Cugliari (Cna): Bene inserimento nel Pnrr del progetto di autoproduzione energetica

Il presidente di Cna Calabria, Giovanni Cugliari, ha evidenziato come l’ingresso nel Pnrr del progetto della Confederazione nazionale Artigianato volto a favorire l’autoproduzione di energia con pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni sia «una grande vittoria».

«D’ora in poi per ogni impiantista sui tetti sapremo che è anche merito nostro, avendo portato avanti una battaglia che oltre ad a favorire la svolta green del Paese, mette in moto l’occupazione», ha detto Cugliari, sottolineando come «l’introduzione di questo strumento avrà un impatto positivo sulla crescita del tessuto imprenditoriale in Calabria, una riduzione dei costi energetici e porterà un nuovo impulso alle imprese del settore edilizio e impiantistico che potrebbe contribuire ad un aumento dell’occupazione, con nuove opportunità di lavoro per artigiani e professionisti del settore, favorendo la libertà energetica rispetto ai modelli tradizionali. Sono sviluppi molto promettenti per la Calabria!».

I sostegni, sotto forma di credito d’imposta, permetteranno a oltre 200.000 micro e piccole Imprese italiane di installare gli impianti fotovoltaici, produrre energia da fonti rinnovabili, abbattere fino al 60% i costi dell’energia, contribuire alla transizione energetica del Paese. L’utilizzo dei tetti dei capannoni contribuirà in modo significativo anche alla riduzione del consumo di suolo nella produzione di energia.

«È importante – ha concluso Cugliari – riconoscere gli sforzi e l’impegno di Cna nel promuovere l’autoproduzione energetica e lavorare per un futuro più sostenibile e prospero per la Calabria». (rcz)

Cna Calabria nomina il portavoce regionale degli impiantisti: è Giorgio Capri

La Cna Calabria ha nominato quale portavoce regionale della categoria degli Impiantisti Giorgio Capri, amministratore della Capri Srl. Continua così il percorso della Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa volto ad ampliare la propria rappresentanza e ad essere sempre più aderente alle professionalità e ai mestieri selezionando figure capaci e specializzate che possano diventare antenne sul territorio e intercettare le esigenze imprenditoriali specifiche dei singoli rami della produzione.

Capri, membro del direttivo Cna sul territorio di Vibo Valentia ed associato storico, lavora nel campo dell’impiantistica e delle energie rinnovabili dal 1963, anno in cui la Capri Srl si trasferì da Roma in Calabria.

«ll prestigioso riconoscimento conferitogli come portavoce regionale – ha affermato il presidente Cna Calabria Giovanni Cugliari – conferma l’impegno dell’imprenditore Capri nel promuovere il proprio settore nel corso degli anni, avvalendosi della ricca esperienza sul campo, e di feedback positivi espressi dai propri colleghi in relazione al lavoro precedentemente svolto come presidente provinciale della categoria installazione impianti di Vibo Valentia. Siamo certi che con i suoi 60 anni di lavoro sulle spalle, le sue competenze e il suo dinamismo sarà capace di essere un importante punto di riferimento».

Il settore impiantistico e termoidraulico è in questo momento storico in forte espansione e questo si trasforma in potenzialità in termini di occupazione data la richiesta di mercato e la difficoltà nel reperire risorse che sappiano operare nel campo con tecnica e professionalità.

«Il ramo è strategico – spiega Cugliari – basti pensare a come i pannelli fotovoltaici contribuiscono a ridurre le spese in questo momento di rincaro energetico. Ecco perché come Cna abbiamo chiesto al governo di incentivare l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e incentivi per l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui capannoni delle imprese. Come confederazione crediamo altresì che vadano promosse iniziative formative sulla sicurezza volte a stimolare e radicare una vera e propria cultura della sicurezza per imprenditori e lavoratori».

Cugliari (Cna Calabria): Robotica come elemento attrattivo dei giovani verso imprese artigiane

«Per rendere le imprese artigiane più attrattive per i giovani, la flessibilità e l’innovazione sono fondamentali». È la proposta che il presidente di Cna Calabria, Giovanni Cugliari, ha lanciato nel corso dell’iniziativa La Bilateralità Artigiana, tra identità e valore, promossa dalla Cna Calabria a Catanzaro.

Per Cugliari, infatti, «offrire opportunità di formazione, stage retribuiti e programmi di mentoring può aiutare a coinvolgere le fasce più giovani. Inoltre, creare un ambiente di lavoro inclusivo, promuovere la sostenibilità e adottare tecnologie moderne sono azioni che possono accrescere l’attrattività delle imprese».

Un’iniziativa importante, alla quale hanno preso parte figure apicali della Cna nazionale, finalizzata ad analizzare il sistema bilaterale alla luce delle esigenze di imprese e lavoratori, con una disamina dei vecchi e dei nuovi strumenti di sostegno, aggiornati tenendo conto della crisi economica, della perdita del potere d’acquisto e dell’inarrestabile transizione del mondo del lavoro.

All’evento hanno preso parte Maurizio De Carli, responsabile relazioni sindacali CNA Nazionale, Sara Cubellotti, ufficio mercato del lavoro CNA Nazionale, Giovanni Cugliari, presidente CNA Calabria, Paolo D’Errico, presidente EBAC Calabria e Andrea Monteleone, direttore EBAC Calabria.

«I giovani spesso sono interessati a lavorare con tecnologie moderne e all’avanguardia – ha concluso –. L’uso dei robot può migliorare l’efficienza produttiva, ridurre gli errori e consentire la realizzazione di prodotti di alta qualità. Tutto ciò – ha concluso – può rendere le imprese artigiane più competitive, stimolanti e interessanti per i giovani che cercano sfide e opportunità di carriera promettenti». (rcz)

Cugliari (Cna): La Calabria è terzultima per pressione fiscale

La Calabria è terzultima per pressione fiscale. È quanto è emerso da una indagine dell’Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese denominata “Comune che vai fisco che trovi” ed elaborata dalla Cna.

Si tratta di una dettagliata fotografia del peso esercitato dal fisco sul reddito delle piccole imprese e su come questo evolva nel tempo variando nei diversi capoluoghi di provincia italiani, da cui è emerso che la Calabria con un total tax rate del 53,9 per cento, si conferma tra le regioni che pagano più imposte, seguita soltanto da Campania e Molise. A guidare la classifica risultando la più virtuosa il Trentino Aldo Adige dove le imprese artigiane in media lavorano fino al 20 giugno per pagare le tasse, mentre nella punta dello Stivale si lavora in media fino al 14 luglio.

Su 114 capoluoghi di regione analizzati, Reggio Calabria occupa il centesimo posto in classifica confermandosi una delle città che più subiscono la pressione fiscale.  Seguono Cosenza, dove quanto guadagnato dalle piccole imprese artigiane fino al 19 luglio finisce in tasse, Crotone e Vibo Valentia (12 luglio) e Catanzaro (11 luglio).

«Si tratta di dati importanti in flessione rispetto al passato ma ancora comunque troppo alti per consentire alle piccole imprese artigiane di vivere e rimanere sul mercato serenamente – ha dichiarato il presidente di Cna Calabria, Giovanni Cugliari –. Chi sceglie di lavorare in Calabria si trova ad essere decisamente svantaggiato rispetto a chi opera nelle regioni del Nord. E’ ora di mettere un punto e cambiare registro rispetto ad un sistema iniquo che non scoraggia la concorrenza sleale degli evasori e non premia nemmeno la fedeltà fiscale».

«Ecco perché riteniamo — ha continuato Cugliari – che sia necessario proseguire con una politica di riduzione della tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo partendo dai redditi medio-bassi, eliminando le disparità di trattamento fiscale con i lavoratori dipendenti; siamo altresì convinti che non sia più rimandabile un’operazione di  su chi investe sulla propria azienda in innovazione e sviluppo e su chi dichiari un aumento di reddito».

«Così come – ha detto ancora il presidente Cna Calabria – chiediamo di mettere mano agliincentivi statali. Le micro, piccole e medie imprese rappresentano il 98 per cento del tessuto produttivo, eppure attualmente non solo gli incentivi, ma in genere tutte le norme sono scritte per il residuale 2 per cento, un metodo che costringe quindi il 98 per cento della platea ad adattarsi a misure pensate per le poche, grandi imprese italiane».

«Come Cna Calabria –ha concluso Cugliari – riteniamo poi che non sia ulteriormente rimandabile una digitalizzazione della PA e l’introduzione di sistemi collaborativi e in rete tra le varie amministrazioni che possano accelerare le procedure autorizzative e ridurre i passaggi burocratici che frenano la vita quotidiana delle nostre imprese». (rcz)

LA MANOVRA SI È DIMENTICATA DEL SUD
NO DELLA CALABRIA A LEGGE DI BILANCIO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Quella presentata dal Governo è una manovra che «trascura strumenti importanti per le Pmi» e, soprattutto, dimentica il Sud. Un fatto che è stato più e più volte denunciato dalle Associazioni di categoria, tanto da aver portato Cgil e Uil Calabria in piazza contro «una manovra che manovra contro il Sud».

Una manovra «che discrimina le donne, i giovani e dimentica il Sud. Solo con il confronto si possono superare le diseguaglianze e colmare i ritardi di un territorio che è stato sempre illuso e abbandonato. Per questo scendere in piazza è un diritto, è un dovere per bloccare la manovra anticostituzionale di un manovratore secessionista», ha detto il segretario di Uil Calabria, Santo Biondo, dal palco di Piazza Prefettura a Catanzaro.

«Questa manovra di bilancio è contro il Sud. E quelli del Sud, dovrebbero saperlo bene», ha detto Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria,  sottolineando che «la Calabria e il Sud  hanno più ragioni per scioperare, perché questa manovra, di fatto, cancella il Sud e alcune misure importanti rispetto ai temi del lavoro».

I problemi sono tanti, troppi, e questa manovra ne aggiunge altri: «Reintrodurre i voucher significa precarizzare il lavoro in una regione come la nostra che purtroppo ha tanto lavoro nero, precariato e sfruttamento. Nella legge non si fa una lotta all’evasione e si premiano gli evasori. Non c’è nulla sull’alta velocità e ci sono solo interventi timidi sulla Statale 106. Si tolgono risorse alla salute e all’istruzione», ha spiegato Biondo.

E, allora, che fare? «Sostegno agli investimenti», ha suggerito Giovanni Cugliari, presidente Cna Calabria, appellandosi ai parlamentari calabresi.  La preoccupazione è una: che «il divario con il Nord del Paese aumenterà» e che «il Mezzogiorno e la Calabria, in particolare, non aggancerà più la crescita».

Un allarme che si aggancia a quello lanciato dalla Svimez che, nel suo rapporto annuale, ha denunciato come nel 2023 il Sud sarà in recessione a -0,4%. La Calabria arriverà a -0,9%.

«Va data continuità agli incentivi per investimenti e innovazione – ha detto Cugliardi – proprio in ragione delle difficoltà contingenti, non può essere questo il momento di allentare gli strumenti a sostegno delle imprese. Il cosiddetto pacchetto Impresa 4.0 ha dimostrato di essere in grado di supportare processi di investimento e percorsi di crescita delle imprese, e le modifiche apportate al Piano con l’ultima legge di bilancio hanno delineato correttamente una proiezione temporale conferito linearità e coerenza agli interventi, in linea con le esigenze di programmazione delle imprese, ma mancano dal 1° gennaio 2023 il cosiddetto superammortamento “generalista” e il credito d’imposta Formazione 4.0, mentre è stata prevista una progressiva diminuzione delle aliquote per tutte le altre misure, che rappresenterebbe un freno significativo per le imprese che hanno esigenze di riqualificazione innovativa».

«Serve, a nostro avviso, un potenziamento delle aliquote agevolative – ha proseguito – e uno sforzo ulteriore per sostenere le misure più trasversali, quali l’ex superammortamento, così come occorre garantire continuità ad un’altra misura più trasversale, come la Nuova Sabatini, funzionale ad un coinvolgimento a più ampio spettro del nostro sistema produttivo».

«Ravvisiamo, inoltre – ha detto – l’opportunità di rifinanziare la misura Voucher per consulenza in innovazione, un intervento che, in coerenza con il Piano nazionale “Impresa 4.0”, sostiene i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa di tutto il territorio nazionale attraverso l’introduzione in azienda di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, nonché di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali».

«In merito all’intensità delle misure stesse – ha spiegato Cugliari – vorremmo venisse perseguita la differenziazione tra micro, piccola e media impresa, volta a potenziare maggiormente l’aiuto alle imprese di più piccole dimensioni, per le quali più forte deve essere lo stimolo ad intraprendere progetti di sviluppo, se si intende favorirne la crescita. Segnaliamo altresì l’esigenza di una riforma degli incentivi alle imprese, il sistema delle agevolazioni, dai contributi a fondo perduto ai bonus di diversa natura, è un labirinto: difficile conoscere cosa si nasconde, qual è la strada da seguire, come si arriva all’uscita».

«Le innumerevoli possibilità per le aziende si traducono in un volume di agevolazioni ancora troppo basso – ha continuato – barriere comunicative e difficoltà di gestione sono due dei principali ostacoli su cui sarà necessario intervenire».

Accesso al credito

«Le dinamiche del credito negli ultimi 2 anni e mezzo – ha spiegato Cugliari – sono state influenzate dalle misure straordinarie messe in campo per attenuare gli effetti della pandemia e da ultimo per mitigare gli effetti della guerra. Negli ultimi mesi si sta riproponendo però la stessa dinamica già evidente prima della pandemia, ovvero maggiore difficoltà di accesso al credito per le imprese di minori dimensioni, che sappiamo peraltro essere l’ossatura del nostro tessuto economico».

«Questo aspetto va monitorato, al pari del costante innalzamento dei tassi di interesse – ha detto – al fine di evitare difficoltà ulteriori per soggetti già fortemente provati da questo triennio difficilissimo. È oltremodo difficile fare previsioni anche solo a medio termine, ma è evidente la necessità di sostenere nell’immediato le esigenze dei soggetti più colpiti dall’aumento dei costi energetici attraverso contributi diretti ed utilizzare al meglio gli spazi consentiti dalla recente proroga del Quadro degli Aiuti di Stato (Temporary Framework)».

«Sarebbe opportuno individuare qualche criterio selettivo – ha detto – per evitare di appostare in modo non efficiente le risorse disponibili, e riproporre il tema di una positiva integrazione tra gli strumenti di garanzia pubblica e privata, rinvigorendo così un’esperienza peculiare in Europa e nel mondo, quella dei Confidi».

«Confidi che hanno peraltro avviato un percorso positivo – ha ricordato Cugliari – impegnandosi direttamente, nell’erogazione di piccolo credito a micro e piccole imprese. Un’esperienza che andrebbe valorizzata e sostenuta, e che potrebbe affiancare l’attività svolta dalle banche, analogamente all’esperienza maturata in passato dalle piccole banche territoriali. Al contempo, permane la necessità di mitigare le rigidità della regolamentazione bancaria, che, partendo dal presupposto di salvaguardare pur legittimamente i patrimoni delle banche, finiscono col rendere ancora più selettivo l’accesso al credito per le imprese, specie per quelle di minori dimensioni».

Mezzogiorno

«Non vi sono riferimenti ad interventi a sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno – ha spiegato – a partire dalla mancata conferma del credito d’imposta per gli investimenti. Potrebbe indurre a non ritenere prioritaria una azione di sostegno efficace a questa area del Paese. In generale, i dati sul mercato del lavoro, Pil pro-capite e consumi, registrano il progressivo peggioramento del divario Nord – Sud, la cui conseguenza naturale è l’incremento dell’emigrazione, in particolare dei giovani».

«Il rilancio del Sud – ha concluso Cugliari – deve essere vissuto come una priorità per l’intero Paese, non possiamo assistere inermi a questo processo di costante e preoccupante divaricazione tra nord e sud del Paese, una distanza che va recuperata, per il bene del Paese nel suo complesso, il mediterraneo diventa strategico nella nuova geopolitica mondiale quindi bisogna creare le condizioni di una piena integrazione con il resto d’Europa». (ams) 

 

Gugliari (Cna): La Calabria pagherà il prezzo più alto per il caro bollette

Il presidente di Cna CalabriaGiovanni Cugliari, ribadendo come l’Ente «già da diversi mesi aveva lanciato l’allarme sul rischio del caro energia ma è stata inascoltata», ha denunciato come la Calabria, «che notoriamente ha un tessuto socio economico debolissimo ha infatti il reddito procapite più basso d’Italia pagherà il prezzo più alto, determinando un divario sempre più netto tra il Sud ed il Nord Italia».

«A causa del caro bolletta – ha spiegato – da qui ai primi sei mesi del 2023 in Italia saranno a rischio circa 120 mila imprese del settore terziario e 370 mila posti di lavoro. Questo è quanto emerge dalle stime di Cna-Imprese in merito alla continua crescita dei costi dell’energia e a un’inflazione prossima al 9% dovuta per quasi l’80% proprio all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche. Questo dato drammatico è ancora più incidente per le imprese della Calabria».

«Altissimo è il numero dei settori coinvolti – ha denunciato – nessun settore è immune da tale crisi. L’artigianato ed il commercio al dettaglio che a luglio hanno visto quintuplicare le bollette di luce e gas, la ristorazione e gli alberghi che hanno avuto aumenti tripli, il settore dei trasporti che oltre al caro carburanti  si trova a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima. È una condizione che da diversi mesi riduce la competitività delle imprese mettendo a rischio ripresa, occupazione e determina una pericolosissima spinta verso l’inflazione».

«Ricordiamo che l’irresponsabilità della classe politica che ha fatto cadere il Governo Draghi in un momento delicatissimo e difficile – ha proseguito – ha portato ad una situazione che si avvertirà dai prossimi mesi sarà ancora più drammatica. La Cna auspica un tetto al prezzo del gas, una priorità del Paese su cui chiediamo un impegno congiunto di tutte le forze politiche al di la degli esiti del voto del prossimo 25 settembre».

«Le proposte che la Cna Calabria indica – ha concluso – al fine di fronteggiare al meglio la crisi sono il taglio dell’Iva e delle accise sulle bollette e sul carburante, che il versamento di tutti gli extra profitti avuti dai grandi gruppi energetici sia utilizzato per intero per abbattere gli aumenti dei costi energetici da parte delle imprese e delle famiglie, ultima proposta di avere dei  ristori come è già avvenuto nell’emergenza Covid». (rcz)

 

 

RINCARI, È RISCHIO COLLASSO IN CALABRIA
PREZZI ALLE STELLE SENZA CONTROLLO

L’aumento dei prezzi sta generando una crisi senza precedenti non solo in Italia, ma anche in Calabria che, come ha denunciato il presidente della Cna CalabriaGiovanni Cugliari, «rischia il collasso».

Un rischio che non sembra così tanto improbabile, sopratutto se, tutti gli Enti di categoria, i sindacati e i rappresentanti istituzionali, denunciano in continuazione una situazione insostenibile per tutti i settori, che rischiano un collasso da cui non ci si potrebbe più riprendere. Per questo il presidente della Cna Calabria ha chiesto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e agli assessori alle Attività produttive, Lavoro, Turismo, Lavori pubblici e Agricoltura, di «istituire immediatamente una task force con tutte le parti datoriali e sindacali per intervenire sull’aumento dei prezzi che rischia di mettere in ginocchio imprese e famiglie».

Un’azione necessaria, dato che «il problema è diventato particolarmente serio. A causa degli aumenti molte imprese escono dal mercato, c’è già chi ferma le produzioni e di conseguenza molti lavoratori saranno licenziati» ha spiegato Cugliari.

«Il tempo ora più che mai è importante – ha continuato Giovanni Cugliari – e bisogna programmare immediatamente interventi mirati in ogni comparto, calmierare i prezzi, sterilizzare l’aumento dell’iva sui carburanti e frenare i licenziamenti». Oltre ai «necessari interventi del Governo – secondo la Cna – la questione va affrontata anche a livello Calabria, che dipende tantissimo dal trasporto». Come fare? «Le soluzioni possono essere diverse, come Cna ad esempio abbiamo ribadito la necessità di sostenere la realizzazione da parte delle imprese di impianti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili, velocizzando le procedure e prevedendo forme di sostegno».

«Il forte rincaro dei prezzi li ha resi insostenibili – ha evidenziato il presidente della Cna Calabria – e grava anche sul sistema delle piccole imprese: siamo un’economia manifatturiera che fa inevitabilmente i conti con l’esplosione atomica dei prezzi delle sue materie prime». Da qui, un invito alla collaborazione per impedire il “collasso”: «La nostra economia si sta di nuovo ingrippando, l’Italia e la Calabria rischiano il collasso. In questa fase drammatica – ha concluso Giovanni Cugliari – serve la massima unità tra tutte le componenti istituzionali, sociali ed economiche. Dal punto di vista economico la terza guerra mondiale è già in atto: non possiamo restare a guardare».

Ma non è solo il presidente della Cna Calabria a denunciare il grave rischio di default a cui andrebbe incontro l’economia calabrese: il consigliere regionale di De Magistris PresidenteAntonio Lo Schiavo, ha chiesto di «introdurre, al più presto, provvedimenti in grado di calmierare i prezzi e offrire sollievo ad aziende e famiglie che in questi giorni hanno visto aumentare esponenzialmente i prezzi di beni di consumo e utenze energetiche, nonché il prezzo dei carburanti il cui rincaro appare inarrestabile».

«Proseguendo di questo passo – ha proseguito – per imprese e cittadini si aprirà una crisi mai vista prima: se non si pone un freno agli aumenti le conseguenze per le famiglie, già fortemente provate dalla pandemia, saranno drammatiche. Per non parlare di tante piccole e medie realtà produttive che si vedranno costrette a chiudere i battenti per i costi di produzione divenuti insostenibili».

«Le conseguenze della crisi – ha spiegato – appaiono ancor più devastanti in Calabria dove, un’economia già fortemente asfittica, rischia di soccombere definitivamente e di non rialzarsi più. Di fronte a tale scenario la politica regionale ha il dovere morale di adoperarsi per tentare di lenire gli effetti dell’attuale congiuntura economica, attuando tutto ciò che è nelle proprie possibilità per non abbandonare a loro stesse imprese e famiglie».

«Occorre, pertanto – ha evidenziato – studiare interventi che possano offrire un conforto di fronte all’aumento del costo della vita e introdurre più consistenti forme di sostegno alle aziende. Al contempo serve fare pressione sul Governo nazionale affinché introduca provvedimenti per calmierare i prezzi dei beni essenziali, tagliare le accise sui carburanti, alleggerire le bollette energetiche oggi esorbitanti. Una situazione di straordinaria gravità come quella attuale richiede misure straordinarie e ogni articolazione dello Stato è chiamata a fare la propria parte prima che la crisi divenga irreversibile».

Anche la leader dell’opposizione in Consiglio regionale, Amalia Bruni, è intervenuta sulla questione, evidenziando come «un intero comparto, quello dell’agricoltura calabrese rischia il default. Ogni giorno decine di aziende decidono di gettare la spugna».

«L’aumento dei costi di produzione – ha spiegato la Bruni – e la mancanza di materie prime per l’alimentazione degli animali – aggiunge – sono tra le cause principali di questa crisi gravissima. L’esempio del latte è illuminante per comprendere quanto sia grave il problema. Per ogni litro di latte prodotto l’allevatore perde circa 12 centesimi rispetto a quanto gli viene pagato, e in questo modo non può durare a lungo. E tutti gli altri prodotti sono venduti sotto costo».

«La pressione alla quale sono sottoposte le aziende del settore agroalimentare calabrese – ha proseguito Bruni – è insostenibile e se non interveniamo subito rischiamo di perdere completamente un intero settore che è sempre stato determinante nel trainare l’economia della Regione. Tra il Covid e la guerra gli imprenditori non ce la fanno più e il risultato è quello di licenziare i dipendenti e chiudere le loro imprese».

«Non possiamo restare inerti – ha sottolineato – dobbiamo studiare in fretta un piano serio per mettere in sicurezza le aziende, dobbiamo aiutare gli agricoltori a reperire le materie che servono per portare avanti le loro attività. Dobbiamo varare una strategia, ma è dall’estate che ripetiamo che sia votato un provvedimento per la ristrutturazione finanziaria dei debiti in grado di consentire anche un indispensabile ammodernamento dei macchinari”. “Presidente Occhiuto – conclude Bruni – bisogna fare in fretta, altrimenti le nostre campagne diventeranno un deserto».-

E sul comparto dell’agricoltura, il presidente di Coldiretti CalabriaFranco Aceto, ha chiesto al presidente Occhiuto di accelerare «il varo del condiviso provvedimento regionale per la ristrutturazione finanziaria dei debiti, dando la possibilità alle aziende di rimodulare l’esposizione debitoria con un finanziamento di durata pari a 25 anni e con un preammortamento di minimo 3 anni».

«È, ormai – ha spiegato – un bollettino di guerra quotidiano, aziende agricole che chiudono. Allo spropositato aumento dei costi di produzione saliti oltre ogni immaginazione e con un trend di crescita settimana dopo settimana, si aggiunge lo spettro dietro l’angolo della mancanza di materie prime necessarie per l’alimentazione zootecnica: l’Ungheria dal 5 marzo ha bloccato l’esportazione di produzioni cerealicole, dall’Ucraina non si riesce a garantire alcuna sicurezza di carico dai porti, la Russia ha sospeso l’esportazione di concimi, sono questi alcuni esempi per dare un quadro del contesto di allarme in cui vive tutto il settore agroalimentare».

«A tutto ciò – ha proseguito – va aggiunto che a tutt’oggi le aziende sono costrette a vendere sotto i costi di produzione. Faccio un esempio che vale per tutti: 1 litro di latte all’allevatore viene pagato 0,42 €; per produrlo, a seguito anche dei rincari delle ultime 2 settimane, ne spende 0,54 €».

«Non parliamo più di crisi di un settore – ha evidenziato – ma c’è il rischio di perdere un patrimonio di aziende agricole ed agroalimentari che nella nostra Regione sono motore trainante dell’economia reale e sostengono l’occupazione. Aziende a conduzione familiare che, nonostante il lavoro di tutta la famiglia per 365 giorni l’anno, sono ormai in ginocchio, aziende più strutturate con dipendenti che sono costrette a licenziare. Un clima di guerra che stiamo combattendo ad armi impari, un boomerang micidiale, che nel combinato disposto tra Covid e guerra in Ucraina, sta scaricando ulteriori risultati negativi sulle aziende agricole, incrinando anche i rapporti con gli Istituti di Credito, non solo compromettendo le valutazioni sul merito creditizio, ma aumentando enormemente il numero delle insolvenze».

«Occorre – ha concluso – mettere in sicurezza le imprese agricole altrimenti si passerà dall’economia reale ai tribunali, bisogna sostenere le imprese agricole per garantire l’approvvigionamento di cibo ed evitare che la nostra Regione e il nostro Paese diventino ancora più dipendenti dalle forniture estere».

Fortunato Lo Papa, segretario Fisascat Cisl Calabria, va dritto al punto vedendo terziario, commercio e turismo soccombere alla crisi economica innestata dal rincaro bollette, chiedendo che si pensi «ad interventi ad hoc strutturati e pianificati».

«Ci sono impianti industriali – ha spiegato – che hanno messo in pausa le loro attività, supermercati che per tagliare i costi hanno spento i condizionatori. Stiamo entrando in una logica di guerra pur non prendendo parte direttamente al conflitto. Dobbiamo, invece, non perdere di vista la ripresa e puntare a sanare quel tessuto economico deflagrato con la pandemia».

«Ecco perché – ha proseguito – condivido a pieno l’appello del nostro segretario nazionale Sbarra, affinché si sostengano i ceti fragili e le filiere in difficoltà, rafforzando il fondo contro il caro bollette e mettendo in campo subito una riforma del fisco che abbatta il cuneo e abbassi la pressione dei primi scaglioni Irpef, valutando l’introduzione di un bonus energia per i redditi sotto i 30mila euro».

«Solo così si può pensare di arginare le conseguenze e i danni che potrebbero intaccare i nostri settori: dalla riduzione dell’organico, alla mancata produzione, alla chiusura delle attività ricettive e turistiche. È ora di mettersi all’opera, agire anziché lamentarsi e fare – ha concluso – del welfare sano e costruttivo». (rrm)

L’appello di Cugliari (Cna) ai politici calabresi: Fare pressioni a Governo per modifica Dl Sostegni ter

Il presidente della Cna CalabriaGiovanni Cugliari, si è appellato a tutti i politici calabresi affinché facciano pressione su Ministero e Governo per rivedere l’art. 28 del Dl Sostegni Ter, che limita la possibilità di cedere i crediti vantati a un solo soggetto, giustificando tale manovra come una tutela dalle possibili frodi.

«Le imprese calabresi saranno costrette a chiudere, è fondamentale che i politici calabresi intervengano per modificare la norma sulla cessione del credito» ha evidenziato Cugliari, spiegando che «la crescita esponenziale della filiera delle costruzioni, registrata nel 2021, era stata resa possibile dagli incentivi come il Superbonus 110% e altre agevolazioni che miravano anche all’efficientamento energetico degli immobili».

La vera forza di queste misure, evidenzia Cugliari, «era data dal fatto che, una volta avuto accesso al credito, questo poteva essere ceduto a più interlocutori senza alcuna limitazione».

La Cna Calabria, facendosi portavoce di tutti quegli imprenditori che hanno lavorato duramente per potersi rialzare dalla drammatica crisi causata dalla pandemia, lancia quindi un allarme chiaro: «Se la norma introdotta dal Governo non sarà modificata – ha proseguito Giovanni Cugliari – ci saranno seri problemi per tutto il sistema delle costruzioni impiantistiche e ferramentistiche, portando sicuramente alla chiusura delle aziende. Molti infatti si sono già esposti finanziariamente sopportando dei costi».
«Si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti con il Pnrr – ha aggiunto – perché sarà falcidiato una parte del sistema produttivo che era in ripartenza dopo 15 anni di fermo, soprattutto se si considera anche l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime».
Il problema di fondo è che, con l’articolo 28, «questi crediti rimarranno bloccati e metteranno con le spalle al muro tutti coloro che avevano già fatto richiesta prima della modifica del decreto, rischiando, nuovamente, di paralizzare il settore dell’edilizia». (rcz)

Cugliari (Cna): Occhiuto attivi subito tavolo permanente con imprese e sindacati

Il presidente di Cna CalabriaGiovanni Cugliari, nel porre i suoi auguri al neo presidente Roberto Occhiuto, ha chiesto di «attivare, subito, un tavolo tecnico permanente con tutte le associazioni datoriali e i sindacati».

Sarà un luogo di confronto – ha spiegato Giovanni Cugliari – fondamentale per utilizzare presto e al meglio le somme del Pnrr e per allontanare dai fondi europei le imprese in odore di ‘ndrangheta». (rcz)

Giovanni Cugliari (Cna Calabria): Tavolo con Regione su Pnrr e ‘ndrangheta

Il presidente di Cna CalabriaGiovanni Cugliari, ha sottolineato la necessità di un tavolo tecnico permanente con la tra il futuro presidente della Regione, tutte le Associazioni datoriali e sindacati per discutere di Pnrr e ‘ndrangheta, in modo da evitare che quest’ultima metta mano sui fondi europei del Pnrr.

Due i motivi che hanno portato il presidente a sottolinearne la necessità: «da un lato – ha spiegato il presidente Cugliari – bisogna programmare velocemente l’utilizzo dei soldi del Recovery fund, avere un controllo sistematico sugli effetti reali, sulle tempistiche e sulla realizzazione delle opere; dall’altro bisogna capire insieme come riuscire ad evitare il più possibile che questi appalti cadano in mano a imprese in odor di ‘ndrangheta. Non dobbiamo essere sordi, ascoltiamo l’allarme che hanno lanciato la Dia e il procuratore Nicola Gratteri».

Su quest’ultimo punto, in particolare, bisogna «lasciare da parte i personalismi – ha continuato Giovanni Cugliari – e ascoltare umilmente il consiglio del procuratore di Catanzaro: confrontiamoci con le prefetture e le forze dell’ordine prima di assegnare i fondi».

«Avere un tavolo di monitoraggio continuo – ha spiegato – permetterà di tenere tutto sotto controllo e portare avanti progetti di visione futuristica e non localistica».

«Creiamo un patto per la Calabria – ha concluso – oggi la nostra regione è in una situazione di emergenza totale ed è il momento di un serio rilancio per il quale dobbiamo unirci tutti insieme e fare ognuno la propria parte». (rcz)