dalla REDAZIONE ROMANA – Mario Oliverio sembra uscito dalle pagine di Giovannino Guareschi, il mitico creatore di Peppone, il sindaco comunista di Brescello in eterna lotta-competizione con il parroco don Camillo. Non sembri una caricatura irriverente, perché Oliverio è persona seria, competente e soprattutto coerente. Ma le analogie con quel personaggio così popolare, interprete di quell’ingenuo marxismo in salsa emiliana, tra bandiere rosse e tortellini, sono tante. Soprattutto tre: l’estrazione contadina, la lealtà e la testardaggine.
Mario Oliverio è nato sotto il segno del Capricorno a San Giovanni in Fiore, cuore della Sila Grande e patria dell’abate Gioacchino di cui Dante parla nella Divina Commedia. Anche i non esperti di astrologia sanno bene quanto questo segno sia caparbio e testardo, non a caso il suo simbolo è lo stambecco, animale muscoloso e tenace. Il Capricorno ama combattere le battaglie in prima persona ed ha un lato quasi eroico (lo era Giovanna D’Arco) e, se serve, è pronto a sfoderare i muscoli (un altro celebre capricorno era Cassius Clay).
Solo un vero Capricorno come Oliverio poteva ingaggiare una corsa solitaria alla presidenza della Regione, senza arretrare di un millimetro anche davanti all’abbandono (sarebbe meglio chiamarlo tradimento) di molti fedelissimi, di tanta gente da lui beneficiata e innalzata ai vertici della politica e delle istituzioni, a cominciare dall’irrequieto Franco Iacucci, per anni considerato il suo Richelieu.
L’onorevole “testa dura” non si scompone. Non gli importa, in fondo, il risultato. Sa bene che la sua è una testimonianza, ha fatto troppe campagne elettorali per non capire che senza liste non si va da nessuna parte. Ma è ugualmente convinto della sua scelta. Perché il suo risultato – grande o piccolo che sarà – sarà comunque un segnale importante, un guanto di sfida lanciato verso il suo (ex) partito, il PD, oggi etero-diretto dalla Campania (Stefano Graziano) e dalla Puglia (Francesco Boccia). Al PD supercommissariato Oliverio rimprovera soprattutto il metodo usato per la scelta del candidato alla presidenza, un casting infinito, da Nicola Irto all’imprenditrice Maria Antonietta Ventura per arrivare alla professoressa Amalia Bruni, non senza avere interpellato nel frattempo ex calciatori, musicisti, imprenditori, intellettuali che elegantemente hanno detto no.
A Mario Oliverio interessa tracciare un percorso, perché lui è convinto (e così anche i sondaggi) che il PD perderà seccamente in Calabria, un po’ anche per mano sua. E dalle macerie, dal disastro annunciato, potrà ripartire una rinascita, una rigenerazione, che però dovrà essere affidata ai giovani. Non certamente a lui che dalla politica ha avuto praticamente tutto. Consigliere regionale a soli 27 anni, poi assessore regionale nelle prime giunte di sinistra (Francesco Principe e poi Rosario Olivo), deputato per quattro legislature, presidente della Provincia di Cosenza, sindaco della sua San Giovanni in Fiore e infine tormentato Governatore della Calabria.
Non si è scomposto l’onorevole “testa dura” nemmeno quando, nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate”, la DDA di Catanzaro ha chiesto ed ottenuto nei suoi confronti l’obbligo di dimora in quel di San Giovanni in Fiore. È stato paziente, ha continuato a governare la Calabria dall’ombra dei pini silani, senza arrendersi e senza deprimersi, in attesa della verità. Che è arrivata il 4 gennaio di quest’anno, con l’assoluzione piena dalle accuse di corruzione e abuso di ufficio perché “il fatto non sussiste”. Una grande vittoria morale che, però, non ha trovato sponda nel Partito Democratico che non si è degnato nemmeno di una telefonata all’ex Governatore. E d’altronde Nicola Zingaretti aveva cinicamente approfittato dei guai giudiziari di Oliverio per scaricarlo e puntare sul “re del tonno” Pippo Callipo. Con i risultati devastanti che tutti conoscono.
C’è una figura centrale nella vita più recente di Mario Oliverio, Adriana Toman, la sua compagna ormai da molti anni. Padre cecoslovacco e madre istriana, è una personalità dai mille interessi: attrice, regista, scrittrice, imprenditrice, operatrice culturale. Arrivata in Calabria negli anni Ottanta al seguito del marito, il musicista Enzo Filippelli, poi prematuramente scomparso, è rimasta in questa terra per curare la sua azienda agricola in quel di Dipignano e ovviamente i suoi interessi culturali.
È lei che ha rapito, con il suo innegabile fascino, il serioso presidente della Provincia Mario Oliverio al tempo delle kermesse silane “Transumanze”. Carattere forte e deciso, la Toman – secondo i denigratori dell’onorevole “testa dura” – non è estranea alle decisioni politiche assunte dal celebre compagno. E quindi corresponsabile dei suoi errori. Qualcuno, con poca eleganza, l’ha definita la “Elena Ceausescu” della Cittadella, rimproverandole di stare stabilmente accanto al Governatore al decimo piano della Cittadella. Il paragone con la moglie del dittatore della Romania, oltre che di cattivo gusto, è anche eccessivo sul piano della lettura storica. Intanto – e questo non è un aspetto da poco – perché Oliverio non ha i tratti del dittatore. Semmai del comunista ortodosso, sempre pronto ad obbedire alle direttive del Partito e di utilizzare le dinamiche interne per ottenere visibilità e potere.
Pragmatico in maniera ossessiva («è un riformista pragmatico… capace di mettere in campo un’indole realizzatrice», lo definisce il suo biografo Michele Drosi), l’onorevole “testa dura” insegue il suo ennesimo e forse ultimo obiettivo: liquidare il Partito Democratico dominato dai commissari e avviare una nuova fase nel centrosinistra calabrese. Una marcia nel deserto salvifica che però potrebbe durare altri cinque anni. La pazienza e la tenacia non gli mancano. Come lo stambecco simbolo del suo segno zodiacale. (rrm)
(Il profilo di Amalia Bruni è stato pubblicato martedì 21 settembre, di Luigi De Magistris mercoledì 23, di Roberto Occhiuto venerdì 24)
IDENTIKIT DEL CANDIDATO MARIO OLIVERIO
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Luogo e data di nascita: San Giovanni in Fiore 4 gennaio 1953
Segno zodiacale: Capricorno
Stato civile: separato, 4 figli
PUNTI DI FORZA
Carattere ostinato e determinato
Storia politica sempre a sinistra
Battaglia contro i “baroni” del PD
PUNTI DI DEBOLEZZA
Bilancio non esaltante della sua presidenza
Ombre giudiziarie anche se ampiamente chiarite dalla magistratura
Isolamento del suo schieramento e l’abbandono dei “fedelissimi”
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