Il presidente Mancuso: Serve assunzione di responsabilità su liquidazione della Fondazione Betania

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha evidenziato come «l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti della Fondazione Betania getta una pesante ombra sul presente e sul futuro delle strutture socio-assistenziali che,  da decenni, costituiscono un fondamentale punto di riferimento nella  provincia di Catanzaro. Prescindendo dalle singole questioni giudiziarie, le Istituzioni non possono voltarsi dall’altra parte e lasciare senza risposte le famiglie dei 350 lavoratori e i circa 500 ospiti delle strutture».

Una situazione a cui, secondo Mancuso, «serve un’assunzione di responsabilità», in quando «la dispersione e del patrimonio di storia e professionalità della Fondazione Betania sarebbe una ferita profondissima per un settore così strategico».

«Le cause delle difficoltà finanziarie – ha aggiunto – non esentano gli Enti pubblici, coinvolti a vari livelli nel sistema del welfare, dall’assumersi le proprie responsabilità. Ho già avvertito l’Assessore regionale alle Politiche sociali delle necessità di convocare, a strettissimo giro, un tavolo con la struttura e i competenti uffici dell’Azienda sanitaria provinciale e dei Comuni interessati, al fine di trovare adeguate soluzioni per scongiurare che la situazione sfugga di mano».

«L’incontro con i soggetti  coinvolti sarà, altresì – ha concluso – l’occasione per mettere in evidenza, e di conseguenza affrontare, le principali criticità del sistema del welfare regionale che sono emerse dopo la riforma degli scorsi anni. Posso assicurare che il Consiglio regionale non tralascerà nulla ed è pronto ad apportare i dovuti correttivi, laddove fosse necessario, per assicurare la tutela e l’ assistenza dei pazienti ospiti delle strutture e, al contempo, la stabilità degli operatori e dei lavoratori». (rrc)

Il Presidente Mancuso: sensibilizzare su oncologia e prevenzione

Le Istituzioni, a incominciare dal Consiglio regionale, hanno il dovere di sostenere ogni evento che promuova la consapevolezza delle persone nei confronti di questo male che ogni anno colpisce una percentuale consistente della popolazione». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, intervenendo all’iniziativa “Amati Sempre” su oncologia, prevenzione e ricerca.

«I dati purtroppo sono allarmanti – ha evidenziato –.  Nel mondo ogni anno 10 milioni di persone muoiono a causa di malattie oncologiche. Se poi consideriamo che più della metà della popolazione mondiale non ha accesso a cure adeguate e screening preventivi, ci rendiamo conto che le si tratta di stime in difetto».

«È necessario promuovere con determinazione la ricerca – ha sottolineato – indispensabile per arginare l’aumento dei casi, che è l’azione più incisiva da mettere in campo, assieme alla fondamentale attività di prevenzione».

«Gli interventi per restituire efficienza al sistema che il Commissario per la sanità e presidente della Giunta on. Occhiuto insieme al Consiglio regionale – ha proseguito – stanno introducendo, incominciano a dare i primi significativi frutti, ma è chiaro che si avrà bisogno del tempo necessario e di scelte ancora più coraggiose per fare della Calabria, soprattutto nella sanità, una regione normale».

«La sfida lanciata con il progetto Azienda Zero, nonostante la complessità e le difficoltà – ha spiegato – la Regione intende vincerla».

«Mentre con la nascita – ha detto ancora – dopo vent’anni di tentativi, dell’unica Azienda Ospedaliero-Universitaria intitolata al premio nobel per la medicina Dulbecco, si stanno facendo importanti passi avanti. La Calabria abbonda di eccellenti professionisti, ma necessita di infrastrutture sanitarie adeguate, del miglioramento dell’assistenza, a partire dal servizio di prossimità, e soprattutto ha bisogno di colmare in fretta le lacune negli organici sanitari».

«I calabresi meritano di ricevere cure e assistenza al pari degli altri cittadini – ha concluso – questo non può che valere anche per le delicate diagnosi e terapie oncologiche». (rrc)

Giornata dell’ambiente, Mancuso: Fare di tutto per presentare l’ecosistema naturale

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha evidenziato come «gli effetti, spesso tragici, della crisi climatica ed ambientale devono indurci, ognuno per la propria responsabilità, a fare di tutto per preservare l’ecosistema naturale, consapevoli che tanto più stretto è il rapporto tra le persone e l’ambiente che le circonda, tanto più si avverte la centralità nelle nostre vite della natura e della biodiversità».

«L’attenzione straordinaria riservata dal Consiglio regionale sul tema dell’ambiente – ha ricordato Mancuso – in linea con le nuove sensibilità che si registrano in tutto l’Occidente e coerenti con l’obiettivo della transizione ecologica, è testimoniata dalla legge-quadro in materia di Aree protette e biodiversità che abbiamo approvato di recente, revisionando una normativa risalente a vent’anni fa. Ma anche dalla legge sui ‘Cammini’ naturalistici, storici e spirituali che la Regione ancora non aveva, e da quelle che hanno istituito le Riserve del Mesima e del Vergari, il Parco marino della ‘Secca di Amendolara’, fino alla legge sulle Piante officinali».

«Dagli anni Settanta la produzione di plastica, il tema principale individuato per il 2023, è cresciuta più rapidamente di quello di qualsiasi altro materiale. Si stima che ogni anno in tutto il mondo vengano prodotte più di 400 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali progettate per essere utilizzate una sola volta – ha concluso –. Di questi, meno del 10% viene riciclato e più di 20 milioni di tonnellate finiscono nei laghi, nei fiumi e nei mari. È tempo per i decisori pubblici e le imprese di accelerare tutte le azioni già intraprese in questi ultimi anni, per affrontare definitivamente l’inquinamento da plastica e passare a un’economia circolare». (rrc)

Scuola, prevenire la criminalità minorile attraverso la ricerca e la promozione del talento

Valorizzare il ruolo dei docenti e del personale specializzato nell’orientare le scelte degli studenti, favorire il successo scolastico e professionale nel prevenire situazioni di disagio sociale e criminalità minorile, ed attuare strategie di inclusione finalizzate a contrastare la dispersione scolastica e sviluppare il talento di tutti. Questi i temi al centro dell’incontro: Orientamento scolastico per la formazione dei talenti. Favorire lo sviluppo professionale e il benessere valorizzando l’unicità di ciascuno studente.

Nella meravigliosa cornice della sala capitolare del Senato della Repubblica, si è svolto mercoledì 10 maggio il seminario formativo e informativo sulla ricerca del talento negli individui in età evolutiva, per contrastare e prevenire la devianza giovanile. L’incontro, in collaborazione con il consiglio regionale della Calabria – Garante per l’infanzia e l’adolescenza, il Centro italiano Gestalt, la Scuola simbiosofia e l’associazione Orien.ta.re aps., si è aperto con i saluti del senatore Ernesto Rapani, membro della II commissione permanente – Giustizia e promotore dell’evento.

A seguito, il dott. Giuseppe Bruno – criminologo, giurista, formatore ed esperto in sistemi di prevenzione e contrasto del crimine – ha introdotto i lavori in quanto consulente scientifico dell’evento.

Sono intervenuti la prof.ssa Diana Olivieri, psicologa, scrittrice e docente universitaria di Pedagogia speciale – Università Niccolò Cusano; la prof.ssa Rita Minello, presidente del corso di Laurea in Scienze pedagogiche – Università Niccolò Cusano; il dott. Paolo Greco, psicologo, psicoterapeuta e direttore del Centro italiano Gestalt; il dott. Stefano Catini, scrittore e sceneggiatore; il dott. Cristian Flaiani, presidente dell’associazione Orien.ta.re e direttore di Simbiosofia formazione; la dott.ssa Emanuela Tranquilli, dirigente della società T&P consulting.

Ha Moderato il dott. Piero Valesio, giornalista e scrittore. Presente all’evento anche il presidente nazionale dell’Epas, Mario Smurra, che ha sempre patrocinato iniziative mirate all’inclusione e al perseguimento della legalità.

Il dibattito ha affrontato le recenti riforme normative che prevedono la formazione di personale specializzato dedicato alle attività di orientamento. Saranno infatti illustrate le nuove figure che il Ministero dell’Istruzione e del merito ha introdotto a partire dall’anno scolastico 2023/24 che saranno inserite nelle scuole di II grado, dando così attuazione alla riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per aiutare docenti, studenti e famiglie a contribuire alla costruzione di una scuola capace di contrastare la crisi educativa del Paese e dare avvio a un percorso virtuoso volto a favorire il superamento delle disuguaglianze esistenti di natura sociale e territoriale.

È stato inoltre analizzato il decreto ministeriale n. 63 del 5 aprile 2023, che definisce i criteri di ripartizione e le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie destinate alle istituzioni scolastiche statali del II ciclo di istruzione articolo 1, comma 561, della Legge 29 dicembre 2022, n. 197 ai fini della valorizzazione dei docenti chiamati a svolgere la funzione di tutor e di orientamento.

«In tale ottica, possiamo finalmente parlare di prevenzione primaria, poiché interventi mirati sullo sviluppo delle singole attitudini dell’individuo favoriranno il contrasto al fenomeno della devianza giovanile, quale estrema deriva della dispersione scolastica, che potrebbe esasperare in atti di criminalità minorile». Così ha commentato il senatore Rapani, che ha voluto fortemente la realizzazione dell’evento, ribadendo che «è necessario favorire quello che è lo sviluppo professionale dell’individuo, che potrà ricevere un orientamento in uscita e così intraprendere la strada professionale più congrua alle sue capacità, in ossequio all’art. 3 della Costituzione, che impone a noi, rappresentanti di questa nostra Repubblica, il dovere di favorire il contrasto degli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana».

«Gli obiettivi dell’intervento di orientamento sono essenzialmente quelli di rafforzare il raccordo tra il primo e il secondo ciclo di istruzione e formazione, per una scelta consapevole e ponderata che valorizzi le potenzialità e i talenti degli studenti e, inoltre, di contribuire alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico e favorire l’accesso alle opportunità formative dell’istruzione terziaria». Così ha commentato il dott. Paolo Greco, direttore scientifico della Cig (Centro italiano Gestalt), ente di formazione nazionale e patrocinatore dell’evento.

Nel parlare di formazione dei talenti, la Scuola pedagogica veneziana – di cui gli esperti del settore pedagogico coinvolti fanno parte, tra i quali le prof.sse Rita Minello e Diana Olivieri – ripercorrerà il pensiero di Umberto Margiotta, già professore ordinario di Pedagogia generale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e massimo esperto italiano sul tema del talento, il quale teorizzò che tutti possono sviluppare i propri talenti, siano essi artistici, scientifici o di altro tipo, attraverso una proposta educativa definita “multialfabetica”. Un’idea profondamente democratica, che supera le semplicistiche interpretazioni genetiche sull’essere o meno “dotati”. Ovvero, il talento non è un dono. La trasformazione del dono in talento rende necessario un atto intenzionale, che richiede training, coaching e tantissima pratica. Formare il talento è dunque un atto consapevole.

«Dal talento naturale in attesa di sviluppo, alla capacità di sfruttare le situazioni di vita con successo, i fattori comuni che definiscono la comparsa del talento sono, ai nostri occhi, il potenziale e l’opportunità, dove il polo del potenziale corrisponde allo studente che si vede chiamato a scoprire le sue attitudini, mentre il polo dell’opportunità è rappresentato dalla nuova figura professionale del docente orientatore». Così ha commentato il dott. Giuseppe Bruno, criminologo e organizzatore dell’evento.

«Questo seminario – ha infine concluso il senatore Rapani – rappresenta solo l’inizio di un lungo percorso di formazione e sensibilizzazione che intendiamo portare avanti a livello nazionale. Nell’ottica di agire in maniera trasversale, ovvero da una parte vogliamo fornire ai docenti gli strumenti per ricercare, promuovere e valorizzare ‘l’unicità dell’individuo’; dall’altra, aiuteremo gli studenti a conoscere il proprio talento così da poter effettuare scelte consapevoli dopo la maturità, così forniremo loro una prospettiva professionale positiva che, ricordiamo, rappresenta un fattore di protezione dalla devianza giovanile». (rrm)

Promuovere le comunità energetiche da fonti rinnovabili: è legge la proposta di Cirillo

È legge la proposta del consigliere regionale Salvatore Cirillo – segretario questore – per la promozione dell’istituzione delle Comunità energetiche da fonti rinnovabili.

«La Regione Calabria – ha detto Cirillo – intende intraprendere ogni iniziativa volta all’attuazione della transizione energetica, quale nuovo modello di organizzazione sociale basato su produzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili al fine di dare un fattivo contributo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di neutralità climatica, fissati dall’Europa al 2050». Il Consigliere Cirillo è firmatario della proposta di legge con la quale si interviene a modificare e integrare la Legge regionale 19 novembre 2020, n. 25 (Promozione dell’istituzione delle Comunità energetiche da fonti rinnovabili), con l’intento di adeguarne i contenuti al mutato quadro ordinamentale vigente nazionale ed europeo.

«Nel suddetto scenario – prosegue Cirillo – assume un ruolo fondamentale la Comunità Energetica  Rinnovabile che costituisce uno degli strumenti da utilizzare per il processo di transizione energetica anche sul territorio regionale. La proposta, nello specifico ha inteso allineare la legge regionale vigente al mutato quadro ordinamentale nazionale ed europeo prevedendo, in particolare una serie di modifiche tra cui:

– la sostituzione del titolo, per indicare in modo più incisivo che la legge regionale è volta alla “Promozione e sviluppo sostenibile di un sistema regionale di Comunità di energia rinnovabile (CER) in Calabria per perseguire l’autoconsumo e l’autonomia energetica”;

– la previsione di una assistenza tecnica, tramite portale web, per sopperire ad eventuali carenze tecniche degli enti intenzionati a costituire una comunità energetica, nonché la possibilità di promuovere protocolli di intesa con enti nazionali o tra Comuni al fine di supportare lo sviluppo delle comunità energetiche;

– l’attribuzione in capo alla Regione del compito di individuare le aree di proprietà regionale idonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili e l’attivazione delle procedure per l’affidamento in concessione delle stesse;

– la istituzione e la disciplina di un tavolo tecnico permanente, facilitatore di comunità energetica, con funzioni consultive, propositive e di monitoraggio tesi a supportare e collaborare con la Giunta regionale, con i dipartimenti regionali competenti e con tutti gli stakeholders interessati, tra cui gli Enti Locali;

– la previsione in capo alle CER, con l’introduzione dei 12 principi attivanti nei vari livelli socioeconomici per ogni singola realtà attivata. Questi principi costituiranno inoltre un riferimento comunicativo e organizzativo anche per definizione della governance della comunità energetica:

  1. Partecipazione, rappresentanza, equa condotta delle elezioni
  2. Reattività
  3. Efficienza ed efficacia
  4. Apertura e trasparenza
  5. Stato di diritto
  6. Condotta etica
  7. Competenza e capacità
  8. Innovazione e Orientamento al Cambiamento
  9. Sostenibilità e orientamento a lungo termine
  10. Sana gestione finanziaria
  11. Diritti umani, diversità culturale e coesione sociale
  12. Responsabilità: nuovi comportamenti individuali, familiari, associazionistici, di impresa e non solo tecnologici per aprire la comunità a nuove opportunità di ripresa socioeconomica e ambientale, favorendo una rivoluzione sistemica importante nel tentativo di cambiare fortemente, nei prossimi dieci anni, il modo di consumare, di abitare e quello di alimentarsi andando così verso la neutralità climatica.«Attraverso tale misurabilità – ha concluso Cirillo, particolarmente soddisfatto dal voto unanime espresso da tutti i Consiglieri per la proposta che già aveva ottenuto in Commissione piena condivisione – le Amministrazioni potranno comunicare ai propri interlocutori gli impatti prodotti dalle scelte politiche e gestionali sulla qualità della vita all’interno della propria comunità, nonché valutare la coerenza tra quanto programmato e quanto, invece, operativamente realizzato, attivando di fatto una vera e propria rendicontazione sociale tesa a rappresentare una delle principali frontiere di innovazione riconducibile anche alla comunicazione pubblica strumento che per le Amministrazioni potrà essere un potente strumento di comunicazione bidirezionale con i propri stakeholders, favorendo, da un lato, la trasparenza dell’agire amministrativo e sollecitando, dall’altro, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. La promozione della costituzione delle Comunità energetiche rinnovabili verrà attivata attraverso programmi, bandi, progetti o altre iniziative per i quali vi sarà anche la previsione della clausola valutativa volta a monitorare lo stato attuativo della legge e quindi dell’efficienza generata. (rrc)

Tavernise (M5S): È la Statale 106 l’opera strategica che serve alla Calabria

Il consigliere regionale e capogruppo del M5S, Davide Tavernise ha ribadito che è la «Strada Statale 106 l’opera strategica di cui ha bisogno la Calabria», e non il Ponte sullo Stretto.

«Dopo aver lanciato www.sanibook.it per le violazioni su un diritto fondamentale come la salute – ha suggerito il consigliere – forse è il caso che Occhiuto lanci “SOS 106”. Non sarei sicuramente né il primo né l’unico che segnalerebbe i gravi disservizi che oggi attanagliano questa importantissima infrastruttura che miete, giova ricordarlo, una vittima ogni 15 giorni».

«Mentre in queste ore – ha continuato Tavernise – il presidente di Regione si affretta in proseliti verso il ponte sullo Stretto, richiamando tutti a fermare il dibattito, giova ricordare a chi oggi governa l’ultima regione d’Europa in tutte le statistiche, che meno di un anno fa il governo nazionale un’opera strategica per il Paese l’aveva già dichiarata: la statale 106».

«E – ha aggiunto – mentre sono tanti i dubbi sul Ponte dello Stretto, da quelli prettamente tecnici a quelli ambientali, non possiamo non ricordare quelli economici che richiederebbero, secondo stime accreditate e al ribasso, ben oltre 10 miliardi di euro».

«Sulla statale 106, invece, ci sono solo certezze – ha ricordato – tra queste che la strada della morte per lunghi tratti non è neanche più a due corsie ma si è ridotta ad una sola corsia tra Sibari e Rossano. Come d’altronde succede anche sull’autostrada A2 tra Cosenza e Altilia e tra Pizzo e Sant’Onofrio. Basta dibattiti vuoti. Il ponte sullo Stretto oggi è un ologramma pieno che qualcuno vorrebbe unisse due regioni vuote sul piano infrastrutturale. È la statale 106 l’opera strategica già dichiarata dal Governo».

«Occhiuto, dunque – ha concluso – si interfacci con Anas per la messa in sicurezza dei tratti mancanti nei giusti tempi, non 15 anni come prospettati, e torni alla ricerca delle risorse occorrenti come fatto lo scorso anno su impulso di tutto il Consiglio regionale, che gli ha conferito un mandato chiaro sulla questione. Attendo dal presidente Occhiuto azioni di coerenza verso le vere priorità dei calabresi». (rrc)

Si è insediato l’Osservatorio regionale sulla Violenza di Genere

Si è insediato, in Consiglio regionale, l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. L’importante organismo è stato istituito con la Legge regionale n. 38 del 2016, ed è composto oltre che da tre membri di diritto (dirigente generale del Dipartimento Tutela della salute, presidente della Commissione regionale pari opportunità, consigliera regionale di parità), da esperti e rappresentanti di enti attivi nella materia del contrasto alla violenza di genere, che sono stati individuati per competenze professionali e attraverso un avviso pubblico.

La seduta è stata introdotta dai saluti istituzionali da Giacomo Crinò, che ha espresso la valenza dell’organismo, che si impegnerà nella promozione di una cultura di genere e per l’individuazione di misure di superamento della violenza. I lavori sono proseguiti con l’intervento della Coordinatrice, l’avv. Giuseppina Pino, la quale ha affermato l’importanza di un’attività alacre di supporto alle donne e ai minori e di contrasto alla violenza di genere.

L’eliminazione della sottocultura violenta, espressione di disuguaglianze strutturali, di stereotipi di ruoli, di un flop redistributivo economico nei tempi lavoro e di cura tra uomini e donne, di un’organizzazione patriarcale della società, impone un sistema di tutele crescenti per le donne, abbinato ad un welfare efficace, e a strumenti per l’autonomia finanziaria ed abitativa delle donne, che permettano l’emancipazione di queste ultime e la fuoriuscita delle stesse dalla spirale violenta in cui sono cadute.

«L’obiettivo è quello di lavorare per la collettività – ha detto la coordinatrice – sia per monitorare i fenomeni legati alla violenza di genere attraverso gruppi di lavoro specifici in seno all’Osservatorio, sia per promuovere iniziative concrete e di formazione rivolta ai professionisti, agli studenti e alla società civile».

L’Osservatorio avrà un approccio operativo e si avvarrà delle competenze di esperti designati quali la dott.ssa Laura Amodeo, la dott.ssa Anna Briante, il dott. Pasquale Ciurleo (vice-coordinatore), la prof.ssa Anna De Gaio, l’avvocatessa Stefania Figliuzzi, la dott.ssa Annamaria Curia, la dott.ssa Caterina Ermio, la dott.ssa Carolina Girasole, il dott. Antonio Gioiello, il dott. Luca Lanzino, l’avvocata Lucia Lipari, la dott.ssa Isolina Mantelli, la dott.ssa Francesca Mallamaci, l’avv.ssa Marano Caterina dell’avvocatessa Giuseppina Spinella.

Tutti i componenti dell’Osservatorio, all’interno dei propri interventi, hanno delineato le linee operative del proprio impegno e gli ambiti all’interno dei quali presteranno la propria attività, primo fra tutti la formazione e programmazione di percorsi mirati a generare conoscenza e consapevolezza del fenomeno, e quindi lo sviluppo di modelli culturali e strategie d’intervento che possano garantire pari opportunità e segnare un cambio di passo in una sfida sociale indubbiamente complessa.

La violenza sulle donne non è un fatto privato. Siamo dinanzi a storie cariche di sofferenza, di fatica e di umiliazione, ma anche di grande coraggio e resilienza. Vissuti che ci raccontano la forza di dire basta e la tenacia di riprendere in mano la propria vita e la propria libertà. Le notizie di violenze di genere continuano ad occupare le cronache con dati impressionanti, che ci restituiscono l’immagine, terribile, di una società in cui le donne subiscono violenza in casa, sul lavoro, nei luoghi e nei contesti in cui intendono realizzarsi. Parliamo infatti di un fenomeno strutturale e diffuso, che affonda le sue radici nel tempo.

In questi anni Governo e Parlamento hanno messo in campo misure importanti di prevenzione, protezione e contrasto alla violenza, in applicazione della Convenzione di Istanbul, ma, nonostante ciò, non diminuiscono i reati di violenza contro le donne e in modo particolare i femminicidi: quasi sempre epiloghi drammatici di storie di violenza e abusi che avvengono quando la donna decide sulla sua autonomia e libertà.

È indubbio che l’attività dell’Osservatorio possa inanellarsi all’interno di una rete più ampia di partner istituzionali e sociali, che possano mettere a sistema condizioni positive per le donne, al fine di giungere ad un definitivo cambio di passo e favorire la crescita collettiva. (rrc)

COSÌ OCCHIUTO HA GABBATO L’AUTONOMIA
SENZA I LEP NON POTRÀ MAI ESSERE VOTATA

di PAOLO BOLANO – Ho seguito un dibattito alla regione Calabria sull’Autonomia Differenziata. I consiglieri del centro-sinistra contro quelli del centro-destra: è una legge liberticida, denunciano i consiglieri e se passerà, dividerà  ancora di più l’Italia. Poi la stessa sinistra ha fatto atto di pentimento per aver approvato qualche anno fa la riforma del titolo quinto, mamma di tutti i mali odierni. Infine, la sinistra ha contestato al Presidente del Consiglio Occhiuto il voto a favore dell’autonomia, nell’incontro governo-regioni.

Intervenendo, il presidente Occhiuto, con furbizia politica, e grande capacità ha ribaltato la critica sostenendo che il suo compito è quello di fare gli interessi dei cittadini della regione e non dei partiti, compreso il suo. Quindi, continua a spiegare che in questa partita ha fatto gol. È riuscito a far modificare la legge sull’Autonomia Differenziata. Prima vanno realizzati i LEP (livelli essenziali di prestazione) e dopo si parlerà di autonomia. In soldoni significa che prima bisogna investire per colmare il divario Nord-Sud e poi si vedrà. Bel colpo presidente! E gli 80-100 miliardi che servono per attuare la legge dove si prendono? Chi paga per questo pegno? Il Nord? La vedo dura. Comunque il tema è scottante da qualunque lato lo si prenda. Nei prossimi mesi scenderanno in campo partiti e sindacati e tantissimi lavoratori che chiederanno conto finalmente del divario Nord-Sud.

Io vorrei entrare in questo ragionamento partendo dall’origine del divario. Dobbiamo chiarirci e poi continuare la partita col Nord, partita difficilissima. Ho letto molte chiacchiere su questo tema, non servono a nulla. Non serviranno a fare capire da dove veniamo e perchè siamo ancora qui, in mezzo al guado.

Secoli fa, l’unica ricchezza seria veniva dalla terra, il 90 per cento. Poi, le cose si modificarono leggermente. La rivoluzione francese e quella industriale inglese, due spinte rivoluzionarie, trasformarono la società in liberale-capitalistica. Il Regno di Sardegna col Piemonte di Cavour cominciava a confrontarsi con le maggiori potenze europee e faceva scelte giuste per lo sviluppo del territorio. Realizzarono una banca per dare crediti alle nascenti industrie, riformarono il codice sul modello francese, hanno ridotto i dazi, investito sulle infrastrutture come il canale Cavour, di Novara e Vercelli, ampliarono la rete ferroviaria, aprirono la galleria del Moncenisio che avvicinava l’Italia a Parigi. Per fare questo Cavour fece moltissimi debiti. Ergo. Serviva uno Stato più grande per spalmarli. Detto fatto. Mazzini, Crispi, Rosolino Pilo e lo stesso Cavour chiamarono Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Il colonnello sbarca al Sud e per convincere i contadini che è giusto quello che hanno deciso in alto, gli promette la riforma agraria alle plebi contadine. Le terre demaniali divise tra i contadini poveri. A Bronte, poi, vediamo che le cose non andarono proprio cosi. Il comune recupera le terre demaniali e invece di darle ai contadini li consegna ai baroni. Ci fu una grande protesta domata, come sempre, al Sud, con le armi.  Insomma, la riforma agraria fu impedita dai baroni e proprietari terrieri. È chiaro che i baroni per salvare le loro terre allora cambiarono anche casacca.

Poi, con l’Unità d’Italia le plebi contadini speravano nel miracolo. Non fu cosi. Come esempio voglio ricordare Mongiana, in Calabria. Prima dell’Unità d’Italia c’era una fabbrica siderurgica con 2500 operai, si producevano armi. Con l’Unità è stata trasferita a Terni. Proteste, saccheggi, incendi non hanno fermato il trasferimento. Molti operai disperati presero la via della montagna, ingrossando le file dei briganti, altri emigrarono all’estero. Di li a poco il brigantaggio si fece sentire.

Le baionette dei piemontesi sistemarono tutto, portarono , sostengono loro, la civiltà nel Mezzogiorno. Poverini!  Vanno perdonati, non conoscono la storia. Non sanno che nella Magna Grecia, in questo territorio che loro hanno odiato e ancora odiano è nata la cultura: la filosofia, la medicina, la scultura la pittura il teatro e il bello che valicando i monti dei queste regioni ha raggiunto il mondo intero allora conosciuto.

Poveri mascalzoncelli, polentoni da due soldi. Hanno impiegato un esercito intero per uccidere contadini poveri che volevano uscire dal sottosviluppo, volevano pane e lavoro. Invece hanno ricevuto da questi piemontesi soltanto lutti e dolore.

Il Sud comunque  esce sconfitto, ma  i contadini-operai avevano mille  ragioni per reagire ai soprusi e alle angherie. Vogliamo qui ricordare che in più di cento anni hanno lasciato il Mezzogiorno più di 20 milioni di cittadini, un milione sono  calabresi.

Però si è cominciato a parlare di “questione meridionale”. Il  primo a parlarne, dopo l’Unità, è stato il deputato radicale Billia.

In seguito, di questi ritardi rispetto al nord parlò Benedetto Croce. Li faceva risalire  al Medio Evo. A causa di un clero avido e ignorante che aveva partorito un sanfedismo delle vandee rimaste isolate dall’autentica evangelizzazione cristiana, degradata poi dalle feste e credenze pagane. Il carattere elitario della cultura umanistica e l’arbitrio baronale fecero il resto. Inchiodarono al palo il Mezzogiorno d’Italia per altri secoli. Anche il grande meridionalista Giustino Fortunato intervenne più volte in Parlamento contro i polentoni che trascurarono sempre il Mezzogiorno. Anche oggi è cosi. Anzi, oggi che si sciacquano sul Po senza acqua sono diventati più cattivi. Vogliono l’Autonomia Differenziata per mantenere le distanze col Sud.

Chi più ha, più prende, poverini sono abituati cosi. Ci dispiace però che la politica calabrese e meridionale non intervenga per fermare l’emigrazione, l’oro del Sud che da più di un secolo tramutano in ricchezza per tutto il Nord. Siamo un Sud “palla al piede”, come dicono loro? Facciamogli leggere attentamente la storia. Il Sud ha subito quella maledetta storia di baroni e latifondi che lo hanno sempre danneggiato. Al Sud vive gente laboriosa, la  responsabilità è di chi ha sempre sgovernato il Mezzogiorno, sin dall’Unità d’Italia.

“Ma che colpa abbiamo” noi recita la canzone. E intanto il divario aumenta. Ripetiamo. Vogliono l’Autonomia? Noi chiediamo il finanziamento immediato dei LEP. Solo cosi possiamo risolvere definitivamente il divario Nord-Sud.

Mattarella ricorda a tutti gli uomini di buona volontà che l’Italia deve restare unita, la Nazione non va ulteriormente divisa. Mi viene in mente un paragone che hanno fatto alcuni giornali nazionali qualche tempo fa. Hanno messo a confronto due città con gli stessi abitanti, una del nord e l’altra del sud: Reggio Emilia e Reggio Calabria. Reggio Emilia per l’istruzione spende all’anno 28 milioni di euro, Reggio Calabria ne spende 9 milioni. Reggio Emilia per la cultura spende 21 milioni, Reggio Calabria 8.  Per le infrastrutture Reggio Emilia spende 54 milioni, Reggio Calabria 17. E poi, è possibile nel terzo millennio che la citta del Nord ha disponibili per i bambini, sentite e tremate, 60 asili nido, pagati dallo Stato e noi terun appena 3 asili? È una vergogna colossale. Dov’è la politica, dove sono i politicanti?

In questi anni il Nord ha ricevuto a causa del divario 60 miliardi di più del Mezzogiorno. Allerta amici che leggete questi dati. È l’ora del risveglio. Sproniamo la politica e i partiti che sono  partiti , ma che debbono tornare. Il Sud ha bisogno di una nuova classe politica, di più democrazia. Si sostiene da più parti  che con il PNRR il Mezzogiorno sboccerà. Ce lo auguriamo tutti. Servono però gli attori sul palco che sono mancati in questi anni, i politici, i partiti. Popolo del Sud, salite voi intanto sul palcoscenico. Recitate i bisogni, incalzate la politica e svegliate i governanti che stanno li tranquilli spesso  a riscaldare le sedie negli enti locali, mentre i cittadini soffrono per le tante mancanze. 

Siamo circa 25 milioni di cittadini nel Mezzogiorno che cerchiamo giustizia sociale, dignità umana e uguaglianza. Diciamo basta all’emigrazione, anche giovanile, basta! I nostri paesi sono ormai spopolati, nei nostri borghi vivono ormai vecchi e bambini. Servono risorse, investimenti e uomini capaci di rilanciare il nostro mezzogiorno. Ecco perché vanno finanziati i LEP (livelli essenziali di prestazioni). Vogliamo riprendere il cammino. Vogliamo raggiungere l’Europa, ma al tempo stesso non perdere di vista l’Africa, il nostro futuro. Serve un’operazione verità per il Mezzogiorno.

Intanto, chiedo ad alta voce e in modo democratico un sussulto dei partiti regionali: cosa hanno fatto le amministrazioni regionali, la Regione Calabria, in cinquant’anni di vita? Dov’è la crescita del territorio e dei cittadini? Si, è vero, c’è: nell’emigrare. È incredibile!  Con L’autonomia le venti regioni diventeranno piccoli staterelli. Anche adesso spendono e “spandono”. Pensate, già oggi  hanno gli uffici di rappresentanza a Bruxelles, buttano i soldi. Sono lì e non riescono trattenere il denaro che non spendono. Le altre nazioni ringraziano.

Non riusciamo a fare progetti a spendere, a realizzare le opere. Dobbiamo mettere il motore all’economia calabrese. Dobbiamo fermare i nostri giovani diplomati e laureati che vanno via.

Servono al sud 3 milioni di posti di lavoro, in Calabria almeno centomila. Bisogna rivitalizzare le aree interne cominciando dalla digitalizzazione che manca. Continuare a produrre cibo di qualità, puntare sull’agro-alimentare. Rilanciare il turismo, la cultura, finanziare le piccole iniziative, favorire gli investimenti privati. 

La pandemia ha visto spesso il ritorno alla terra: assegnare gli incentivi giusti per fare innamorare i giovani della terra. Noi abbiamo il sole tutto l’anno, abbiamo ancora l’acqua, ce la possiamo fare ancora a  raggiungere l’Europa.

Molti sostengono che siamo seduti su un vulcano e che l’Autonomia Differenziata se passa sarà ancora un provvedimento spaccaItalia. Non credo. I calabresi sono uniti sanno reagire.  (pab)

Venerdì si riunisce il Consiglio regionale: All’odg dibattito sull’autonomia

Venerdì 10 marzo si riunisce il Consiglio regionale della Calabria. In quest’occasione, è previsto, insieme agli ordini del giorno, il dibattito sull’autonomia differenziata.

All’ordine del giorno, Proposta di Provvedimento Amministrativo n. 91/12^ di Iniziativa del Consigliere G. Mattiani recante: “Modifiche e integrazioni agli articoli 12, 13, 15, 18, 21, 37, 57 e 122 del Regolamento interno del Consiglio regionale (Deliberazione del Consiglio regionale 27 maggio 2005, n. 5)” – (Relatore: Consigliere Mattiani); Testo unificato delle proposte di legge nn. 84/12^, 94/12^ e 132/12^ “Disposizioni per la realizzazione, il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione dei Cammini di Calabria” – (Relatore: Consigliere Gentile).

Ancora, proposta di legge 152/12^, di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ratifica dell’intesa tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano per l’istituzionalizzazione della conferenza delle Regioni e delle Province autonome” – (Relatore: Consigliere De Francesco); Proposta di provvedimento amministrativo n. 115/12^, di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Bilancio di previsione 2023-2025 dell’Ente per i Parchi Marini Regionali (EPMR)” – (Relatore: Consigliere Montuoro). (rrc)

La consigliera Straface: Istituzione del Parco Marino Secca di Amendolara è legge

La consigliera regionale Pasqualina Straface ha annunciato che «l’istituzione del Parco Marino Secca di Amendolara è legge».

«Dopo l’approvazione della proposta di legge a mia firma, all’unanimità in consiglio regionale, nei giorni scorsi ha ottenuto il lasciapassare del Governo. Il provvedimento è a tutti gli effetti una legge regionale», ha spiegato la consigliera regionale, presidente della Terza Commissione regionale Sanità, aggiungendo come «l’istituzione del Parco vuole assumere una duplice valenza: la tutela ambientale dell’area ed un valore pedagogico nel rispetto del nostro mare che rappresenti un esempio positivo in più da seguire per i nostri giovani».

Il parco marino Secca di Amendolara si trova a largo della foce del Fiume Crati ed è costituita da scogli a fondale coralligeno che si elevano da una piattaforma costituita principalmente da fango e sabbia fino a circa 27 metri dalla superficie, cima dello scoglio più alto. Lo specchio d’acqua si estende prospiciente i comuni di Amendolara, Trebisacce e Villapiana.

Recenti indagini condotte dal gruppo di ricerca della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Amendolara, diretta Silvio Greco hanno evidenziato la presenza nella secca di banchi di corallo rosso e nero, unici nel mar Ionio.

«La nostra è una regione di parchi, di aree protette, di biodiversità; vantiamo il 30% della biodiversità d’Europa ed in questo senso ci muoviamo con grande senso di responsabilità a tutela di un immenso patrimonio, attraverso tutte le forme possibili per poi mettere la natura al servizio del turismo sostenibile. E questa ricchezza che siamo consapevoli di avere – ha proseguito il consigliere regionale – dobbiamo trasformarla in una leva di sviluppo. Per questi motivi nell’ultimo periodo di programmazione, approvata di recente, la Regione ed il Dipartimento territorio e tutela dell’ambiente ha investito molto in termini di progetti di diversa natura, ma sempre sotto il profilo della tutela ambientale».

«Il consiglio regionale, la Commissione Ambiente, nella quale ricopro il ruolo di segretario, sta licenziando in poco tempo proposte di legge legate alle nuove istituzioni di aree protette. Queste sono le azioni che la Regione sta portando avanti, ma nel frattempo si sta attivando per programmare nuove e importanti risorse nel periodo 2021-2027. L’ente regionale è quindi impegnato a proseguire nelle azioni avviate e si muove in sintonia con la strategia europea per la biodiversità. Gli obiettivi che ci siamo prefissati per i prossimi anni – ha concluso Pasqualina Straface – sono quelli di rafforzare il sistema delle nuove aree protette e di finanziare sistemi di tutela degli habitat e delle specie, in ottica turismo sostenibile, turismo naturalistico, turismo lento, tutti segmenti che stanno crescendo». (rrc)