È da fine marzo che il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri va ripetendo che le aziende hanno bisogno di liquidità, ma occorre vigilare sulla destinazione dei fondi: il rischio che i soldi finiscano in mano ai mafiosi è molto concreto e occorre prendere le opportune precauzioni per evitare questa ulteriore opportunità per la ‘ndrangheta. In altra parte del giornale riferiamo l’intervento di Gratteri, in teleconferenza, all’Università La Sapienza, ma sta avendo molta eco la lettera-intervento che il magistrato, insieme con il suo coautore di sempre Antonio Nicaso, ha inviato sul tema al Corriere della Sera, dopo le polemiche sorte con l’editoriale dell’autorevole quotidiano tedesco Die Welt. Il giornale aveva invitato l’Europa a limitare gli aiuti di liquidità all’Italia perché c’era il rischio concreto che finisse a finanziare la mafia.
«Le mafie – scrivono Gratteri e Nicaso – sono un fenomeno con cui bisogna fare i conti. Ma non possono diventare un alibi, quando si tratta di intervenire per fronteggiare una crisi che sembra rievocare quella della Grande Depressione, come osserva il Fondo Monetario Internazionale. Oltre 170 Paesi registreranno quasi sicuramente una riduzione del reddito pro-capite e i settori più colpiti dalla sospesnsione dell’attività economica e sociale imposta dagli sforzi per contenere il contagio saranno principalmente il commercio al dettaglio, il settore turistico-alberghiero, i trasporti, ma soprattutto la piccola e media impresa.». Ed è qui che s”insinua la minaccia mafiosa. Il riferimento a precedenti storici è ben preciso: «In questo momento – scrivono Gratteri e Nicaso – servirebbe una riflessione sulla necessità di trattenere nel presente qualcosa di significativo del passato… Dopo il terremoto del 1908, le leggi sulla ricostruzione di Reggio Calabria e Messina hanno finito per incattivire gli scontri “intorno alla distribuzione e all’uso del denaro pubblico” vivacizzata da una nuova presenza: quella degli ‘ndranghetisti che avevano fatto i soldi negli Stati Uniti e che, approfittando dei ritardi e delle incertezze dei provvedimenti governativi, si erano messi a prestare soldi a usura. Il desiderio di scalare la piramide sociale, in quell’occasione, ha infoltito i ranghi di una organizzazione che, come nel caso della mafia in Sicilia e della camorra in Campania, non si è sviluppata nel vuoto delle istituzioni, ma al loro interno, grazie a collusioni, corruzione e sperpero di denaro pubblico».
Gratteri e Nicaso sul Corriere osservano che «c’è molta ipocrisia nell’atteggiamento di Paesi come la Germania o l’Olanda che temono il saccheggio delle risorse comunitarie da parte delle mafie ma non hanno mai fatto abbastanza per frenarne gli investimenti nei loro territori. Dalla caduta del muro di Berlino in poi, le mafie in moltiPaesi d’Europa non sono state viste come minaccia, ma come opportunità. Oggi, più che mai, i soldi del narcotraffico sono diventa ossigeno dell’economia legale. Come è successo al tempo della crisi del subprime in cui molte banche sono riuscite a far fronte ai problemi di liquidità finanziaria grazie ai soldi del narcotraffico, come ha denunciato coraggiosamente l’allora direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro droga e crimine, Antonio Costa».
«Ci sarà – mettono in guardia Grattesi e Nicaso – chi cercherà di “condizionare” gli elenchi dei cittadini bisognosi che i sindaci sono chiamati a compilare; cercheranno di sfruttare i ritardi della burocrazia che regola il settore bancario, ma anche quello della pubblica amministrazione».
In conclusione, riferiscono i due autori di famosi bestseller su mafia e ‘ndrangheta che «Secondo i vertici della Direzione centrale anticrimine, tale scenario [l’impatto strutturale che deriva dall’attuale emergenza sanitaria, ndr] potrà evidenziare ampi margini di inserimento per la criminalità organizzata nella fase di riavvio di molteplici attività economiche, tenuto conto della circostanza che la crisi attuale si configurerà come portatrice di un deficit di liquidità, di una rimodulazione del mercato del lavoro, del conseguente afflusso di ingenti finanziamenti sia nazionali che comunitari». Per queste ragioni «Il tempo della parole è finito. È tempo di agire, fare sistema, mettendo assieme tutte quelle forze che hanno a cuore il benessere del Paese. Se continueremo a cedere il passo a quella lunga e pericolosa convivenza tra faccendieri e mafiosi, faremo fatica a riprenderci.
A questo proposito è utile segnalare che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha inviato ai prefetti una lettera in cui mette in evidenza i pericoli che nascono «nelle realtà caratterizzate da un minor sviluppo e da già elevati livelli di disoccupazione», in cui «un possibile aggravamento della situazione economica rischia di comportare il ricorso a forme di “sostegno” da parte delle organizzazioni criminali, che in tal modo mirano anche ad accrescere il consenso nei loro confronti». Diventa dunque «fondamentale l’azione di prevenzione e contrasto dei tentativi della criminalità organizzata di penetrare il tessuto produttivo… Un focus specifico – sottolinea il ministro – potrà essere dedicato alle dinamiche societarie della filiera agroalimentare, delle infrastrutture sanitarie, della gestione degli approvvigionamenti, specie di materiale medico, del comparto turistico-alberghiero e della ristorazione, nonché dei settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa». Non meno importante – secondo la Lamorgese – «l’attivazione di sportelli di ascolto e la promozione di iniziative di solidarietà a vantaggio delle fasce di cittadini con maggiori difficoltà. In tale ambito, una particolare premura dovrà essere prestata, tra gli altri, al tema del disagio abitativo».
Gratteri nella conversazione alla Sapienza (vedi il video) ha anticipato che gli incontri con l’Associazione dei Comuni italiani (Anci) hanno portato a focalizzare la necessità di un tempestivo controllo sul territorio utilizzando polizia e carabinieri cui i sindaci possono passare le richieste di solidarietà e aiuto. (rrm)