di PINO NANO – Venerdì sera, in Campidoglio a Roma, l’Associazione dei Calabresi Capitolini, guidata dall’avvocato Luigi Salvati e dal critico d’arte Rosario Sprovieri, ha ospitato insieme a “Inchiostro, Comitato Nazionale per la buona lettura”, una manifestazione sulla pace dedicata ad uno dei più famosi poeti di lingua araba della storia moderna, lo scrittore e giornalista palestinese Mahmoud Darwish , scrittore palestinese che ha raccontato l’orrore della guerra, dell’oppressione, e poi dell’esilio.
Nel corso della serata, davvero bellissima, sono state riproposte e lette alcune delle sue poesie più famose dedicate alla libertà del popolo palestinese e di denuncia aperta contro ogni forma di violenza e di oppressione.
Il momento clou della cerimonia è stato l’intervento ufficiale dell’Ambasciatrice della Palestina a Roma, Mona Abuara, che ha aperto il suo saluto con un grazie per niente formale agli amici calabresi e romani che l’hanno invitata, accomunando la solitudine dei Sud del mondo, e quindi anche della Calabria, alla solitudine del suo popolo.
«Non potevate scegliere tema più bello di questo – ha detto più volte l’ambasciatrice Abuara – perché la storia di Mahmoud Darwish è la storia di tutti noi che siamo nati in Palestina e che per tutta la vita abbiamo sognato di poter avere una terra tutta nostra dove vivere e dove crescere in pace i nostri figli, è la coscienza della Palestina, il narratore delle sue ferite, dei suoi sogni e della sua volontà indomabile».
Chi si aspettava dalla diplomatica palestinese un discorso di attacco, o peggio ancora un discorso politico, sarà anche rimasto profondamente deluso. Tanta dolcezza c’era nei ricordi della sua infanzia in Palestina, e tanta malinconia per le atrocità di una guerra senza fine e, che comunque, questa giovane e brillante diplomatica di professione ha raccontato con un garbo istituzionale fuori dal comune e con un rispetto verso se stessa e la sua storia personale, che fanno di lei oggi una delle osservatrici palestinesi più attente e più seguite dell’area europea. Una donna raffinatissima, poliglotta e, soprattutto, profondamente innamorata della sua terra «che il poeta Mahmoud Darwisch – ricorda a tutti noi Moma Abuara – paragonava alla sua donna amata, tanto grande era il suo amore per la patria».
«Nelle sue poesie Darwisch ricostruì al-Birwa, il suo paese natale pietra dopo pietra, ulivo dopo ulivo. Ridiede vita a un villaggio che il mondo voleva dimenticare. Trasformò il silenzio imposto ai palestinesi in una tempesta poetica impossibile da ignorare».
Forte e determinato l’appello finale dell’ambasciatrice agli amici calabresi presenti in sala, tanti, e agli ospiti di Roma Capitale, che è «un appello alla pace reale, e alla costruzione di confini entro i quali si possa finalmente costruire il futuro di un popolo che da 70 anni è alla ricerca di sé stesso».
È stato poi il giornalista Rosario Sprovieri a consegnarle, a nome dei Calabresi di Roma, un mazzo di fiori e un biglietto con su scritto “Ora l’aspettiamo in Calabria per farle vedere quanto è bella e suggestiva anche la nostra terra del cuore” e chiedendo ufficialmente ad Hatem Abed-Sabra, interprete della Comunità Palestinese in Italia, di recitare in onore della terra di Palestina una delle poesie più significative di Mahmoud Darwisch, «ma questa volta in lingua araba in onore della terra di Palestina». Così è andata.
“Oltre l’ultimo cielo-Omaggio e controcanto a Mahmoud Darwish”, questo il tema centrale della serata in Campidoglio, ha visto poi gli interventi di vari protagonisti della vita culturale romana e italiana: Dario Nanni, Presidente della Commissione Giubileo di Roma Capitale; Elisa Zumpano, del Direttivo Inchiostro; Rosario Sprovieri, storico direttore del Teatro dei Dioscuri al Quirinale; Paolo Canettieri, professore universitario e famoso Filologo alla Sapienza di Roma; lo scrittore Pier Paolo Di Mino, il poeta Marco Giovenale, e il giornalista Filippo Golia, testimone diretto e oculare di una delle stagioni forse più cruente della vita palestinese. Una serata intensa come poche altre- ripete Dario Nanni che è nei fatti il padrone di casa in Campidoglio «e che spero possa ripetersi in altre forme e in altre occasioni» Insomma, Calabria forever.







