Partire, restare, tornare: il futuro della Calabria dipende dalle scelte che fanno i suoi giovani

di ORLANDINO GRECO – La Calabria è una terra che, più di altre, restituisce la complessità dell’Italia di oggi: una regione che certamente perde popolazione, ma non nei numeri amplificati che qualcuno vorrebbe far circolare per convenienza o interesse.

È vero: molti giovani calabresi scelgono di partire verso altri territori. Eppure, la Calabria continua a esprimere un elettorato vivo, numeroso e molto più determinante di quanto spesso si voglia far credere.

Quando si parla di partecipazione elettorale, infatti, si dimentica un dato cruciale: quasi un calabrese su cinque vive all’estero. Su una popolazione di circa 1.800.000 abitanti, gli iscritti all’AIRE sono quasi 394.000, pari al 21–22%. Una delle percentuali più alte d’Italia. Questo non significa che il voto calabrese “svanisca”: semplicemente si sposta, prosegue altrove il proprio cammino.

La diaspora calabrese si inserisce in un fenomeno nazionale più ampio, ben fotografato dalla Fondazione Migrantes: oggi oltre 6,4 milioni di italiani vivono nel mondo. I protagonisti di questa mobilità sono in prevalenza giovani — il 37% degli espatriati ha tra i 25 e i 34 anni – ma anche donne (circa il 46%) e persone di età diverse. E non si tratta solo di emigrazione internazionale: dal 2014 al 2024 oltre un milione di italiani si sono spostati dal Sud al Centro-Nord, alla ricerca di occasioni di lavoro, studio e stabilità.

A questi numeri si aggiunge una platea ancora più ampia di meridionali – stagionali, precari, lavoratori a tempo – che vivono lontano dalla Calabria senza cambiare residenza, perché il legame con la propria terra resta forte. È un elettorato “invisibile”, difficile da stimare ma reale, che continua a partecipare, a modo suo, alla vita civile e politica della regione.

Questa realtà si intreccia con la grande questione demografica. La Calabria non è la regione italiana che emigra di più: nelle classifiche complessive si colloca attorno al sesto-settimo posto. E se guardiamo all’emigrazione verso l’estero, dopo la Sicilia, le regioni che registrano il maggior numero di partenze sono Lombardia e Veneto: territori economicamente forti ma che oggi vedono una crescente mobilità verso altri Paesi, alla ricerca di realizzazione professionale. Il saldo demografico nazionale è negativo da anni e la fascia più colpita rimane quella giovanile.

I dati nazionali lo confermano: quasi metà dei nuovi iscritti all’Aire ha tra i 18 e i 34 anni; un altro 30% si colloca fra i 35 e i 49. I giovani e i giovani-adulti sono la spina dorsale della nuova diaspora italiana.

Eppure, sul fronte della natalità, la Calabria mostra un quadro meno drammatico rispetto ad alcune regioni del Centro-Nord che, negli ultimi anni, hanno registrato crolli molto più severi. Il problema esiste – riguarda tutto il Paese – ma in Calabria il calo è meno brusco, segno che un certo equilibrio resiste, nonostante le difficoltà.

Come ha ricordato il Presidente Sergio Mattarella, la natalità è «un tema vitale per il futuro del Paese». Non riguarda solo le cifre: riguarda la speranza, la progettualità, la fiducia collettiva. Papa Francesco lo ha detto con una frase che vale più di mille grafici: “La generazione dei figli è l’indicatore principale della speranza di un popolo”.

L’Italia ha oggi bisogno di un impegno comune: politiche familiari più solide, servizi accessibili, sostegni concreti che rendano possibile ciò che non può essere scaricato solo sulle famiglie. Avere figli non può essere una sfida individuale, ma una responsabilità condivisa.

Ed è proprio qui che la Calabria può ritrovare una nuova direzione. La situazione è seria, nessuno lo nega, ma i numeri mostrano chiaramente che il declino riguarda gran parte del Paese e che una certa narrazione, spesso interessata, tende a descrivere la Calabria come un caso disperato – quando invece non lo è affatto.

Si pensi a certe affermazioni superficiali o strumentali di alcuni esponenti politici, pronti a definire la Calabria “la peggiore d’Italia”. La realtà è ben diversa: la Calabria non vota meno, non parte più degli altri, e anzi possiede una delle più ampie comunità di cittadini votanti residenti all’estero.

E chi parte, chi torna, chi resta, continua a scrivere ogni giorno il destino di una regione che – nonostante tutto – ha ancora molto da dare.

(Consigliere regionale)