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L'OPINIONE/ Franco Cimino: Mentre in politica si "scanna", Catanzaro viene saccheggiata

L’OPINIONE/ Franco Cimino: Mentre in politica si “scanna”, Catanzaro viene saccheggiata

di FRANCO CIMINO – Mentre la politica si “scanna” qui da noi, Catanzaro viene saccheggiata. E non solo nella struttura dell’Ente Fiera. Dico così direttamente dalla locuzione dell’antica nostra lingua, ché far finta di essere colto, in un paese che considera da tempo il latino la “lingua straniera” più inaccessibile, non mi piace.

La guerra che si è scatenata, da chi l’ha iniziata e da chi l’ha contrattaccata, è davvero brutta. Più delle altre che hanno accesso gli ambiti della politica e le sedi istituzionali. E non solo in questi due ultimi anni di vita amministrativa. Accade che venga perpetrato, l’altra notte, a Marina, uno degli atti criminali più orribili e, invece di mettersi insieme per analizzarli seriamente e contrastarli con la durezza necessaria, ci si litiga sopra. Se non si riscontrasse un vuoto pneumatico di cultura e di sensibilità nella falsa disputa, verrebbe da pensare che la rissa venga attivata per coprire le tante responsabilità su quanto di così grave è accaduto.

Responsabilità, che sono evidentemente molto diverse tra le parti in lotta, per la ovvia differenza dei tempi di governo dei problemi cittadini. Lasciando sullo sfondo la lite in atto, che incredibilmente in questi giorni occupa gran parte dei giornali con quel fastidioso botta e risposta continuo tra i “contendenti”, occorre riflettere e intervenire immediatamente. La riflessione riguarda una domanda non ancora posta. Da quella, altre a seguire.

«Com’è stato possibile che in una zona centralissima, che per la sua particolare posizione sarebbe dovuta essere controllata giorno e notte, un “commando” più che semplicemente criminale, agisse indisturbato, e per ore, all’interno di una struttura super sorvegliata, smontando e rimuovendo e trasferendo i cosiddetti infissi che di certo non hanno la dimensione di un libro?».

L’altra domanda: «siamo proprio certi che un’azione così rischiosa, puntasse solo agli infissi? E per farne cosa e utilizzarli come e dove?». E, ancora: «ma è davvero così facile, dalle nostre parti, entrare indisturbati in palazzi e strutture mettendo fuori uso, come nel gioco dei vecchi Lego, impianti di video sorveglianza non certo di scarsa potenza? Che ne sarà, quindi, dei negozi e delle abitazioni private?».

Per restare sul fatto, davvero molto inquietante, siamo a Marina, nella struttura della Fiera che ancora non l’ha potuta utilizzare per il suo scopo, difronte alla stazione ferrovia, a ventri metri da questa, e sulla strada di collegamento principale di tutto la nostra rete viaria, nel punto più nevralgico in cui operano diverse organizzazioni criminali, ben note anche per la loro capacità organizzativa. Di quelle non soltanto, diciamo “ stanziali”, ma di altre che vanno e vengono, entrano ed escono, con facilità dal nostro territorio.

Da ultimo, conseguentemente, la domanda più necessaria alla riflessione: «e se fosse un’azione dimostrativa, per il mondo tutto, al quale comunicare che nella Città spezzata, vi è l’assoluto dominio criminale in alcune delle sue più importanti realtà economico e territoriali e con il quale tutti, proprio tutti, devono fare i conti o “rispettosamente” rapportarsi?».

E qui mi fermo. Alla politica e al senso di responsabilità di chi è chiamato a farla attraverso e nelle istituzioni, il compito di continuare. Anche caricandosi del dovere di una risposta. Ché i cittadini, da allarmati che erano, stanno per consegnare paura e indignazione alla rassegnazione e all’arrendevolezza civile. Non c’è cosa più grave, nella lotta non tra legalità e illegalità (concetti divenuti retorici e vuoti), ma in quella tra civiltà e inciviltà, tra libertà e sua riduzione, tra democrazia e arbitrio della diversificata violenza. Infine, tra progresso e stagnazione. Tra futuro e immobilismo. (fc)