Rubens Curia: Bene interrogazione centrosinistra sui nuovi ospedali, ora attendiamo risposta di Occhiuto

Il portavoce di Comunità Competente, Rubens Curia, in una nota ha dichiarato che «L’interrogazione della Bruni, Irto e Tavernise sui nuovi “grandi ospedali” sta avendo una ampia diffusione e mi auguro avvii un profondo e radicale cambiamento in questo settore che, allo stato attuale, vale per la Calabria oltre 1 miliardo e 250 milioni di euro».

«Auspichiamo che tutte le forze politiche, i sindaci e i sindacati scendano in campo perché una casa della salute non è ne di destra né di sinistra ma dei pazienti» ha detto Curia, spiegando che «come Comunità Competente, attendiamo la risposta del presidente commissario Occhiuto, che ci auguriamo, con azioni concrete, avvierà il cambiamento della sanità calabrese iniziando dal settore dell’edilizia sanitaria dove è mancata la capacità di spesa e la qualità nella spesa».

«I calabresi – ha concluso – meritano presidi ospedalieri moderni, poliambulatori a norma, consultori familiari inclusivi, centri diurni che ti facciano sentire in famiglia e case della salute funzionanti. Ci permettiamo di ricordare al presidente – conclude Curia – che i 49 milioni di euro finalizzati per il restyling delle case della salute erano stati prorogati dal Commissario Longo, con apposito Dca, fino al 31 dicembre 2021 con precisi vincoli». (rrc)

Sanità: appello di Rubens Curia al Presidente Occhiuto sul Programma operativo biennale

Un appello è stato lanciato da Rubens Curia, infettivologo, già manager della sanità, coordinatore di “Comunità Competente” al presidente Roberto Occhiuto perché si approvi e si dia esecuzione al Programma operativo biennale.

«Con la nomina, da parte del Governo, del Presidente Occhiuto a Commissario ad acta per il ” Piano di rientro” della sanità calabrese – scrive il dr Curia – un primo passo è stato compiuto riportando la responsabilità dell’organizzazione della tutela della salute nelle mani della politica calabrese.
«La puntuale sentenza n° 168/ 2021 della Corte Costituzionale aveva messo una pietra tombale sul Commissariamento affermando, tra l’altro, che: “Non appare ragionevole ed insieme è lesivo delle evocate competenze regionali costringere l’autonomia regionale fino a tutto il 2023 al solo proseguimento della soggezione al potere sostitutivo statale, escludendo quindi l’ipotesi che questa ( la Regione) possa recuperare il ruolo che le è proprio”. Inoltre, lo stesso “Patto per la salute 2019-2021” approvato in Conferenza Stato-Regioni sanciva che “si rende necessario migliorare i percorsi di cessazione dell’esercizio dei poteri commissariali. A tal fine verranno elaborate apposite linee guida adottate  di concerto  dai Ministeri della Salute e dell’Economia e Finanze da sottoporre alla Conferenza Stato-Regioni”. Purtroppo la Pandemia, che due mesi dopo colpiva l’Italia, bloccava questo processo di revisione dello strumento del Commissariamento condannando la nostra regione ad essere ancora gestita, prevalentemente dal MEF con una visione economicistica. Acquisita la nomina a Commissario il Presidente Occhiuto, tenuto conto della grave carenza di personale e di apparecchiature medicali, dovrà fare sbloccare dal Governo il contributo di solidarietà pari a 60 milioni di euro e il finanziamento annuale di 12 milioni di euro per l’assunzione del personale previsti dalla legge 181/2020 ancora non erogato perché COLPEVOLMENTE non è stato approvato il “Programma operativo biennale”. Signor Presidente, nell’interesse dei calabresi, facciamo presto perché è già trascorso quasi un anno da quando questi finanziamenti sono disponibili per il Servizio Sanitario Calabrese».  (rcz)

L’OPINIONE/ Rubens Curia: Le due Italie della sanità italiana

di RUBENS CURIA – Lunedì 26 luglio è stato (ri)aperto il Punto nascita del Presidio Ospedaliero di Asiago, che era stato chiuso nel marzo 2020, nell’inaugurare il nuovo reparto il Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia ha testualmente dichiarato: «Vorrei sottolineare che, se avessimo seguito le direttive nazionali che prevedono la chiusura dei Punti nascita qualora i parti siano sotto la soglia delle 500 unità all’anno, oggi non saremmo a questa inaugurazione».

Condivido pienamente l’azione di Zaia che, al fine di garantire il diritto a nascere, ha messo in Rete i professionisti dei Presidi Ospedalieri di Bassano e Santorso garantendo, inoltre, un anestesista e un ginecologo h 24.

1.200 km più a Sud, ovvero in Calabria, i Ministeri dell’Economia e della Salute con i vari Tavoli, nel corso degli anni hanno fatto chiudere i Punti nascita di Trebisacce, San Giovanni in Fiore, Acri, Melito P.S e tanti altri, poiché al di sotto dei 500 parti l’anno creando enormi difficoltà alle partorienti e con il blocco delle assunzioni hanno svuotato i Consultori familiari cancellando praticamente i Percorsi nascita incrementando i parti nelle regioni confinanti con la Calabria.

Mi auguro che in questa campagna elettorale si discuta di queste tematiche, con proposte concrete affinché il futuro governatore possa inaugurare i “Punti nascita chiusi” grazie ad un nuovo modello organizzativo della nostra Rete Ospedaliera e Territoriale. (rrm)

Rubens Curia è portavoce di Comunità Competente

Il piano vaccinale in Calabria? Chi l’ha visto? Lo sfogo di Rubens Curia

Apprezzato virologo, nonché manager della Sanità e oggi esponente del movimento Comunità Competente, il dott. Rubens Curia ha, a ben vedere, buoni motivi per essere arrabbiato come la stragrande maggioranza dei calabresi.

«Trovo incredibile – ha scritto –, mi auguro di essere smentito, che la Regione Calabria non abbia approvato formalmente un “Piano Regionale Vaccinale” per contrastare la SARS COV 2; la maggior parte delle Regioni si sono dotate di un “PIANO” che definisce un modello organizzativo standard per la vaccinazione alfine di vaccinare la popolazione target nel più breve tempo possibile.

Mi domando: “È stata organizzata una campagna informativa rivolta alla popolazione? O vige il fai da te?”

«Fermo restando che la 1° Fase, che è la più semplice,  è rivolta agli operatori del Servizio Sanitario Regionale e agli operatori ed ospiti delle Strutture Socio-Sanitarie Territoriali, come è organizzata l’offerta vaccinale per la popolazione generale , per le specifiche categorie dei lavoratori dei Servizi Essenziali e dei soggetti fragili?

«Sono previsti i Centri di vaccinazione di popolazione nelle Aziende Sanitarie? Che bacino di popolazione hanno?

«Come sarà organizzato il “ Centro”? Quale Personale vi lavorerà? Quante ore sarà attivo ? Quante vaccinazioni dovrà fare ogni giorno?

«Questo i calabresi chiedono! Perché ogni minuto che si perde non si tutela la salute dei cittadini». Fin qui il dott. Curia, i calabresi sono ansiosi di leggere presto risposte da chi ha responsabilità in materia. (rrm)

La storia infinita della sanità calabrese: ne parla il medico-manager Rubens Curia

di GIUSEPPE SPINELLI – Rubens Curia portavoce della Comunità Competente, abbiamo la Calabria nel cuore come i tanti conterranei nel mondo Anche i calabresi in Italia e all’estero devono conoscere il perché di questo stato di cose, la Calabria deve reagire, bisogna essere tutti uniti. Alla base di questa intervista la volontà d’informare chi attualmente non trova spiegazioni. Ci sono momenti che non si può “palleggiare” la responsabilità, la storia della Sanità calabrese e la sua crisi perenne hanno nomi e cognomi.

Ne parliamo con il dott. Rubens Curia, medico in pensione, ex dirigente in Calabria e a livello nazionale nell’ambito sanitario. La sua lunga carriera lo ha fatto diventare punto di riferimento e portavoce di Comunità Competente, organizzazione composta da 34 associazioni, Sindacati, Fondazioni, singoli cittadini e imprenditori, i quali in questa delicatissima fase sono vicini alle Istituzioni calabresi.

Tenteremo di tracciare la storia e i motivi di questa lunga agonia, la Sanità calabrese ha bisogno di iniziare un percorso “sano”, senza dimenticare il passato, oggi si parte da questo.

– Dott. Rubens Curia, perché la Calabria si trova in questa drammatica situazione? Ii calabresi in Italia e nel mondo, soffrono a vedere la propria terra succube di questa sventura, vogliono capirne le ragioni. Perché siamo arrivati fino a questo punto?

«Posso assicurare che sono arrabbiato anch’io e tutte le persone che mi onoro di rappresentare.

Partiamo dall’inizio, la Calabria inizia il suo percorso di commissariamento il 17 dicembre del 2009, a breve facciamo l’undicesimo compleanno.

Quando siamo entrati nel piano di rientro avevamo solo per l’anno 2009, un deficit di 253 milioni di euro, perché il debito pregresso non si conosceva (un pozzo di S.Patrizio). Successivamente venne fuori, si parla di oltre 2 miliardi di euro debito che la Calabria avrebbe.

Quindi partendo dal 2009 con i 253 milioni di euro e andiamo a leggere il verbale Adduce (commissione tra il Ministero dell’Economia e il Ministero della Salute che ogni sei mesi esamina i nostri dati), noi nel 2019 abbiamo fatto debito pari a 225 milioni di euro. Da questo si capisce benissimo che in 11 anni alla fine abbiamo risparmiato 28 milioni di euro di debito annuale.

Tutto questo lo abbiamo pagato nel 2019, con 320 milioni di euro di mobilità passiva (dato che indica il 21% dei ricoveri che i calabresi fanno fuori dalla propria terra). Significa che le famiglie calabresi per spostarsi hanno dovuto rimetterci in: biglietti aerei, treni, soggiorni e spese varie per andarsi a curare fuori regione, oltre all’aumento di ulteriori tasse che si chiamano Irap e Irpef. In questo la Calabria è la prima regione d’Italia».

– Cosa possiamo ricavare da questi dati, esiste un risparmio reale oppure mi lasci passare il termine, è solo di facciata?

«Le rispondo in questi termini, il Ministero dell’Economia ha applicato una ricetta che chiunque poteva applicare. Praticamente hanno deciso di fare il blocco del turnover bloccando le assunzioni, in 11 anni abbiamo perduto 4.000 unite del personale specializzato, perché andati in pensione.

Le faccio un esempio; nel 2019 l’Azienda Sanitaria di Cosenza ha avuto un “risparmio” di personale di 4.700.000 euro. Questo significa che sono andati in pensione altre 147 persone e non sostituite, questa è la forma che qualcuno ha attuato per risparmiare nella sanità calabrese.

In sintesi, come se piovesse sul bagnato, a una struttura già con tante criticità praticamente hanno tolto la fonte vitale.

Questo è quello che hanno fatto il Ministero dell’Economia e il Ministero della Salute, hanno dato l’ulteriore colpo di grazia a un sistema già drammaticamente al tracollo.

A tutto questo aggiunga che ogni anno tutte le regioni sono esaminate tramite una pagella che si chiama LEA (Livelli essenziali di Assistenza). Hanno esaminato il 2019, proprio in questi giorni è arrivato il verbale, immaginate un po’? Siamo stati bocciati perché abbiamo sommato 132, una vera e propria pagella scolastica, per essere promossi bisogna raggiungere 160 punti.

Tengo a precisare che questi LEA non sono fattori burocratici, ma sangue e lacrime dei calabresi, per essere più chiaro le faccio degli esempi: quando una persona ultrasessantacinquenne si frattura il collo del femore, entro 48 ore deve essere operata, noi in Calabria non garantiamo questo livello di assistenza, superiamo la procedura con punte di 4 giorni in su. Immagini la persona che rimane con la gamba per aria per tutto questo tempo in attesa di essere operata.

Secondo lei perché questo si verifica? È evidente, non assumendo ortopedici e anestesisti, non ci sono i tempi per poter operare nei tempi prestabiliti.

Come vede è una burocrazia pazza, in pratica esiste una volontà strana, come se la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra… io non ti faccio assumere il personale ma nello stesso tempo tu non mi operi le persone».

– Dott. Curia è stato chiarissimo. ora in sintesi ci spieghi l’antitesi del “Peccato Originale”.

«Nel 2009, anno del Commissariamento, la responsabilità era tutta della classe politica della Calabria, parlo di tutti dalla destra, centro e sinistra, tutti responsabili.

Con il piano di rientro la responsabilità è da condividere tra chi governa la Regione Calabria e il Commissario ad Acta, nominato dal Governo centrale in una certa fase. Tenga conto di un fatto, cioè che il Commissario e sub commissario venivano nominati dal Governo centrale, mentre i Direttori Generali delle Aziende sanitarie erano nominati della Giunta Regionale.

Quindi il Commissario aveva un compito, quello di programmare e verificare che le attività venissero svolte, ma a sua volta la gestione era dei Direttori Generali o Commissari delle Aziende Sanitarie Ospedaliere che venivano nominati da parte del Presidente della Giunta Regionale.

Questo si è verificato fino al 2018, successivamente nel 2019 con il Decreto Calabria la famosa Legge n. 60. A questo punto il Governo ha avocato a sè tutto. Cioè, i Commissari non venivano nominati dal Presidente della Giunta Regionale, ma venivano nominati direttamente dal Commissario del Governo tranne due, Catanzaro e Reggio Calabria, perché lì sono state sciolte per ‘ndrangheta e quindi per queste nomine ha provveduto il Ministero dell’Interno.

È evidente che noi abbiamo una corresponsabilità fino a una certa fase (2018), successivamente, parliamo del 2019 e del 2020, sono da addebitare tutte al Governo centrale, perché lui ha nominato il Commissario Cotticelli e lo stesso a sua volta ha nominato i Commissari delle Aziende Sanitarie Ospedaliere.

– Dott. Curia da questo momento grazie a lei, riusciremo a capire il capo di questa “matassa” intorno a questa vicenda.

Che cosa propone Comunità Competente per uscire da questo stallo?

«Partiamo da una certezza, la Sanità è bipartisan, non ha né colori politici né religioni.

Noi da subito abbiamo presentato una proposta. Con due incontri ci siamo visti con il Commissario Cotticelli, ad agosto e ottobre del 2019, abbiamo incontrato il Capo di Gabinetto del Ministro Speranza il 7 febbraio del 2019 e poi il 7 luglio del 2019 a Roma abbiamo incontrato il Vice Ministro Sileri, il quale il 20 Agosto è venuto a Lamezia Terme dove insieme abbiamo tenuto una video conferenza, molto seguita con oltre 6000 contatti.

Questo programma era suffragato da 5000 firme, raccolte in otto giorni e da 120 firme di sindaci bipartisan.

Nella proposta chiedevamo: in primo luogo che si potenziasse la medicina territoriale, in pratica che si attuassero tutte quelle procedure rivolte ai dottori di medicina generale, per mantenere aperte tutte quelle strutture per 12 ore in alcune zone, e 24 ore in altre insieme al medico di continuità assistenziale (Guardia Medica), specialmente pedemontane o di aree interne, di cui la Calabria è piena.

Questo argomento non era qualcosa che ci inventavamo, già il Decreto Balduzzi convertito in Legge 8 novembre 2012 N.189, prevedeva che le regioni facessero questo, però nessuno attivò questa importante Legge.

Il concetto naturalmente si trasferiva anche ad aree più grandi oltre che ai piccoli comuni, proprio per creare un filtro alle Aziende Ospedaliere. Il cittadino sapendo che nel paese vicino c’era un ambulatorio sempre aperto, naturalmente con turnazione di medici sulle 24 ore, non si recava in Ospedale, diventando così importanti punti di riferimento sul territorio.

A proposito di ciò ora le do una buona notizia, in data 17 novembre – quindi freschissima novità – grazie alle pressioni dei sindacati medici del territorio di tutte le sigle, finalmente presso il Dipartimento Tutela della Salute è stato finanziato questo accordo che prevede le AFT, le quali permettono questi ambulatori di 12 ore e di 24 ore, successo molto importante.

Firmato l’Accordo con i medici di medicina generale (MMG) per effettuare i tamponi antigenici è necessario che l’ASP (Azienda sanitaria provinciale) d’intesa con l’Amministrazione Comunale mettano a disposizione dei locali dove fare il tampone.

Bisogna fare presto, tenuto conto dell’andamento della pandemia.

Come Comunità Competente seguiremo le Aziende Sanitarie che attuino queste strutture funzionali già esistenti sul territorio, come ambulatori pubblici, ospedali dismessi, essi diventerebbero UCCP (unità complesse di cure primarie) i quali avrebbero funzioni molto importanti di coordinamento e raccordo con i comuni.

Voglio dire un’altra cosa, quando nel 2010 sono state finanziate le case della salute praticamente gli ex ospedali, strutture che dovevano servire al territorio, questi fondi l’Unione Europea a noi li ha dati. Il paradosso è che non sono stati mai utilizzati e sono ritornati indietro alla stessa Unione Europea.

Complessivamente erano stati erogati 126 milioni di euro, attualmente sono rimasti 49 milioni.

Da queste cose si nota la poca attenzione anche da parte di chi dovrebbe stare attento a queste opportunità, non basta solo indignarsi serve anche proporre.

Diciamo anche un’altra questione legata al modo di operare in Calabria, da una parte fa debiti e dall’altra non riesce a spendere, forse per mancanza di capacità professionale.

La Regione in 20 anni dallo Stato ha avuto 1.611.000.000 euro, per costruire nuovi ospedali, per ristrutturare i vecchi ospedali, per costruire Case della Salute, per costruire gli Hospice».

– Dott. Curia, ma non è il tempo che Governo centrale e Governo Regionale invitino intorno a un tavolo Comunità Competente?

«Io sono il loro portavoce, dire che so tutto sarebbe come se parlasse un “trombone”, la situazione necessita di un lavoro di squadra. All’interno della nostra organizzazione abbiamo in ogni ambito uomini e donne capaci, dal momento in cui siamo nati abbiamo sempre detto che le nostre competenze sono a disposizione della nostra terra. Noi dobbiamo creare le condizioni che i nostri giovani rimangano in Calabria, quanti di essi medici, infermieri sono lontani per lavoro quando qui mancano.

Negli ultimi tempi, ha nuociuto molto lo scontro che c’è stato tra Oliverio e il Governo di allora, tra la Giunta regionale e l’attuale Governo.

È necessario che si ragioni tutti insieme, la Calabria non può più aspettare, io personalmente sono ottimista e pessimista al 50%. Pessimista perché la Calabria ha un debito che cresce incredibilmente, la Corte dei Conti quando parlava del 2018 ha detto che noi avevamo solo come interessi per i debiti, pagavamo 48 milioni di euro, l’anno tra interessi, interessi di mora e legali, immagini lei quante tac, risonanze e strutture si potevano fare».

– Dott. Curia come sono i rapporti della Comunità Competente con l’attuale Giunta Regionale?

«Noi come Comunità Competente abbiamo chiesto a tutti di essere ricevuti per portare il nostro programma che loro già avevano. Con l’attuale amministrazione forse per impegni vari non c’è stato il tempo, causa problematiche varie tra queste anche l’ultima campagna elettorale, non si pensava neanche che la Presidente Santelli avesse questo tragico passaggio.

Noi quando parliamo di Sanità, parliamo di cure domiciliari, di screening oncologici che non vengono effettuati, parliamo dell’organizzazione della Sanità in Calabria.

Invece il mio ottimismo viene da un fatto nuovo, quando noi abbiamo deciso insieme al gruppo di Giacomo Panizza, Progetto Sud e ad altri, abbiamo deciso di mettere in piedi il 1 luglio 2019 Comunità Competente a Lamezia Terme. Da allora si è creato intorno a questa esperienza un effetto a valanga, la palla di neve che parte e diventa sempre più grande.

Tante associazioni, organizzazioni in ogni ambito e tanta gente comune hanno creduto in questo progetto, da qui nasce il mio ottimismo. Noi crediamo molto in quello che facciamo, la nostra disponibilità nasce dalla conoscenza del territorio e dall’amore che sentiamo per questa terra, un appello lo faccio anche ai calabresi, a tutte le persone competenti in materia sanitaria e a tutta la politica, stringiamoci tutti insieme per risolvere questo dramma nel dramma, la Sanità è di tutti, noi ci siamo».   (gsp)

NON CI STA “SPERANZA” PER I CALABRESI
MINISTRO SORDO, DIFENDE LA SUA SCELTA

di SANTO STRATI – Per togliere dall’imbarazzo in cui s’è cacciato il ministro della Salute Roberto Speranza c’è solo una via: che il neo-commissario Giuseppe Zuccatelli annunci di voler rinunciare all’incarico “per motivi personali” (ovvero perché glielo impone il partito) e si rimescolano le carte. Sono troppe le sollecitazioni, le critiche e le spinte a suggerire un ripensamento per una decisione troppo affrettata e – come ha detto il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà – «calata dall’alto». Speranza ha “lottizzato” il commissariamento della sanità calabrese decidendo da solo, sordo alla proposta della destra unita di nominare Guido Bertolaso (un nome che sembrava ideale per il ruolo: medico, una grande competenza dell’emergenza, ottime capacità organizzative) e ugualmente insensibile alla “suggestiva” indicazione dei Cinquestelle di Gino Strada, il medico fondatore di Emergency. Anzi più che candidato dei grillini (com’era stato a suo tempo il generale Saverio Cotticelli) Gino Strada è sponsorizzato dal presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, il quale è bravo a criticare le passate lottizzazioni selvagge della Casta salvo poi calcarne il percorso, senza alcun ritegno.

Intendiamoci, Gino Strada è un nome di grande prestigio, un medico che si è fatto le ossa nell’emergenza dei Paesi più disperati, e merita il massimo rispetto e l’apprezzamento di tutto il Paese per il suo impegno umanitario. Ma – come direbbe Di Pietro – che c’azzecca con la Calabria e il disastro sanità? Abituato a edificare ospedali da campo con fango e mattoni, a fare miracoli di medicina generale là dove mancano farmaci, dispositivi e macchinari salvavita, ma con i conti della disgraziata sanità calabrese cosa potrebbe fare? È, purtroppo, il solito copione dei grillini per acchiappare pubblico per il proprio teatrino ormai sempre più deserto (e non a causa del covid): i cinquestelle sono in caduta libera (come Salvini) e in Calabria la grande pattuglia eletta nel 2018 sa già che potrà dimenticarsi di Montecitorio e Palazzo Madama alle prossime politiche. Serve tenere alta l’attenzione, con effetti spettacolari e nomi di grande suggestione, non importa se il buon Gino Strada verrebbe stritolato da bilanci infarcitissimi di svarioni ed errori (spesso voluti per non encomiabili finalità) e noi poveri calabresi ci troveremmo in braghe di tela guardando dove farci curare degnamente in altre regioni, vista l’impossibilità di assistenza a casa nostra. È un atteggiamento che i calabresi non dovranno sostenere e meno che meno subire, denunciando subito il disegno di Morra, il quale è un ligure trapiantato a Cosenza che, evidentemente, non ha per niente a cuore la salute dei calabresi.

E la sua manovra trova conforto nel documento firmato da numerosi parlamentari e consiglieri comunali del M5S (Bianca Laura GranatoGiuseppe AuddinoElisa ScutellàElisabetta Maria BarbutoFrancesco SapiaAlessandro MelicchioMargherita CorradoLaura FerraraGiuseppe MarascoMichaela AnselmoDomenico SantoroGiuseppe Giorno e Milena Gioè) con cui si prendono le distanze dalla nomina di Zuccatelli. «Non possiamo permetterci – si legga nel documento – un’altra figura inadeguata a sovrintendere alla sanità calabrese. Abbiamo chiesto al nostro Capo delegazione, Alfonso Bonafede di rappresentare al Presidente Conte e al ministro Speranza la nostra proposta di revoca della nomina di Zuccatelli con effetto immediato o, tutt’al più, il suo mancato rinnovo con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Calabria, che avverrà a giorni. È fondamentale – hanno concluso i portavoce del Movimento 5 Stelle – avere la certezza che la Calabria sia messa questa volta in buone mani. Siamo sicuri che il nuovo decreto potrebbe essere salvifico per la sanità calabrese solo se la sua attuazione sarà affidata alle persone giuste».

Come sceneggiata d’appoggio a Nicola Morra diremmo che è niente male. Peccato che ci faccia tornare alla mente i giorni di maggio dello scorso anno quando la ministra della Salute Giulia Grillo vantava le doti del gen. Cotticelli individuato per “capacità e rigore” e l’attuale viceministro Pier Paolo Sileri a Calabria.Live dichiarava: «Un decreto che cambierà quello che è il futuro dei cittadini e dei pazienti calabresi. Un qualcosa che mancava e finalmente rompe con il passato… servirà più dialogo per far capire la bontà di questo decreto». Lo abbiamo visto e l’indignazione che ha preso indistintamente tutti i calabresi (ma crediamo anche buona parte degli italiani) vedendo la punta di Massimo Giletti domenica sera col gen. Cotticelli ha superato ogni limite. L’ex commissario ha candidamente ammesso di non aver fatto praticamente nulla in questi 18 mesi, salvo la visita ecumenica al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: ma se qualcuno gli ha impedito di fare il suo lavoro, di portare a termine i suoi compiti, perché non è tornato a piazza Matteotti, in Tribunale, a denunciare fatti e persone alla Procura di Catanzaro?

A una cosa, oltre che fa indispettire e incazzare i calabresi, la puntata di Giletti è servita: far capire agli italiani che esiste un’altra sottospecie d’Italia (la Calabria) dove tutto è possibile, dove gli ospedali non vengono più costruiti dopo l’istituzionale posa della prima pietra, dove si licenziano fior di primari e specialisti, dove si chiudono strutture e si cancellano posti letto “per risparmiare” e contenere l’immane debito. Con costi per la collettività che sono mostruosi. Ebbene che serva da monito la nauseante denuncia de l‘Arena di Giletti, perché i calabresi non sono più disponibili a questi giochi di potere sulla propria pelle.

Giochi di cui si è reso protagonista assoluto il “meridionale” Speranza (è lucano) il quale sembra ignorare che nel Mezzogiorno le cose più semplici sono sempre più complicate. E ha ritenuto di poter applicare le logiche spartitorie romane anche in Calabria, sulla pelle dei calabresi. Pur rimproverato dal suo compagno Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana («non si può fare così»), preso di mira da tutta l’opposizione e da qualche esponente della sinistra, il ministro Speranza – che ha un cognome adeguato alla situazione ma risulta lui inadeguato all’emergenza covid – ha deciso che Zuccatelli (guarda caso “compagno” di Liberi e Uguali, vicino a Pier Luigi Bersani) è l’uomo giusto al posto giusto. E quando il neo commissario è stato sbertucciato su tutta la rete con il video delle femministe (da lui autorizzato e non rubato a sua insaputa) dove diceva che le mascherine non servono a un c…, non ha trovato di meglio il nostro ministro della Salute che difendere il povero commissario perché «una frase non cancella 30 anni di curriculum». E su questo concordiamo: Zuccatelli non è adatto non perché a fine maggio sosteneva l’inutilità delle mascherine (opinione discutibile, ma pur sempre opinione personale, anche se azzardata e inopportuna se detta da un medico igienista), ma perché è sufficiente guardare cosa ha fatto con la sua gestione a Cosenza (vedi l’INRCA, l’Istituto di ricerca e cura degli Anziani) prima e a Catanzaro poi con i due ospedali cittadini. Basti per tutte la mancata realizzazione dello “Spallanzani del Sud”, ovvero l’ospedale regionale Covid per la cura e la ricerca del coronavirus, che avrebbe trovato posto nell’ex Facoltà di Medicina (Villa Bianca) pronta per l’uso e che il Rettore dell’Università Magna Graecia Giovambattista De Sarro si era impegnato a rendere operativo in poche settimane. Sono passati mesi, mancano posti letto e soprattutto non c’è ancora nella regione un ospedale Covid che Zuccatelli cocciutamente voleva ad ogni costo all’interno delle aule degli specializzandi del Mater Domini, mettendo a rischio contagio studenti, docenti e operatori sanitari che vi lavorano dentro.

La proposta di Bertolaso, giacché è ritenuto un uomo di Berlusconi non poteva essere ovviamente accolta da Speranza o dal governo giallo-rosso, ma Gino Strada è notoriamente fin troppo a sinistra per piacere ai suoi stessi “compagni”. Però, scusate, si continua sempre a parlare di “forestieri”, come se in Calabria non ci fossero fior di scienziati, manager, dirigenti sanitari in grado di affrontare e risolvere il nodo sanità. No, occorre mortificare come sempre questa terra, ma non siamo certi che la cosa questa volta passi senza suscitare sdegno.

In serata il presidente ff Nino Spirlì ha nominato consulente della Giunta per l’emergenza covid il prof. Franco Romeo, un ‘autorità nel campo della cardiochirurgia. Una delle tante eccellenze calabresi che si spendono (gratuitamente) per la propria terra, dove peraltro c’è già un candidato ideale come commissario per la Sanità. I calabresi pensano a Rubens Curia, un medico reggino, virologo, con larga esperienza manageriale proprio nel campo della sanità. Ex di sinistra, già consigliere comunale, oggi indipendente, a capo di un movimento che si batte per la salute dei calabresi (Comunità Competente).

Più di un anno e mezzo fa, a febbraio 2019, lanciando il suo movimento Curia aveva dichiarato: «Ho deciso di avviare una battaglia culturale sulla sanità in una Calabria dai molti paesini sparsi in zone pedemontane dove ogni servizio tende a morire. Senza tutela della salute si incoraggia lo spopolamento dei nostri borghi. Io faccio delle proposte, ci metto la faccia come ho sempre fatto nella mia vita ed invito quella che definisco “Comunità competente” a scendere in campo». Un programma spiegato meglio nel suo libro Manuale per una riforma della Sanità in Calabria, che evidentemente il gen. Cotticelli s’è guardato bene dallo sfogliare. Curia rappresenta la discontinuità e l’esigenza di un progetto, questa volta sì, davvero nuovo per rivoluzionare il comparto salute e garantire benessere e cure in casa propria a tutti i calabresi.

Ma Curia è troppo perfetto, troppo competente, troppo indipendente, per piacere a un governo composto da dilettanti allo sbaraglio, incapaci di apprezzare il merito. I calabresi, però, lo ripetiamo, questa volta sono davvero incazzati: i nostri parlamentari sono avvisati e non possono fingere di ignorare le istanze del territorio. Abbiano la forza e la dignità di battere i pugni nei Palazzi del Potere, mettendosi tutti insieme, trasversalmente, dalla parte della Calabria e dei calabresi, per convincere il Parlamento a bocciare il decreto Calabria e avviare l’azzeramento del debito della sanità, condizione sine qua non per poter ripartire in modo serio e garantire cure e servizi assistenziali degni di questo nome. I calabresi, quando si tornerà a votare, sapranno chi ringraziare. (s)

REGGIO – Rubens Curia nella task-force di Falcomatà

Il Sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha chiesto al dott. Rubens Curia, medico e apprezzato docente, di far parte della taske Force, istituita nella prima seduta del Consiglio Comunale, per contrastare il diffondersi della Pandemia da Covid 19 a Reggio.
«Ho accettato, con piacere – ha dichiarato Curia –, ringraziando il Sindaco, perché amo la mia città e cercherò di dare il mio contributo con passione». Curia è autore di un recente saggio Manuale per una riforma della Sanità in Calabria che ha messo in evidenza le criticità, mai superate, del servizio sanitario nella regione. È rappresentante dell’associazione Comunità Competente.
La taske force si insiederà a Palazzo San Giorgio, martedì 3 alle ore 10.00. (rrc)