano “Migrantes”, a tratteggiare la figura del Beato Scalabrini, definito da Giovanni Paolo II “Padre dei migranti”. Pur consapevole delle ingiustizie e dello sfruttamento insiti nelle migrazioni, e condannando duramente gli agenti che lucravano sulle partenze, monsignor Scalabrini individuava in esse una sfida piena di speranza, «una delle leggi provvidenziali che presiedono ai destini dei popoli e al loro progresso economico e morale»; «una valvola di sicurezza sociale; perché apre i sentieri della speranza, e qualche volta della ricchezza, ai diseredati; perché offre concrete possibilità alla diffusione del Vangelo, allargando il concetto di patria oltre i confini materiali e politici, facendo patria dell’uomo il mondo».

Ne vide a migliaia partire verso l’America a fine Ottocento,  o spostarsi verso Lombardia e Piemonte per il duro lavoro nelle risaie. Il vescovo Scalabrini capì che bisognava intervenire a monte sulle cause dell’emigrazione e nelle terre di approdo con un’azione integrale di assistenza religiosa e tutela legale, morale, culturale, sanitaria e sindacale, attraverso tre figure cardine: i sacerdoti, i medici ed i maestri. Fondò i Missionari di San Carlo per assistere queste masse, ma si impegnò affinché tutti, clero, laici, la Santa Sede e lo Stato con leggi specifiche, operassero per la promozione dei migranti e la tutela dei loro diritti. Comprendendo di trovarsi di fronte una tematica complessa, cercò la concertazione di tutte le sinergie possibili ed i contatti con studiosi ed operatori dell’emigrazione internazionali, oltre a studiare appassionatamente il fenomeno, pubblicare i risultati delle sue analisi e divulgarli in visite pastorali e conferenze. Una metodologia attualissima, ancora oggi sollecitata dalla Chiesa, come ha sottolineato Padre Bentoglio.  

Particolare lungimiranza – e sintonia con la visione scalabriniana – dimostrò anche don Domenico Farias, indimenticato sacerdote reggino, scomparso nel 2002, di cui non è semplice tratteggiare la poliedrica figura: la propensione sconfinata per lo studio, lo sguardo aperto sul mondo pur nel radicamento convinto nel Meridione, la capacità di intessere relazioni tra culture e religioni, tra i vicini ed i lontani, di coltivare una generazione di giovani proiettata a comprendere e vivere la mondialità dalle rive dello Stretto.

Tanti ne mandò a Roma alla Caritas internazionale come obiettori di coscienza, ma anche in viaggio in Terra Santa, in Turchia, in Tunisia, abbracciando la visione ideale di legami duraturi e seri nel Mediterraneo.

«Voleva che ampliassimo il nostro orizzonte vitale e culturale, che ci sprovincializzassimo. Alcuni di noi hanno avuto con don Farias una frequentazione ed una sintonia superiore di quella avuta con i genitori», ha spiegato il magistrato Augusto Sabatini, che ha vissuto come un dono la lunga vicinanza al sacerdote, «un persona speciale, capace di grande penetrazione e stupore», definito anche atipico in quanto non operò mai in una parrocchia, ma si dedicò alla Chiesa attraverso l’insegnamento – prima Matematica e Fisica al Seminario di Catanzaro, poi Filosofia del diritto all’Università di Messina – la catechesi, la sollecitudine alla vita sacramentale e un’intensa attività di assistenza spirituale degli universitari della Fuci, dei medici e dei giuristi cattolici e del Movimento ecclesiale di impegno culturale. Nutrì la sua curiosità e l’attitudine allo studio ed al confronto attraverso l’amicizia con figure come Ivan Illich, il filosofo austriaco fautore della società conviviale, Maurice Borrmans, padre missionario curatore dei rapporti con l’Islam per la Santa Sede, il Cardinale Camillo Ruini, il vaticanista Luigi Accattoli.

Ai giovani inculcò quello che lui stesso incarnava: esercitare la mondialità come fondamento della presenza del cristiano nella vita della Chiesa. Nell’ultima fase della sua vita, don Domenico Farias evidenziò il processo che stava portando  alla caduta delle identità nazionali e alla mescolanza tra diversi popoli. Non parlò di multiculturalità, ma di policromia culturale, da coltivare, appunto, attraverso la bellezza delle relazioni, dell’amicizia e della conoscenza. Colse, nondimeno, l’impreparazione della Chiesa e dello Stato ad affrontare le nuove sfide e sottolineò l’importanza anche dei piccoli gesti, dei comportamenti, quando non si possono offrire servizi strutturati: una mensa in un locale parrocchiale, una camera data in affitto al giusto prezzo, un sorriso a chi ci lava il vetro, la prassi della carità come parte integrante dell’evangelizzazione. Don Domenico rilevò come il territorio della Diocesi fosse rimasto estraneo ad episodi di violenza, ma ricordò che violenza è pure lo sfruttamento del lavoro dei migranti, la clandestinità, i fitti esosi richiesti per abitazioni fatiscenti.

Se questa è la traccia lasciata dalle due luminose figure della Chiesa ricordate nel seminario di studio, naturale chiedersi cosa avviene oggi nella Diocesi reggina. La risposta ha il volto, finalmente sereno, di tante donne e uomini che sono stati accolti ed hanno impresso un corso diverso alla propria vita, attraverso la felice collaborazione tra laici e religiosi realizzata nel progetto Libero di essere me stesso, sostenuto economicamente dalla Conferenza episcopale italiana e curato dalle Cooperative Demetra e Res Omnia, con il Centro diocesano Migrantes ed i padri scalabriniani  della Parrocchia di Sant’Agostino. 

Le due cooperative nascono da giovani desiderosi di impegnarsi nella propria terra, mettendo al servizio della comunità le rispettive competenze, l’entusiasmo e la capacità di fare rete, trovare soluzioni insieme ed attivare risposte tempestive, elemento sicuramente non trascurabile in una società in cui si è abituati a fare da soli.

Libero di essere me stesso è l’ultimo segmento di un lavoro avviato da anni, con progetti già conclusi e proficue collaborazioni con altre realtà del sociale, come il Centro comunitario Agape, con cui Demetra e Res Omnia hanno avviato uno Sportello orientamento, da cui sono passate 1365 persone.

Bashir era ospite di una Comunità sulla jonica, senza speranze, malato, rinchiuso nello scoramento e nel silenzio. Il progetto l’ha preso in carico, ha creato su di lui un percorso di formazione ed inclusione ed oggi il ragazzo indiano ha ritrovato il sorriso e la fiducia in sé stesso, attraverso il lavoro agricolo sui terreni confiscati in contrada Placanica di Melito Porto Salvo. Kati, giovane georgiana, ha avuto aiuto per sé e i suoi figli. A Dam, arrivato dal Gambia, si sono aperte le porte di Casa Farias.

Resterà il tempo necessario per trovare una sistemazione stabile, intanto ha cominciato un tirocinio di lavoro. Ma non tutti i casi possono essere seguiti, tiene a precisare Cristina Ciccone, presidente della Cooperativa Demetra. È necessaria una scelta convinta da parte del migrante e la sottoscrizione di una sorta di accordo con l’equipe che ascolterà i suoi desideri, valuterà le sue inclinazioni e le sue capacità e con lui disegnerà un percorso di studio e di formazione con un approccio olistico, che mette al centro la persona nella sua dimensione bio-psico-sociale. I dati raccolti dal 2018 dicono che il 90 per cento di chi è stato inserito continua a lavorare e, di questi, l’80 per cento rimane nello stesso posto, da leggere anche come un’integrazione realizzata nella società reggina ed una capacità dei migranti di svolgere le mansioni richieste con professionalità e passione. 

«Le migrazioni ci inducono a comprendere che c’è un cambiamento in atto nella Chiesa» è stato il pensiero di Monsignor Franco Agnesi, vicario generale e vescovo ausiliare di Milano, membro della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana, giunto in riva allo Stretto per portare il suo contributo al seminario e per conoscere direttamente le esperienze di accoglienza nella Diocesi locale.

«A Reggio Calabria – racconta – ho trovato tanto calore ed entusiasmo, che denota un ricco vissuto ecclesiale e sociale. Qui si tocca con mano la volontà di non fare accoglienza banale, ma di rendere le persone capaci di trovare la propria strada, di diventare autonome, coltivare relazioni significative e migliorare le proprie vite». 

Per monsignor Agnesi, nella Diocesi di Reggio-Bova si è concretizzato quel percorso che passa dalla paura dello straniero alla relazione, quell’orientamento della Chiesa espresso efficacemente da Papa Francesco con i quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. E non ci sono state solo le conclusioni del seminario di studio a testimoniarlo. La presenza all’incontro dell’Imam di Reggio Calabria è stata un abbraccio reale tra le comunità, mentre il pranzo con l’arcivescovo Fortunato Morrone e gli arcivescovi emeriti Vittorio Mondello e Giuseppe Morosini ha rappresentato un gioioso momento di convivialità e di conoscenza di sapori e culture diversi. (rrm)

REGGIO – “Mutilato” un lampione a piazza De Nava. La denuncia del prof. Amato

Non se n’era accorto nessuno: in piazza De Nava improvvisamente si scopre uno degli storici lampioni “mutilato”. È rimasta solo la base. La denuncia parte dal prof. Pasquale Amato, apprezzato storico e docente reggino, che ha scritto una lettera al sindaco ff di Reggio Paolo Brunetti.  «Le chiedo – scrive al sindaco il prof. Amato –  di chiarire con Lettera Aperta un fatto increscioso: nell’ingresso davanti al Museo dei Bronzi, di cui in questi giorni il Direttore ci mostra con orgoglio le file davanti all’ingresso,  quello stesso Museo in cui vengono organizzati tanti incontri culturali, a cinquanta metri dalla Biblioteca De Nava (sede anch’essa di una serie di di incontri ed eventi culturali), nessuno si è accorto (o ha fatto finta di non accorgersi, per “farsi i fatti suoi”) che i due splendidi artistici  lampioni che caratterizzavano proprio davanti al Museo l’ingresso della storica Piazza, simbolo della memoria della ricostruzione dopo il 1908, si sono ridotti ad uno perché dell’altro è rimasta soltanto la base.

I lampioni di Piazza De Nava a Reggio

«Ritengo che la cittadinanza reggina abbia il diritto di essere informata su questa  mutilazione.
Passando con l’autobus avevo intravisto qualcosa che mancava nella Piazza. Ero certo di aver preso un abbaglio ed oggi ci sono tornato e ho purtroppo avuto la conferma che era avvenuto ciò che speravo fosse un mio errore. Ho fotografato la base dove si può notare che il lampione è stato divelto. 
La tanto poco gradita demolizione di Piazza De Nava – contro la quale buona parte della Città si oppone anche mediante un Comitato Civico e la Consulta Reggina della Cultura nella sua prima riunione si è espressa all’unanimità  –  è iniziata alla chetichella mutilando uno dei due Lampioni? Oppure c’è un’altra ragione che non conosciamo e vorremmo giustamente essere informati? 
Attendo – assieme alla Città – con urgenza un chiarimento da parte sua come capo dell’Amministrazione».  (rrc)
Il lampione prima della "mutilazione"

Grande successo per la prima assemblea della Consulta della Cultura di Reggio: 300 le adesioni

È stata un vero e proprio successo, la prima assemblea della Consulta della Cultura di Reggio Calabria, una iniziativa voluta da Eduardo Lamberti Castronuovo, che ha raccolto 300 adesioni e presenze e i primi risultati.

Infatti, «saranno eliminati tutti i gazebi, peraltro abusivi, costruiti su tutti i marciapiedi della Città. Lo  ha solennemente e pubblicamente affermato il Sindaco ff. di Reggio Calabria. Vigileremo» viene spiegato in una nota, in cui viene annunciato che «sarà a breve rimesso in funzione e saranno avviati i lavori di completamento del tapis roulant.  Lo ha assicurato l’assessore ai lavori pubblici del Comune. Controlleremo».

Tra gli altri risultati ottenuti, si conta l’approvazione, dalla Commissione Toponomastica, dell’intitolazione a San Paolo del Porto di Reggio Calabria; l’avvio delle pratiche legali per l’acquisizione degli Atti relativi al cambio di  destinazione del Teatro Siracusa e del Teatro Margherita.

Ancora, «è stata avviata la procedura per la stipula della Convenzione tra il Comune ed il  Conservatorio per l’utilizzo del Teatro Cilea. Si sta seguendo la volontà dell’assessore al ramo per l’acquisto di un pianoforte gran coda per  dotare il Teatro Cilea», continua la nota, in cui viene spiegato che «si è ipotizzata, e bisogna insistere, per la realizzazione, di un teatro tenda alla Villa Comunale  per alleggerire l’uso del Cilea».

«L’assemblea – viene detto ancora nella nota di Lamberti – ha deliberato di manifestare con una catena umana per Piazza De Nava ove  dovessero iniziare i lavori. Sarete tutti informati su tempi e modi.   Insomma, in breve tempo, abbiamo sortito effetti a dir poco inimmaginabili fino ad oggi. La  Consulta, per la sua assoluta libertà ed apartiticità, sta mietendo successi.  Ma, non bisogna illudersi. Tanti sperano che si tratti di un fuoco di paglia.  Per dimostrare che facciamo sul serio e per votare altre proposte, è necessario andare alla  organizzazione di una seconda riunione prima che scoppi l’estate. Ascoltando i consigli di  tanti, si è pensato di convocare per un venerdì sera , visto che sabato pomeriggio e domenica si  tende a dedicarsi alla famiglia».  

«Stiamo seguendo tutte le altre richieste e sarà mia cura tenervi informati, passo dopo passo – ha proseguito Lamberti –.   È tempo di dimostrare che facciamo sul serio: sarebbe un dramma senza rimedio, un flop. Mi  permetto di raccomandare la presenza. La riunione, come la prima ,sarà cronometrata e finirà  alle ore 20,15. Inizierà con assoluta puntualità.   Da oggi possono essere inviate le prenotazioni per gli interventi, rispondendo a questa email.  Sarà seguita la cronologia».

La Consulta, poi, si riunirà venerdì 27 maggio, alle 18.15, al Teatro sullo Stretto di Rtv.

«Siamo sulla strada giusta. Reggio Metropolitana aspettava  questo momento , sta a noi non deludere le aspettative dei nostri giovani. Se vanno via, la  responsabilità è nostra», ha concluso Lamberti. (rrc)  

 

Premio Cosmos, gli studenti incoronano il prof. Guido Tonelli

È il prof. Guido Tonelli, con il libro Il Tempo. Sogno di uccidere Chronòs, a vincere il Premio Cosmos Studenti promosso dalla Città Metropolitana in partnership coi Ministeri degli Affari esteri e dell’Istruzione e con la Società astronomica italiana.

Il riconoscimento è arrivato dall’assemblea studentesca formata dai rappresentanti delegati dei 28 istituti iscritti al premio, per un totale di 700 ragazzi provenienti da tutta Italia e dalle scuole italiane all’estero. La cerimonia, tenutasi al Planetario “Pythagoras” della Città Metropolitana di Reggio Calabria, diretto dalla professoressa Angela Misiano, ha visto la partecipazione di luminari ed esperti nei settori della fisica, della matematica e dell’astronomia, quali il professore Bertone che ha introdotto i lavori, ed è stato lo studente più giovane, Edoardo Giordano del liceo scientifico “Amaldi” di Barcellona, ad annunciare l’esito della votazione accolta con molta gioia dal vincitore.
«Sono particolarmente felice per questo riconoscimento così prestigioso», ha detto Guido Tonelli aggiungendo: «Avere costruito interesse ed emozione nella mente e nel cuore di così tanti ragazzi, affrontando uno degli argomenti scientifici più complessi da trattare, mi riempie di gioia. Ringrazio di cuore gli organizzatori di questa importante manifestazione che colloca il nostro Mezzogiorno in generale, e la città di Reggio Calabria in particolare, fra i centri più dinamici nella promozione di iniziative culturali di alto livello e di respiro internazionale».

Ed il più calorosi auguri al professore Tonelli sono giunti dal consigliere metropolitano delegato alla Cultura, Filippo Quartuccio, che ha preso parte alle fasi iniziali dell’assemblea: «Una vittoria meritata e ricca di significato», ha commentato affermando: «Il premio Cosmos rappresenta il fulcro del lavoro condotto in tutti questi anni, anche grazie all’intuizione del sindaco Giuseppe Falcomatà, per contribuire alla divulgazione della cultura scientifica e proiettare la Città Metropolitana su orizzonti nuovi che permettono, al territorio, un confronto diretto con i Paesi, le scuole e gli intellettuali di tutto il mondo».

«Con i fatti – ha aggiunto – abbiamo dimostrato quanto Palazzo Alvaro tenga alla cultura scientifica ed il premio Cosmos è l’elemento principale di questo impegno. Siamo, quindi, molto soddisfatti della convenzione e della fitta collaborazione con l’associazione astronomica italiana, con il vari Ministeri coinvolti, col professore Bertone e con tutte le realtà che stanno al nostro fianco per la buona riuscita di queste iniziative».

Un ringraziamento particolare, infine, il consigliere Quartuccio lo ha riservato «allo staff del Planetario che ha curato l’organizzazione dell’evento, unitamente al personale del settore 2 della Città Metropolitana, diretto dalla dirigente Giuseppina Attanasio, ed alla funzionaria dell’Ente Anna Maria Franco». (rrc)

LA CULTURA SALVA REGGIO E LA CALABRIA
IL MODELLO CONSULTA DIVENTA VINCENTE

di SANTO STRATI – La formidabile partecipazione all’incontro promosso da Eduardo Lamberti Castronuovo a Reggio per costituire una “Consulta per la Cultura” è il segnale più evidente che ci sono centinaia di reggini (singoli, associazioni, gruppi) che intendono fermare il degrado (culturale e di conseguenza ambientale e cittadino) cercando un “risveglio” di cui la Città sente proprio la necessità. Lamberti Castronuovo è un imprenditore “illuminato” (ha uno dei più innovativi istituti di diagnostica di tutt’Italia), ma è soprattutto un uomo di cultura, innamorato del bello e incazzatissimo (al pari di molte migliaia di abitanti di Reggio) nel vedere avanzare il disinteresse e l’abbandono più deteriore degli amministratori pubblici (non solo locali) che ormai avvolge non solo Reggio ma tutta la Calabria.

Se è vero che “con la cultura non si mangia” è altresì assodato che solo attraverso iniziative culturali e la Cultura (con la C maiuscola) si può avviare un processo di riscatto di tutto il territorio calabrese. Già, perché  il problema non è limitato e circoscritto a Reggio: in tutta la regione ci sono centinaia di organizzazioni culturali, associazioni, enti e privati cittadini che lavorano gratuitamente e con impegno ammirevole per far circolare le idee e abituare all’idea di cultura come germoglio di crescita e di avanzamento sociale nella società. Eppure tutti questi sforzi si scontrano, molto spesso purtroppo, con l’indifferenza quando non con la “miseria” culturale di chi regge, a vario titolo, le sorti di comuni, province, regione. E il modello proposto da Eduardo Lamberti Castronuovo di una Consulta “cittadina” in realtà andrebbe mutuato in tutto il territorio regionale: dovrebbe essere preso a modello e a esempio di come ci siano tantissime idee, nemmeno prese in considerazione per incompetenza o incapacità, che vengono dal territorio e dal suo capitale umano.

È un percorso da seguire perché è un’idea brillante: niente di nuovo, per carità, (sappiamo come vanno a finire abitualmente i gruppi di consultazione), ma l’innovazione consiste nel coinvolgimento delle risorse umane – trasversalmente a posizioni politiche o partitiche – con il fine ultimo di esaltare il bello che ci è stato tramandato dalla civiltà magnogreca (che non dimentichiamolo è partita da qui e ha “educato” il mondo) attraverso l’utilizzo della cultura. Occorre fermare i purtroppo tanti esempi di sottocultura e di analfabetismo artistico, letterario, culturale e offrire ai nostri giovani una possibilità di riscatto, attraverso un percorso vitale e importante che stimoli gli interessi di ciascuno e permei le personalità di idee e opinioni che derivano dalla conoscenza. Non si può tollerare che i teatri dismettano la loro missione originaria per ospitare fast food o negozi di moda, come non si possono sprecare opportunità irripetibili come il cinquantenario del ritrovamenti dei Bronzi e non chiedere al territorio, alle personalità della cultura, ai professionisti, agli imprenditori, ma soprattutto a chi fa di mestiere il marketing manager, cosa si può organizzare per sfruttare al meglio un’occasione del genere. Il pretesto è (sarebbe stato) uno straordinario attratto di turismo e di cultura da propagandare a 360 gradi in tutto il pianeta. Invece, da quanto si vede, si è trasformato in una sorta di sagra paesana di cui interessa poco persino ai cittadini stessi. In qualsiasi altra parte del mondo avrebbero tappezzato (almeno da un anno) tutte le città (non solo calabresi) di striscioni, poster, gigantografie, avrebbero riempito stazioni, aeroporti e punti di interesse nelle principali capitali mondiali. A Reggio si è scelto di non scegliere: un logo adatto alla peggio per una scatola di cioccolatini, eventi di spessore pari allo zero (culturalmente parlando) e iniziative (a pochi mesi dalla ricorrenza) di discutibile risultato. Guardate cos’hanno fatto a Matera quando venne selezionata come Capitale europea della Cultura: la città dei Sassi è diventata un attratto incredibile di eventi culturali e, ovviamente, di visitatori e turisti.

Per questa ragione occorre dare il massimo appoggio all’iniziativa di Eduardo Lamberti Castronuovo, con una flebile speranza e un forte auspicio: che la Consulta della Cultura diventi un’abitudine della Regione Calabria (intesa come ente istituzionale) ma anche della Calabria stessa nell’interessa del suo territorio. Tante idee, dalla base, il confronto dialettico e, soprattutto, l’ascolto da parte dei decisori. La cultura non si compra un tanto al chilo ed è un delitto che là dove è nata la civiltà magnogreca che ha modellato il mondo occidentale di cultura non solo non si campa, ma nemmeno la si coltiva. (s)

 

Ratificata la nomina del prof. Feliciantonio Costabile a Rettore ff della Mediterranea

Il prof. Feliciantonio Costabile è il Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. È quanto ha stabilito il Senato accademico della Mediterranea, ratificando la nomina di Costabile a Rettore rei gerendae causa.

Si tratta di un atto dovuto ed indifferibile richiesto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che completa l’iter di insediamento del Decano a seguito delle misure interdittive adottate nei confronti del Rettore e del Prorettore Vicario e finalizzato a garantire il regolare funzionamento della Mediterranea in un periodo centrale per le normali attività di avvio del nuovo anno accademico.

Il Professore Costabile, nel proprio discorso di insediamento, ha precisato con chiarezza di avere accettato tale ruolo per un chiaro senso di responsabilità e di coscienza della funzione pubblica, richiesta in questi frangenti a tutta la comunità del nostro Ateneo.

«L’Università Mediterranea, – ha dichiarato il Rettore – malgrado quanto emerso dalle indagini giudiziarie, per le quali dobbiamo essere grati alla magistratura, gode di ottima salute sotto l’aspetto delle finanze, ha conseguito il riconoscimento ministeriale dell’eccellenza nella ricerca scientifica per uno dei suoi Dipartimenti e si è collocata al primo posto nella classifica di qualità delle tre regioni italiane più meridionali, ad uno dei primi del Sud Italia e al nr. 1883 a livello mondiale fra poco meno di 20.000 università, cioè nell’ambito delle prime rientranti nel 10%».

È chiaro che quanto accaduto debba indurre a riflettere su un sistema che, in tutta Italia, sta mostrando limiti evidenti, ma questo non significa, comunque, dimenticare il valore assoluto raggiunto dalla Mediterranea nella didattica, nella ricerca, nelle attività di Terza Missione: «Ormai da circa mezzo secolo, – ha continuato il professore Costabile – con tutti i diversi Rettori che si sono succeduti, la politica culturale nei diversi ambiti di Architettura, Ingegneria, Agraria, Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane, è stata costantemente perseguita anche con convegni ed eventi specifici di alto pregio tanto a Reggio Calabria quanto a Roma, con l’alto patrocinio del nostro Ministero e in collaborazione con altri Atenei italiani ed esteri».

«Non possiamo dimenticare – ha evidenziato il neo Rettore con decisione – che, fra i nostri laureati, molti si sono collocati nei ruoli della magistratura, dell’avvocatura, della dirigenza pubblica, dei vari rami dell’ingegneria e dell’architettura, delle scienze agrarie in Calabria e nel resto d’Italia e d’Europa. Questo è il lato luminoso che si cela dietro quello oscuro emerso dalle indagini giudiziarie».

Il Rettore Costabile ha concluso con un ringraziamento per l’operato del prof. Giuseppe Zimbalatti, direttore Generale dell’Ateneo – dichiarando – «In queste due settimane di vacatio, si è da subito attivato non solo per ottenere le soluzioni adeguate ai problemi sopravvenuti nel governo accademico, e si è assunto, le responsabilità per evitare la decorrenza dei termini in atti improrogabili, che avrebbero causato danni notevoli nella gestione ordinaria del nostro Ateneo». (rrc)