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Piazza De Nava RC

Fondazione Mediterranea: Solo due strutture associative cittadine favorevoli a demolizione di Piazza De Nava

Fondazione Mediterranea e il comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, hanno evidenziato in una nota come «di tutte le strutture associative cittadine, piccole e grandi, solo due sono favorevoli alla distruzione della piazza».

Una nota resasi necessaria a seguito delle affermazioni, apparse sulla stampa, circa l’inconsistenza numerica del fronte che si oppone alla demolizione di piazza De Nava.

«Un primo dato, il più importante – si legge – relativo alla battaglia etica ed estetica contro la distruzione di una porzione dell’identità storico-urbanistica della città, attiene all’adesione alle idee del Comitato da parte delle associazioni. Queste le possiamo suddividere in due gruppi: il primo è costituito da organismi locali di strutture a base nazionale o internazionale oltre che da istituti scientifici professionali; il secondo dall’ampia coorte di associazioni locali».

«Tra le strutture del primo gruppo, solo una, il Tci – viene spiegato – si è espressa a favore della demolizione di piazza De Nava; tutte le altre (tra cui il Fai, Legambiente, Italia Nostra, istituti di Urbanistica e di Territorialisti, ecc. ecc.), con diverse sfumature hanno espresso la loro contrarietà al progetto della Soprintendenza. Un discorso a parte meritano i Club Service, la cui presidenza cambia ogni anno e che pertanto, per ovvi motivi, non possiamo annoverare tra i contrari al progetto né tra i favorevoli. Unica eccezione è rappresentata dall’Associazione di Club Service “Città Metropolitana” e dal Comitato Interdistrettuale per l’Area dello Stretto, la cui presidenza non è cambiata, e che pertanto possiamo citare tra le strutture contrarie alla demolizione della piazza».

«Venendo alle associazioni locali, alcune delle quali pur contrarie – hanno spiegato Fondazione Mediterranea e Comitato Civico – non si sono volute esprimere formalmente in osservanza a una politica di basso profilo a nostro avviso eticamente inaccettabile, solo una si è espressa a favore della demolizione, Reggio Bene Comune. Riassumendo, è una falsità affermare, come dichiarato anche dal Sindaco f.f., che il fronte contrario sia inconsistente sol perché non si è fatta una manifestazione di piazza: non è nello stile della Fondazione né in quello del Comitato fare piazzate; piuttosto, ritenendo di interloquire con persone oneste e razionali, si preferisce il ragionamento su dati e fatti certi alle manifestazioni appariscenti».

«Per quanto riguarda i social media, i dati in nostro possesso non sono aggiornati – viene spiegato ancora – ma risalgono allo scorso anno: oltre il 90 per cento dei pareri espressi sui social erano critici sul progetto della Soprintendenza, nonostante la creazione di falsi profili che inquinavano il dibattito (si è valutata la possibilità di porgere denuncia alla polizia postale ma poi abbiamo lasciato perdere essendo riusciti a bloccarli)».

«Un discorso a parte – prosegue la nota – merita la considerazione che delle 10 associazioni ammesse alla Conferenza dei servizi, solo 4 si siano dimostrate contrarie. Considerando che alcune strutture partecipanti sono state avvisate per tempo e che non vi è stata una doverosa evidenza pubblica (nel caso della Fondazione si è saputo solo casualmente della Conferenza di Servizi); e che alcune erano associazioni professionali, quindi in palese conflitto di interessi; e che, ancora, i Club Service non possono essere tenuti in considerazione per le motivazioni prima espresse; va da se che le uniche veramente rappresentative erano proprio le 4 che, casualmente venute a conoscenza della Conferenza dei Servizi, vi hanno partecipato e si sono opposte. Non è certamente così, cripticamente e a invito, che si applicano le norme di trasparenza pubblica del momento decisionale, specie se si tratta di stravolgere l’assetto urbanistico del centro della città».

«Dopo che la città non è stata coinvolta nelle decisioni – viene ricordato – ora si tenta di delegittimare il suo malcontento sol perché questo non si manifesta in maniera chiassosa ma solo in forma educata e rispettosa delle dinamiche democratiche. Questi signori, burocrati dalla “carte a posto” e politici interessati alla poltrona, dovrebbero forse essere presi a ceffoni per fargli capire che hanno offeso la città con il loro comportamento contrario all’estetica urbanistica e all’etica politica?».

«La gente per bene, quella che oggi si oppone alla demolizione della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi – conclude la nota – non è solita prendere a ceffoni chi la pensa in modo diverso ma cerca di far sentire la propria voce con mezzi civili ed educati. Ma è proprio questo che i burocrati dalle “carte a posto” e i politici di basso conio non riescono o non vogliono capire». (rrc)