REGGIO – Iniziativa sul risparmio energetico oggi al Planetario

Si celebra oggi in tutta Italia la XXVI Giornata dedicata all’inquinamento luminoso e al risparmio energetico. La manifestazione diventa l’occasione per far conoscere a livello locale le iniziative, anche normative, che tentano di limitare l’inquinamento luminoso. Il nostro cielo è parte della natura e del paesaggio che ci circonda. A Reggio l’appuntamento è alle 21 al Planetarium Pythagoras in via Margherita Hack, con ingresso gratuito. L’iniziativa ricade all’interno della Terza edizione “Festival calabrese dell’Astronomia”, presentato per la Selezione e il Finanziamento nell’ambito degli interventi della Regione per la valorizzazione del sistema dei Beni Culturali e per la qualificazione e il rafforzamento dell’attuale offerta culturale presente in Calabria.

Il programma messo in atto dal Planetario, prevede un intervento della dott.ssa Paola Serranò, presidente della Commissione Ambiente della Città Metropolitana di Reggio Calabria, a cui seguirà la relazione dell’architetto Antonio Pallone sul tema: «Inquinamento luminoso: “benedetti” architetti! » Il programma si concluderà con lo spettacolo sotto la cupola del Planetario, l’osservazione del cielo con gli strumenti e con il monitoraggio, da parte del pubblico, dell’inquinamento luminoso nella Città di Reggio con gli strumenti messi a disposizione dal Planetario.

Il cielo stellato, quindi, come le montagne, laghi, le colline e le altre componenti dell’ambiente, merita di essere salvaguardato. L’inquinamento luminoso, infatti, è un problema ambientale a tutti gli effetti, che deve essere mantenuto sotto controllo non solo perché dannoso per l’umanità ma anche perché tutta la luce dell’illuminazione esterna che viene dispersa al di fuori delle zone da illuminare, compresa quella che finisce in cielo, costituisce un enorme spreco di energia elettrica e, quindi, di denaro, per lo più pubblico.

La regione Calabria nel 2017 ha promulgato il bando: per una “Una Calabria più pulita” con cui invitava gli enti locali a ridurre il fabbisogno energetico degli impianti di illuminazione pubblica.

«Noi, che ci occupiamo di Astronomia, – affermano dal Planetario – vogliamo inviare, anche, un messaggio di una Calabria che si preoccupa di salvaguardare il Cielo, definito nel 1992 dall’UNESCO “Patrimonio dell’umanità, e proporre alle nostre Istituzioni di dotarsi di una legge che salvaguardi il cielo, come già avviene in altre regioni d’Italia. In questa giornata vengono anche fatti conoscere, a livello nazionale, i “Parchi delle Stelle”, già posti sotto tutela ambientale in quanto compresi nei confini di parchi naturali e riserve. È l’occasione per evidenziare anche le bellezze del nostro Parco Nazionale d’Aspromonte, riconosciuto come una delle aree protette più importati d’Europa. È importante sottolineare che la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale d’Istruzione Uff.1 promuove annualmente la Settimana Nazionale dell’Astronomia – «Gli studenti fanno vedere le stelle». Tra le attività didattiche indicate dal MIUR assume un rilievo particolare quella denominata: “Mi illumino di meno… per rivedere le stelle”. Le Scuole vengono invitate a riflettere sul tema della protezione del cielo stellato e della lotta agli sprechi nell’illuminazione pubblica. Il Planetarium Pythagoras è la struttura indicata a cui tutte le istituzioni scolastiche nazionali, che intendono affrontare questo argomento, devono inviare le schede di rilevamento». (rrc)

 

 

La riforma incompiuta delle Città Metropolitane: modificare la legge Del Rio

Viene da Reggio, scelta con Milano per formulare le opportune correzioni, la proposta di modifica della legge Del Rio sulle Città Metropolitane. È una riforma incompiuta – sottolinea il consigliere metropolitano di Reggio Antonino Castorina, con delega al bilancio: «Oggi ribadiamo  con forza che la riforma a livello nazionale  non può più aspettare e che la Regione Calabria a livello territoriale  deve normare in modo netto il tema delle deleghe. Ad oggi, chi paga dazio della mancata riforma delle città metropolitane sono i nostri cittadini, visto che non ci è stata data l’opportunità di modificare parti fondamentali della legge che sono palesemente illogiche a partire dalla modalità di elezione, dal tema della rappresentatività territoriale e proseguendo con il doppio ruolo che si deve per legge svolgere di consigliere comunale o Sindaco e consigliere metropolitano».

«A questo – prosegue Castorina – si aggiungono le problematiche che derivano dalla questione rifiuti  causate da parte della Regione Calabria ed il fatto che sempre a livello regionale questioni come turismo, formazione e tanto altro non sono ancora ufficialmente delegate al livello metropolitano. Non possiamo più aspettare. Capiamo i problemi di bilancio e comprendiamo anche le minori risorse destinate alle città metropolitane, pur non condividendo la impostazione su questo, comprendiamo  anche le difficoltà derivanti dai cambi di governo, ma non c’è più tempo. Ci sono cose che non possono aspettare ulteriormente perché ne va del funzionamento di un ente di programmazione fondamentale per il nostro territorio».

«Rispetto a questi temi, da tempo il vice Sindaco Riccardo Mauro con delega piena da parte di tutto il consiglio metropolitano sta lavorando su un tavolo nazionale i cui contenuti però vanno supportati da tutti. – dichiara Castorina – Basta cincischiare e prendere tempo, capiamo i problemi derivanti dalla manovra di bilancio ma se veramente si vogliono dare risposte ai territori si deve partire dal corretto funzionamento degli enti locali. Le Città Metropolitane – conclude Castorina – hanno rilevanza costituzionale ma non hanno certezze e risorse. È  una riforma incompiuta e abbiamo il dovere di completarla, dando alle città metropolitane gli strumenti di cui necessitano, nel rispetto dei vincoli di bilancio ma anche nel rispetto dei cittadini che rappresentiamo». (rrc)

Giovanna Cusumano: «Riabilitare la politica per non finire nell’insensatezza»

La Vice coordinatore regionale dell’Osservatorio sulla violenza di genere, avv. Giovanna Cusumano, ha diffuso una riflessione sulla necessità di riabilitazione della politica. È una nota redatta quattro anni fa, ma è di straordinaria attualità. In questo momento di grande confusione tra gli elettori di ogni orientamento riteniamo utile riproporla (sembra scritta oggi) per avviare un dibattito sulla disaffezione nei confronti della politica, proprio quando sarebbero necessari l’impegno e la mobilitazione dei calabresi per promuovere, stimolare, e aiutare a costruire il cambiamento che questa terra richiede da troppo tempo.

«In un’epoca di miseria politica, come quella dei nostri giorni, – afferma Giovanna Cusumano – nessuno si fa più illusioni sulla semplicità di un rinnovamento radicale, nessuno, però, dotato di un’etica, ancor più se riveste ruoli pubblici, può consentirsi di non stigmatizzare quei comportamenti che arrecano pregiudizio a una politica vera e degna dell’uomo».

«Se è vero che l’agire politico deve recuperare i principi su cui si fondano le democrazie moderne, quale condicio sine qua non per ricucire lo strappo tra governanti e governati,  è pur vero che non basta più annunciare ideali da perseguire, per quanto nobili, buoni propositi e condivisibili annunci; ma serve (e con urgenza) una politica capace di identificare i problemi da risolvere, le loro priorità, la capacità di rappresentarsi scenari futuri, per mettere a punto strumenti idonei a realizzare obiettivi realistici e, dunque, realizzabili».

«La situazione in cui versa la Calabria, che più di ogni altra regione d’Italia, vive una condizione di gravissimo ritardo in termini di sviluppo economico e sociale, obbliga tutta la sua classe politica e dirigente a sostituire alla politica delle bandiere e della retorica, la politica della responsabilità dell’etica. La cronaca giudiziaria del nostro Paese  ci rimanda, con inquietante sistematicità, episodi di corruzione della nostra classe politica e dirigente che, altro non sono che la dimostrazione della decadenza di valori di cui dovrebbe essere infarcita la coscienza di ogni singolo cittadino e soprattutto di chi gestisce la res publica.

Allora è oramai improcrastinabile che la Politica metta al centro della propria azione la “Questione Morale”, quale leva di contrasto a comportamenti eufemisticamente disinvolti che delegittimano l’operato politico accrescendo, da un lato, la decadenza morale e culturale di un Paese, sempre più regredito ed incapace di far immaginare un futuro ai propri cittadini, e, dall’altro, rendendo necessari gli interventi della Magistratura ‘costretta’ a supplire all’incapacità di emendarsi della Politica».

«Senza una selezione rigorosa, – conclude l’avv. Cusumano – in termini di capacità ed etica, dei candidati, uomini e donne, nelle varie competizioni elettorali da parte di tutte le forze politiche, il rischio concreto è che cresca a dismisura il pregiudizio verso la politica, nonché l’affermarsi dell’idea che essa sia un conglomerato di inganni e menzogne generati da interessi meschini ed individuali, cosi da oscillare tra slogan vacui e privilegi di casta. La Politica, dunque, necessita di riabilitarsi per non incappare nel vicolo cieco dell’insensatezza». (rrc)Giovanna Cusumano

L’inchiesta di Sergio Rizzo su Repubblica sul “riscatto negato” di Reggio

È un giornalista di punta Sergio Rizzo, autore, tra l’altro di fortunati best-seller sulla “casta” col collega Gianantonio Stella: la sua inchiesta pubblicata oggi su Repubblica, sulla nuova questione meridionale, tocca il caso di Reggio. È una fotografia impietosa di come lo Stato centrale si sia dimenticato e si dimentichi ancora della più grande città della Calabria. Dove convivono ‘ndrangheta, disoccupazione, fuga dei giovani, dove lo Stato «ha sempre fato grandi promesse senza mai mantenerne una».

«Si vedono nitidamente – annota Rizzo – tutte le falle e le irresponsabilità della nostra politica. Con scelte determinate solo da interessi di parte, come la decisione di non riunire le città metropolitane di Reggio e Messina, due città di confine destinate a parlarsi. E adesso si profila, nel cinquantesimo anniversario del “Boia chi molla” una nuova resa dei conti.»

Rizzo ripercorre, dopo aver riportato le sconsolate riflessioni del sindaco Falcomatà, le vicende di 50 anni fa: «Presidente del Consiglio in quel 1970 era il lucano Emilio Colombo, un democristiano che maneggiava alla perfezione il codice del consenso. E confezionò un pacchetto con lo stabilimento della Liquichimica e il quinto centro siderurgico a Gioia Tauro. Quarantamila posti di lavoro si vendettero. Ma l’altoforno non si fece, e nemmeno la megacentrale al posto suo. Restò solo il porto. Quanto alla Liquichimica, ci sono operai andati in pensione dopo decenni di cassa integrazione senza aver varcato i cancelli. Poi, dopo quei fallimenti, il decreto Reggio. Correva l’anno 1989 e il governo De Mita stanziò 600 miliardi di lire, pari a 642 milioni di euro attuali. Gli scandali, le ruberie, i commissariamenti non si contano. Sappiamo solo che nel 2019 ci sono ancora da spendere 200 milioni di euro».

Se i nostri politici leggessero i giornali, forse un po’ di vergogna salirebbe. (rrm)

(nella foto di copertina il giornalista Sergio Rizzo)

Il regista e sceneggiatore Demetrio Casile finalista a Hollywood con un soggetto su Gesù

Il regista e sceneggiatore reggino Demetrio Casile aggiunge un’altro importantissimo riconoscimento al suo script The Last 12 Hours of jesus – Le ultime 12 ore di Gesù: è arrivato in finale all’Hollywood Screen Contest 2019, uno dei più importanti festival di cinema del mondo riservato agli sceneggiatori. Il lavoro di Casile (che è attualmente impegnato a completare il suo nuovo film Il matrimonio più sconvolgente della storia) è stato apprezzato e selezionato da una giuria internazionale come “eccezionale”. È solo l’ultimo dei tantissimi riconoscimenti che Demetrio Casile sta raccogliendo sul suo soggetto cinematografico verso cui si sono rivolte le attenzioni di numerosi produttori americani («è una produzione troppo grossa – ha dichiarato Casile – e ha bisogno di una grande firma alla regia«, spiegando che gli è impossibile realizzare il film dal suo soggetto).

È una grande soddisfazione e motivo d’orgoglio per la Calabria questo nuovo riconoscimento (il 26°) a Casile. Non finisce qui, perché il soggetto è in concorso ancora in numerosi festival internazionali.

In molti ricorderanno che Demetrio Casile è l’autore del soggetto del film il ragazzo di Calabria (1987) di Luigi Comencini con l’indimenticabile Gian Maria Volontè. Casile, che vive da molti anni a Bologna, è docente di pittura e acquerello all’Istituto di Belle Arti dell’Università Primo Levi del capoluogo emiliano. Il suo nuovo film Il matrimonio più sconvolgente della storia  è stato realizzato con un fundraising ancora aperto. Per chi volesse partecipare al finanziamento dell’opera si colleghi alla pagina Facebook dell’autore. (pa)

Il matrimonio più sconvolgente della storia

Umberto Zanotti Bianco: a Reggio tre lezioni del prof. Pasquale Amato sul grande meridionalista

I valori ispiratori e il percorso operativo di Umberto Zanotti Bianco, il grande meridionalista, sono due dei temi delle tre lezioni che il prof. Pasquale Amato, apprezzato storico reggino, terrà al Cipresseto, ovvero quella che era la casa di Zanotti Bianco a Reggio oggi diventato un auditorium che porta il suo nome. La terza lezione è tutta centrata sull’esempio e l’eredità che Zanotti Bianco ha lasciato: un tema che vedrà il racconto palpitante di una storia personale ammirevole e straordinaria, ancora viva. L’intento è quello di far conoscere agli studenti delle scuole superiori di Reggio (ma sarebbe utile e lodevole estendere a tutta la regione l’iniziativa) questa figura di eccellente archeologo, studioso del Meridione promotore della rinascita del Mezzogiorno, che della Calabria è un figlio adottivo. La sua passione e il suo amore per il Mezzogiorno hanno fatto sì che non solo risvegliasse la coscienza critica dell’Italia verso una regione disastrata e abbandonata, ma ponesse un obbligo sulla questione della Calabria e di tutto il Meridione da parte dei governanti. Nato a Creta, appena ventenne corse a prestare aiuto ai soccorsi dopo il disastroso terremoto di Reggio e Messina del 1908. Fu in quella circostanza che si innamorò della Calabria e con la fondazione, nel 1910, dell’Animi, l’Associazione per gli interessi del Mezzogiorno che ancora è attiva, diventò il rappresentante più significativo del meridionalismo militante, tanto da diventare un punto di riferimento per altri meriodionalisti di grande spessore come Manlio Rossi Doria ed Ernesto Rossi. Stimato amico di Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato, tra le tante cose, fu anche presidente della Croce Rossa e fondatore e primo presidente di Italia Nostra, divenendo nel 1952 senatore a vita nominato da Luigi Einaudi per “altissimi meriti” di una vita dedicata “alle esigenze dell’elevazione umana e sociale”.

Di lui il presidente della Repubblica Sandro Pertini nel 1981, in occasione delle manifestazioni promosse dal Centro Studi Gianni Bosio, ricordò «la tempra di estremo rigore morale, generoso ed altruista, inflessibile nei suoi principi, il cui esempio resta per le nuove generazioni come grande ammaestramento di vita e di virtù. Celebriamone quindi la memoria raccogliendone, ma soprattutto continuandone l’eredità nel lungo e difficile cammino da compiere verso il progresso civile e sociale del nostro Paese».

È una bella opportunità per i nostri ragazzi che sanno poco o niente di questo straordinario protagonista del risveglio del Mezzogiorno: le tre giornate di studio, promosse dall’Accademia del Tempo Libero di Reggio, si svolgeranno rispettivamente giovedì 10 ottobre (I valori ispiratori), giovedì 14 novembre (Il percorso operativo) e giovedì 12 dicembre (L’esempio e l’eredità). Per l’occasione sono stati invitati a partecipare gli studenti delle classi quarte delle scuole medie superiori di secondo grado, che potranno presentare entro un mese del termine del ciclo delle conferenze, un lavoro individuale o di gruppo relativo alle conferenze stesse. Il lavoro presentato può essere di qualunque genere (letterario, artistico, musicale, multimediale etc.). Una commissione interna all’Accademia del Tempo Libero presieduta dal prof. Amato giudicherà i lavori pervenuti e stabilirà insindacabilmente quello che tratteggia meglio la figura di Umberto Zanotti Bianco. Il migliore lavoro sarà premiato con un buono libro del valore di 200 euro. (rrc)

CATANZARO – Lunedì 14 il focus dei dem sulla sanità calabrese

Per lunedì 14 ottobre a Catanzaro, alle 17, presso il Salotto culturale “Antonino Greco” di via Settembrini 26, l’associazione Sud Democratici ha promosso e organizzato il focus Un sistema per il servizio sanitario calabrese. Considerazioni  e proposte. Invitati a partecipare Saverio Cotticelli, commissario alla sanità, Giambattista De Sarro, rettore della Umg, il governatore Mario Oliverio, il sindaco di Catanzaro e presidente della Provincia, Sergio Abramo, i parlamentari Antonio Viscomi (Pd) e Dalila Nesci (M5S), e i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Raffaele Mammoliti, Francesco Mingrone, Santo Biondo.

L’Espresso scopre la bomba ambientale di San Ferdinando di Rosarno: “sfruttati, beffati e puniti”

Sull’Espresso da oggi in edicola, la giornalista calabrese Alessia Candito racconta cosa è rimasto dopo lo sgombero della baraccopoli inumana di San Ferdinando di Rosarno. «Ecco cos’è rimasto: una bomba ambientale, migliaia di  lavoratori per l’ennesimo anno senza casa e senza diritti e un esercito di braccianti, clandestinizzato per decreto» – dice la giornalista.

Nel suo reportage, Alessia Candido racconta tante storie di disperazione: «È lì che all’alba, da anni, ogni mattina apre il mercato delle braccia. E i nuovi schiavi rischiano di essere sempre di più perché ad ingrossarne i ranghi ci sono tutti gli orfani della protezione umanitaria. Come Ibrahim. Trentun anni, ivoriano, in Italia dal 2015. Assunto in un piccolo negozio di ferramenta della provincia di Reggio Calabria, in breve è diventato fondamentale per la coppia di titolari. Cinquantacinque anni lui, un po’ meno lei, storicamente di centrodestra, persino sedotti dalla retorica di Salvini, di fronte a quel ragazzo e al suo impegno si sono dovuti ricredere. Progettavano di regolarizzarlo: l’età avanza, il lavoro in ferramenta è pesante ed è meglio assicurarsi una persona di fiducia. Ma il permesso umanitario di Ibrahim è scaduto prima che il contratto venisse formalizzato e alla richiesta di rinnovo, la commissione territoriale ha risposto un secco no. Lavoro regolare, una casa in affitto, un discreto livello di conoscenza  di lingua italiana, una rete ormai solida di rapporti non solo con connazionali, non sono bastati. Per la commissione la situazione in Costa d’Avorio non è sufficientemente tragica da motivarne la permanenza in Italia. Fino a qualche mese non era così…».

Una coraggiosa denuncia, che se da un lato farà aumentare l’indignazione di tutti, dall’altro, purtroppo, non troverà grande ascolto. La baraccopoli non c’è più, ma i problemi sono aumentati a dismisura e «nessuno – dice la Candito – sembra avere in mente una soluzione». Scrive, sconsolatamente la giornalista: «Mentre le baracche cadevano come castelli di carta, i più sono andati via. A chi è rimasto, Viminale, Prefettura e istituzioni locali hanno offerto tanti proclami, qualche promessa di immediata bonifica dell’area, alloggi e solo “temporaneamente” nuove tende. Sono passati 7 mesi e sotto un sudario di erba, le macerie ci sono ancora. Percolato, ceneri e brandelli delle lastre di eternit che rivestivano le baracche – avvertono gli ambientalisti – stanno contaminando l’area. Ma dal ministero, i 569 mila euro necessari per rimozione delle macerie e bonifica dell’area non sono arrivati mai. Al pari degli alloggi. Le tende blu ministeriali, invece sono ancora lì». (rrm)

Paolo Lacava, la poesia in dialetto come una vocazione

È possibile suddividere il mondo in due parti: menti ordinarie e menti non ordinarie. Le prime sono quelle più solide e stabili, ma che difficilmente riescono a stupire. Le seconde, invece, appartengono a coloro che si differenziano dagli altri per la loro geniale pazzia. Sono soggetti complessi, con cui è difficile trovare subito un comportamento adeguato da adottare. Tra le menti non ordinarie, troviamo soprattutto gli artisti, persone che spesso e volentieri, riescono ad estraniarsi dal resto del mondo, dando vita a creazioni memorabili. Paolo Lacava, poeta calabrese pluripremiato, fa parte di questo gruppo particolare ed intrigante. Con le sue 11 raccolte di poesie in lingua dialettale, è riuscito a conquistare una certa notorietà nella propria regione di origine, e soprattutto nella propria città, Reggio Calabria. È qui che ha avuto luogo la formazione poetica, che, come dice lui stesso, non è avvenuta attraverso uno studio forsennato dei libri, ma grazie ad una vera e propria vocazione.

Lacava definisce la sua infanzia come quella di un qualunque ragazzino, intento a giocare a pallone, e attorniato da grandi amici. La differenza più grande che sentiva dentro di sé, era la mancanza di un padre durante la crescita, tema che è entrato a far parte del suo pensiero poetico. I primi segnali di questa passione per la scrittura si notano negli anni scolastici, in cui Lacava inizia a dilettarsi. Viene ricordato, da lui stesso, un episodio in particolare: «Una volta scrissi un tema su una partita di calcio. I miei insegnanti si stupirono per quanto fossi stato bravo, e mi chiesero come mai facessi così tanta fatica alle interrogazioni. Il fatto è che ero timido, e non parlavo facilmente».

A 20 anni Lacava inizia a lavorare in ferrovia, luogo che farà per sempre parte dei suoi ricordi, dopo i 30 anni di servizio. Qui troviamo un’altra tappa della sua formazione poetica. L’artista calabrese componeva testi scherzosi per i propri colleghi, con i quali trascorreva le giornate in amicizia e confidenza. In un periodo in cui c’era anche il desiderio di diventare giornalista, Lacava inizia ad instradarsi sempre di più verso la vera poesia. Comincia a nascere quel sentimento profondo per questa arte, e la frase io senza poesia non riesco a vivere inizia a riecheggiare nel suo animo.

Tra i temi ricorrenti nella poesia di Paolo Lacava, troviamo una critica al sistema e alla società. In particolare, il poeta si schiera contro il potere della ricchezza, a difesa della povertà. Negli ultimi anni, nelle sue poesie è rintracciabile, maggiormente, l’argomento amoroso e dei sentimenti, con famiglia e amici al centro delle recenti opere del vate calabrese. La poesia di successo Angiuli cu’ n’ala, dedicata alla moglie, rappresenta una specie di crocevia tra le fasi della sua poetica. Tra le varie tematiche non può mancare quella della terra d’origine, cioè la calda Calabria, che è presente, maggiormente, nell’ultimo periodo, in cui i ricordi portano emozioni più intense e la nostalgia illumina la riflessione poetica. Le creazioni di Paolo Lacava nascono da questi pensieri fissi nella sua mente, ma in modo del tutto casuale e improvviso: «Io, solitamente, mi ritrovo a pensare ad una cosa, e subito inizio ad elaborare le quartine della poesia».

Dalla predilezione per la poesia classica e rimata, e per i poeti antichi, come Carducci e Pascoli, nasce la critica alla poesia contemporanea, dominata dai versi sciolti. Lacava, nelle numerose cerimonie di premiazione in giro per l’Italia, a cui ha partecipato, ha avuto la possibilità di conoscere le recenti mode di scrittura e i nuovi stili. Oltre all’avversione per l’usanza di omettere le rime all’interno delle opere, il poeta nutre un profondo fastidio per la chiusura eccessiva della parola e per i concetti troppo complessi. Il significato diretto e non celato, e la presenza della musicalità sono le caratteristiche principali dell’arte di Paolo Lacava. E nonostante queste novità introdotte negli ultimi anni, la poesia del calabrese continua a sorprendere e ad essere protagonista nei concorsi, con un totale di circa 280 premi vinti.

«Ormai oggi basta avere la gobba, per sentirsi poeti»: con questa affermazione, Paolo Lacava vuole sottolineare il fatto che ormai non sia più la poesia a definire uno scrittore. Caratteristiche marginali, come una “gobba alla Leopardi”, influiscono molto nella creazione della figura poetica. E questo attesta come si preferisca trascurare il pensiero interiore di una persona, nel mondo di oggi. Allo stesso tempo l’ex ferroviere calabrese, afferma che si è ormai adeguato al noto stereotipo del poeta pazzo: «Qualche volta lo sono anche io, ed è vero il fatto che più un artista è pazzo, più ha successo. Io, ormai, ho accettato questo aggettivo nella descrizione di me stesso, dato che viene visto in modo positivo tra i poeti. Ma sono altre le caratteristiche, che rafforzano la mia figura da artista. Una di queste è sicuramente il fatto che da sempre riesca a sentire la poesia, che vive dentro di me». (Pietro Amendola)

REGGIO – Novità importanti per il progetto di Porto Bolaro / Mediterranean Life

Buone novità per il grandioso progetto che dovrebbe rivoluzionare l’intera area di Pellaro: una importante e produttiva riunione per discutere del progetto Mediterranean Life si è tenuta a Palazzo San Giorgio alla presenza del Sindaco Giuseppe Falcomatà, degli assessori Giuseppe Marino e Mariangela Cama. Su impulso dell’assessore Marino e del Sindaco Falcomatà, l’assessore architetto Mariangela Cama ha tracciato un percorso per poter giungere velocemente alla trattazione del progetto nelle sedi istituzionali. Il Sindaco e gli Assessori hanno chiesto alla Società che ha predisposto il progetto di massima di proporre delle opere pubbliche in grado di compensare i benefici imprenditoriali derivanti dalle deroghe previste. Questo nell’ottica di rendere l’iniziativa imprenditoriale generatrice di un nuovo percorso di sviluppo turistico della Città di Reggio. Il progetto (di cui si è occupato Calabria.Live qualche mese fa) intende trasformare la Città dello Stretto in una città del mare con imponenti infrastrutture per il porto turistico e la ricettività alberghiera in un prolungamento naturale del parco lineare Sud che arriva oltre l’aeroporto, fino all’area marina di Pellaro.

L’Assessore Giuseppe Marino ha illustrato le azioni che L’Amministrazione guidata dal Sindaco Giuseppe Falcomatà sta mettendo in atto per fare iniziare i lavori della nuova Stazione Ferroviaria di San Leo Porto Bolaro, preannunciando un incontro nei prossimi giorni al Ministero delle infrastrutture. L’incontro si è concluso con l’impegno di rivedersi nei prossimi giorni per verificare l’attuazione del percorso indicato dall’assessore Mariangela Cama. (rrc)