di SANTO STRATI – Con molte buone probabilità, entro stasera la Calabria conoscerà il nome del suo nuovo Presidente, il 21° da quando sono state istituite le Regioni nel 1970 (18 presidenti e 2 vice f.f.).
I pronostici danno quasi per scontato il bis di Roberto Occhiuto, il Presidente uscente che il 31 luglio ha rassegnato le dimissioni, ricandidandosi subito dopo. Un segnale agli alleati, una sfida al fuoco “amico” e una provocazione, tattica, diretta all’opposizione che così avrebbe avuto pochissimo tempo per organizzare la campagna elettorale, a cominciare dalla scelta del candidato. Ma qualcuno ha anche letto la ricandidatura come una sfida alla magistratura: “vediamo cosa pensa di me il popolo calabrese”, una mossa azzardata e pericolosa che certamente avrà provocato qualche irritazione nei magistrati che lo avevano messo sotto inchiesta. Un’indagine che non ha, per fortuna, intorbidito la campagna elettorale, ma di cui è prevedibile a breve qualche sviluppo a sorpresa.
Comunque, un Presidente indagato porta su di sé un pesante e fastidioso sospetto e c’è chi, dalla parte avversaria, ha pensato di giocare la carta dell’impresentabilità per un fatto etico, dimenticando, colpevolmente, che anche il candidato di sinistra delle Marche Matteo Ricci si era presentato pur avendo ricevuto anche lui un avviso di garanzia. Che non può essere contrabbandato – a tempi alternati, a seconda delle convenienze, come marchio d’infamia che condanna a priori il malcapitato di turno.
Tutto ciò, ragionevolmente, è rimasto fuori della campagna elettorale, fatta salva la caduta di stile l’ultimo giorno di campagna da parte di Pasquale Tridico che ha domandato a Occhiuto se gli fosse arrivato un altro avviso di garanzia.
È stata quest’ultima, insensata, battuta a far perdere ulteriori voti all’ex Presidente dell’INPS. Non si può essere garantisti a corrente alternata, né si può, ingenuamente, pensare di raccattare voti tentando di screditare l’avversario sul piano giudiziario.
Al di là dei pronostici (che si basano soprattutto sui numeri e la composizione delle liste), Tridico avrebbe potuto essere un serio e temibile avversario se solo avesse scelto di fare il capitano di squadra, senza le spinte e i suggerimenti di un discutibile allenatore (Giuseppe Conte) mica tanto occulto. L’assenza di una strategia convincente che puntasse alla vittoria lascia trapelare il sospetto di una campagna elettorale giocata con l’idea di non vincere. E rendere Tridico un “perdente di successo” con ripercussioni difficilmente sanabili sull’idea di “campo largo”.
Ma dalle urne c’è da aspettarsi di tutto e potrebbe persino capitare che Tridico, al di là di qualsiasi sfavorevole pronostico, vinca le elezioni, gettando nello sconforto gli avversari. Ma è uno scenario da periodo ipotetico di quarto tipo: impossibile. Salvo che gli appelli del campo largo e del prof. di Scala Coeli diretti a chi non va a votare (per disgusto della politica o per manifestare il proprio dissenso nei confronti di tutti i candidati) non abbiano prodotto un miracolo. C’è anche chi ci crede…
Siamo osservatori neutrali e non tifiamo né per l’uno né per l’altro, ma chiunque vinca le elezioni dovrà tenere a mente che questa terra non può più attendere: serve un piano di sviluppo che guardi al territorio e al capitale umano disponibile. I nostri ragazzi, laureati, freschi di master, o anche solamente diplomati, hanno una richiesta precisa che non si può ignorare: lavoro e serie opportunità di occupazione che valorizzino capacità e competenze, che devono essere messe a profitto per la crescita della Calabria e vanno utilizzate, appunto, in Calabria. Dove vivere tra gli affetti familiari, l’amore del compagno o della compagna, e solide amicizie maturate negli anni dell’adolescenza e spesso interrotti da un viaggio con un biglietto di sola andata al Nord. Tutto questo deve finire!







