REGGIO – La criticità della raccolta rifiuti si scontra con le tariffe della Tari

Il Movimento per la Rinascita del Pci e l’Unità dei comunisti stigmatizza l’assurda situazione della scadenza del pagamento della tassa rifiuti (Tari) del 30 gennaio a fronte di un servizio scadente e inadeguato.

La Hermes (la società di riscossione dei tributi comunali) – si legge in una nota – con l’affissione di grandi manifesti in città «ha invitato i cittadini a provvedere al pagamento del saldo TARI 2020 entro il 30 gennaio. Insomma ha sostituito l’invio della fattura a saldo con un mero e generico invito rivolto a tutti i cittadini. I quali cittadini, stando così le cose, dovrebbero recarsi alla Hermes; affrontare file chilometriche; e qui farsi calcolare l’importo dovuto a saldo. Il tutto nel giro di qualche giorno. Dimenticando che la Corte di Cassazione ha statuito che le Amministrazioni che non provvedono alla raccolta dei rifiuti in maniera regolare non possono chiedere l’intero importo; ma solo il 40%. Dimenticando che tante associazioni; organizzazione politiche e singoli cittadini hanno inviato istanze in autotutela con le quali hanno invitato l’Amministrazione ad adeguarsi al dettato giurisprudenziale.

«L’Amministrazione – si legge nella nota del Movimento – ha adottato la linea dura: il cittadino deve pagare l’intero; facendo finta di non sapere di detta pronuncia (che non è altro che l’interpretazione autentica della legge). Ma soprattutto facendo finta di non conoscere lo stato in cui è ridotta la città: montagne di rifiuti che giacciono inermi ai bordi delle strade cittadine; rifiuti accumulati in qualunque slargo; rifiuti che stanno accumulati per giorni, settimane, mesi, fino a quando prendono fuoco sprigionando così diossina, puzza e lunghe code di fumo.

Rifiuti a Reggio

«Questo è lo stato in cui è ridotta la città! E l’Amministrazione rimane inerme. Da molti mesi annuncia che i lavori della discarica di Melicucco sono quasi alla fine (purtroppo anche questo possibile sbocco non solo on è alle porte ma addirittura i lavori sono fermi e la ditta appaltatrice, per quanto è dato sapere ha abbandonato il cantiere). Ma la discarica è un luogo dove vengono conferiti i rifiuti sporchi; indifferenziati.

Ora, se questo è; a che cosa è servito avviare la raccolta differenziata? A cosa è servito spendere cifre molto importanti (si dice 25 milioni di euro l’anno e forse più)? No. I conti non tornano. Non si può avere la città sporchissima; pagare le tasse più alte d’Italia ed avere l’obiettivo di portarli in una comune discarica. Significa che l’Amministrazione non ha avuto e non ha tutt’ora un progetto; una idea di come risolvere l’annoso problema dei rifiuti; un’idea insomma di città pulita. Eppure in tanti avevamo in più occasioni tentato un dialogo; abbiamo tentato di suggerire idee e progetti; fin dal primo giorno dell’insediamento dell’attuale maggioranza avevamo consegnato un progetto, articolato tecnicamente, volto a creare un sistema di raccolta intelligente che avrebbe potuto davvero rappresentare una svolta di civiltà urbana. Non siamo stati ascoltati, purtroppo; purtroppo perché a soffrirne sono i cittadini e la città; ancor di più perché costretti a pagare tasse così alte: tasse 3 volte in più del massimo». (rrc)

 

RIFIUTI IN MARE, LO STRETTO È DIVENTATO
LA PRIMA PATTUMIERA DEL MEDITERRANEO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Entrare nel Guinness dei primati è quasi sempre una cosa piacevole, ma non in questo caso visto che questo record, è una vera e propria vergogna, che getta un’ombra su uno dei più suggestivi e caratteristici tratti della Calabria: lo Stretto di Messina è il tratto di mare più inquinato del Mediterraneo, con una spaventosa discarica di rifiuti sul fondale.

Lo certifica uno studio di un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Barcellona e realizzato in collaborazione con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea e vede coinvolti diversi enti italiani, come l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra), la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Cagliari e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, in cui viene rilevato che i rifiuti, in alcuni punti dello Stretto, raggiungono la densità di un milione di oggetti per chilometro quadrato.

«Lo studio – riporta l’Ansa – indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terra ferma. Secondo gli esperti, questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate».

«La diffusione dei rifiuti nei nostri mari e oceani non è ancora pienamente conosciuta – ha spiegato Michele Canals, dell’Università di Barcellona all’Ansa –. Le regioni marine più colpite sono quelle circondate da terre o semi chiuse, i fondali vicino la costa, le aree prossime allo sbocco di grandi fiumi e quelle dove c’è un’intensa attività di pesca, anche lontane dalla terra».

«Nel Mediterraneo – ha aggiunto Canals – la spazzatura sui fondali è già un serio problema ecologico. In alcuni luoghi della costa catalana ci sono grandi accumuli. Quando ci sono forti tempeste, come la tempesta Gloria del gennaio 2020, le onde riportano i rifiuti sulla spiaggia. Alcune spiagge sono state letteralmente ricoperte».

Una situazione che, tuttavia, era già stata denunciata nel 2019, in un servizio su RaiNews24 a cura di Martino Seniga: «i rifiuti urbani abbandonati nelle discariche abusive sono stati trascinati fino a mille metri di profondità in fondo allo Stretto, e questo ha compromesso, in modo definitivo, l’ecosistema sottomarino».

A rilevare questa situazione anomala, sono stati i ricercatori del Cnr e della facoltà di geologia dell’Università degli studi di Roma, che hanno scoperto un’immensa discarica sottomarina che si sviluppa fino a mille metri di profondità al centro dello stretto. Lo hanno raccontato, tramite la loro testimonianza, Francesco L. Chiocci, prof. di Biologia marina presso l’Università La Sapienza di Roma, Martina Pierdomenico, naturalista e ricercatrice Cnr, Frine Cardona, biologa marina università di Bari nel servizio di Seniga.

A contribuire l’arrivo dei rifiuti nello Stretto, sono le fiumare di Reggio e Messina che, trasformate in vere e proprie discariche, con una piena, viaggiano con l’acqua fino ad arrivare al mare.

«Uno scempio che dura da decenni» ha detto Seniga, e che sono documentati grazie agli archivi della Rai.

Questo studio, dunque, dovrebbe far capire quanto sia necessario – se non fondamentale – risolvere la questione dei rifiuti a Reggio Calabria che, nel Report Rifiuti 2020 di Legambiente, ha registrato un peggioramento (2% sulla differenziata) insieme a Vibo Valentia (-4%).

E parte della soluzione è stata presentata con il nuovo piano del Conai, che propone l’installazione delle compostiere di prossimità e di quartiere per il conferimento dell’organico, la messa in posa di cassonetti intelligenti in aree circoscritte e videocontrollate, la possibilità di incentivi e premialità per gli utenti che effettueranno una differenziata corretta ed il passaggio ad un sistema cosiddetto “misto” che alterna la raccolta stradale a quella “porta a porta”.

L’obiettivo – ha spiegato l’assessore comunale reggino all’Ambiente, Paolo Brunetti – è di raggiungere, in due anni, la soglia del 65% della differenziata nel rispetto dei parametri fissati dalla Comunità europea. Puntiamo a vincere una sfida che è abbondantemente alla nostra portata. Ricordo, infatti, che, quando il sistema di raccolta e conferimento funzionava a dovere, eravamo riusciti a portare le quote di differenziata dal 7 al 60%».

Ma non c’è solo Reggio ad essere in emergenza rifiuti: è tutta la Calabria ad essere colpita da questa piaga che, purtroppo, continua a deturpare la nostra bella terra. Tante le denunce, infatti, che arrivano da tutta la regione: Italia Nostra Alto Tirreno Cosentino, recentemente, ha denunciato le condizioni in cui verte la strada Scalea.S. Domenica-Normanno, che è completamente invasa dai rifiuti. A Crotone, dove l’emergenza rifiuti è una costante, i leghisti Giancarlo Cerrelli e Marisa Luana Cavallo hanno proposto la realizzazione di un termovalorizzatore nella città pitagorica come soluzione all’emergenza rifiuti scoppiata nel mese di Natale, e che ha trovato un netto no da parte di Legambiente, che ha sottolineato che «in Calabria, sui rifiuti, bisogna fare scelte chiare che vadano nella direzione di un’economia circolare seria ed efficace, e devono essere costruiti gli impianti della filiera del riciclo, a partire dagli impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost di qualità e biometano».

«Per superare la perenne emergenza nella gestione dei rifiuti – ha detto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – la Calabria deve uscire dalla logica degli inceneritori e delle discariche, sviluppando ogni possibile azione, per come previsto dalla normativa vigente, per far aumentare il riciclo da raccolta differenziata e lavorare  sulla riduzione alla fonte dei rifiuti,  seguendo l’esempio dei Comuni ricicloni e rifiuti free calabresi che anche quest’anno Legambiente premierà nel corso dell’Ecoforum regionale sull’economia circolare».

Per la città pitagorica, tuttavia, sembra avvicinarsi un punto di svolta sulla questione rifiuti: nei giorni scorsi, infatti, si è svolta l’assemblea dei sindaci dell’Ato – Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Crotone, dove sono stati definiti gli organismi e riorganizzata la struttura a sostegno dei sindaci per consentire il funzionamento dell’Ambito stesso, che sarà costituita dal dirigente del settore 4 (ambiente) con funzioni di direttore, dal dirigente del settore 3 (finanziario) come esperto contabile e tre funzionari del Comune di Crotone.

L’Assemblea, che intende applicare la parola autonomia al nuovo piano d’ambito, ha approvato una serie di punti che, nello specifico, sono importanti per il funzionamento dell’Ato e del ciclo dei rifiuti in questo frangente tra cui il mandato al Direttore dell’Ufficio Comune per la indizione della gara di appalto di servizio per il trattamento rifiuti solidi urbani, il mandato al Duc per l’indizione della gara di appalto di servizio per lo smaltimento degli scarti di lavorazione da raccolta differenziata, l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di trattamento rifiuti solidi urbani e l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di smaltimento scarti da raccolta differenziata. (ams)

REGGIO – Cittadini per il Cambiamento: serve il Prefetto per l’emergenza rifiuti

La situazione dei rifiuti a Reggio Calabria continua a essere insostenibile: non sono bastati gli appelli da parte di cittadini, Associazioni e politici perché si intervenisse per risolvere questa emergenza rifiuti che la città sta affrontando, ed è per questo che Nuccio Pizzimenti, presidente dell’Associazione Cittadini per il Cambiamento, chiede l’intervento del Prefetto, Massimo Mariani e le scuse da parte del sindaco Giuseppe Falcomatà, «per aver esposto i cittadini a rischio igienico-sanitario».

«Sindaco Falcomatà – ha dichiarato Pizzimenti – la città è molto sporca, con odori nauseabondi, siamo versamenti stanchi, non ne possiamo più della sua pessima azione amministrativa! I cittadini sono “assediati” dalla puzza dei cumuli di spazzatura non raccolta, proprio da quando è stato imposto il porta a porta alla popolazione con presunzione ed arroganza da Falcomatà, cosicché, oggi, ci ritroviamo per strada, nei portoni e sotto le finestre di casa anche topi e scarafaggi, attirati dall’immondizia».

«Quindi – ha aggiunto – come abbiamo più volte detto al sindaco Falcomatà; e tenendo conto, che le discariche sono aperte e paghiamo la tassa sulla Tari, a fronte della quale i cittadini non ricevono il conseguente servizio di raccolta, pertanto i contribuenti vanno risarciti! Falcomatà, mette anche a repentaglio la popolazione, poiché ci troviamo con una grave emergenza sanitaria, (considerato pure il caldo torrido di questi giorni), che registra lo strano e pericoloso silenzio dell’Asp, che non interviene a salvaguardia della salute pubblica? Visto che il sindaco Falcomatà non è capace a risolvere il problema rifiuti chiediamo l’intervento di Sua Eccellenza Prefetto di Reggio Calabria, dott. Massimo Mariani».

«Falcomatà – ha proseguito il presidente di Cittadini per il Cambiamento – non ha il senso della vergogna, nè del rispetto verso i cittadini – costretti a subire il degrado del territorio – da più di 5 anni causato dalle tue scelte sbagliate! La tua intera azione politica è fallimentare su molteplici fronti, infatti, il degrado in cui versa la città, ha affossato la vocazione turistica di Reggio Calabria. Falcomatà inoltre è stato colpevolmente silenzioso e non incisivo nell’opporsi al declassamento dell’aeroporto; e per quanto riguarda il Lido Comunale e l’Arena Lido, i lavori di ristrutturazione non sono mai iniziati e le strutture sono in progressivo deperimento ed abbandono, inoltre molti punti della città sono al buio compreso il lungomare. E come non parlare pure dell’incompiuto nuovo Palazzo di Giustizia, del Canile e del Mercato-Agroalimentare di Mortara, del mancato completamento del Tapis Roulant, delle strade che sono un colabrodo, dell’erosione marina che sta errodendo la spiaggia della baia di Reggio, del non funzionante Depuratore di Ravagnese, che crea disagio ai residenti, delle numerose fuoriuscite di liquami, della mancanza d’acqua nelle case dei Reggini, degli  albergatori e dei proprietari dei Bed, che – (tagliati fuori da agevolazioni e contributi), – avendo subito le conseguenze di 3  mesi di fermo-attività per il Coronavirus, faticano ad attrarre turisti».

«Sig. sindaco, visto che Lei, caparbiamente – ha continuato Pizzimenti – non capisce, o finge di non capire tutto ciò, glielo diciamo con pacatezza: Lei non ha la stoffa per fare il sindaco, perché ha trasformato sin dall’inizio del suo mandato, “la Reggio bella e gentile” in una grande discarica a cielo aperto, aggravando per giunta il bilancio delle Casse Comunali, come la stessa Corte dei Conti le ha comunicato. Falcomatà per l’mmondizia, ancora oggi non raccolta, Le avevamo suggerito di dichiarare urgentemente lo stato di Emergenza Sanitaria su tutto il territorio comunale, come stabilisce la normativa vigente in materia in base al combinato disposto degli articoli 50, comma 5 del Tuel e dell’articolo n° 191 del D.lgs n° 152/2006 e chiedere l’intervento dell’Esercito per come aveva promesso, per ripulire la Città».

«Le ricordiamo anche – ha aggiunto – che, nella qualità di presidente dell’Ato – Ambito Territoriale Ottimale della Città Metropolitana – nulla Lei ha fatto per la programmazione della gestione del circuito dei rifiuti, come anche ben evidenziato e dichiarato con apposita lettera, a Lei indirizzata, dall’ex Governatore Mario Oliverio, (suo compagno di partito)!»

«Caro Falcomatà – ha concluso Pizzimenti – un sindaco che non assolve neanche ai suoi doveri di Presidente Ato e che non sa stabilire le priorità, perseverando intenzionalmente nei suoi errori, addossandone poi le conseguenze alla popolazione, a nostro avviso, deve astenersi dal ricandidarsi, anche perchè, probabilmente, questa volta, il suo cognome famoso non sarà garanzia di rielezione!». (rrc)

Rifiuti, la Calabria rischia di essere sommersa
Da Bruxelles l’allarme sui siti di smaltimento

di MARIA CRISTINA GULLÍ – C’è un’altra emergenza che, ciclicamente, ai primi caldi, si ripresenta in Calabria e non solo: lo smaltimento dei rifiuti diventa sempre più ingestibile a causa della carenza di discariche e di siti di smaltimento. Complice l’assenza di una seria politica di raccolta e riutilizzo con la trasformazione in biogas o il riciclo (differenziato) delle tonnellate di spazzatura prodotte in regione. Sulla situazione ormai esplosiva che si sta determinando in Calabria è intervenuta con un’interrogazione alla Commissione Europea l’eurodeputata calabrese Laura Ferrara (M5S).

«Puntuale, con i primi caldi – ha dichiarato l’europarlamentare – si presenta in Calabria l’ennesima emergenza rifiuti. Moltissimi centri, anche e soprattutto di grandi dimensioni, da giorni sono letteralmente sommersi dalla spazzatura e lo scarica barile, anche questa volta, accompagna questa crisi. Questa nuova emergenza legata al ciclo di smaltimento dei rifiuti, è causata oltre che dai soliti problemi di sostenibilità finanziaria anche dall’assenza di siti deputati allo smaltimento».

«L’attuale piano di gestione dei rifiuti per la Calabria – ha proseguito la Ferrara – presentava alcune timide azioni tese a migliorare la situazione, tra cui il conseguimento dell’obiettivo del 65 % di raccolta differenziata e l’entrata in funzione di 9 nuovi impianti pubblici di trattamento dei rifiuti da completare entro la fine del 2020. Nella querelle della nostra politica regionale tali soluzioni non trovano spazio. Si continua infatti a portare avanti l’espediente della discarica. Nel frattempo l’ammasso dei rifiuti lungo le strade delle città calabresi costituisce una grave emergenza, aggravata dall’innalzamento delle temperature e dall’emergenza Covid-19».

«Fra le scadenze a cui dovrebbe ottemperare la Regione Calabria – ha evidenziato la Ferrara – vi sono le modifiche richieste dall’Ue proprio al Piano regionale di gestione dei rifiuti. Infatti, entro il 5 luglio 2020, la Regione dovrà presentarne uno riveduto ed in linea con la recente normativa dell’UE in materia di rifiuti, che stabilisce nuovi obblighi riguardanti, tra l’altro: la prevenzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, obiettivi di riciclaggio più ambiziosi e un obiettivo di riduzione del numero di discariche. Quindi, la strada da perseguire non può essere l’apertura di nuove discariche o di quelle chiuse da anni e che dovrebbero essere, al contrario, bonificate».

«In una risposta ad una mia recente interrogazione sull’argomento – ha concluso l’europarlamentare Ferrara – la Commissione sottolinea come l’esistenza di un valido piano di gestione dei rifiuti è uno dei prerequisiti affinché gli Stati membri possano attingere ai fondi strutturali per sostenere l’infrastruttura di gestione dei rifiuti nel rispetto della gerarchia dei rifiuti. Un motivo in più per superare in maniera strutturale il conferimento in discarica e puntare sugli impianti di smaltimento pubblici sin da ora»

Secondo quanto si legge nel sito istituzionale, «La Gestione dei Rifiuti nella Regione Calabria avviene tramite il Dipartimento Ambiente e Territorio, coinvolgendo lo specifico settore, e prevede il piano gestionale dei rifiuti, il programma regionale di prevenzione, la raccolta differenziata e le dinamiche per il conferimento, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Particolare attenzione è rivolta alla Raccolta Differenziata, che deve essere finalizzata a raggruppare i rifiuti in frazioni merceologiche omogenee in modo da ridurre il flusso dei rifiuti da avviare allo smaltimento e di condizionare in maniera positiva l’intero sistema di gestione. In questa sezione, inoltre, sono presenti le informazioni e le comunicazioni rivolte ai Comuni, che sono parte attiva e importantissima nella gestione regionale dei rifiuti.
«Sono di rilievo gli interventi di promozione e sviluppo della raccolta differenziata porta a porta che ha coinvolto l’88% dei comuni calabresi. Nel settore del risanamento ambientale sono in atto interventi di messa in sicurezza e bonifica dei siti inquinati ad alto rischio, di rimozione dell’amianto su strutture pubbliche, di bonifiche di suoli inquinati e di recupero di aree degradate, di attuazione degli interventi previsti nell’Accordo di Programma Quadro “Tutela e risanamento ambientale per il territorio delle regione”. I comuni costieri della regione hanno inoltre usufruito dei contributi per la pulizia delle spiagge, nonché per essi è stato reso il servizio di pulizia delle acque superficiali marine costiere».

Bellissimi proponimenti e magnifici obiettivi. Peccato che il sito sia fermo al 2018 come informazioni e non fornisca dati più aggiornati ai cittadini che avrebbero diritto di conoscere lo stato dell’arte delle varie iniziative in corso o in via di progettazione. Quella del sito, è un’altra incombenza per il “Capitano Ultimo”, ovvero l’assessore all’Ambiente Sergio de Caprio, che pure sta lavorando con grande impegno sul piano regionale dei rifiuti e nella salvaguardia dell’intero ecosistema della Calabria. Possibile che sul piano della comunicazione entrambi i siti web di Giunta e Consiglio regionale – costati non poco e costantemente (non) manutenuti con grande pigrizia o criminale incompetenza, salvo scarse eccezioni – non debbano diventare un fiore all’occhiello per l’istituzione? Dov’è la trasparenza nell’informazione al cittadino? Nei tweet o nei post di facebook (preziosi, a questo punto) della presidente o di qualche assessore?

Ma torniamo al problema rifiuti. Sorge spontanea una domanda: gli altri Paesi diventano ricchi con i rifiuti “esportati” dall’Italia che non riesce a smaltirli negli attuali siti che risultano ormai al collasso. Cosa si aspetta a varare una serie di progetti (peraltro finanziabili interamente dalla UE) per impianti di termovalorizzazione che trasformino i rifiuti organici in biomasse, per la produzione di energia. Non mancano i siti dove localizzare gli impianti che, contrariamente a quanto si pensa, non producono inquinamento ambientale, anche se non è difficile immaginare una mezza rivoluzione da parte dei sindaci degli eventuali territori che si dovessero individuare per tale destinazione. Analogo discorso vale per i rifiuti inorganici (vetro, plastica, metallo, alluminio, carta, ecc.) che possono essere recuperati, riciclati o addirittura riutilizzati. Il guaio è che in Calabria manca quasi totalmente la cultura del riuso, del recupero e della trasformazione dei rifiuti. Col nuovo assessore c’è dunque da aspettarsi una totale rivoluzione in questo ambito.

L’assessore De Caprio dovrebbe documentarsi su come, nel cuore della Piana, a Candidoni, nell’area dove sorge la bella realtà produttiva della Fattoria della Piana vengono smaltiti i rifiuti: gli scarti alimentari, il letame, gli avanzi di lavorazione, ritornano alla terra trasformati in biogas (e quindi energia) e concime biologico per i nuovi frutti. Attraverso un impianto di trasformazione in biomasse che vengono persino dal Giappone a visitare (vedi calabria.live del 23 ottobre 2018). Un esempio che dal privato dovrebbe essere mutuato dalla Regione, con il coinvolgimento di imprenditori e di altri soggetti istituzionali (per esempio la Città metropolitana di Reggio Calabria). (mcg)

 

 

 

Rifiuti, l’europarlamentare Ferrara: la Calabria deve uscire dall’emergenza

L’europarlamentare del Movimento 5 StelleLaura Ferrara, è intervenuta sull’emergenza rifiuti che, da giorni, attanaglia la Calabria e ha inviato apposita interrogazione alla Commissione Europea.

«Puntuale, con i primi caldi – ha dichiarato l’europarlamentare – si presenta in Calabria l’ennesima emergenza rifiuti. Moltissimi centri, anche e soprattutto di grandi dimensioni, da giorni sono letteralmente sommersi dalla spazzatura e lo scarica barile, anche questa volta, accompagna questa crisi. Questa nuova emergenza legata al ciclo di smaltimento dei rifiuti, è causata oltre che dai soliti problemi di sostenibilità finanziaria anche dall’assenza di siti deputati allo smaltimento».

«L’attuale piano di gestione dei rifiuti per la Calabria – ha proseguito Ferrara – presentava alcune timide azioni tese a migliorare la situazione, tra cui il conseguimento dell’obiettivo del 65 % di raccolta differenziata e l’entrata in funzione di 9 nuovi impianti pubblici di trattamento dei rifiuti da completare entro la fine del 2020. Nella querelle della nostra politica regionale tali soluzioni non trovano spazio. Si continua infatti a portare avanti l’espediente della discarica».

«Nel frattempo l’ammasso dei rifiuti lungo le strade delle città calabresi costituisce una grave emergenza, aggravata – così come si precisa nell’interrogazione alla Commissione europea – dall’innalzamento delle temperature e dall’emergenza Covid-19».

«Fra le scadenze a cui dovrebbe ottemperare la Regione Calabria – ha proseguito la Ferrara – vi sono le modifiche richieste dall’Ue proprio al Piano regionale di gestione dei rifiuti. Infatti, entro il 5 luglio 2020, la Regione dovrà presentarne uno riveduto ed in linea con la recente normativa dell’UE in materia di rifiuti, che stabilisce nuovi obblighi riguardanti, tra l’altro: la prevenzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, obiettivi di riciclaggio più ambiziosi e un obiettivo di riduzione del numero di discariche. Quindi, la strada da perseguire non può essere l’apertura di nuove discariche o di quelle chiuse da anni e che dovrebbero essere, al contrario, bonificate».

«In una risposta ad una mia recente interrogazione sull’argomento – ha concluso l’europarlamentare Ferrara – la Commissione sottolinea come l’esistenza di un valido piano di gestione dei rifiuti è uno dei prerequisiti affinché gli Stati membri possano attingere ai fondi strutturali per sostenere l’infrastruttura di gestione dei rifiuti nel rispetto della gerarchia dei rifiuti. Un motivo in più per superare in maniera strutturale il conferimento in discarica e puntare sugli impianti di smaltimento pubblici sin da ora». (rrm)