di FILIPPO VELTRI – Da due giorni dopo sei mesi siamo, dunque, tornati in zona rossa ma tra arancione rosso o giallo cambia poco in Calabria, se solo vediamo o ascoltiamo o leggiamo i comportamenti di taluni ma soprattutto il caos nel quale ci dibattiamo. Dobbiamo però cominciare da qui, purtroppo, dagli atteggiamenti cioè dei singoli per come una rapida lettura su giornali e web può consentire.
L’ultima serata domenicale da zona arancione è stata infatti caratterizzata dai soliti assembramenti nei luoghi più noti delle varie città e nulla è avvenuto in termini di controlli e figurarsi di sanzioni. Ieri e anche stamattina le città erano un po’ meno affollate del solito, il traffico delle auto più scorrevole ma sempre assolutamente poco adeguato per una zona rossa che prevede la possibilità di uscire da casa solo per commissioni. Ma c’è un sole molto caldo anche oggi ed è difficile tenere la gente chiusa nelle abitazioni. Il vero punto dolente è che – appunto – a leggere solo ieri qui si continuano a fare feste di compleanno, karaoke, pranzi in comunità, incontri tra amici come se niente fosse e come se invece la preoccupazione più grande non debba essere quella della estrema cautela. Per piccoli e grandi. Si leggono di contagi di nipotini e nonni per raduni, con gli anziani in terapia intensiva e i piccoli ammalati a casa. Così non può andare.
È anche questa – ahimè – la Calabria vera e non va bene, non va bene affatto. La Calabria è in zona rossa proprio perché l’aumento dell’indice Rt, nell’ultima settimana, ha viaggiato di pari passo con quello dei contagi che soprattutto nella provincia di Cosenza sembrano non arrestarsi. Solo ieri, sono stati 13 i ricoveri in Terapia Intensiva a Cosenza mentre sono 87 le persone affette da Covid costrette nei reparti dell’Annunziata. Per cercare di sopperire alle carenze di posti letto Covid sono stati recentemente attivati 12 nuovi posti nei locali dell’Annunziata, con personale proveniente da Rossano e Cetraro. Una situazione mai vissuta da un anno a questa parte. Identica situazione più o meno negli altri ospedali e non ci stancheremo mai di ringraziare questi medici calabresi che nelle condizioni tragiche della sanità calabrese stanno da 365 giorni facendo autentici miracoli.
Questa è la Calabria vera.
Nelle ultime ore inoltre i disservizi sui contagi – segnati dagli scandali delle vaccinazioni aum aum e alle mille categorie di privilegiati – segnalati dagli utenti aumentano e diventano storie di diritti negati. Capita, ad esempio, che un malato di Alzheimer (invalido al 100 per cento), con la moglie gravata da altre patologie, venga “spedito” (neanche fosse un pacco postale) a fare il vaccino all’ospedale Busacca di Scicli in Sicilia, il giorno di Pasquetta. O altri a 200 chilometri da casa o altri ancora non riescono ancora ad entrare nella famosa piattaforma.
Per quanto riguarda la campagna di vaccinazione sul territorio calabrese, la situazione resta perciò assai critica. I disagi si registrano in tutta la Calabria, ma le dosi scarseggiano e in molti centri le vaccinazioni hanno subito un brusco stop.
Questa – caro generale Figliuolo – è la Calabria vera e non quella che lei in una mezza giornata ha potuto vedere concludendo con un salomonico ottimismo. Non serve questo facile ottimismo di facciata, così come non serve un cupio dissolvi. I calabresi facciano, facciamo tutti, la nostra parte ma chi è chiamato a compiti di governo affronti con concretezza le tante e tante cose che non vanno. Siamo tutti stanchi di assistere ad una rappresentazione farsesca dello stato dell’arte.