IL PROF. MAURO DOLCE ALLE INFRASTRUTTURE: ARRIVA UN TECNICO DI PROVATA E VASTISSIMA COMPETENZA;
Mauro Dolce

MANCAVA SOLO IL “DOLCE” ALL’ESECUTIVO
LA GIUNTA OCCHIUTO PRONTA PER IL PNRR

di SANTO STRATI – Difficile non giocare col nome del settimo assessore nominato da Roberto Occhiuto per completare il suo esecutivo: Mauro Dolce rappresenta davvero l’elemento chiave della Giunta calabrese che dovrà affrontare (e vincere) la sfida del Pnrr.

L’ultima chance, l’ultimo treno (non solo in senso figurato) per la Calabria: servono idee, progetti, programmi che possano attingere alla vagonata di quattrini in arrivo dall’Europa. Non saper cogliere questa opportunità, più che unica, per dare finalmente la vera occasione di riscatto, in termini di crescita e sviluppo, ai calabresi sarebbe un peccato mortale, una follia imperdonabile. E il nuovo assessore alle Infrastrutture è un apprezzato professore di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli e attualmente direttore generale del Dipartimento della Protezione Civile: un tecnico di chiara fama, quello che serve, con un curriculum eccezionale, la persona giusta per gestire il Pnrr.

Da questo punto di vista, il presidente Roberto Occhiuto mostra di avere ben chiara la visione strategica del futuro “suo” e della sua terra. Si è preso una brutta gatta da pelare, rinunciando a un comoda posizione di capogruppo azzurro alla Camera, consapevole dei rischi e, soprattutto, della portata della sfida che gli anni Venti del Terzo Millennio lanciano, sotto l’incubo di una pandemia non ancora domata. È la sfida di una Calabria capace di portare certamente a termine con risultati lusinghieri e positivi.

Nonostante le tante Cassandre che spargono velenose profezie su un Mezzogiorno condannato all’arretratezza e quanti (anche nei media) remano contro insinuando che la spesa per strade, infrastrutture e servizi per il Sud e, soprattutto, per la Calabria sia inutile, soldi buttati a beneficio di pochi. Da ultimo si segnala l’inqualificabile campagna stampa del quotidiano di Carlo de Benedetti (Domani) secondo cui, per esempio, l’alta velocità in Calabria servirebbe “solo” a portare 7000 passeggeri in più a giorno: «A preventivo – hanno scritto Marco Ponti e Francesco Ramella sul Domani – , il costo totale del progetto è stimato dal ministero tra i 22 e i 27 miliardi di euro, interamente a carico dello Stato (in media a consuntivo per le ferrovie nel mondo si registra uno scostamento in più dei costi del 45 per cento). Tutto per 200 viaggi in più… Questi dati non sembrano dunque giustificare in alcun modo questo tipo di investimento». L’assunto (chiaramente antimeridionalistico) non ha bisogno di commenti: se si usassero questi parametri al Nord, ci dovrebbe essere il deserto ferroviario…

Occorre allora, sia ben chiaro, contrastare i soloni del “Sud inutile” e impiegare ogni sforzo possibile per una narrazione nuova del Mezzogiorno, della Calabria, non più terra di assistenzialismo “parassitario” ma volano di sviluppo per tutto il Paese. E questo ė uno dei principali obiettivi del neo presidente Occhiuto che già prim’ancora d’insediarsi ha rivelato di avere una turbina nel cervello (e nel fisico) che gli permetterà di mostrare davvero quella “Calabria che non ti aspetti” – come recita il claim della sua indovinata campagna elettorale. C’ė davvero una Calabria sconosciuta ai più con un capitale umano straordinario, capace di strabiliare e con le competenze giuste per avviare e costruire una irripetibile fase di rilancio, in tutti i campi: scientifico, culturale, imprenditoriale.

Una Calabria destinata a diventare la California d’Europa (con milioni di pensionati benestanti che la potranno scegliere come buen retiro per la vecchiaia), ma soprattutto una terra a vocazione turistico-agricola come poche altre in Italia e nel Continente europeo: la valorizzazione dell’agroalimentare con un salto qualitativo e quantitativo nell’export, la nascita di nuove strutture ricettive in grado di accogliere luna domanda di turismo esperienziale, culturale e religioso che è davvero unica, ma anche l’utilizzazione delle tantissime, qualificate, risorse umane fino a oggi costrette a guardare versi altri lidi per mancanza di opportunità a casa propria.

Ma prim’ancora servirà dare ai calabresi quel diritto alla salute fino a oggi negato e il diritto alla mobilità (anche sostenibile) che sembra utopia: servono strade, ferrovie, viadotti, ponti (a cominciare da quello sullo Stretto, non più da identificare come di Messina, bensì – ricorrendo e sfruttando per fini di marketing territoriale di entrambe le sponde il mito omerico – di Scilla e Cariddi.

Si tratta di avere una visione di futuro, che utilizzi il capitale umano che tre eccellenti Atenei nella regione hanno mostrato di saper formare e sfornare in quantità industriale. Serve una visione strategica che guardi prima ai calabresi, al loro benessere e ai sogni della sua generazione di giovani deprivati di aspettative e speranze, e non solo agli interessi geopolitici di una terra “che non t’aspetti”.

La giunta adesso completa ha le carte in regola per affiancare il sogno di Roberto Occhiuto, presidente non della Calabria ma dei calabresi (ovunque essi siano – e sono oltre sei milioni quelli che vivono fuori del territorio regionale) per vincere i pregiudizi e la cattiva reputazione: il malaffare c’è dovunque e la Calabria che ha “allevato” la malapianta della ‘ndrangheta è in verità terra di civiltà millenaria: quando a Roma si pascolavano le pecore in Calabria (culla della Magna Grecia) si discettava di filosofia, si scrivevano le leggi, primeggiavano arti e teatro.

Non dimentichiamolo e facciamolo capire, una volta per tutte, a quanti dissacrano le nostre insite e fiere qualità delle origini per malcelata invidia e gelosia: il presidente Occhiuto ha bene in mente tutto ciò e si sta giocando, con ferma convinzione, il suo futuro che è poi quello dei nostri giovani.

Serviva proprio alla Calabria questo caterpillar della politica per cambiare rotta e percorso: i calabresi se ne stanno convincendo, giorno dopo giorno. Forza presidente! (s)