Che magnifico racconto offre Domenico Dara parlando di Astolfo Malinverno, bibliotecario dell’immaginaria cittadina di Timpamara, idealmente collocata nella Calabria più profonda. Il protagonista fa il lavoro che sogna chiunque ama i libri, ma accanto a questo incarico che gli permette di dialogare con i grandi della letteratura facendone partecipe il lettore, il sindaco gliene impone un altro che ha poco a che vedere con la cultura: quello di custode del camposanto. E allora il povero Astolfo, zoppicante dalla nascita, d’indole malinconica e sognatrice, accanto al suo impossessarsi della conoscenza che i libri trasmettono, si avvicina alle storie raccontate in poche righe sulle lapidi del cimitero.
Nel paese c’è una cartiera che ricicla la carta: vi finiscono tanti libri destinati al macero, ma alcune pagine il vento le porta in giro per Timpamara, quasi a voler costringere i suoi abitanti a leggere, a fare proprie le pagine svolazzanti che sono frammenti di storie, di nomi importanti, di emozioni che finiscono brutalmente con la pagina strappata. E se i libri trasmettono la vita, le lapidi raccontano la morte e alimentano i sogni. È da una delle lapidi che nasce l’infelice e sfortunato amore del bibliotecario-camposantaro. In un racconto delicato e straordinariamente avvincente che ce lo rende un amico di cui si vuol condividere una pena, ma anche uno scatto d’orgoglio o un sentimento d’amore. Sotterra anche i libri Astolfo per dare loro una metaforica vita universale, al di là della vita terrena. Intrigante e fascinoso, questo libro non potrà non piacere, per i suoi tanti spunti, letterari e non, dove diventa una piacevole avventura perdersi.
Abbiamo in Calabria un magnifico scrittore (Dara è nato a Girifalco) che rivela, in questa pregevole scrittura, il suo amore appassionato per la letteratura e i suoi maestri. È un’idea strepitosa quella che muove il racconto e il bibliotecario col nome che, evidentemente, è un tributo a Ludovico Ariosto, diventa un personaggio di grande letteratura che – siamo certi – avrà il giusto riconoscimento che, in verità, ci saremmo aspettati. È un romanzo Malinverno che dovrebbe conquistare non solo tantissimi lettori, ma meriterebbe molti premi letterari sicuramente ben attribuiti.
Con le sue stranezze, i suoi sogni, le aspirazioni fallite, le debolezze mascherate. Astolfo ci rende alquanto tristi, è vero, ma la sua storia avvince e convince. È un libro da leggere, da apprezzare e finirà per essere tra i più amati della produzione letteraria degli ultimi anni. Dara ha uno stile narrativo che sembra attingere e mediare tra la raffinatezza della lingua e la crudezza di un mondo dialettale lontano, immaginario e allo stesso tempo reale e coinvolgente. Il suo racconto ha sapore d’antico ma risulta senza tempo. Come i romanzi che conquistano e si tengono in evidenza in libreria, pronti per una rilettura improvvisa quanto gradita. È questa la magia di Domenico Dara: rapire il lettore, come sanno fare solo i grandi scrittori, e condurlo per mano in un romanzo di vera letteratura. (dl)
MALINVERNO
di Domenico Dara
Feltrinelli editore, ISBN 9788807033780