Sembra quasi un paradosso, ma non lo è: in Calabria, la sanità privata è capace di generare, nel 2018, valore aggiunto per l’1,3% del totale nazionale (547 milioni di euro), con un valore aggiunto per addetto di poco inferiore ai 37.000 euro (inferiore del 26% rispetto alla media nazionale). È quanto è emerso dal rapporto sul Sistema della Imprenditoria sanitaria in Italia realizzato dal Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne e presentato dalla Camera di Commercio di Cosenza alla Camera dei Deputati.
Dallo studio emerge poi che sono 3.681 le imprese attive della filiera in Calabria (il 3,0% del totale nazionale). Si tratta del risultato di una crescita importante avvenuta nell’ultimo decennio (+45,4% tra il 2011 e il 2019) dinamica che, nonostante la pandemia, si è mantenuta anche nel 2020). A pesare è la dimensione delle strutture private, che con una media di 4.3 addetti portano la nostra regione al penultimo posto della graduatoria.
Va aggiunto, poi, che rispetto alla media nazionale, la filiera sanitaria calabrese vede un peso di imprese più consistente per la componente del commercio, che rappresenta il 56,1% del totale a fronte del 50,7% rilevato in Italia e in termini occupazionali significativa è anche la parte relativa ai servizi (69,1% contro il 61,0% della media nazionale).
Buona parte del valore aggiunto totale (38,1%) generato dalla sanità privata in Calabria risulta prodotto da unità dislocate nella provincia di Cosenza, seguita da Catanzaro e Reggio di Calabria (entrambe con il 21,8%), Crotone (13,5%) e Vibo Valenzia (4,8%).
Per quanto riguarda i livelli occupazionali gli addetti totali ed il numero di unità locali attive hanno fatto registrare nel 2020 una variazione positiva rispetto all’anno precedente, con tassi di crescita del 2,5% e 4,0% rispettivamente, e saggi di incremento medi prossimi al 5,0% nell’intero periodo di osservazione 2011-2020.
Anche in questo caso è Cosenza la provincia caratterizzata dai valori più significativi: +6,1% nel caso delle imprese e +6,9% nel caso degli addetti in termini di variazione media annua nel periodo. In questo caso seconda provincia per dinamica di imprese è Catanzaro (+5,2%), mentre per crescita occupazionale al secondo posto si colloca la provincia di Vibo Valentia (+6,1%).
Come sottolineato da Klaus Algieri, presidente di Confcommercio Calabria, si tratta di «dati molto interessanti, e ci aiutano a capire tanti aspetti della sanità in Calabria».
«Prima di tutto – ha spiegato – confermano come nella nostra Regione la sanità privata colma le lacune della sanità pubblica che invece è in balia della classe politica. Ma mostra, anche, come la sanità privata sia un propulsore economico, in grado di generare ricadute positive sul territorio sia in termini di ricchezza generata che di occupazione. Tuttavia occorre fare una riflessione e capire che l’accesso alle strutture private non è alla portata di tutti. Pertanto, è necessario che la classe politica ponga, in modo serio e definitivo, l’attenzione sulla questione sanità, intervenendo per ripristinare i presidi ospedalieri sui territori e garantire l’accesso alle cure a tutti riducendo quel fenomeno di migrazione sanitaria, che non fa altro che indebolire il nostro territorio».
«La sanità costituisce l’8,7% del Pil – ha sottolineato il presidente Algieri – ma potrebbe apportare più dell’11%, sia in termini di Pil che di occupazione. Un sistema sanitario, quello italiano, che in termini di confronto con gli altri paesi Ocse, registra una situazione relativamente soddisfacente in termini di qualità dell’assistenza, pubblica e privata, con un elevato livello professionale dei servizi prestati. Tuttavia, l’Italia risulta, nell’ultimo decennio, in posizioni fortemente inferiori in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite rispetto alla media Ocse e della maggior parte dei principali paesi europei, un divario che sembra accelerare negli ultimi 4-5 anni di analisi».
«Un settore strategico, quindi – ha detto ancora Algieri – rispetto al quale la Camera di Commercio di Cosenza, ritiene di fondamentale importanza contribuire alla promozione della trasparenza e della legalità, con una riflessione organica che tenga conto, accanto agli aspetti normativi e di regolazione, anche dell’intera Filiera della Salute che, in termini economici e produttivi, rappresenta un sistema integrato nelle sue componenti pubbliche e private».
Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Tagliacarne, ha sottolineato come «la filiera sanitaria è un valore importante per il Paese: la componente pubblica e privata ha prodotto lo scorso anno 140 miliardi di euro».
«Il settore della sanità privata – ha spiegato – occupa 950 mila persone con quasi 124 mila imprese ed è cresciuto a tassi molto forti a partire dal 2011, sia in termini di imprese che di occupati. Anche nel 2020 in netta controtendenza ha registrato un incremento del 2,3% delle imprese contro un aumento dello 0,2% di quelle totali e uno sviluppo del 3,7% dell’occupazione contro un calo del 2,1% degli occupati totali».
«Nel complesso – ha concluso – la sanità di mercato genera un valore aggiunto che è una volta e mezzo di quello dell’agricoltura. Mentre l’intero settore sanitario pubblico e privato produce più della metà dell’industria manifatturiera». (rrm)