Realizzare, a Seminara, un polo museale finalizzato alla divulgazione e conoscenza del proprio patrimonio artistico. È questo l’obiettivo dell’Amministrazione comunale di Seminara che, nell’ambito del previsto programma di messa in sicurezza, valorizzazione e promozione del patrimonio artistico e culturale, ha predisposto un piano che, attraverso un percorso guidato che ne faciliti la fruizione con l’utilizzo di guide fisiche e app dedicate per smartphone, restituirà a Seminara la sua naturale vocazione di polo artistico e culturale della Piana.
Nella giornata di venerdì, infatti, si è svolto un incontro e con la dott.ssa Cristina Schiavone della Soprintendenza dei beni culturali, l’Ispettore onorario del Mibact, Domenico Scordo e il sindaco di Seminara, Carmelo Arfuso. Incontro, che ha fatto seguito a quelli già avvenuti con il prof. Antonio Barbera dell’Università della Calabria e la prof.ssa Donatella Barca del Dibest.
L’obiettivo è quello di recupero e messa in sicurezza delle opere già di proprietà comunale, oltre dieci quelle già censite, ciò avverrà attraverso la creazione di un laboratorio di restauro che sarà predisposto presso la ex Pretura di Via Carlo V, dove vi lavoreranno specialisti restauratori, e dove il laboratorio sarà aperto al pubblico e dinamico.
Finché il laboratorio resterà attivo, anche le opere di interesse storico che appartengono, a qualunque titolo, a privati, e/o associazioni, potranno essere restaurate a spese dell’Amministrazione. Esse verranno tutte catalogate, verificate e riconsegnate alla fine del restauro, inoltre, chi lo desidera le potrà donare al Museo, oppure darle in prestito. Il Comune attesterà al donatore la partecipazione alla sua fondazione con la consegna di una pergamena ed il titolo di Cittadino di San Mercurio.
Tutte le opere saranno esposte all’inaugurazione dell’istituendo polo culturale e, con l’autorizzazione dei proprietari, eventualmente riprodotti per arricchire la mostra di cui faranno parte, costituendo così una parte importante del patrimonio storico/culturale di Seminara.
«Si invitano, pertanto – si legge in una nota – tutti a partecipare a questa eccezionale iniziativa, in cui ogni cittadino sarà protagonista della rinascita di Seminara, lo potrà fare portando al museo una foto o un dipinto, anche in copia digitale, che riproduca Seminara antica e/o la sua gente, portando anche oggetti antichi di uso quotidiano, di arredo o artistici, altresì, oggetti ritrovati nei siti storici».
«Partecipare a questa iniziativa, oltre che un dovere civico – conclude la nota – è una occasione unica e di altissimo profilo, essa contribuirà a restituire a Seminara il ruolo di centro artistico e culturale della Piana, ruolo che la sua plurisecolare storia gli ha già assegnato». (rrc)
di PINO NANO – Le tante scomode verità del medico-scrittore Santo Gioffrè: una testimonianza in prima persona, che equivale a una grande sfida al malaffare che ha pervaso la sanità calabrese. Arriva in libreria il nuovo libro di Gioffrè, ma non è un romanzo storico, come quelli ai quali ci ha piacevolmente abituato: è il racconto amaro di una sconfitta, quella dello Stato, che forse si poteva evitare. Una coraggiosa, pesantissima, denuncia che farà scalpore. Susciterà amarezza e indignazione tra le persone perbene, tra i tantissimi calabresi onesti che hanno diritto e voglia di essere informati su uno scandalo infinito su cui la giustizia dovrà mettere la parola fine. Non caso s’intitola Ho visto. La grande truffa della sanità calabrese.
Il saggio esce grazie alla Castelvecchi Editore che ha fortemente creduto nel progetto del medico scrittore di Seminara, decidendo di farlo arrivare non solo nei luoghi più sperduti del Paese, ma anche all’estero dove spesso la Calabria che viene raccontata dai media è meno crudele di quella che Santo Gioffrè descrive invece in questo suo racconto, dai toni anche drammatici e fortemente sofferti.
Questo suo nuovo libro è in realtà il diario di bordo di una esperienza di governo e di gestione ai vertici della sanità calabrese, «dove può capitarti di imbatterti in un mafioso senza rendertene conto», tanto simile spesso egli è agli uomini di Stato e ai rappresentanti istituzionali di questa moderna Repubblica del caos.
Un pugno nello stomaco, una confessione a cielo aperto, una sfida al Paese, coraggiosissima e plateale, un dossier analitico e documentatissimo sul malaffare della sanità calabrese davvero senza precedenti, ma anche un racconto diretto immediato senza perifrasi o mediazioni di comodo che ti entra nel cuore e nel corpo con una violenza brutale e inimmaginabile. E di fronte al quale, ogni qualvolta vedi in televisione l’immagine stereotipata dell’arresto di un uomo di ‘ndrangheta, il più delle volte di un boss, ripreso in qualche capanno o vestito da contadino, ti viene solo da sorridere, perché oggi i veri boss della ‘ndrangheta sono forse molto di più quelli che Santo Gioffrè descrive nei minimi dettagli lungo il percorso che affronta in “Ho visto”, e che vestono blazer scuri e scarpe firmate da 2 mila euro al paio.
La domanda a cui nessuno forse potrà, o saprà mai dare una risposta credibile, e che noi ci facciamo da giorni è questa: ma dove avrà mai trovato Santo Gioffrè il coraggio di tanta lucidità nella scrittura e nella forza delle accuse che muove al mondo istituzionale calabrese, e non solo calabrese?
Abbiamo allora provato a conoscerlo meglio questo medico scrittore. Anche perché la sua vita di intellettuale è costellata di altre opere di grande pregio letterario.
Nel 1999 pubblica il primo romanzo storico Gli Spinelli e le Nobili Famiglie di Seminara, nel periodo del terremoto del 1783. Seguiranno Leonzio Pilato, La terra rossa, Il Gran Capitán e il mistero della Madonna nera. Ultimo romanzo prima di Ho visto, Gioffrè scrive L’opera degli ulivi, che segna di fatto il suo grande esordio per la Castelvecchi di Roma.
Uno scrittore dunque di straordinario coinvolgimento emotivo, che usa un racconto per nulla forbito ma lineare, semplicissimo, e lo stratagemma del romanzo per raccontare gioie dolori ed emozioni della sua terra natale, che è la Piana di Gioia Tauro, «infestata dalla violenza e dal pregiudizio storico che tutto ciò che si muove è solo ndrangheta», lui figlio di un paese come Seminara dove la faida di tanti anni fa ha profondamente segnato la vita di ogni ragazzo di allora, quando durante un funerale arrivarono dei killer e spararono contro il corteo, e i ragazzi videro la bara del defunto rotolare per le scale del sagrato della Chiesa, abbandonata da chi la portava in spalla.
Scene di una violenza inaudita, ma che Santo Gioffrè nei suoi romanzi ha cristallizzato in ricordi e immagini di una suggestione senza pari, dove l’Aspromonte – per lui che ne è figlio più autentico di questa montagna – è meno cupo e meno minaccioso di quanto invece da lontano non si possa immaginare.
Fin qui la vita del romanziere, Santo Gioffrè. Ma c’è anche un rovescio della medaglia che è invece quello di un medico che tra Seminara Palmi e Gioia Tauro fa anche tantissima attività politica, impegno che lo vede eletto più volte consigliere al Comune di Seminara, e dal 1994, per due volte consecutive Consigliere provinciale nel collegio Seminara – Delianuova, ma anche assessore alla cultura della provincia di Reggio Calabria.
Vecchio idealista, uomo esteriormente rude, protagonista indiscusso della sinistra storica in Calabria, Santo Gioffrè – che per mestiere fa il medico ginecologo a Palmi ma che è soprattutto conosciuto in Italia come scrittore e romanziere della grande scuola meridionale – nel 2015 viene nominato dalla giunta regionale in carica Commissario Straordinario dell’ASP di Reggio Calabria, e qui incominciano i suoi «guai terreni».
Subito dopo il suo insediamento, incomincia a mettere mano alle poche carte che trova sul suo tavolo di gestore unico della sanità nella provincia più “discussa” d’Italia, e scopre – quasi per caso – che da quel giorno in poi la sua vita avrà a che fare soprattutto con un deficit di bilancio unico in Italia e con un disastro finanziario impossibile da risanare.
Ma l’uomo ha il carattere forte e la tempra giusta per credere di potercela fare da solo, a rimettere ordine in questo caos di totale confusione. Per giorni e notti lavora sulle cifre che ha davanti, ma intuisce immediatamente che molte cose non vanno. E man mano che va avanti nella conoscenza dei dati contabili dell’Azienda Sanitaria si rende conto che ha di fronte un quadro a dir poco scandaloso e allarmante.
Convoca allora i suoi funzionari più diretti, legge tutti i rapporti redatti dai suoi predecessori, cerca insomma di capire perché l’Asp di Reggio Cal fin dal 2013 è senza bilancio consolidato in quanto, quell’anno, fu bocciato e mai più redatto. Molte delle spese sostenute dalla sanità reggina sono state fatte infatti sulla “parola”.
Cosa significa? Che non ci sono carte contabili. Non ci sono ricevute di pagamenti effettuati. Non ci sono riscontri finanziari. Non ci sono registri contabili affidabili, ma solo «parole affidate al vento e alla memoria di qualcuno». Molte cose sono state acquistate e saldate sulla base di accordi o promesse verbali, «sulla parola», magari con una semplice stretta di mano. Roba da non crederci. Bastava una stretta di mano, e l’affare si chiudeva in quel modo. Ma così andavano le cose, nella più importante azienda sanitaria calabrese.
Verba volant, scripta manent. Santo Gioffrè la chiama “Contabilità orale”, nel senso di contabilità affidata alla memoria storica di qualcuno, di cui però non ci sarà mai traccia vivente. Parliamo di contabilità di milioni di euro mai regolarizzati, e mai trascritti su carte documenti o anche semplici memorandum. Per anni tutto è avvenuto “sulla parola”. Una stretta di mano, uno sguardo ammiccante, un accordo da chiudere, e soprattutto la certezza poi che qualcuno avrebbe alla fine pagato il conto.
E il primo “conto” che Santo Gioffrè, nella sua veste di neocommissario della sanità reggina deve saldare è una “piccola” fattura di 6 milioni di euro ad una struttura privata convenzionata di Reggio Cal.
Avete letto bene. 6 milioni di euro, mica bruscolini.
Dopo 20 giorni dall’insediamento, Santo Gioffrè riceve la visita di un signore, già curatore legale di quella struttura. Nel suo libro Gioffrè fa nomi e cognomi precisi. Il neo-commissario lo riceve ma viene raggelato dal suo racconto.
Questi riferisce che prima del suo insediamento, l’Asp aveva pubblicato una delibera, con tutti i pareri di rito favorevoli, in cui veniva riconosciuto ad una Casa di Cura privata convenzionata un debito da pagare di 6 milioni di euro.
“Dottore, noi avevamo già incassato, nel 2009, i sei milioni che ci dovevate. Poi, nel 2014, io stesso ho curato, a nome del Consiglio d’Amministrazione, la vendita ad altri della Casa di Cura. Ora, scopriamo che si stanno pagando le stesse fatture che, allora, ci furono pagate…”.
Fine della favola?
Niente affatto. Santo Gioffrè chiede ulteriori verifiche e scopre per bocca dei suoi amministrativi che quel saldo di 6 milioni di euro in realtà, per come riferito, era probabilmente avvenuto “sulla parola”. Nel senso che il debito era stato regolarmente saldato dalla Banca tesoriere dell’Azienda Sanitaria, ma nessuna ricevuta specifica, fattura per fattura pagata, era stata trasmessa all’Ufficio Economico-finanziario dell’Asp affinché la partita debitoria, da quel momento in poi, risultasse estinta.
Da qui, poi, la seconda richiesta di saldo, evidentemente vogliamo pensare per via di fatture precedenti già saldate ma assolutamente inesistenti.
Che fare?
Gioffrè, ricevuti i documenti che accertano il pagamento avvenuto, scrive allora di proprio pugno la delibera di annullamento della precedente delibera, e blocca il saldo di 6 milioni di euro disposto per la nuova società.
Il Medico-Scrittore, proseguendo nel suo lavoro di ricerca, scopre ulteriori fatture pagate due volte, soprattutto a multinazionali del farmaco e intuisce il sistema che ha trasformato l’Asp di Reggio Calabria in bancomat. È facile immaginare, a questo punto, cosa accadde nelle settimane successive.
Santo Gioffrè viene cacciato dal suo incarico.
Lo mandano a casa nel giro di qualche giorno, e lo fanno senza pietà, quasi fosse un appestato. Naturalmente, lo mandano via con una “scusa istituzionale” assolutamente “impeccabile”, e fra l’altro anche giuridicamente incontestabile.
L’Anac, l’Autorità Anticorruzione guidata allora da Raffaele Cantone scopre che la sua nomina di Commissario dell’ASP di Reggio Calabria è incompatibile perché Gioffrè, nel 2013, era stato candidato, sconfitto, alla carica di Sindaco di Seminara, un paesino di 1500 mila anime.
Bene, oggi – grazie a questo libro di grande coraggio ed efficacia mediatica vi assicuro – questa storia della “Contabilità orale” farà ormai il giro del mondo.
Mi permetto solo di darvi un consiglio. Davvero avete voglia di capire come, in storie come queste, di grandi affari milionari, si materializza la Ndrangheta?
Bene! Nelle prime quattro pagine di “Ho visto” troverete il racconto dettagliato, inquietante, drammatico e clamoroso di un incontro tra il medico-scrittore e un signore elegante e dall’atteggiamento sobrio che è un affresco attualissimo del rapporto tra la ‘ndrangheta e le Istituzioni di questo paese, e di fronte al quale lo scrittore confessa: «Quando tutto iniziò ebbi subito la sensazione di trovarmi di fronte all’amore e alla morte… Sentii il gelo di quando muore qualcuno… Quell’uomo aveva lavato e asciugato il mio coraggio. Mi sentivo nudo e avevo freddo, il cuore mi sembrava diventato vegetale, non aveva più un battito. In quei momenti è difficile rimanere lucidi. Rimasi muto. Lo accompagnai con lo sguardo, fin quando non si perse tra la folla».
Santo Gioffrè, dunque, non solo “Premio Letterario Nazionale Cronin 2020” in una terra dove se «alzi per un momento la testa, e lo fai fuori dal coro, rischi di beccare un cecchino pronto a farti fuori».
Oggi Santo Gioffrè è diventato, suo malgrado, icona della legalità in tutto il mondo, ma soprattutto testimonial di grande coraggio individuale, perché da oggi in poi – quando si parlerà della sanità calabrese e della “Contabilità orale” dei bilanci milionari delle Asl calabresi – si parlerà per forza di cose di lui, della sua cocciutaggine, e del suo estremo coraggio.
L’intervista che giorno fa gli ha dedicato BBC News, francamente gli rende merito di tutto quello che lui ha fatto in tutti questi anni al servizio della sua terra.
Ma chissà se la penserà allo stesso modo il ministro Roberto Speranza?
Sappiamo solo che in passato i due erano anche grandi amici, lo erano soprattutto un tempo, quando insieme facevamo politica nello stesso vecchio partito comunista. Ma poi, forse, andando Roberto Speranza al Governo come ministro della Salute – con tutti gli impegni istituzionali del suo dicastero – avrà certamente perso per strada pezzi importanti dei suoi ricordi passati, e quindi forse anche una parte importante dei suoi amici più cari.
«Ma ho imparato a mie spese – sorride il vecchio medico di Seminara – che la politica, da sempre per la verità, riserva amarezze di questo genere. Forse anche peggiori di queste. Importante è non serbare mai rancore per nessuno». (pn)
Lo scrittore Santo Gioffrè è tra i vincitori del prestigioso Premio Cronin di Savona, riservato ai Medici Scrittori, categoria professionale che ha dato alla letteratura mondiale capolavori immortali.
Santo Gioffrè, medico, è un apprezzato romanziere, nonché autore di saggi che hanno profondamente segnato la storia della letteratura calabrese di questi ultimi anni.
Ha vinto nella sezione “Narrativa” col racconto breve: Vivo! Ero di nuovo vivo.
Nato a Seminara, svolge la sua attività professionale a Palmi ed è, ormai, considerato uno dei più noti scrittori italiani di romanzi storici. Il suo ultimo libro L’opera deli ulivi del 2018 (Castelvecchi editore) ha registrato larghi consensi a livello nazionale e internazionale.
È suo il romanzo Artemisia Sanchez dal quale Rai Uno ha tratto una fiction in 4 puntate, con musiche di Lucio Dalla, che ha riscosso un successo enorme di pubblico in Italia e nel mondo, nel dicembre 2008.
Lo scrittore Santo Gioffrè, soddisfatto ma anche emozionato, ha commentato la sua vittoria, spiegando come svolge il suo lavoro autoriale: «Io scrivo quando mi assale l’estro creativo. Forse è Apollo che mi tortura. Sto anni senza scrivere. Poi, di colpo (e può succedermi in qualsiasi momento del giorno o della notte) una frenesia mi assale. Devo scrivere, raccontare… Così sono nati tutti i miei romanzi. Ho inviato il mio racconto breve, che è l’incipit del mio nuovo romanzo a cui lavoro da tre anni, spinto da colleghi medici scrittori».
Vivo! è un racconto introspettivo in cui il protagonista, sopravvissuto ad un arresto cardiaco nel corso di una coronografia, narra quegli istanti di morte attraverso un viaggio fantastico tra luoghi misteriosi e figure inquietanti. Tornato in vita, il protagonista s’immergerà in un flashback necessario in cui ripercorre la sua vita: la Siria, i suoi maestri spirituali, uccisi dall’Isis. Un grande amore… Ma questo, lo leggeremo nel prossimo romanzo.
Ha scritto di lui in un post il prof. Michele Feo il più grande petrarchista vicente: “pur essendo medico ama vivere nel passato dei suoi personaggi storici; pur essendo ateo ha i suoi migliori amici in patriarchi e sacerdoti di religioni pacifiche; ha speso soldi personali per restauri di chiese bizantine; ha visto suoi romanzi diventare fortunate fiction televisive; …un meridionale che ogni tanto mi manda pacchi e pacchetti di perfidi dolci calabresi nella speranza di uccidere di dolce morte l’amico diabetico; che ha scritto libri belli su uomini e donne calpestati della sua terra, su ribelli sfortunati, sul vento che stordisce gli uomini e sugli ulivi possenti e miti davanti ai quali si inchinano dolorosamente nella fatica lavoratori per i quali non c’è pietà; che tutti i giorni battaglia contro il malcostume del suo mondo”. ′
Un successo straordinario, scontatissimo, ma ciononostante sorprendente per lo stesso Arbore: un’ovazione incredibile, nello scenario della splendida area archeologica di Cirella Antica di Diamante, che ha reso ancora più effervescente la performance, Due ore e mezzo di grande spettacolo, con la musica protagonista, secondo i canoni dell’Orchestra Italiana, mirabilmente guidata da un Arbore in ottima forma. E stasera Arbore sarà a Roccella Jonica a inaugurare la 40.ma edizione del Roccella Jazz Festival – Rumori Mediterranei 2020.
Lo spettacolo, promosso e organizzato da Ruggero Pegna, ideatore da 34 anni di Fatti di Musica, un festival del miglior live d’autore che ormai è diventato istituzione, interrotta solo dal lockdown, ha mostrato la grande voglia di “live” che c’è tra il pubblico. Arbore non si è sottratto e ha offerto una carrellata suggestiva quanto magnifica dei suoi popolari e ormai celebri pezzi del repertorio dell’Orchestra, tra classici napoletani, brani swing e i tanti successi dei suoi cult televisivi. Un Renzo Arbore effervescente, reduce dal nuovo successo televisivo di Striminzitik Show su Rai2, che, tra un brano e l’altro ha regalato perle di simpatia, con aneddoti e racconti personali.
A metà spettacolo, dopo una sequenza travolgente di canzoni che hanno entusiasmato l’intero teatro, Ruggero Pegna gli ha consegnato il “Riccio d’Argento” del Festival per la sezione “Miti della Cultura e dello Spettacolo Italiano“, l’oscar del live, come è considerato il prestigioso premio, realizzato dall’orafo crotonese Gerardo Sacco, che impreziosisce il “riccio apotropaico” della tradizione ceramista di Seminara.
Sul palcoscenico, alla consegna del riconoscimento, sono intervenuti il Prefetto di Cosenza Cinzia Guercio, che ha rivolto all’artista un caloroso saluto e il vice sindaco di Diamante Pino Pascale. Ha chiuso l’indimenticabile serata, dopo tanti fragorosi applausi e l’evidente divertimento del pubblico, una clamorosa standing ovation, che ha emozionato lo stesso Arbore.
Bravissimi tutti i grandi musicisti della mitica Orchestra Italiana, celebre in tutto il mondo, al gran completo: Gianni Conte, Barbara Buonaiuto e Mariano Caiano, voci, Giovanni Imparato e Peppe Sannino, percussioni, Roberto Ciscognetti batteria, Massimo Volpe pianoforte, Gianluca Pica fisarmonica, Michele Montefusco, Nicola Cantatore, Marco Manusso, chitarre, Massimo Cecchetti basso, Raffaele La Ragione, Salvatore Esposito, Salvatore della Vecchia, mandolini.
Perfetta la rodata macchina organizzativa di Pegna, con il rigoroso rispetto di tutte le misure antiCovid. A tal proposito Ruggero Pegna, già dirigente di Assomusica e componente della Consulta Ministeriale dello Spettacolo, ha sottolineato che «Tutto si è svolto in modo impeccabile, dalla registrazione dei presenti muniti di mascherina, alla misurazione della temperatura, fino all’accesso e alla sistemazione del pubblico, con soli posti a sedere opportunamente distanziati, la presenza di punti dotati di disinfettanti e servizi igienici sanificati; tutto con il controllo di personale di sicurezza autorizzato ed esperto. È stata la prova, qualora ce ne fosse bisogno, che un concerto, con pubblico seduto e distanziato, è una cosa diversa da una pista da ballo. Peraltro, abbiamo messo in vendita solo 900 biglietti, un terzo dei posti disponibili, in modo da poter garantire, oltre al comfort, la sicurezza di tutti».
Prima dello spettacolo il maestro ceramista Vincenzo Ferraro e il sindaco di Seminara hanno omaggiato Arbore di opere della tradizione artistica locale. Il Festival Fatti di Musica, infatti, oltre a valorizzare beni culturali e ambientali dell’intera Calabria, al grido di Spettacoli straordinari in luoghi spettacolari, ha tra le sue peculiarità simboli dell’Arte e della creatività calabrese.
Intanto, fervono i preparativi per lagrandiosa sezione del Festival con ben dieci live consecutivi in Piazza XV Marzo di Cosenza dal 4 al 13 settembre, con l’assegnazione del prestigioso “Riccio d’Argento” ad alcuni dei migliori Live d’Autore dell’anno, nazionali e internazionali. Fatti di Musica, unico e originale per il suo format di festival-premio dello spettacolo dal vivo, è stato sempre riconosciuto Grande Festival Internazionale Storicizzato dalla Regione Calabria. Inoltre, ha il patrocinio di Assomusica e, come media partner ufficiale, Rai Radio Tutta Italiana,la più moderna piattaforma Rai con trasmissioni in Dab (Digital Audio Broadcasting) e in streaming via social grazie a Rai Play, le più innovative tecnologie a livello mondiale. Ad inizio della prossima settimana è prevista la presentazione ufficiale dei prossimi eventi. (rs)
A Seminara, nel pieno rispetto dei decreti anti-Covid, riapre il Museo Tesoro della Basilica della Madonna dei Poveri.
Previa prenotazione, verranno spiegati i protocolli Anticovid da adottare, per fare una visita guidata all’immenso patrimonio di bellezze culturali, monumentali e storici che rappresentano l’orgoglio della Città e dei suoi abitanti.
Ricavato all’interno della Basilica, il Museo detto “Tesoro della Basilica”, gestito dal curatore Domenico Scordo, giovane appassionato di storia e di arte, presidente dell’Associazione culturale Progetto Futuro e Tirocinante del Mibact, a distanza di 6 anni dalla inaugurazione ha registrato un boom autentico di visitatori, intere scolaresche, gente comune, associazioni, e la visita di studiosi e persone amanti dell’Arte e della cultura, tra questi il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, rimasti incantati dalle bellezze più rappresentative della storia religiosa di Seminara. (rrc)
Domani pomeriggio, a Seminara, alle 17.45, alla Casa del Pellegrino, la presentazione del libro L’opera degli ulivi di Santo Gioffrè.
Interviene e modera Domenico Latino. Dialoga con l’autore Salvatore Costantino. La lettura dei brani è a cura di Vanessa Sindoni, mentre gli intermezzi musicali sono a cura di Cecilia Pannarello.
Il libro è edito da Castelvecchi Editore.
«La narrazione parte dalle scene dei fermenti politici studenteschi che animavano le università negli anni Settanta – si legge sul sito di Castelvecchi Editore -. Manifestazioni, proteste, perquisizioni, detenzioni di armi, arresti. L’opera degli ulivi è anche amicizia, complicità, amore. il protagonista, Enzo Capoferro, è un giovane studente di Medicina, militante politico di sinistra. giulia si innamora di lui e lo sostiene nelle sue lotte, gli è compagna silenziosa e attenta. Non cerca di deviare il corso degli accadimenti nemmeno quando si accorge che Enzo è compromesso da una condanna ben lontana dalle ritorsioni per le lotte studentesche. La mala vivenza di Enzo è frutto di quella compromissione ancestrale, avuta per diritto di nascita, o obbligo di discendenza. È dunque in seno alla sua famiglia, e nel cuore del suo paese d’origine, che si scatenano le dure dinamiche sociali che trovano sfogo nella cruenta legge della vendetta. L’opera degli ulivi è metafora di un bivio, uno dei tanti davanti ai quali tutti gli uomini presto o tardi si ritrovano. Continuare o cambiare?
Sabato 3 agosto, a Seminara, alle 18.00, s’inaugura il Museo delle Ceramiche di Calabria.
Il Museo, fondato nel 2011 di concerto con il Centro Studi Esperide, ma allestito tra il 2018 e il 2019, anche grazie all’impegno profuso dal sindaco Carmelo Arfuso, nasce per documentare le produzioni ceramiche regionali, molte delle quali oggi estinte, facendo ricorso, laddove ancora possibile, anche alle testimonianze degli artigiani che hanno svolto tali attività.
Oltre a una collezione di oltre 500 opere afferenti a 20 centri di produzione, il museo presenta al pubblico una ricca documentazione fotografica e audiovisiva, con l’obiettivo di tracciare un quadro dei principali contesti produttivi della ceramica regionali.
L’inaugurazione, inoltre, sarà preceduta da un incontro presso la sala consiliare, con l’intervento di Mario Panarello, presidente del Centro Studi Esperide, Domenico Pisani, ex direttore del Museo Civico di Rende, e Monica De Marco, responsabile dell’allestimento. (rrc)
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