Trovare le risposte e soluzioni a salvaguardia di Next Elettronica, uno stabilimento di produzione che, fino a qualche anno fa, dava occupazione a quasi 100 lavoratori e che grazie alla determinazione dei suoi soci-fondatori, è diventato ormai esempio “nazionale” di vera resilienza. È quanto hanno chiesto Fiom Cgil, Cgil Calabria e la Camera del Lavoro di Cosenza, sottolineando come «nessuno può permettersi di considerare finita, una storia unica, per il coraggio dei lavoratori e delle lavoratrici».
E, proprio per ottenere risposte, è in programma per domani mattina, dalle 9.30, davanti allo stabilimento di Mangone, il sit in per salvare la cooperativa Next Elettronica Spa, nata quando, grazie al programma Workers BuyOut, gli ex dipendenti della fallita Freelink Italia srl insieme a C.F.I., LegaCoop e Coopfond, riavviarono l’impresa nella quale per molti anni hanno prestato servizio.
Un sit in, per chiedere, ancora una volta «ai soci sovventori – dicono – di assumersi le loro responsabilità di fronte ad una crisi che poteva essere evitata se tutti i soci avessero mantenuti gli impegni assunti».
«Purtroppo, dopo oltre 3 anni dalla sua costituzione – si legge in una nota dei sindacati – la Cooperativa Next Elettronica ha ottenuto finanziamenti dai “soci istituzionali” C.F.I. e Coopfond che, nell’insieme, non raggiungono neanche la metà dell’importo stimato all’origine. Tale condizione non ha mai permesso alla Cooperativa di adeguare la sua struttura, gli impianti di produzione ed i software gestionali verso le più moderne tecnologie e senza tali adeguamenti non è stato possibile mantenere le necessarie certificazioni di qualità (Es: ISO9001) o acquisirne nuove espressamente richieste dai clienti (es. Automotive) per operare in un mercato ad altissima tecnologia che di fatto ne esclude le aziende sprovviste».
«Le poche commesse ottenute rispetto a quelle inizialmente previste dal mondo cooperativo – hanno proseguito – hanno causato inevitabili perdite nei primi bilanci d’esercizio e, sebbene si sia comunque tentato d’avviare alcune collaborazioni con primarie aziende del settore, senza i necessari finanziamenti, ogni sforzo tentato dai soci-lavoratori, veniva puntualmente vanificato. Nonostante tali sacrifici, malgrado le rassicurazioni date dai Soci “Istituzionali” (C.F.I. e Coopfond) e da LegaCoop, sul tavolo istituzionale che la Regione Calabria ha convocato su richiesta della FIOM-CGIL, ancora oggi, gli stessi soci “istituzionali” si dicono impossibilitati ad intervenire con ulteriori finanziamenti senza le necessarie garanzie, commesse e/o partnership con altre aziende».
«Ogni tentativo di ripartenza – si legge ancora – richiede un impegno economico importante che i soci/lavoratori, ovviamente, non potranno mai sostenere da soli provenendo da un lunghissimo periodo di crisi, avuto inizio nel lontano 2019 con la chiusura per fallimento della Freelink Italia. A complicare ulteriormente il quadro generale della situazione, si aggiunge una recente azione della Società Finanziaria proprietaria dell’immobile che, a causa del ritardo nel pagamento di alcuni canoni di leaseback, nei giorni scorsi ha avviato una procedura che, se non interrotta, rischia di costringere la Cooperativa a lasciare il sito di produzione entro pochi giorni». (rcz)