STOP PLASTICA, SALVARE IL NOSTRO MARE
UN IMPEGNO SERIO PER LA DEPURAZIONE

La Giornata Nazionale del Mare, celebrata ieri in tutt’Italia, assume un significato particolare per la Calabria: le immagini dei fondali dello Stretto trasformate in un’ignobile discarica sottomarina parlano da sole. Serve – ha detto il segretario generale della Cisl Calabria Tonino Russo – «un impegno serio e determinato per la creazione di un sistema integrato di depurazione delle acque. Perciò la Cisl rilancia la proposta di un Contratto Istituzionale di Sviluppo, un “CIS Mare Pulito” per una programmazione comune, finalizzata a progettare e realizzare una rete di infrastrutture necessarie alla depurazione e al collettamento fognario. In un momento di crisi sanitaria, economica e sociale in cui è come non mai indispensabile operare, nell’immediato e in prospettiva, per il rilancio del turismo e del territorio, appare chiaro che un patto istituzionale che coinvolga il Governo, la Regione e i Sindaci in un percorso condiviso e coordinato nell’affrontare decisamente il problema, è l’unico modo di salvare e valorizzare la grande e preziosa risorsa naturale, ambientale e paesaggistica costituita dal mare e dagli 800 km di coste calabresi».

Certo, le risorse messe a disposizione dal Recovery Fund per un’Europa più verde” lasciano immaginare di essere – ha detto ancora Russo – «davvero ad una svolta possibile, perché l’Unione Europea considera prioritario il tema della tutela delle risorse naturali e dell’ambiente, prevedendo importanti investimenti. Il Quadro Finanziario Pluriennale (cioè il bilancio a lungo termine) 2021-2027 destina infatti a questo obiettivo, per tutta l’Unione, 356,4 miliardi di euro e il piano Next Generation EU ne stanzia 17,5: un totale di 373,9 miliardi».

La Giornata del mare è nata per «sviluppare la cultura del mare, inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico». È un modo per attrarre l’attenzione, soprattutto die giovani, sulla necessità di porre la massima attenzione al problema inquinamento e alla necessità di preservare non solo il verde ma anche l’ambiente marino.

Su questi temi, sabato, a Catanzaro i Verdi Calabria hanno aperto un dibattito (in streaming) sullo stato del mare della regione. «Salviamo il nostro mare» non è soltanto lo slogan dell’incontro che ha suscitato molto interesse e raccolto importanti adesioni, ma un obiettivo mirato per una specifica sensibilizzazione ambientale che risulta, a questo punto, quanto mai necessaria e non più rinviabile.

La diretta online è stata moderata da Giuseppe Campana, Commissario regionale Verdi, coordinata da Alessia Alboresi, consigliere comunale di Corigliano Rossano e Elisa Romano, dell’esecutivo nazionale Verdi, con «l’intento di accendere i riflettori sulla questione che attanaglia questa regione da tantissimo tempo».

«Ci sono diverse analogie tra la cattiva gestione dei rifiuti solidi e la cattiva depurazione che affligge le nostre acque – ha dichiarato Elisa Romano – e su tutto questo L’UE fa cassa. Non dimentichiamo che l’inquinamento è infatti dovuto non solo al mal funzionamento dei depuratori ma anche all’utilizzo delle plastiche monouso che tra poco prenderanno il sopravvento sulla fauna marina. Nel nostro percorso di sensibilizzazione, ad oggi abbiamo riscontrato molti atteggiamenti di riluttanza. Di ambiente si parla per essere alla moda ma non si attua concretamente nulla di ciò che si promette. Spero che la politica voglia abbandonare la realizzazione di opere inutili che in maniera vergognosa insegue, ad esempio il ponte sullo Stretto, per dedicarsi ad opere concrete e fattive: l’ambiente non è uno spot pubblicitario da utilizzare nelle campagne elettorali, la noncuranza dell’aspetto ambientale prima o poi presenta il suo conto».

Ad avviso di Silvio Greco, direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica “Anton Dohrn” «È tardi per preoccuparsi del pianeta Terra, che ha un tempo ormai finito; il tema vero di cui occuparsi è quello della qualità della vita sul pianeta, per il tempo che ci resta da vivere. Se le persone capissero una volta per tutta che qualunque gesto che crei danno si ritorce contro di noi, diventeremmo tutti ecologisti. Ma si è volutamente abbassato il livello scolastico e stiamo andando verso un’ignoranza generalizzata che favorisce i populismi sia di destra che di sinistra, un’ignoranza che fa paura. La maggioranza politica di questo Paese – ha concluso Greco – non ha alcun interesse verso la sostenibilità, né sociale né dell’ecosistema. Lo sforzo da fare è quello di lavorare sul tema dell’educazione ambientale. Abbiamo bisogno di cultura, di conoscenza.  La politica si deve assumere la sua responsabilità. Un assessore all’ambiente non può parlare senza conoscere, stanno facendo solo del green wash. Si ragiona ancora sulla realizzazione delle discariche quando, invece, la discarica è soltanto la fase terminale di un processo e nella discarica deve arrivare solo il 3% dei rifiuti. Questo è il tempo in cui non si può non essere partigiani nel senso di prendere parte, è troppo importante per la qualità della vita della nostra specie».

Orlando Amodeo, Coordinatore Verdi Crotone, riallacciandosi ai discorsi di Silvio Greco, ha concentrato la propria analisi sulle particelle nocive che inquinano i nostri mari e la relativa fauna. «È vero che abbiamo una grande biodiversità –  ha detto Amodeo – ma in tutti i nostri pesci i tassi di particelle chimiche quali fosforo, mercurio, cominciano ad abbondare pericolosamente; se poi aggiungiamo il fatto che consumiamo pesce di allevamento, che è grave fonte di inquinamento, vediamo purtroppo a che futuro stiamo andando incontro. Il territorio di Crotone per 30 anni è stato patria della Montedison, per cui c’è ancora una striscia di 4km sul mare. Si è poi proceduto con la “bonifica”, ma “bonifica” non deve essere solo coprire con della terra e piantare alberi».

A confermare dei dati preoccupanti, anche Domenico Bova, coordinatore Verdi Reggio Calabria. «Reggio – ha detto – dovrebbe essere un’isola felice, grazie alle correnti ed al ricambio frequente di acque, ma in realtà abbiamo gli stessi problemi degli altri, poiché non abbiamo mai acquisito l’assunto di essere uomini di mare. Reggio Calabria è, infatti, una città sul mare ma non è una città di mare. Reggio celebra la montagna nella sua gastronomia, con centinaia di macellerie, ma non ha pesce. Non ha una flotta di pescherecci, è poco avvezza alla cultura del mare. Andando alla questione inquinamento, la velocità con cui le acque meteoriche arrivano a mare, fa sì che se non c’è un controllo a monte, anche con opere di contenimento di determinati rifiuti, soprattutto i solidi urbani, la velocità con cui queste acque arrivano a mare è troppa e si creano danni. Poi subìamo la mancanza di una corretta depurazione, che produce un’iperfloritura algale per cui tutta una serie di specie ittiche è costretta a spostarsi per cercare condizioni di vivibilità. L’inquinamento del mare ha, quindi, creato una distribuzione diversa della fauna marittima. Non ultimo è, inoltre, il controllo dello sversamento dell’amianto. Abbiamo quattro fiumare che circoscrivono il perimetro di Reggio, in cui molti hanno pensato di sversare gli scarti dei propri lavori, l’amianto, che con le acque torrentizie finiva a mare. Ora col superbonus si prevede una grande mole di lavori edili e, quindi, bisogna esercitare dei controlli importanti. Il mare è fonte inesauribile di energia pulita grazie alle correnti ed alle onde, che consentono la produzione di energia alternativa. Spero che nel breve periodo si possa pensare a questo tipo di attività e risorse che investano il territorio reggino».

Non solo la costa, ma anche l’entroterra fa la sua parte nella tutela dei nostri mari. A parlarne, Mariano Marotta, coordinatore Verdi di Catanzaro. «Non è un problema solo dei comuni costieri. Molti comuni dell’entroterra non vengono tenuti in considerazione nella gestione della problematica. C’è, infatti, la convinzione errata che risolvendo la depurazione sui comuni costieri si risolva più in generale il problema – ha detto Marotta – La Calabria ha bisogno di una progettazione di tipo tecnico scientifico, che invece viene lasciata agli amministratori che spesso non hanno la sensibilità o le capacità. La Regione deve immaginare una progettazione che sia quasi pilota e possa essere replicata sul territorio in modo tale che una buona pratica possa poi fungere da motore per il resto».

Secondo Raffaele Greco (Verdi Vibo), «Il mare è lo specchio fedele di quanto avviene sulla terra ferma. Troviamo nelle nostre acque una contaminazione molto intensa con agenti patogeni, di origine principalmente fecale, perché la combinata azione di torrenti e piogge porta a mare, specie dopo la stagione estiva, un forte inquinamento organico. Io penso che il vero problema su cui oggi interrogarci da un punto di vista politico sia il fatto che la Regione, a distanza di 20 anni dalla direttiva quadro 60/2000 e del d.l. 152/2006, non abbia un piano di tutela delle acque regolarmente approvato dal consiglio regionale. Le politiche delle acque – ha concluso – vanno fatte su scala regionale e su scala distrettuale. Purtroppo, ad oggi, non se ne sente parlare. Neanche nel primo abbozzo di campagna elettorale che c’è stata. Dovremmo farne un cavallo di battaglia della nostra prossima campagna elettorale».

Molto dure le parole di Vincenzo Giordano, Consigliere federale nazionale Verdi, che ha definito «un problema di provenienza politica, inutile additare il privato cittadino che fa sì la sua parte, ma deve essere la politica l’elemento risolutore di queste circostanze».

«Parliamo del mare inquinato da quasi 40 anni, anni in cui si sono succeduti i vari governi regionali, comunali e provinciali – ha detto Giordano –. Parlare di ambiente non ha e non dovrebbe avere un colore politico, dovrebbe nascere spontaneo a chiunque occupi un posto istituzionale. Ma come è possibile che nessuna entità politica se non i Verdi abbiano intrapreso questo cammino? Il resto della politica sfrutta la linea verde per accaparrarsi una fetta di elettorato, per poi disattendere ogni promessa. Si tratta di green washing. Il problema ambientale è complesso e ne è responsabile solo la politica. Non dimentichiamo i grandi danni compiuti negli anni ’80 e ’90, in questo frangente c’è stato un abusivismo incredibile, colpa del privato ma anche della politica che ha condonato. Molti degli immobili condonati hanno gli scarichi a mare. Abbiamo inoltre una ferrovia tra la spiaggia e le statali. Non cadiamo nella trappola del politichese, una mente critica che ha un minimo di sapienza su questa Europa prima denigrata e poi presa a braccetto dai vari politici di turno sa riconoscere gli errori fatti. Le elezioni sono imminenti – ha terminato – spero che la popolazione calabrese sappia fare tesoro e cultura di questa memoria e si esprima a dovere».

Tra gli interventi programmati, anche quello di Angelo Calzone, Delegato WWF Calabria. «La politica deve saper fare tre cose: programmare, farsi portavoce delle istanze delle associazioni ambientaliste che spesso sono anche antesignane per quanto riguarda i valori e le problematiche del territorio e, infine, assumere il valore del capitale naturale come stella polare di ogni azione».

La Alboresi ha evidenziato come sia «necessario fortissimamente insistere su una educazione ambientale dei giovani, dall’età scolastica» ed ha posto un accento sulla «Nuova 106 ad Amendolara, che potrà ancor di più inficiare il medio ambiente, ma il cui mare si è dimostrato più resiliente e più intelligente di noi, riportando in vita nientemeno che il meraviglioso corallo rosso, assente dai mari calabresi da decenni».

Le conclusioni sono state affidate agli interventi di Giuseppe Campana e di Silvio Greco. «Le acque calabresi – ha detto quest’ultimo – la loro flora e fauna sono a rischio inquinamento se le persone capissero una volta per tutte che qualsiasi gesto crea danno all’ecosistema e di conseguenza a noi molto probabilmente diventeremo tutti ecologisti, il problema è che anche nel mondo della scuola i temi ambientali non vengono trattati come si dovrebbe creando poca consapevolezza nei ragazzi. Il lavoro che devono fare i verdi è quello incentrato sulla educazione ambientale, insieme alle associazioni ambientaliste perché c’è bisogno di cultura e conoscenza. La politica si deve assumere delle responsabilità perché un assessore all’ambiente così come un ministro della transizione ecologica non può parlare senza concezione di causa».

«Non bisogna lasciare spazio ai populismi di destra e sinistra – ha concluso Giuseppe Campana – che hanno giocato sui temi ambientali per accaparrarsi voti della gente. La questione ambientale non può essere liquidata in quattro righe da inserire in un programma elettorale. È una questione culturale e di volontà politica, di coraggio nell’assumersi delle responsabilità nelle scelte politiche che tutelano il paesaggio e il territorio. Decisivo ora più che mai l’intervento della politica. Noi ci stiamo mettendo il nostro impegno e anche in questo anno di pandemia, nonostante le difficoltà riscontrate, siamo riusciti a rifondare il partito in tutte le federazioni proprio perché crediamo che ci sia bisogno, ora più che mai, di concretezza ed attuazione pratica delle politiche ambientaliste». (rrm)

REGGIO – La conferenza “La Regione dello Stretto”

Sui vari social network del Circolo Culturale L’Agorà di Reggio Calabria è possibile vedere la conferenza La Regione dello Stretto con le relazioni di Nino Liotta, innovatore dell’Area dello Stretto ed animatore del progetto politico “Elemento Meridione”.

Nel corso della conversazione verranno analizzati da Liotta alcune argomentazioni inerenti le due città metropolitane di Reggio e Messina, inserite in un progetto integrato dello Stretto che potenzierebbe le qualità socio-economiche delle due comunità territoriali ubicate sui due litorali. Il tema centrale non sono gli aspetti tecnici o burocratici che, come sostiene Liotta, ci sono ma se affrontati con autorevolezza sono semplici e ordinari compiti, ma la “visione”, la capacità di vedere oltre, la costruzione di quel “Ponte sullo Stretto” costruito senza cemento e acciaio ma con lo spirito, la voglia di consolidare un’anima comune, non solo la sommatoria di popolazione e territori, ma un’azione alta della politica, una visione da statista, che conferisce alla Regione dello Stretto un grande moltiplicatore, capace di proiettare nel futuro una volta per tutte questi territori che, da periferia della Sicilia da un lato e periferia della Calabria dall’altro, periferie dell’Italia e dell’Europa, avrebbero la spinta per divenire centro, Cuore del Mediterraneo, Ponte Continentale e soprattutto Ponte Culturale. (rrc)

RIFIUTI IN MARE, LO STRETTO È DIVENTATO
LA PRIMA PATTUMIERA DEL MEDITERRANEO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Entrare nel Guinness dei primati è quasi sempre una cosa piacevole, ma non in questo caso visto che questo record, è una vera e propria vergogna, che getta un’ombra su uno dei più suggestivi e caratteristici tratti della Calabria: lo Stretto di Messina è il tratto di mare più inquinato del Mediterraneo, con una spaventosa discarica di rifiuti sul fondale.

Lo certifica uno studio di un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Barcellona e realizzato in collaborazione con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea e vede coinvolti diversi enti italiani, come l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra), la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Cagliari e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, in cui viene rilevato che i rifiuti, in alcuni punti dello Stretto, raggiungono la densità di un milione di oggetti per chilometro quadrato.

«Lo studio – riporta l’Ansa – indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terra ferma. Secondo gli esperti, questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate».

«La diffusione dei rifiuti nei nostri mari e oceani non è ancora pienamente conosciuta – ha spiegato Michele Canals, dell’Università di Barcellona all’Ansa –. Le regioni marine più colpite sono quelle circondate da terre o semi chiuse, i fondali vicino la costa, le aree prossime allo sbocco di grandi fiumi e quelle dove c’è un’intensa attività di pesca, anche lontane dalla terra».

«Nel Mediterraneo – ha aggiunto Canals – la spazzatura sui fondali è già un serio problema ecologico. In alcuni luoghi della costa catalana ci sono grandi accumuli. Quando ci sono forti tempeste, come la tempesta Gloria del gennaio 2020, le onde riportano i rifiuti sulla spiaggia. Alcune spiagge sono state letteralmente ricoperte».

Una situazione che, tuttavia, era già stata denunciata nel 2019, in un servizio su RaiNews24 a cura di Martino Seniga: «i rifiuti urbani abbandonati nelle discariche abusive sono stati trascinati fino a mille metri di profondità in fondo allo Stretto, e questo ha compromesso, in modo definitivo, l’ecosistema sottomarino».

A rilevare questa situazione anomala, sono stati i ricercatori del Cnr e della facoltà di geologia dell’Università degli studi di Roma, che hanno scoperto un’immensa discarica sottomarina che si sviluppa fino a mille metri di profondità al centro dello stretto. Lo hanno raccontato, tramite la loro testimonianza, Francesco L. Chiocci, prof. di Biologia marina presso l’Università La Sapienza di Roma, Martina Pierdomenico, naturalista e ricercatrice Cnr, Frine Cardona, biologa marina università di Bari nel servizio di Seniga.

A contribuire l’arrivo dei rifiuti nello Stretto, sono le fiumare di Reggio e Messina che, trasformate in vere e proprie discariche, con una piena, viaggiano con l’acqua fino ad arrivare al mare.

«Uno scempio che dura da decenni» ha detto Seniga, e che sono documentati grazie agli archivi della Rai.

Questo studio, dunque, dovrebbe far capire quanto sia necessario – se non fondamentale – risolvere la questione dei rifiuti a Reggio Calabria che, nel Report Rifiuti 2020 di Legambiente, ha registrato un peggioramento (2% sulla differenziata) insieme a Vibo Valentia (-4%).

E parte della soluzione è stata presentata con il nuovo piano del Conai, che propone l’installazione delle compostiere di prossimità e di quartiere per il conferimento dell’organico, la messa in posa di cassonetti intelligenti in aree circoscritte e videocontrollate, la possibilità di incentivi e premialità per gli utenti che effettueranno una differenziata corretta ed il passaggio ad un sistema cosiddetto “misto” che alterna la raccolta stradale a quella “porta a porta”.

L’obiettivo – ha spiegato l’assessore comunale reggino all’Ambiente, Paolo Brunetti – è di raggiungere, in due anni, la soglia del 65% della differenziata nel rispetto dei parametri fissati dalla Comunità europea. Puntiamo a vincere una sfida che è abbondantemente alla nostra portata. Ricordo, infatti, che, quando il sistema di raccolta e conferimento funzionava a dovere, eravamo riusciti a portare le quote di differenziata dal 7 al 60%».

Ma non c’è solo Reggio ad essere in emergenza rifiuti: è tutta la Calabria ad essere colpita da questa piaga che, purtroppo, continua a deturpare la nostra bella terra. Tante le denunce, infatti, che arrivano da tutta la regione: Italia Nostra Alto Tirreno Cosentino, recentemente, ha denunciato le condizioni in cui verte la strada Scalea.S. Domenica-Normanno, che è completamente invasa dai rifiuti. A Crotone, dove l’emergenza rifiuti è una costante, i leghisti Giancarlo Cerrelli e Marisa Luana Cavallo hanno proposto la realizzazione di un termovalorizzatore nella città pitagorica come soluzione all’emergenza rifiuti scoppiata nel mese di Natale, e che ha trovato un netto no da parte di Legambiente, che ha sottolineato che «in Calabria, sui rifiuti, bisogna fare scelte chiare che vadano nella direzione di un’economia circolare seria ed efficace, e devono essere costruiti gli impianti della filiera del riciclo, a partire dagli impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost di qualità e biometano».

«Per superare la perenne emergenza nella gestione dei rifiuti – ha detto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – la Calabria deve uscire dalla logica degli inceneritori e delle discariche, sviluppando ogni possibile azione, per come previsto dalla normativa vigente, per far aumentare il riciclo da raccolta differenziata e lavorare  sulla riduzione alla fonte dei rifiuti,  seguendo l’esempio dei Comuni ricicloni e rifiuti free calabresi che anche quest’anno Legambiente premierà nel corso dell’Ecoforum regionale sull’economia circolare».

Per la città pitagorica, tuttavia, sembra avvicinarsi un punto di svolta sulla questione rifiuti: nei giorni scorsi, infatti, si è svolta l’assemblea dei sindaci dell’Ato – Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Crotone, dove sono stati definiti gli organismi e riorganizzata la struttura a sostegno dei sindaci per consentire il funzionamento dell’Ambito stesso, che sarà costituita dal dirigente del settore 4 (ambiente) con funzioni di direttore, dal dirigente del settore 3 (finanziario) come esperto contabile e tre funzionari del Comune di Crotone.

L’Assemblea, che intende applicare la parola autonomia al nuovo piano d’ambito, ha approvato una serie di punti che, nello specifico, sono importanti per il funzionamento dell’Ato e del ciclo dei rifiuti in questo frangente tra cui il mandato al Direttore dell’Ufficio Comune per la indizione della gara di appalto di servizio per il trattamento rifiuti solidi urbani, il mandato al Duc per l’indizione della gara di appalto di servizio per lo smaltimento degli scarti di lavorazione da raccolta differenziata, l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di trattamento rifiuti solidi urbani e l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di smaltimento scarti da raccolta differenziata. (ams)

Nave della Guardia Costiera intitolata a Natale De Grazia, eroe moderno da non dimenticare

Porterà il nome di Natale De Grazia, comandante della Marina morto per la legalità, una nuova nave della Guardia Costiera che opererà nello Stretto. Si è scelta la data del 12 dicembre per presentare e varare questa nuova unità nei cantieri Intermarine di Messina, perché questa giornata è stata segnata, 25 anni fa, dalla prematura scomparsa del Comandante De Grazia, l’ufficiale del Corpo che ha fatto della propria vita una testimonianza di umanità e di coraggio e la cui storia, di amore per la legalità e per il mare, dopo un quarto di secolo, resta viva nel cuore di ognuno, di cittadini e istituzioni e soprattutto rimane indelebile nella memoria di uomini e donne della Guardia Costiera. Ancora oggi sono oscure le cause della sua morte, avvenuta mentre indagava su un traffico di rifiuti tossici nel mar Tirreno.

Natale De Grazia
Il comandante Natale De Grazia
A lui, al suo impegno umano e professionale in difesa dell’ambiente, viene intitolata appunto la nuova nave della Guardia Costiera, la CP420 “Natale De Grazia”, che andrà ad aumentare le capacità operative della componente navale del Corpo.
La cerimonia di varo e di presentazione dell’unità si è svolta sabato mattina, nei cantieri navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Messina, alla presenza del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino, del Direttore Marittimo della Calabria e della Basilicata tirrenica Capitano di Vascello Antonio Ranieri, del Presidente di Intermarine, Antonino Parisi, dell’amministratore delegato di Intermarine, Livio Corghi, e della signora Anna Vespia, moglie del comandante  De Grazia e madrina dell’evento.
La scelta del 12 dicembre, fortemente voluta dal Comando Generale, vuole omaggiare la memoria dell’Ufficiale della Guardia Costiera, un uomo valoroso delle nostre istituzioni, medaglia d’oro al merito di Marina e vittima del dovere, morto in circostanze non ancora chiarite mentre indagava, per conto della Procura di Reggio Calabria, su un traffico di rifiuti radioattivi a bordo di navi mercantili nel Mediterraneo.
La CP 420 è la prima motovedetta di una nuova classe di unità navali, chiamata “Angeli del Mare”, dedicata a chi ha operato in mare con generosità e sacrificio. Navi, pensate e progettate per assolvere il compito più importante che la storia e la legge affidano alla Guardia Costiera: la ricerca e il salvataggio in mare, una missione, che la nuova unità può svolgere anche in condizioni metereologiche e marine particolarmente critiche.
Eccellenza della cantieristica italiana e vanto delle capacità marinaresche del nostro Paese, si distingue per essere una delle navi del comparto SAR (Search and Rescue) più grandi al mondo, nonché la più lunga imbarcazione “autoraddrizzante” e inaffondabile mai costruita in Italia. La CP 420, con i suoi 10 uomini di equipaggio, rappresenta il meglio della tecnologia navale di oggi, con propulsione e strumenti di comunicazione all’avanguardia; un’imbarcazione di 33 metri con un sistema avanzato di comando e controllo che assicura maggiore autonomia, maggiori capacità ricettive e una migliore logistica per l’equipaggio, per il ricovero di naufraghi e di persone a bordo e, dunque, non solo in coperta, durante le operazioni di soccorso che coinvolgono grandi numeri di naufraghi (scheda tecnica di approfondimento dell’unità in allegato).
La nave è stata costruita negli stabilimenti di Messina, dai Cantieri Navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Sarzana, che hanno realizzato fino ad oggi 44 unità Cacciamine per le Marine Militari di 8 Paesi, fra i quali USA, Finlandia, Australia e Italia.
“Tenax pro maris salute” è il motto ufficiale della nave che esprime, grazie all’autorevolezza della lingua latina, il senso del lavoro di De Grazia: “ho lottato con tenacia per l’ambiente marino”.
Questo in sintesi il lascito del Comandante alle nuove generazioni e soprattutto a coloro che si apprestano a indossare la divisa e a rendere un prezioso servizio alla collettività.
Al termine della verifica di conformità e del periodo di familiarizzazione da parte del suo equipaggio, che ufficializzeranno la consegna amministrativa, la nave potrà inalberare il Tricolore, affidata al Comandante designato, il Tenente di Vascello delle Capitanerie di porto, Massimiliano Quinto
La CP 420 “Natale De Grazia” è una nave che ambisce, insieme al suo equipaggio – ha sottolineato l’Ammiraglio Pettorino – a dimostrare quei valori, quella generosità quella passione propri del Comandante di cui porta inciso, con orgoglio e fierezza, il nome. (rrc)

Tariffe sullo Stretto, Nucera scrive a Mattarella e a Conte: lo Stato intervenga

Giuseppe Nucera, presidente de La Calabria che vogliamo, ha inviato una lettera ufficiale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ai Governatori di Calabria e Sicilia, Jole Santelli e Nello Musumeci, al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, all’ad di Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti, all’amministratore di Rfi Maurizio Gentile e infine a Paolo Mega, Presidente Autorità di sistema portuale dello Stretto, per trovare una soluzione alle cifre folli per attraversare lo Stretto.

«C’è una situazione non più sostenibile – si legge nella lettera – per tutti coloro che sono obbligati all’attraversamento dello Stretto: le tariffe praticate dalle società private sono altissime e penalizzanti per tutto il traffico sia passeggero che merci. Proprio mentre torna di stretta attualità la questione relativa alla costruzione del Ponte sullo Stretto (che noi del Movimento La Calabria che vogliamo riteniamo indispensabile per lo sviluppo dei territori calabro e siculo), non si può più tacere sui problemi dell’attraversamento via mare dello Stretto».

«Da troppo tempo infatti – prosegue la lettera – nel silenzio generale assistiamo ad un regime di quasi monopolio che è finito sotto la lente d’ingrandimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Quello che lascia stupefatti e amareggia, in particolare durante i mesi estivi, è vedere le navi private prese d’assalto, con migliaia di persone in fila per ore sotto il sole cocente e, allo stesso tempo, le grandi navi dello Stato assenti. È da tempo che le Ferrovie dello Stato hanno dismesso queste navi pur avendo una struttura portuale adeguata e manutenuta».

 

Per quale ragione lo Stato opera nel trasporto dello Stretto in termini minimi al punto che si potrebbe pensare ad un ruolo di copertura alla posizione dominante della società privata. C’è qualcosa che evidentemente non funziona. È una vergogna che non possiamo accettare, il Movimento “La Calabria che vogliamo” chiede chiarimenti al Capo del Governo, al Ministro dei Trasporti, alle società Treni Italia e RFI e ai Presidenti delle due Regioni interessate. Chi è responsabile di questo scempio che si consuma sullo Stretto di Messina deve assumersene le responsabilità senza girarsi dall’altra parte. La politica ha il dovere di amministrare la cosa pubblica nel migliore dei modi, in caso contrario non si comprende l’utilità della sua esistenza.

«Con l’auspicio che anche la magistratura voglia presto far luce sulla vicenda – conclude la lettera – La Calabria che vogliamo continuerà a combattere sino a quando questa vergogna non avrà fine e già sui social in poco tempo, oltre 200 mila cittadini hanno visualizzato la pagina del movimento. Non si può giocare sulla pelle dei cittadini e sulle casse dello Stato». (rrm)

La Catalfamo interviene sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina

L’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo, è intervenuta sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, chiedendosi se «ci saranno i tempi perché l’opera sia inserita nel recovery fund, unico reale strumento attuale di finanziamento» e ribadendo che «l’esistenza di un collegamento stabile porterebbe a un processo di rivitalizzazione dei territori ed all’imprescindibile ammodernamento delle reti infrastrutturali di connessione».

«L’Area dello Stretto e il Porto di Gioia Tauro – ha dichiarato l’assessore regionale – il più grande porto del Mediterraneo, costituiranno un unicum trainante per le due Regioni e per il resto del Paese. L’analisi benefici/costi che negli anni scorsi è stata il presupposto per l’avvio dell’iter di appalto e la conseguente aggiudicazione dell’opera, se oggi venisse attualizzata, non potrebbe prescindere dal valutare anche la dirompente evoluzione delle dinamiche socio/economiche nel momento in cui i tre chilometri di distanza non costituiranno più l’insormontabile barriera psicologica ancorché fisica».

«Nascerebbe quella – ha aggiunto – che sarebbe di fatto un’unica città metropolitana di oltre un milione di abitanti trasformando radicalmente un contesto territoriale in cui l’attuale reddito medio pro capite è di gran lunga inferiore alla media Ue. Due città, entrambi sede di università con importante offerta formativa, nonché di importanti poli sanitari e attività terziarie e commerciali che si integrano e si completano, avrebbero una distanza che può essere assimilata a quella di uno spostamento caratteristico del trasporto pubblico urbano, inferiore o uguale a 30 minuti».

L’assessore Catalfamo ha evidenziato che gli studi tecnico/finanziari che hanno già dimostrato la valenza dell’opera possono essere palesemente confermati da una semplice analisi della domanda e dai dati sugli spostamenti attuali. Ogni giorno oltre 17.000 persone si spostano tra le sponde, oltre 6.000 sono spostamenti pedonali su traghetto e aliscafo, oltre 4000 gli autoveicoli tra auto, bus e camion. Fra questi spostamenti molti sono di tipo pendolare e, infatti, fra i territori delle città metropolitane di Reggio Calabria e Messina, sulla base dei dati rilevati dall’Istat nel censimento della popolazione, vi sono 9.774 spostamenti pendolari in un giorno feriale medio, di cui il 51% sono effettuati per motivi di studio. Il 55% di questi è concentrato fra i comuni capoluogo.Allo stato attuale è necessaria più di un’ora per superare i 3 km che dividono le sponde, considerando i tempi necessari per spostamenti intermodali e/o di sosta dell’auto, attesa al traghetto ed attraversamento.

Queste ed altre criticità sono emerse in tutta la loro gravità durante il lockdown, nel periodo in cui gli assurdi assembramenti agli imbarcaderi dei pendolari in attesa delle navi hanno acuito significativamente i rischi connessi all’emergenza sanitaria. Ancora più evidente il dato giornaliero sul collegamento ferroviario con 300 vagoni merci, 70 vagoni passeggeri che si comprende dall’assurdo anacronistico dei treni che si spezzano a Villa San Giovanni e poi si ricongiungono a Messina e viceversa, con relativi tempi che possono arrivare alle due ore e quindi ad una medievale velocità media di 1,5 km/h.

La connessione ferroviaria diretta con la Sicilia consentirebbe agli operatori ferroviari l’effettuazione dei servizi di media e lunga percorrenza che servirebbero una popolazione di circa 7 milioni di abitanti fra Calabria e Sicilia. L’ampliamento del bacino di riferimento costituirebbe il definitivo volano per il rilancio dell’Aeroporto dello Stretto. Le superiori oggettive riflessioni saranno senz’altro ampiamente condivise a prescindere da preconcetti e visioni ideologiche. Pertanto resta da chiedersi perché, non sussistendo impedimenti concreti, non si possa procedere come si sia fatto per tutte le altre grandi opere realizzate sul territorio nazionale e ritenute collegamenti strategici, come ad esempio i tunnel ferroviari di confine.

Oggi, a fronte di un contenzioso dal costo improponibile, esiste un progetto definitivo approvato e addirittura una consegna dei lavori già avvenuta con l’esecuzione di un intervento sulla sponda calabrese. Basterebbe aggiornare il progetto attuale con modifiche che richiederebbero pochi mesi di impegno e si potrebbe dare concreta realizzazione a quanto annunciato. Invece si è costretti a chiedersi se davvero si intenda procedere in questa direzione. Questo interrogativo risulta ancora più pregnante nel momento in cui si apprende oggi dalla stampa che il Mit ha nominato una commissione di 16 membri di “alto profilo tecnico/istituzionale” che fornisca entro due mesi (!) gli “elementi per le valutazioni e le decisioni politiche”.Tranne che non vengano individuate altre fonti certe di finanziamento, si auspica che una Commissione così qualificata proceda velocemente anticipando il termine di 60 giorni al fine di consentire che l’opera venga inserita nel Piano di Rilancio che dovrà essere inviato a Bruxelles entro il prossimo 15 ottobre.

Necessario, quindi, che il Governo riduca i termini fissati o che, nelle more dell’acquisizione del rapporto dalla Commissione, inserisca il collegamento stabile come parte essenziale degli interventi infrastrutturali al sud con l’Av sino a Palermo, anche in ottemperanza alle indicazioni europee sulla continuità territoriale per il Corridoio 5 ex 1.

L’Assessore Catalfamo ritiene che, se ciò non troverà concreto riscontro, l’opera per l’attraversamento dello Stretto, rimarrà un argomento di intrattenimento dell’anomala estate 2020, confermando purtroppo che nihil sub sole novum… (rrm)

Nucera: Basta prezzi folli per attraversare lo Stretto di Messina

Si torna a parlare della differenziazione tariffaria per calabresi e siciliani per l’attraversamento dello Stretto di Messina. L’imprenditore Giuseppe Nucera ha ribadito come «i prezzi per attraversare lo Stretto a bordo di un veicolo paiono decisamente fuori mercato, senza considerare che il costo (elevato) è identico sia se il passeggero è uno oppure cinque».

Infatti, è in corso un’istruttoria, avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nei confronti della società Caronte & Tourist, che svolge attività di traghettamento attraverso lo Stretto di Messina, per accertare se la Società applichi prezzi e condizioni contrattuali eccessivamente onerosi.

«In questo periodo storico – ha proseguito Nucera – che vede riaffiorare con forza la questione relativa alla costruzione del Ponte sullo Stretto, opera che noi de ‘La Calabria che vogliamo’ riteniamo indispensabile, non si può sottovalutare la vicenda relativa all’attraversamento via mare dello Stretto».

«Come ha rilevato Antitrust – ha aggiunto l’ex presidente di Confindustria Reggio Calabria – ad una prima analisi emergerebbe che Caronte & Tourist pratichi prezzi alti e significativamente superiori rispetto a quelli praticati da altri operatori, oltretutto non parametrati rispetto agli ipotizzabili costi di svolgimento del servizio».

«Allo stesso tempo – ha aggiunto – La Calabria che vogliamo considera di fondamentale importanza l’approdo di altri operatori sullo Stretto, che offrano servizi analoghi cosi da creare una reale e sana concorrenza di mercato a vantaggio dei cittadini».

«Il nostro Movimento – ha concluso Nucera – chiederà di confrontarsi con Antitrust ed altre associazioni così da capire in maniera approfondita le motivazioni che impediscono di risolvere queste problematiche diventate oramai datate. Non si può pensare ad un concreto sviluppo dell’area dello Stretto se non si offrono a turisti e cittadini possibilità di scelta tra i servizi di trasporto, il tutto a costi ragionevoli e competitivi».

Peraltro, il senatore di Forza Italia Marco Siclari, sulla questione delle tariffe per il traghettamento,  ha ricordato che «il primo disegno di legge, da me presentato il n. 490, è del 1° agosto 2018, già assegnato in commissione di competenza, ma del quale ancora non è iniziato l’esame è proprio diretto ad introdurre classi tariffarie agevolate per i residenti in particolare reggini e messinesi, per le fasce bisognose e specifiche».

Tale proposta, infatti, individua tra le finalità il conseguimento della continuità territoriale delle aree metropolitane di Messina e di Reggio Calabria, disponendo l’adozione di un decreto da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, contenente l’imposizione degli oneri obbligatori di servizio pubblico a favore dei residenti per trasporto passeggeri e autoveicoli dal porto di Messina ai porti di Reggio Calabria o di Villa San Giovanni, e individua le categorie che possono usufruire di tariffe agevolate, eventualmente compensate dagli oneri obbligatori di servizio pubblico. Inoltre, la proposta dispone la convocazione di una conferenza di servizi che definisca i contenuti dell’onere di servizio imposto ai vettori, prevede che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, individui annualmente, eventualmente fosse deciso, le risorse da destinare alla copertura degli oneri derivanti dall’attuazione della legge così come accade in altre tratte italiane ed europee.

«Al di là della posizione che prenderà l’Antitrust – ha dichiarato il senatore Siclari – è bene che la politica di assuma la responsabilità mostrandosi attenta alle richieste e alle esigenze dei cittadini e del territorio, per questo ho utilizzato l’unico strumento a me disponibile per sollevare il problema delle tariffe dell’attraversamento dello Stretto ed ho indicato una possibile e concreta soluzione da discutere democraticamente in Parlamento».

Come riporta AgenPress, è arrivata la risposta della Caronte & Tourist sull’istruttoria dedicata agli aspetti tariffari: «Siamo certi che – riporta l’agenzia – grazie al procedimento si potrà giungere a una decisione dell’autorità garante della concorrenza che potrà acclarare la correttezza del sistema tariffario da noi praticato e riconoscere che le scelte effettuate comunque non danno luogo a nessun tipo di abuso».

«Forniremo le risposte di dettaglio nel dialogo con l’Autorità. In questa fase – si legge in un comunicato – possiamo solo ricordare che la congruità delle tariffe praticate da C&T per l’attraversamento dello Stretto è stata a suo tempo certificata da uno studio specifico di due tra i massimi studiosi italiani, entrambi docenti della Luiss “Guido Carli” di Roma, basato sul raffronto sinottico tra tratte omogenee e soprattutto tra compagnie non destinatarie di contributi pubblici, come è notoriamente Caronte & Tourist» riporta AgenPress.

«C&T dunque – riporta ancora AgenPress – si dichiara “certa e fiduciosa” che il procedimento avviato dalla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato porti chiarezza, dichiarandosi come sempre “disponibile per ogni tipo di collaborazione, nella prospettiva dell’accertamento definitivo della verità dei fatti». (rrm)

 

Trasporti veloci sullo Stretto: le proposte dell’assessore Catalfamo al Mit

Incontro al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture dell’assessore regionale Domenica Catalfamo sui collegamenti marittimi veloci nello Stretto di Messina, tra Calabria e Sicilia.

Durante la conferenza istruttoria, alla quale ha partecipato l’assessore Catalfamo, il rappresnetante della Regione Calabria ha presentato vaste e puntuali richieste basate “sul presupposto che il collegamento in questione è da inquadrarsi quale servizio di tipo urbano (nell’ottica di un’area urbana integrata fra le città metropolitane di Reggio Calabria e Messina)” e su una specifica analisi della domanda di mobilità da cui è emerso che fra i territori delle Città metropolitane di Reggio Calabria e Messina vi sono circa 10.000 spostamenti pendolari in un giorno feriale medio, di cui circa la metà sono effettuati per motivi di studio.

Fra le richieste vi sono state la riduzione delle tariffe ordinarie a livello delle tariffe urbane medie italiane del trasporto pubblico locale e la previsione di agevolazioni tariffarie per i soggetti con disabilità o mobilità ridotta e per quelli che necessitano di frequenti spostamenti per motivi sanitari. Sempre in materia tariffaria, l’Assessore Catalfamo ha evidenziato che risulta “indispensabile prevedere la possibilità di integrazione tariffaria con i servizi di trasporto pubblico locale urbano delle città di Reggio Calabria e Messina, con titoli di viaggio di importo sia sensibilmente ridotto rispetto alla somma degli importi dei singoli titoli di viaggio”.

L’Assessore regionale ai Trasporti ha sottolineato la necessità di una ampia estensione degli orari dei servizi, rilevando anche l’esigenza di corse compatibili con i collegamenti aerei in alcune fasce orarie prevedendo anche “un tempo contenuto di tolleranza per eventuali ritardi dei voli, almeno per le ultime corse della sera, analogamente a quanto previsto per i servizi ferroviari”.Sarà indispensabile, inoltre, “una rivalutazione dei servizi nei giorni di sabato, domenica e nei festivi, anche considerando il significativo pendolarismo per l’espletamento dei servizi essenziali da parte, ad esempio, di forze dell’ordine e operatori sanitari”.

Particolare attenzione, inoltre, è stata riposta alla possibilità di incentivare i collegamenti intermodali, anche attraverso la possibilità di un agevole trasporto di biciclette. L’Assessore ha illustrato al competente direttore del MIT il percorso che insieme alla Regione Sicilia è stato intrapreso per l’istituzione dell’Area integrata dello Stretto, e la convergenza di obiettivi che in un incontro tenutosi nella stessa giornata è stata raggiunta fra gli Assessori delle due Regioni e le istituzioni dello Stretto.

In tale contesto ed in conformità ai programmi del Presidente Santelli che mira fortemente al rilancio ed alla valorizzazione del territorio, si è posto l’accento sull’importanza del potenziamento dei collegamenti con le Isole Eolie.I lunghi ed approfonditi confronti sono risultati molto proficui ed il MIT, condividendo la ratio delle richieste, ha garantito la massima attenzione mirata all’accoglimento delle stesse. (rrm)

Siclari (FI): Blocco Stretto di Messina, che si intervenga oggi

Il senatore di Forza ItaliaMarco Siclari, chiede «al ministro dell’Interno di portare, al tavolo del Consiglio dei ministri odierno, il problema che riguarda l’attraversamento dello Stretto di Messina».

«Ci sono – ha specificato il senatore Siclari – 70 famiglie siciliane con 50 minorenni, agli imbarcaderi di Villa San Giovanni, bloccate nelle proprie auto da 24 ore sotto la pioggia e al freddo, assistiti dall’amministrazione comunale di Villa San Giovanni, perché non in regola con il decreto vigente».

«È nata una protesta, dovuta al blocco – ha proseguito il senatore Siclari – che impedisce anche al camion di potersi imbarcare verso la Sicilia per consegnare la merce di prima necessità. Una protesta che mette a rischio contagio non soltanto le persone bloccate da 25 ore, ma anche le forze dell’ordine che stanno vigilando sulla protesta».

La situazione che si è scatenata in riva allo Stretto, nelle ultime ore, ha visto il senatore Marco Siclari in prima linea, in continuo contatto con sindaci e governatori delle due regioni. Adesso l’impasse può essere risolto solo dal ministero dell’interno al quale il senatore si appella e con il quale si è messo in contatto.
«Le forze dell’ordine – ha proseguito il senatore Siclari – stanno facendo il possibile per contenere la protesta, ma è necessario l’intervento del ministero dell’intero per sbloccare e autorizzare il passaggio di queste famiglie verso la loro casa che è in Sicilia».
«Parliamo di famiglie che lavoravano al Nord – ha proseguito il senatore Siclari – e che sono state costrette a tornare in Sicilia perché hanno perso il lavoro e anche la casa a causa dell’emergenza. Queste persone si sono messe in viaggio quando era in vigore il vecchio decreto che consentiva il rientro alle proprie abitazioni e sono arrivate a Villa San Giovanni con un nuovo decreto che, di fatto, impedisce loro di rientrare a casa».
«Mi appello al ministro affinché, in via straordinaria ed eccezionale – ha concluso il senatore Siclari – vengano autorizzate queste famiglie e si sblocchi una situazione che potrebbe sfociare nel dramma e vengano messe in quarantena obbligatoria presso l’alloggio di destinazione». (rp)

Reggio, si apre la battaglia dei Tir nello Stretto. Il Governo vara in autonomia i nuovi attracchi

di SANTO STRATI – Porto, aeroporto, mobilità all’anno zero: non mancano gli elementi per infiammare gli animi dei reggini, ancora una volta penalizzati da scelte autonome, calate dall’alto, che influiscono in modo pesante sulla vita di tutti i giorni. In questo caso, la protesta è contro il Ministero dell’Ambiente, che ha approvato la richiesta delle società private di attraversamento dello Stretto, Caronte&Tourist e Meridiano Lines di spostare gli attracchi da Villa San Giovanni a Pentimele. La Città si è attivata con una mobilitazione trasversale che vede uniti Sindaco (Pd) e opposizione (centro-destra) per dire no a scelte non condivise ancor di più perché non discusse con i rappresentanti dell’amministrazione cittadina e metropolitana. Intendiamoci, il via libera del Ministero dell’Ambiente a un progetto privato non condiviso dalla Città non significa che domattina Reggio sarà invasa dai Tir: la richiesta dei due operatori dello Stretto risale al 2016 e solo a ottobre dello scorso anno è arrivato il via libera, riconfermato in questi giorni, nonostante il parere contrario della Commissione Trasporti della Camera. Il punto principale riguarda il solito atteggiamento sprezzante nei confronti di Reggio da parte del Governo: nessuna discussione, nessuna valutazione con gli organismi locali. La decisione cala dall’alto, ma i reggini, la Calabria, sono stufi di queste imposizioni che escludono qualsiasi confronto. E le reazioni di queste ore lo dimostrano ampiamente.

Il sindaco Giuseppe Falcomatà è furioso e ne ha ben ragione: «Il passaggio dei Tir per la Sicilia al porto di Reggio – ha dichiarato – è un progetto scellerato che vedrà la strenua opposizione della nostra comunità. Siamo pronti a far valere le nostre ragioni, anche attraverso azioni eclatanti. È una scelta incomprensibile che va contro tutti i pareri espressi ufficialmente dalle istituzioni territoriali. Non si può autorizzare uno scempio simile, che produrrebbe effetti devastanti sul piano ambientale, urbanistico e logistico, pensando di far passare questa scelta sulla testa di un’intera città. Reggio Calabria è pronta alle barricate».

Per capire la netta contrarietà della comunità reggina allo spostamento dei Tir da Villa San Giovanni al nuovo molo (da costruire) in località Pentimele, praticamente a due passi dalla città, occorre sapere che il progetto fa capo ai due vettori privati che gestiscono l’attraversamento dello Stretto. I due traghetti della Meridiano Lines (che fa capo all’imprenditore reggino Cesare Diano) dal 1998 operano dal porto di Reggio verso Messina-Tremestieri e viceversa solo per il traffico pesante, Caronte & Tourist traghetta sia auto che mezzi pesanti da e per Messina da Villa San Giovanni, nell’area di Pezzo, una zona ad alta vocazione turistica. L’attraversamento dei Tir lungo le dorsali della cittadina dello Stretto avevano suggerito la creazione di un polmone di stoccaggio con spostamento degli approdi verso sud, in località Bolano, a metà strada tra Villa e Reggio.

Il sen. forzista Marco Siclari è altrettanto imbufalito: «Con la decisione di spostare solo il traffico pesante al porto di Reggio con la costruzione di nuovi attracchi a Pentimele, – ha detto – stanno decidendo scientemente di distruggere la costa. Non accettiamo di lasciare due porti, a distanza di pochi chilometri, per lo stesso servizio. Presenterò, al nuovo Governo la richiesta di finanziamento con un emendamento alla Legge di Bilancio, così come fatto lo scorso anno, affinché venga finanziato il progetto, esistente, dello spostamento degli approdi a sud di Villa San Giovanni come già deliberato dagli enti enti di competenza e dalle istituzioni locali. Era dicembre del 2018 quando ho chiesto al Governo di farsi carico delle richieste di un territorio che, con queste scelte, stanno mortificando. Non solo, a essere messo a serio rischio è un vero e proprio patrimonio naturale, lo Stretto. Questo Governo ha deciso di distruggere la Calabria e lo sta facendo giorno dopo giorno, decisione dopo decisione che vanno in direzione contraria rispetto alla determina degli stessi territori coinvolti. Non mi fermo nonostante la caparbietà di questo Governo nel voler affossare la nostra terra. Utilizzerò tutti i mezzi a mia disposizione per portare nelle aule del Governo il dissenso dei reggini. Ricordo inoltre che ho ottenuto 8 milioni di euro per realizzare il polmone di stoccaggio a Villa che serve per la sosta dei veicoli in attesa degli imbarchi, al fine di evitare di decongestionare il centro cittadino. Il porto a sud di Villa, dunque, libererà sia il centro di Villa sia Reggio dal traffico e dall’inquinamento».

L’Amministrazione comunale di Reggio ha chiesto che sia convocato al più presto un incontro nel quale approfondire la questione, anche con il supporto dei pareri tecnici ufficialmente espressi dalle istituzioni territoriali, e rivedere la decisione che ha autorizzato i nuovi approdi. Sulla vicenda, l’Assessore alla Mobilità del Comune di Reggio Giuseppe Marino, facendo riferimento alla delibera del Consiglio comunale supportata da numerosi pareri tecnici trasmessi al Governo e condivisa da altre istituzioni territoriali come il Comune di Villa San Giovanni, la Città Metropolitana, l’Asp e la Regione Calabria, ha sottolineato come il progetto di spostamento dei mezzi pesanti sia assolutamente «in netto contrasto con tutta la programmazione messa in campo dal Comune di Reggio Calabria per lo sviluppo del fronte costiero».

«Concretamente – ha sottolineato Marino – lo spostamento dell’approdo andrebbe in pesante conflitto con i programmi di sviluppo attivati dall’Amministrazione comunale e dagli altri enti di governo del territorio per l’area portuale. Ad esempio il nuovo progetto, già in corso di esecuzione, del prolungamento nord del lungomare verso il porto, o ancora il progetto di riqualificazione del lido comunale, l’ormai imminente avvio dei lavori sull’Arena Lido, i lavori in corso sul Parco Lineare sud, il progetto del polo sportivo nell’area di Pentimele ed in ultimo l’interlocuzione avviata con le altre istituzioni territoriali per il varo del nuovo piano regolatore portuale che valorizza l’attracco delle navi da crociera e la diportistica. Progetti tutti evidentemente alternativi allo spostamento del traffico pesante che produrrebbe invece effetti devastanti sul piano delle emissioni inquinanti, del congestionamento del traffico veicolare e della qualità della vita dei cittadini, con pesanti conseguenze nel comparto turistico, vero motore socioeconomico per lo sviluppo del nostro territorio».

«La nostra peraltro – ha aggiunto Marino – non è mai stata una posizione di mera opposizione al progetto di spostamento dei Tir. Insieme al Comune di Villa San Giovanni abbiamo condiviso l’esigenza di uno spostamento dell’approdo nell’area di Bolano, al confine tra i territori dei due Comuni, in una zona scarsamente urbanizzata che meglio si presta allo sviluppo del progetto presentato dalle società private per l’attraversamento dello Stretto. Chiediamo quindi che il Ministro riveda il suo parere, dimostrando capacità di ascolto e vicinanza nei confronti di un territorio che ha espresso chiaramente la sua netta contrarietà a questo progetto».

Il traghetto Giano della Meridiano Lines
I traghetti della Meridiano Lines trasportano solo mezzi pesanti da Tremestieri-Messina al Porto di Reggio e viceversa
Venerdì pomeriggio, il centro-destra reggino, convocato in tutta fretta dall’on. Francesco Cannizzaro, ha incontrato i reggini sulla vicenda Tir. «Oggi ci siamo ritrovati, come Centro-Destra, tutti uniti, per il bene della nostra città il cui rilancio passa per le infrastrutture: il Porto deve rinascere in chiave turistica, non può essere saccheggiato da politici che rinunciano a difendere la città. Noi ci siamo, come sempre, per Reggio e dalla parte di Reggio. – ha dichiarato l’on. Cannizzaro – L’unica strada per evitare che Reggio venga invasa dai Tir è procedere con immediato ricorso al Tar contro la scelta del Ministero: se il sindaco Falcomatà e il governatore Oliverio sono davvero contrari alla decisione del governo Pd-M5S, procedano e avranno il nostro supporto su questo».
La riunione che si è svolta nella sede del coordinamento provinciale di Forza Italia, a due passi dal Consiglio regionale, ha visto schierati con Cannizzaro Ernesto Siclari, coordinatore del Mns, i consiglieri comunali Mary Caracciolo (FI), Emiliano Imbalzano (Lega), Massimo Ripepi (FdI), Paola Lemma (Udc) e Peppe Agliano (Reggio Futura) e registrato la partecipazione dei consiglieri regionali Giovanni Arruzzolo e Mimmo Giannetta, del consigliere metropolitano Eduardo Lamberti Castronuovo e del consigliere comunale Lucio Dattola. A quest’ultimo, bisogna dare atto che già tre anni fa aveva lanciato un inascoltato allarme sul pericolo di inquinamento dell’area portuale in vista di un eventuale spostamento dei traghetti da Villa a Pentimele.
Cannizzaro non le ha mandate a dire contro quelli che secondo lui sono i responsabili del precipizio che si è aperto a proposito del porto di Reggio: il sindaco Falcomatà, il governatore Mario Oliverio, l’on. pentastellata Federica Dieni, oltre a tutto il Pd e il Movimento Cinque Stelle. «Sono i nemici di Reggio – ha inveito Cannizzaro – che tornano alla carica per svendere la nostra città, ma noi non lo consentiremo. Non hanno fatto nulla per fermare questa minaccia, hanno prodotto solo pareri tecnici negativi, ma è mancato il peso politico. Tuttavia – ha rimarcato l’on. azzurro – noi saremo al fianco del sindaco e del governatore se, oltre a stracciarsi oggi le vesti per scopi puramente elettorali, presenteranno davvero il ricorso al Tar contro il decreto ministeriale che affonda la città».
La rabbia dei cittadini di Reggio, che si sentono presi ancora una volta in giro, troverà sfogo in un’interpellanza urgente dell’on. Cannizzaro che, nell’annunciarla, prova ad attenuare i malumori dei reggini sulla temuta chiusura dell’Aeroporto dello Stretto. «L’Aeroporto – ha detto – non chiude  e presto ci siederemo al tavolo con Enac, Alitalia e RyanAir per pianificare il futuro prossimo». Sarà, ma lunedì ci sarà a Reggio un convegno a Palazzo Campanella, promosso dal prof. Domenico Gattuso e dallo storico Pasquale Amato sul “Sistema aeroportuale regionale” che si preannuncia molto infuocato a proposito del continuo declassamento dello scalo reggino: la sensazione in città è che con i numeri di traffico in costante discesa non è possibile intravvedere alcun futuro. (s)