NON È SEMPLICE QUESTIONE DI VELOCITÀ
L’AV PER CALABRIA È FATTORE DI CRESCITA

di ELIA FIORENZAIl dibattito sulla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità (AV) Salerno-Reggio Calabria è sempre più acceso, ma rischia di smarrire il suo obiettivo fondamentale: una progettazione che non solo migliora i collegamenti ma che risponde alle esigenze strategiche del territorio.

A fare chiarezza sul tema è il comitato tecnico AV Calabria, dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, e composto da esperti come Demetrio Festa (Unical), Giuseppe Lo Feudo (ex FdC), Luigi Martirano (Sapienza) e Roberto Musmanno (Unical), che, in una recente dichiarazione, ha sottolineato come la realizzazione di una vera AV in Calabria non possa prescindere da un tracciato interno e da una visione a lungo termine, mirata a rispondere alle sfide infrastrutturali del futuro.

La discussione si concentra in particolare sul tratto che collega Praia a Lamezia, la porzione della linea che, secondo i piani attuali, potrebbe ospitare l’alta velocità. Due le ipotesi al centro del confronto: un tracciato tirrenico, lungo la costa, e uno interno, che si inserisce nel corridoio infrastrutturale già occupato da autostrade e linee elettriche, percorrendo la valle del Crati fino a Cosenza.

La decisione sulla scelta del tracciato è cruciale, poiché potrebbe determinare la portata dell’intera opera, che deve essere pensata come un’infrastruttura strategica per l’intero Paese, non solo per la Calabria. Per il comitato la soluzione ottimale è quella del tracciato interno, che non solo garantisce tempi di percorrenza più rapidi ma risponde anche all’esigenza di integrare la regione con la rete transeuropea.

«L’alta velocità deve essere vista come una rete che si inserisce in un contesto europeo, non come una semplice infrastruttura locale», affermano i membri del Comitato. La realizzazione di un tracciato tirrenico, seppur attrattivo a livello superficiale, non garantirebbe i benefici a lungo termine che la Calabria e l’Italia meriterebbero. Il tracciato interno, secondo gli studi di fattibilità, non solo consentirebbe di ridurre i tempi di percorrenza tra le principali città della Calabria, ma avrebbe anche il pregio di raggiungere le aree interne, spesso isolate dal resto del Paese.

La linea AV, infatti, non dovrebbe limitarsi a migliorare i collegamenti tra Salerno e Reggio Calabria, ma deve rappresentare un’opportunità di sviluppo per l’intero territorio calabrese. Un sistema ferroviario che colleghi Cosenza, Lamezia e Reggio Calabria, ma che tocchi anche le zone interne, come la valle del Crati e la fascia ionica, potrebbe trasformare la regione in un nodo centrale per il traffico ferroviario europeo. Gli studi presentati da RFI evidenziano un aspetto fondamentale: i tempi di percorrenza tra Battipaglia e Reggio Calabria non cambiano sostanzialmente, sia nel caso del tracciato tirrenico che di quello interno. Tuttavia, la vera differenza sta nelle opportunità che il tracciato interno offre in termini di sviluppo del territorio.

«Un tracciato interno non solo facilita i collegamenti tra i principali centri calabresi, ma crea anche le condizioni per sviluppare una vera rete integrata, che colleghi il Nord e il Sud del Paese, in linea con i criteri della rete transeuropea Ten-T», spiegano gli esperti. Non è solo una questione di velocità, ma di strategia territoriale. Il comitato tecnico AV Calabria fa presente che l’alta velocità deve essere pensata come parte integrante di una rete che colleghi la Calabria all’intera rete europea, in modo da stimolare l’economia, la mobilità delle persone e la competitività del Paese. L’obiettivo deve essere quello di ridurre il divario tra il Sud e il resto dell’Italia, non solo accorciando i tempi di viaggio, ma aprendo la regione a nuove opportunità di sviluppo.

Il tracciato interno, in particolare, rappresenta un’opportunità unica per migliorare i collegamenti ferroviari in un’area che storicamente ha sofferto di una carenza di infrastrutture moderne. Collegare Cosenza, Lamezia e Reggio Calabria con l’alta velocità, e farlo attraverso un tracciato che attraversa le aree interne, significa favorire una maggiore coesione territoriale e stimolare la crescita di zone che altrimenti rischierebbero di rimanere ai margini. Il comitato sottolinea come l’opera debba essere realizzata a qualunque costo, senza cedere alle tentazioni di soluzioni facili ma inefficaci.

«La Calabria ha bisogno di una vera alta velocità, che sia all’altezza delle sfide del futuro. Un tracciato interno è l’unica via per un’infrastruttura che davvero cambi il volto della regione e del Sud Italia», affermano i membri del comitato. L’infrastruttura ferroviaria che si realizza oggi è quella che accompagnerà la Calabria per i prossimi decenni.

È necessario, quindi, fare scelte lungimiranti, che non si limitino a rispondere alle esigenze di un momento, ma che pongano le basi per un futuro di sviluppo sostenibile e competitivo. La vera alta velocità in Calabria non deve essere solo un sogno, ma una realtà che diventi, finalmente, una risorsa per tutta la regione e per l’intero Paese. La Calabria ha un’opportunità storica di essere protagonista di una vera rivoluzione infrastrutturale, e la scelta del tracciato interno è quella che permette di cogliere questa occasione senza compromessi. (ef)

AV, IL TRACCIATO TIRRENICO COSTA DI PIÙ
E AUMENTA LA “DIVISIONE” TRA TERRITORI

di ROBERTO DI MARIA – Le vicende legate alla scelta del tracciato per la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria ad AV pongono all’attenzione dell’opinione pubblica interrogativi inquietanti sul ruolo della tecnica in scelte fondamentali per lo sviluppo dei territori e dell’intero Paese. Senza dimenticare che il tracciato da scegliere, ricadendo nella Rete Ten-T, riveste importanza su scala continentale.

Già la scelta del tracciato per la tratta più settentrionale, da Battipaglia-a Praia a Mare, aveva suscitato le proteste, non certo ingiustificate, degli abitanti del Cilento, che da almeno 150 anni ospita il principale corridoio di collegamento tra l’estremo Sud d’Italia, Sicilia inclusa, e l’Europa. Come sappiamo, ha prevalso l’itinerario che percorre il Vallo di Diano, e già si lavora, anche se le polemiche non sono ancora del tutto sopite, su uno dei tre lotti che lo compongono.

Continua, invece a tenere banco la scelta del tracciato che da Praia condurrà a Reggio Calabria, dividendo chi preferirebbe un percorso “a monte”, lungo la valle del Crati fino a Cosenza per poi riscendere sulla costa, verso Lamezia Terme, e chi vuole percorrere la costa tirrenica, in prossimità della vecchia linea. Soluzione, quest’ultima, che sembra prevalere, e che, peraltro, non taglia completamente fuori la città di Cosenza: prevede infatti il completo rifacimento e raddoppio della linea che la collega a Paola, attraverso la lunga galleria Santomarco, rendendo accessibile la futura linea costiera AV in pochi minuti.

A costo di essere impopolari, bisogna ammettere che è difficile, con ragionamenti squisitamente tecnici, preferire il tracciato “cosentino”, più lungo di ben 40 km e che implica maggiori costi e tempi di percorrenza. Oltre a incontrare rilevanti problemi geomorfologici quali il doppio attraversamento della catena costiera calabrese che si frappone tra la valle del Crati e il Tirreno.

Perché questo percorso fosse stato preferito ai tempi della ministra De Micheli e fino a un anno fa è un mistero. È impossibile, infatti, che non fossero già noti i gravi inconvenienti geomorfologici messi in evidenza, dal Sottosegretario Ferrante lo scorso anno, quando venne ufficializzata la preferenza per il corridoio costiero; d’altronde ogni scelta porta inevitabilmente con sé inconvenienti, anche dolorosi.

Come è altrettanto vero che ognuno dei due percorsi è sostenuto dai cittadini e dai politici che ne trarrebbero giovamento in quanto rispondente ad interessi concreti comprensibilissimi. Preoccupa non poco, però, che tale diversa visione divenga causa di contrapposizioni partitiche a livello nazionale, in quanto sottintende una subordinazione del modello di sviluppo complessivo a particolarismi che mal si conciliano con lo sviluppo equilibrato di un Paese. Se è vero che la tecnica non può sostituirsi alla politica, è altrettanto vero che la seconda non può ignorare la prima, correndo il rischio non solo di sprecare le risorse dei cittadini ma, soprattutto, di imporre soluzioni impraticabili

In questa polemica può essere d’aiuto la visione emersa dal Libro Bianco dei Trasporti europei del 2011, nel quale si spiegava come i grandi Assi di collegamento (Core Network) dovessero “accorciare” il più possibile le distanze tra i territori, riservando alle connessioni successiva (Comprehensive Network)  il compito di “avvicinare” i centri che non ricadono sull’Asse. Non per niente la prima andrebbe completata entro il 2030 e la seconda entro il 2050. Indicazioni che derivano da scelte improvvisate ma da approfonditi studi di Economia dei Trasporti, stante anche il fatto che i singoli collegamenti secondari “secondari” costano molto meno dei grandi Assi e vengono alimentati da questi ultimi.

In altre parole, allungare il percorso dell’AV Sa-Rc e renderlo molto più costoso per passare da Cosenza favorisce certamente i cosentini ma tradisce la visione europea. Le linee guida suggerite dall’Ue sono chiare, derogare è certamente nella facoltà dei governi ma finisce per tradire i criteri ispiratori.

L’importante è, però, non perdere tempo ed evitare di prolungare ancora per chissà quanti anni l’agonia di territori che non possono più permettersi di aspettare i ritardi della politica. (rdm)

[Roberto Di Maria è dottore di ricerca in Infrastrutture dei Trasporti e amministratore di “Sicilia in Progress”]