PARTE DA UNICAL E DALLA MEDITERRANEA
LA SFIDA PER INNOVARE GLI ECOSISTEMI

La Calabria è protagonista nella creazione dell’Ecosistema dell’Innovazione, con due sue eccellenze: L’Università della Calabria, capofila del progetto Tech4You (Technologies for climate change adaptation and quality of life improvement), presentato in ambito Pnrr, Missione 4 – Creazione e rafforzamento di Ecosistemi dell’innovazione come leader territoriali di ricerca e sviluppo, e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

L’Unical, infatti, sarà sede dell’hub di uno degli 1 Ecosistemi dell’Innovazione finanziati in Italia dal Pnrr, con l’obiettivo di trasferire sul territorio competenze d’avanguardia e saperi d’eccellenza per favorirne lo sviluppo, mentre la Mediterranea è soggetto partecipante all’Hub attraverso i  dipartimenti di Agraria, Architettura (DARTE e PAU), Ingegneria (DICEAM e DIIES), e del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze della Formazione. In particolare, il Dipartimento di Agraria è Capofila dello Spoke Agritech, dedicato alla transizione digitale e sostenibilità dei sistemi agricoli, forestali e del food.

L’ottima performance del progetto Tech4You già comunicata dal Rettore dell’Unical e dal suo delegato – che si è piazzata seconda in graduatoria nazionale, seguita dai progetti di progetti di Lombardia, Toscana, Piemonte, Lazio, Veneto – consentirà di dare vita ad un avanzato Ecosistema dell’innovazione articolato in un HUB e 6 Spoke. L’Hub, quale Soggetto Attuatore del progetto è responsabile dell’avvio, dell’attuazione e della gestione dell’Ecosistema e ne faranno parte le Università, gli Enti Pubblici di Ricerca vigilati dal MUR e altri soggetti pubblici e privati che hanno partecipato al progetto. Gli Spoke sono, invece, i Soggetti deputati alla realizzazione dei Programmi di ricerca ed innovazione in collaborazione con soggetti pubblici e privati affiliati ad esso.

Nell’ambito del progetto, che impegnerà oltre 850 docenti e ricercatori, sarà anche reclutato nuovo personale. In particolare è prevista l’assunzione di 163 ricercatori a tempo determinato e l’attivazione di 113 posti di dottorato industriale.

«Una proposta dedicata all’innovazione, che parte da Calabria e Basilicata, si colloca al top in Italia: un risultato straordinario, ottenuto grazie alla sinergia tra atenei e Cnr e all’importante sostegno dei presidenti di Regione, che ringrazio per la fiducia – commenta il rettore dell’Unical, Nicola Leone –. Conferma che al Sud le eccellenze non mancano e che, quando si fa squadra, si possono raggiungere traguardi eccezionali. Sono particolarmente soddisfatto, perché è un progetto che punta allo sviluppo e all’innovazione del territorio e potrà avere un impatto concreto sulle nostre comunità».

Coniugando le vocazioni del territorio con la sfida della transizione digitale e ambientale, la proposta presentata da Calabria e Basilicata – dal titolo Tech4You, Technologies for climate change adaptation and quality of life improvement – punta a invertire la rotta di due regioni storicamente in ritardo, intervenendo sulle emergenze, oggi aggravate dal cambiamento climatico, per migliorare la qualità della vita dei cittadini, innovare il tessuto socioeconomico, creare occasioni di nuova occupazione, rafforzare la resilienza di un territorio fragile perché esposto a rischi naturali e antropici.

Sono cinque le linee guida attraverso cui si svilupperà il programma del progetto, che si ispira alla sfida globale Adaptation to Climate Change:  mitigare l’impatto del cambiamento climatico sull’ambiente naturale attraverso lo sviluppo di tecnologie per l’early warning, l’integrazione di tecnologie satellitari, la gestione delle infrastrutture critiche, la sperimentazione di nature-based solutions e il miglioramento della depurazione delle acque. Sul fronte energetico, si punterà alla riduzione della dipendenza da fonti fossili attraverso lo sviluppo di tecnologie per la decarbonizzazione e il riutilizzo degli scarti.

Grande attenzione anche al comparto agricolo, settore cruciale per l’economia calabrese e lucana: il programma punta a migliorare la resilienza del sistema agroalimentare attraverso lo sviluppo di tecnologie per lo smart farming, modelli sostenibili per l’industria agroalimentare e la valorizzazione degli scarti.

Per attenuare, poi, l’impatto degli eventi meteorologici sul patrimonio culturale e favorirne l’accessibilità sono previsti azioni di monitoraggio, sviluppo di modelli previsionali e uso di tecnologie ausiliarie (come robot, sensori e realtà aumentata). Infine, il programma si propone di costruire comunità resilienti e favorire il benessere dei cittadini, attraverso strumenti per il monitoraggio dello stato di salute e lo sviluppo di prodotti (nutraceutici, cosmetici e dispositivi indossabili) con potenzialità terapeutiche.

All’ottima performance che ha visto il progetto Tech4You posizionarsi al primo posto assoluto nella graduatoria nazionale, sia per quanto riguarda gli obiettivi e la qualità scientifica che per l’impatto atteso sul territorio, ha contributo la proposta dei ricercatori di Agraria che hanno progettato, in perfetta sintonia con la  strategia Dal produttore al consumatore cuore del Green Deal, la prima Digital H-Farm-To-Fork di Italia.

Si tratta di un vero e proprio dimostratore per sviluppare la ricerca, dare corpo al trasferimento tecnologico, supportare la formazione, stimolare la nascita di spin-off e start-up. Integrata da una smart factory costituita da sistemi pilota di food processing, rappresenterà una innovativa ed avveniristica piattaforma di ricerca e di dimostrazione, basata sul paradigma della Smart Food Factory, nella quale sviluppare e valutare congiuntamente modelli di agricoltura di precisone e di trasformazione alimentare in contesti mediterranei.

«Allo scopo – viene spiegato in una nota – saranno adottate e valorizzate tutte le potenzialità delle Key Enabling Technologies (KET) tra cui robotica, Internet of Things, Big Data, Data Analytics, Data Mining, Intelligenza Artificiale (AI), blockchain per tracciabilità avanzata IOT-based, ICT e tecnologia 5G, ecc. il tutto per rendere disponibili soluzioni avanzate, in accordo con il paradigma dell’Agrifood 5.0, e guidare  così la transizione verso modelli sostenibili di produzione alimentare in linea con gli obiettivi di Agenda 2030».

n Tech4You fanno parte dell’hub, insieme a Unical, anche l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Università degli Studi della Basilicata, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Regione Calabria, Regione Basilicata, Arpacal, Arpab, Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Ente Parco Nazionale del Pollino, Ente Nazionale per il Microcredito, Forum del Terzo Settore, Distretto dell’Appennino Meridionale, Agenzia Calabria Verde, Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, Ente Parco Nazionale della Sila, Entopan Innovation, che parteciperà anche alle attività di uno spoke. (rrm)

Il ricordo di Beniamino Andreatta, scomparso 15 anni fa

di FRANCO BARTUCCI – Il 26 marzo 2007 scompariva a Bologna il parlamentare, più volte Ministro della Repubblica Italiana e primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta. Quel giorno era in corso nel campus universitario di Arcavacata un’ importante giornata commemorativa del prof. Giorgio Gagliani, scomparso a Lugano, già preside della Facoltà di Scienze Politiche e primo presidente della Biblioteca interdipartimentale “Ezio Tarantelli”, con la partecipazione dell’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi, su organizzazione ed invito, in primo luogo del prof. Davide Infante, sul quale gravava il compito della direzione, come presidente, della Biblioteca dell’area economica sociale e giuridica, nonché del Rettore, prof. Giovanni Latorre.

La figura del prof. Andreatta nella ricorrenza del quindicesimo anniversario della sua scomparsa è stata ricordata nella giornata di ieri a Roma dall’Arel, con la diffusione di un testo scritto, nel quale si ricorda che “il mondo è cambiato, come anche la storia del nostro Paese che ha attraversato fasi politicamente diverse fra loro, e diverse dalla stagione in cui Andreatta è stato protagonista. Tuttavia – si afferma nella nota –  alcuni temi oggi al centro dell’attenzione della politica e dell’opinione pubblica avevano già avuto un loro svolgimento: l’Europa e la difesa europea, l’uso della forza per contrastare le aggressioni e i genocidi, la capacità dei paesi e dei loro governanti di assumersi le responsabilità, anche se difficili”.

“Tutto questo e molto altro – è stato ricordato –  si trova nei suoi scritti, nei suoi interventi parlamentari, da Ministro o da semplice deputato. Andreatta era nato a Trento il 9 agosto 1928, ma gran parte della sua lunga carriera accademica e della sua vita familiare si è svolta a Bologna, sua città di adozione anche quando gli impegni politici e di governo lo tenevano a Roma. Si devono ad Andreatta tante azioni politiche ed economiche che hanno innovato profondamente e sono incise nella nostra storia recente: la messa in liquidazione del Banco Ambrosiano, il “divorzio” Tesoro-Banca d’Italia realizzato con Carlo Azeglio Ciampi, la lotta all’inflazione e alla piaga del debito pubblico, l’invenzione dell’Ulivo, l’incontro con le due grandi tradizioni del Novecento, quella cattolica e quella ex comunista. Come si devono ad Andreatta la creazione di centri studi, come l’Arel e Prometeia; di Università come quella di Arcavacata a Cosenza e Sociologia a Trento”.

Un ricordo che si conclude segnalando le varie pubblicazioni, interventi scritti, video e trasmissioni televisive che ne ricordano la figura con grande caratura, politica, culturale, economica, accademica ed umana. Si colloca in questo quadro la pubblicazione di due saggi di Mariantonietta Colimberti sul sessantotto del prof. Andreatta e sulla commemorazione dello  stesso, organizzata dall’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” nel mese di ottobre 2018, in occasione delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della pubblicazione della legge istitutiva del 1968 e della intitolazione del ponte sul fiume Campagnano, che unisce le città di Rende e Cosenza, al magnifico Rettore Beniamino Andreatta, con l’approvazione delle due amministrazioni comunali.

Ma di Andreatta se ne occuperà l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” nei prossimi mesi, con la stessa dirigenza dell’Università, per organizzare al meglio il cinquantesimo anniversario del primo anno accademico ch’ebbe inizio nel mese di novembre  del 1972; mentre adesso in queste ore i pensieri vanno a quel giorno e soprattutto a quel 29 marzo 2007, quando una delegazione dell’Università della Calabria, guidata dal Rettore Giovanni Latorre partecipò alla cerimonia funebre che si svolse a Bologna nella Chiesa di San Domenico.

L’ufficio stampa dell’Università nel darne notizia alla collettività calabrese in una sua nota di Andreatta diceva: “Era un uomo di grande dialogo e di ascolto soprattutto nel rapporto con gli studenti. Un “comunicatore” sensibile e attento, tanto da saper coinvolgere tutti i media riuscendo a portare in Calabria le più importanti firme del giornalismo nazionale per raccontare al Paese la straordinaria avventura  di un campus universitario innovativo e anticipatore della riforma universitaria italiana”; mentre il Rettore Giovanni Latorre  in una sua testimonianza, resa pubblica attraverso i giornali, ebbe tra l’altro a dire a proposito del suo impegno nei confronti del primo Ateneo calabrese: “ Furono gli anni in cui  Andreatta(1971/1975) con lungimiranza e coraggio, ma con non minore determinazione, pose le premesse e gettò le basi su cui l’Università della Calabria si sarebbe sviluppata, crescendo ed affermandosi tra le migliori realtà accademiche del Paese. Con umiltà, senza mai scoraggiarsi, svolse il proprio ruolo  superando, uno dopo l’altro, difficoltà e disagi di ogni genere, che tuttavia non frenarono, ma anzi rafforzarono, in lui e nei suoi collaboratori, ogni giorno di più, l’entusiasmo e la passione”.

“Una parte di Beniamino Andreatta, del suo stile, della sua eleganza, verbale e di pensiero, sono rimasti qui, ad Arcavacata, tra le colline che si soffermava spesso ad osservare, disquisendo sui loro particolari colori, e alle quali sembrava attribuire una sorte di bene augurante e protettiva presenza. Anche per noi Beniamino Andreatta è stato e rimarrà importante. Un riferimento e un esempio che terremo sempre presenti”.

A focalizzarne la figura ed il ruolo svolto nei suoi primi quattro anni di presenza in Calabria per la nascita dell’Università della Calabria c’è il libro “Beniamino Andreatta in Calabria: Un campus per competere nel mondo”, pubblicato dalla Pellegrini Editore, che può costituire un valido strumento  di conoscenza per le nuove generazioni, che si avvicinano a questa Università per acquisire, attraverso i loro percorsi di studio, esperienza e titolo accademico utile ad inserirsi nel mondo del lavoro e svolgere un ruolo di competenza professionale per lo sviluppo e la crescita della Calabria. (fb)

Giornata mondiale dell’Acqua, il 1° aprile il convegno sulla salvaguardia e gestione delle acque sotterranee

Il 1° aprile è in programma il convegno nazionale Le acque sotterranee: salvaguardia e gestione adattiva della risorsa, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG), dalla Fondazione Centro Studi del CNG, dall’Ordine dei Geologi della Calabria e dall’UniCal-DiBEST, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.

Nel corso del convegno, che si svolgerà all’Università della Calabria, «saranno analizzati gli aspetti tecnico-scientifici e pianificatori per la gestione della risorsa idrica, alla luce dei sempre più ricorrenti eventi estremi. In tale occasione, molti saranno gli spunti di analisi sugli scenari climatici – in una regione, come il bacino del mediterraneo, particolarmente colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici che si ripercuotono anche sulle risorse idriche – attraverso l’analisi degli strumenti pianificatori e la proposta di soluzioni per una gestione adattiva della risorsa, anche in relazione alle misure di contrasto su Scala Nazionale (come quelle previste dal PNRR)», ha spiegato il presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria, Giulio Iovine.

Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, The World Water Day, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, come risultato della Conferenza di Rio. Ogni anno, durante la Giornata Mondiale dell’Acqua, viene scelto un tema di approfondimento su cui vengono incentrate tutte le attività celebrative. Per quest’anno, la scelta tematica ricade su Acque sotterranee – rendere visibile l’invisibile. L’obiettivo è porre l’accento sulle criticità relative alla scarsità della risorsa idrica, un bene prezioso che, a causa dei cambiamenti climatici, rischia di essere minacciato dalla siccità.

L’Italia, nel 2015, con i suoi 9,48 Mld di metri cubi di prelievo d’acqua, pari a 156 metri cubi annui pro capite, è risultato il paese Europeo con il maggior prelievo per l’approvvigionamento idropotabile (fonte Istat). Analizzando alcuni indicatori ISPRA, relativi al prelievo per uso civile (2018 Fonte Elaborazione ISPRA su dati ISTAT), l’approvvigionamento avviene prevalentemente da acque sotterranee (84,8%) e, in alcune regioni come la Valle d’Aosta e l’Umbria, quello per uso civile deriva totalmente da esse. 

Gli scenari climatici, che annunciano eventi siccitosi sempre più frequenti, impongono una politica adattiva efficace nell’uso della risorsa idrica, che permetta di preservare le acque (soprattutto quelle più preziose, come quelle sotterranee), nei periodi umidi e di utilizzarle, in misura sostenibile, nei momenti di necessità. Sulla questione è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo, dichiarando «Il Consiglio Nazionale dei Geologi propone da tempo, per la salvaguardia e corretta gestione di tale preziosa risorsa, interventi strutturali e non strutturali sul territorio, valorizzazione e riorganizzazione delle strutture pubbliche, ma soprattutto conoscenza e prevenzione a tutto campo».

«L’esperienza derivante dalla pratica professionale quotidiana e dal confronto con il complesso ed eterogeneo assetto idrogeologico del territorio italiano è, infatti – ha concluso – fondamentale per affinare il sistema di monitoraggio delle risorse idriche sotterranee, consentendo di implementare l’elemento conoscitivo che risulta basilare ai fini di una corretta pianificazione e di un uso sostenibile della risorsa». (rrm)

All’Unical una tesi di laurea su Netflix

di FRANCO BARTUCCI –  Una tesi di laurea presentata e discussa all’Università della Calabria dalla laureanda  in Comunicazione e Dams, Francesca Flavia Minutolo di Cosenza, su Netflix.

La tesi di laurea dal titolo Netflix Generation, ha avuto come relatore il prof. Alessandro Canadè ed affronta un viaggio nel mondo dei media audiovisivi. Il lettore prende parte ad un itinerario con diverse tappe da raggiungere, partendo dalle origini della televisione, passando poi per le nuove tecnologie alle quali oggi abbiamo accesso quotidianamente il contatto, terminando questo  percorso  con il fenomeno Netflix. 

Nel primo capitolo si analizza la rivoluzione che ha subito la televisione. La scoperta del nuovo mezzo di comunicazione ha dato origine ad un fenomeno collettivo che ha influenzato le abitudini ed il tempo libero dell’intera popolazione mondiale.  La televisione non ha fatto altro che evolversi nel corso degli anni: in meno di un secolo si è transitati dal tubo catodico alle Smart Tv. 

Nel secondo capitolo si affronta un argomento dibattuto più frequentemente di quanto si possa pensare: la supremazia del digitale.  Questo sviluppo tecnologico è nato dall’esigenza di rendere ogni aspetto della vita quotidiana più facilmente fruibile, tramite l’impiego di software e app, ormai utilizzabili da qualsiasi dispositivo digitale, sia esso pubblico o privato.  Tutto questo progresso, se è vero che presenta numerosi lati positivi, purtroppo lascia spazio ad altrettanti fenomeni negativi.  Le nuove tecnologie hanno preso un posto importante nella vita delle persone, a tal punto da diventare dipendenti, sfociando, in molti casi, nel patologico. 

Nel terzo e ultimo capitolo viene trattato l’argomento da cui prende il titolo la tesi: Netflix. Il fenomeno Netflix ha sconvolto, totalmente, il modo di guardare film e serie Tv.  L’azienda di Hastings è diventata un colosso dello streaming nel giro di pochissimi anni ed ha creato forte scompiglio nel mercato economico globale. 

Com’è nato Netflix? Questo portale multimediale come ha conquistato i tanti utenti che hanno maturato la decisione di sottoscrivere un abbonamento mensile al servizio? Come ha cambiato lo stile di vita della gente? Come ha influenzato a livello culturale? Come e dove questo fenomeno si è esteso a livello globale? Infine, come mai non è presente in alcuni Stati? 

Tutti questi interrogativi hanno una risposta ed è contenuta nella tesi di laurea Netflix Generation della neo laureata in comunicazione e Dams dell’Università della Calabria, Francesca Flavia Minutolo.

Una tesi di laurea che ci spiega che cos’è in realtà Netflix e come si può identificare, partendo da una dichiarazione del suo ideatore  Hastings, che ha detto di trattarsi di un network televisivo globale via internet. Questa definizione lascia intendere che esistono delle somiglianze con la televisione ma è anche vero che ne esistono altrettante con il cinema, senza tralasciare la sua postazione fisica su internet, dunque come piattaforma digitale. 

Tuttavia, viene considerato un errore circoscrivere Netflix a questa unica definizione, in quanto si tratta di un portale che include molteplici realtà.  Tra esperti e gente comune saltano fuori nuovi modi di descrivere questo mutaforme: azienda tecnologica; società di big data; network televisivo; piattaforma di contenuti audiovisivi; portale streaming; il cinema a casa tua; uno stile di vita; una nuova forma di intrattenimento; un rito; un inculcatore di idee; un intermediario culturale.  In definitiva, non esiste un solo posto dove poter collocare Netflix, a prescindere da un fatto empirico tangibile o dallo scenario del nostro immaginario. 

«La tesi – ci ha dichiarato la sua autrice – ha il compito di analizzare ogni fattore dello sviluppo digitale e in che modo riesce ad influire sulle masse. Se si pensa che solo i cosiddetti “Millennial” siano affetti da questa “febbre da Netflix”, si cade inevitabilmente in errore. A far parte della “Netflix Generation” ci sono gli Zoomer o Generazione Z (nati tra il 1997 al 2012), naturalmente i Millennial o Generazione Y (nati tra il 1981 al 1996), la generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e persino i Boomer (nati tra il 1946 e il 1964)». 

«Il colosso californiano più famoso del mondo – ha osservato la giovane laureata in comunicazione e Dams dell’UniCal, Francesca Flavia Minutolo – ha messo d’accordo generazioni totalmente differenti tra loro. Il fascino del nuovo modo di fruizione dei contenuti, inventato da Netflix, ha suscitato una così grande curiosità che ha coinvolto oltre 200 milioni di utenti in tutto il mondo, senza alcuna distinzione per fascia d’età.  In conclusione, la ricerca e il lavoro per sviluppare la tesi, spinge a riflettere attentamente sui risvolti che la tecnologia ed i mezzi audiovisivi di ultima generazione hanno apportato all’interno della società moderna». (fb)  

SCIENZA E TERRITORIO, VIENE DA UNICAL
L’INPUT PER LE COMUNITÀ ENERGETICHE

di FILIPPO VELTRI – Nei giorni scorsi l’Università della Calabria con il suo Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale dava conto di un accordo di collaborazione con sedici Comuni Calabresi, assieme per fronteggiare strutturalmente il grave problema del caro energia, muovendosi lungo la strada della transizione energetica. sfruttando le risorse del Pnrr, ben 2,2 miliardi, destinati a finanziare la nascita di Comunità di Energia Rinnovabile.

Una presenza distratta su qualche organo di informazione ma poi nulla di più.  

Eppure questo è il segno, ulteriore, di come possa crescere il rapporto tra scienza e territorio ma anche quello di segnalare il valore di una Università (nel caso di specie l’Unical) che si collega al mondo che la circonda e lavora per migliorarlo, tra l’altro su un terreno cosi’ attuale e drammatico come il costo dell’energia e gli aumenti che tutti ci stiamo trovando in bolletta su luce e gas.

Il Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale ha dato, infatti, l’avvio all’iter per costruire le prime Comunità di Energia Rinnovabile in Calabria per andare ben oltre l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno energetico delle comunità locali, abbattendo drasticamente i costi per cittadini le imprese e gli enti locali. 

Si tratta di un’iniziativa di ben più ampio respiro con la quale si intende costruire  una cooperazione in forma solidale tra le comunità locali,  per produrre energia in forma aggregata da fornire anche al di fuori  dei confini delle stesse comunità. 

Comunità di Energia Rinnovabile, quindi, che producendo energia oltre il proprio fabbisogno possano produrre reddito per la collettività contribuendo alla riduzione della generazione da fonte fossile e alla decarbonizzazione del sistema energetico.

L’obiettivo è dare alle popolazioni locali la possibilità di passare da semplici passivi consumatori di energia a veri e propri esportatori di una risorsa locale quale, appunto, la preziosa energia solare, per generare risorse economiche per lo sviluppo locale e, nel contempo, decisamente contribuire alla transizione energetica.

La Calabria attualmente, infatti, produce ben 12mila GWh/anno di energia da centrali termoelettriche tradizionali (quasi esclusivamente alimentate a gas) che, tolta una parte destinata al fabbisogno interno, destina all’esportazione verso altre regioni (circa 10.500GWh/anno) che destina all’esportazione fuori regione. 

È quindi un grande controsenso per una regione come la Calabria essere un importante produttore ed esportatore di energia da fonte fossile nonostante la preziosa “miniera” di fonti rinnovabili che insistono sul proprio territorio. Risorse preziose in questa grave congiuntura energetica, per l’economia e soprattutto per il soddisfacimento di fabbisogni primari di molte famiglie in difficoltà.

Invertire la tendenza di questo fenomeno che vede la Calabria grande produttore ed esportatore di energia usando il costosissimo Gas, per passare a grande produttore ed esportatore di energia rinnovabile con il pieno coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni locali. 

«L’obiettivo del Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale – dice il prof. Daniele Menniti, responsabile del gruppo di ricerca di Sistemi Elettrici per l’Energia – è quello di contribuire assieme ai Comuni, è quello di sostenere i Comuni in una rivoluzione energetica/ecologica che, dal punto di vista energetico, dovrà far diventare la Calabria la California d’Italia».

Comuni, Regione e Università, quindi, si stanno muovendo sinergicamente con strumenti innovativi che mettono i cittadini al primo posto, in questa importante battaglia per contrastare il caro energia, e avviare concretamente la fase della transizione Ecologica/Energetica, consapevoli che il problema della decarbonizzazione è globale, ma ognuno deve operare localmente e in maniera incisiva ed efficace per limitare i nefasti effetti antropici sull’ambiente e sul clima. 

«Agire ora prima che sia troppo tardi – aggiunge Menniti – è fondamentale per evitare che si varchi inesorabilmente il punto di non ritorno. Le istituzioni e, in primis, quelle più vicine ai cittadini come i Comuni, potranno giocare un ruolo strategico per contribuire ad evitare una catastrofe planetaria». In Calabria la sfida è appena iniziata e le premesse per dare un contributo vero alla transizione sembra a portata di mano. (fv)

L’INCONTRO IN CITTADELLA SULLE ENERGIE RINNOVABILI

«La Calabria – secondo il presidente Roberto Occhiuto – è una miniera di energia e in passato l’ha prodotta spesso a vantaggio di grandi imprese nazionali e multinazionali con pochi vantaggi per i calabresi. Anche in questo ambito occorre un governo regionale che sappia utilizzare le risorse a vantaggio soprattutto dei cittadini calabresi mettendo a frutto le opportunità che le grandi imprese possono offrire. Nel caso di specie, però, non si tratta di grandi imprese ma di comunità che possono anche essere costituite per iniziativa di amministrazione locali intelligenti, lungimiranti e che avranno in questa attività il sostegno convinto e determinato della Regione». Una dichiarazione fatta a margine dell’incontro di lunedì in Cittadella per presentare ai sindaci l’opportunità delle comunità energetiche: «La Regione Calabria – ha rimarcato Occhiuto – sta già mettendo mano al piano per l’energia che è troppo datato e va integrato».

Incontro Comunità Energetiche

Presenti all’iniziativa moltissimi sindaci e rappresentanti degli enti locali calabresi. All’incontro hanno partecipato la sottosegretaria di Stato al Ministero per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, l’assessore regionale con delega all’Energia, Rosario Varì e il deputato del M5s Giuseppe D’Ippolito. «Le comunità energetiche rinnovabili – ha detto Occhiuto – servono a produrre energia e a cederla gratuitamente in maniera tale che si possa intervenire strutturalmente per risolvere un problema che, in questo periodo, sta investendo tutto il Paese e che la Regione non può affrontare semplicemente dando dei contributi, quelli infatti è utile che li dia stato attraverso le leggi di bilancio. La Regione si deve attrezzare per per tentare di risolvere strutturalmente il problema».

«Stiamo vivendo una crisi energetica – ha detto il sottosegretario alla Transizione ecologica Ilaria Fontana (M5S) –. Venerdì in Consiglio dei ministri è stato approvato il Decreto Energia in cui c’è l’inizio di un rapporto strutturale al problema energetico. Non è abbastanza. Sicuramente ci vogliono strumenti strutturali che vanno a toccare a 360 gradi diversi punti. Abbiamo messo a disposizione 6 miliardi per il secondo trimestre, quindi da marzo a giugno. Noi come M5S abbiamo chiesto uno scostamento di bilancio per affrontare in maniera più sistemica il problema delle risorse, che è un problema oggettivo. Il Decreto Energia di venerdì, che ancora deve uscire in Gazzetta Ufficiale, sicuramente è un ottimo inizio, ma bisogna ancora lavorare per strutturare il problema e affrontarlo. C’è poi un problema sociale: si parla di transizione ecologica che è anche una transizione sociale ed etica, per cui nessuno deve restare indietro, e – ha concluso la Fontana – non possono pagarla poi le persone con più fragilità. Le comunità energetiche, che sono al centro della transizione ecologica, possono essere una soluzione a medio e lungo periodo per contrastare la crisi energetica che stiamo vivendo. Questo è uno strumento potentissimo, che serve nell’ottica del nostro momento di vita, ma anche per affrontare questa pandemia energetica che ci sta travolgendo. Le comunità energetiche fanno anche parte del Pnrr con un fondo che riguarda i Comuni fino a 5mila abitanti, però c’è già tutto un quadro normativo ben delineato».

Il presidente Occhiuto ha evidenziato come Il governo abbia investito 10 miliardi più altri 6-7: «Io mi auguro – ha detto il governatore – che ci sia uno scostamento di bilancio per affrontare l’emergenza. Il mio compito comunque è quello di pensare a soluzioni strutturali per la mia regione». (rcz)

Disagio sociale, per Mario Caligiuri «Può esplodere se il Pnrr non sarà efficace»

di FRANCO BARTUCCI – «Il disagio sociale può esplodere se il Pnrr non sarà efficace». Lo ha sostenuto il prof. Mario Caligiuri, Presidente della Società Italiana di Intelligence, nel corso di una sua lezione nell’ambito del Master su l’Intelligence in corso di svolgimento all’Università della Calabria.

Il docente ha esordito affermando che «il compito dell’intelligence è di prevedere quanto può accadere. Pertanto il tema del disagio sociale potrebbe essere prioritario nelle attività dei Servizi». Ricordando come questo fenomeno sia presente da tempo e in maniera diffusa nella società, Caligiuri ha analizzato la questione collegandola non solo alla sicurezza nazionale ma anche allo scenario digitale, in quanto «viviamo contemporaneamente in tre dimensioni: fisica,  virtuale e aumentata; questa ultima intesa come integrazione tra uomo e macchina che estende le possibilità dell’umano».  

Citando il recente rapporto dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale Il mondo che verrà 2022, Caligiuri ha evidenziato come il tema della disuguaglianza stia progressivamente crescendo con la globalizzazione e in Italia più che altrove, tanto che il divario di reddito tra il 10% più ricco e il 10% più povero ha raggiunto il rapporto di 11 a 1, superiore alla media internazionale.

Riprendendo il saggio di Yves Mény “La nuova e vecchia rabbia”, Caligiuri ha illustrato come la storia sia caratterizzata dall’avvicendarsi di periodi di pace e di momenti sanguinosi, in quanto la violenza è insita nello sviluppo umano. I miglioramenti sociali sono stati il risultato, secondo Mény, di violenze e disordini oppure sono stati il premio ad eventi traumatici, come i diritti sociali ottenuti dopo le due guerre mondiali. 

Il docente ha poi esaminato le principali cause che contribuiscono alla formazione del disagio sociale. Tra queste vi sono l’inarrestabile immigrazione collegata con il declino demografico, la perdita di potere di acquisto dei cittadini occidentali, la trasformazione del lavoro con l’affermarsi di quello precario su quello stabile, l’impatto sconvolgente dell’intelligenza artificiale e la società della disinformazione, della quale le fake news rappresentano l’esempio meno pericoloso, poiché la vera disinformazione proviene dalla propaganda di Stato e dalla comunicazione istituzionale.

Ha quindi spiegato che la società della  disinformazione si caratterizza per la dismisura delle informazioni da un lato e per il basso livello di istruzione sostanziale dall’altro, determinando un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla comprensione della realtà.

«La pandemia – ha precisato – rappresenta la materializzazione della società della disinformazione, con l’evidenza dei no vax che, senza entrare nel merito, sono in ogni caso la manifestazione evidente del crescente disagio sociale».

In merito all’intelligenza artificiale, ha evidenziato che sarà destinata a sostituire molte professioni, sia ripetitive che intellettuali. Caligiuri ha citato uno studio del Dipartimento del Lavoro statunitense secondo il quale il 64% delle persone che si iscrivono adesso nelle scuole, una volta terminati gli studi, svolgeranno una professione che ancora non è stata inventata. Ha quindi proseguito sostenendo che «non abbiamo ancora sviluppato una coscienza dell’intelligenza artificiale, poiché manca la consapevolezza delle conseguenze dell’intelligenza artificiale, che è prevalentemente in mano ai privati».

Successivamente ha illustrato il disagio esistenziale, che proviene da lontano, sottolineando come si stia assistendo a una dilatazione del disagio nella società, tanto che aumentano i disturbi psicologici e psichiatrici.

«Il disagio sociale reale – ha poi spiegato – si evidenzia e si espande anche a livello  digitale ed ha marcati risvolti sociali e politici. Gli esempi sono numerosi come le controverse Primavere arabe, i tentativi di condizionamento elettorale in numerose nazioni, le rivelazioni di Wikileaks che dimostrano lo scarto tra dichiarazioni ufficiali dei governi e comportamenti reali, il terrorismo che viene amplificato dalla Rete come dimostra il caso dell’Isis, il protagonismo della criminalità nel web con i crescenti crimini informatici».

«Occorre – ha sottolineato – un sistema che tuteli il diritto dei cittadini alla sicurezza, concetto ampio che comprende non solo la sicurezza fisica intesa come controllo dei confini, ma anche quella sociale, alimentare e sanitaria. In tale scenario l’attività di intelligence orientata alla sicurezza diventa ancora più rilevante».

Caligiuri ha infine esaminato il contesto italiano, ricordando come un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora, determinando un costo annuo per la società nazionale di circa 36 miliardi di euro. Il docente ha poi esposto che «prima della pandemia più di un quinto dei nostri connazionali aveva difficoltà a pagare le spese mediche e più di cinque milioni e mezzo, negli ultimi tre anni, si sono indebitati per pagare le spese sanitarie. Tali indicatori rappresentano un malessere economico strutturale. A questo si deve aggiungere la disoccupazione giovanile, molto elevata nelle regioni meridionali, che alimenta le mafie». 

Soffermandosi sulla dimensione digitale, ha ribadito la necessità di una cyber education che deve essere intesa come uno strumento decisivo da insegnare obbligatoriamente nelle scuole, poiché «la forza maggiore di una nazione è rappresentata da una cittadinanza istruita». 

Infine, Caligiuri ha ribadito che il disagio sociale potrebbe essere utilizzato come paradigma interpretativo della realtà contemporanea, in quanto costituisce la manifestazione più evidente della crescente disuguaglianza globale. Pertanto, ha affermato il docente, «se il disagio sociale diventasse fuori controllo potrebbe rappresentare un problema fondamentale di sicurezza nazionale, poiché potrebbe avere grave ripercussioni sulla credibilità e sulla stabilità delle istituzioni, richiedendo pertanto la necessaria attività preventiva dell’intelligence».

«Molto dipenderà – ha concluso – dal reale impatto delle misure del PNRR, augurando che non si risolva in propaganda e distrazione di massa, perché rappresenta l’occasione per realizzare interventi concreti e strutturali, soprattutto nelle regioni meridionali». (fb)

Dalla ginestra di Calabria tessuti ecocompatibili

di FRANCO BARTUCCI – Dallo studio e dalla ricerca sulla ginestra esce dall’Università della Calabria ed in particolare dal Dipartimento di Chimica una nuova idea progettuale che arricchisce la conoscenza ed un lavoro che parte da lontano, nel senso di un tempo ultra trentennale, del quale se ne farà a parte una scheda storica che ne ricostruisce il percorso finora attuato. In questi giorni è stato depositato un brevetto di un impianto che consente di ricavare da fonti naturali, come la ginestra, un tipo di materia prima di qualità senza creare impatto sull’ambiente. Con questo brevetto sarà più semplice realizzare tessuti e materiali ecocompatibili, in sostanza estrarre fibre in modo sostenibile.

Il  brevetto predisposto dai ricercatori del Dipartimento di Chimica e Tecnologie chimiche dell’Università della Calabria, sotto la guida del prof. Giuseppe Chidichimo, mira alla realizzazione di un impianto che consente di estrarre in modo ecocompatibile fibre naturali destinate all’industria della moda, dell’arredamento o ad altre filiere produttive. Rendere più sostenibili alcuni comparti industriali passa anche dalla disponibilità di fibre e materie prime green. E non sono le fonti spesso a mancare: il problema in molti casi è il processo d’estrazione. Lungo e non sostenibile, sul piano ambientale e su quello economico.

La nuova tecnologia sviluppata dai ricercatori dell’Università della Calabria definita:  “Processo e Impianto per la Estrazione di Fibre Cellulosiche da Piante Liberiane” promette invece di essere efficiente e con impatto ambientale pressoché nullo: basso costo impiantistico, processo totalmente green ed ecocompatibile, maggiore qualità della fibra prodotta, facilità di automatizzazione. Il nuovo brevetto industriale è stato sviluppato e applicato dai ricercatori dell’Università della Calabria nell’ambito del progetto ForestComp (PON-MUR), coordinato dal professore Giuseppe Chidichimo, al quale recentemente lo stesso Ateneo gli ha attribuito il titolo di “Docente Emerito”. L’obiettivo è quello di realizzare materiali compositi innovativi ed eco-compatibili, in collaborazione con il Centro Ricerche Fiat e altre importanti aziende nazionali.

Il nuovo impianto ha tutte le caratteristiche necessarie per consentire lo sviluppo della filiera produttiva di fibre della ginestra, pianta spontanea che attecchisce facilmente su ogni terreno e che è molto diffusa in Calabria. Il gruppo di ricerca del professor Chidichimo è impegnato da anni in questo lavoro e i risultati raggiunti sono molto promettenti. 

La nuova tecnologia offre infatti numerosi vantaggi: non fa uso di reagenti chimici  o biologici, ma soltanto di piccole quantità d’acqua riciclabili dopo semplice filtrazione; non produce scarti di lavorazione speciali o pericolosi, ma soltanto pochi fanghi privi di inquinanti ed effetti odorigeni smaltibili all’interno della stessa filiera come concimi o additivi dei terreni; la qualità della  fibra risulta migliore rispetto a quella prodotta con tecniche di macerazione chimica o enzimatica, in quanto vengono eliminati i processi di lisi delle catene cellulosiche, e inoltre si evita la formazione di sostanze collanti difficili da allontanare dalle fibre estratte.

Il processo di produzione rimane rapido, in quanto la rapidità di sfibratura è regolata soltanto dalla velocità di estrazione della fibra, una volta che la logistica degli impianti sia stata opportunamente pianificata. Sono in corso contatti per realizzare, con la collaborazione della Regione Calabria e di diverse aziende locali e grandi aziende nazionali, lo start up di una filiera industriale legata alla produzione e impiego della fibra della ginestra non soltanto nel settore del tessile, ma anche in altri settori produttivi che richiedono l’impiego di fibre naturali. 

L’avvio di questa filiera coinvolge la cooperazione di diversi ambiti quali: produttori agricoli per la coltivazione e raccolta del vegetale; industrie meccaniche per lo sviluppo di un primo impianto industriale di sfibratura; industrie della filatura, per la produzione dei filati; industrie tessili per la produzione di tessuti per l’abbigliamento e di tessuti tecnici; università e Centri di Ricerca per il miglioramento ulteriore dei processi di produzione, di colorazione della fibra; aziende artigiane calabresi interessati allo sviluppo della filiera; industrie del settore dell’arredamento per la produzione di pannellature per i mobili e l’edilizia; industrie della moda.

Fin qui la novità ultima di questo importante lavoro che ha radici lontane per merito dell’impegno profuso dal prof. Giuseppe Chidichimo e di alcuni suoi collaboratori nell’ambito del dipartimento di chimica, che lo hanno seguito con interesse e passione convinti di creare per la Calabria una prospettiva di crescita e sviluppo attraverso l’insediamento e valorizzazione di piccole e medie industrie locali attorno all’area del campus universitario, secondo il progetto originario della stessa Università della Calabria,  disegnato in primo luogo dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, ben coadiuvato dai Presidenti dei Comitati Ordinatori delle Facoltà, che avevano ben presente il collegamento dell’Ateneo con il territorio di appartenenza mediante la produzione della ricerca pura finalizzata  a quella applicata, di cui il brevetto sopra illustrato ne è un segno visibile di quella prospettiva disegnata dai padri fondatori dell’Università della Calabria. Entreremo meglio in questa storia attraverso una scheda apposita integrativa che presentiamo a margine del servizio che costruiremo insieme al prof. Giuseppe Chidichimo, ideatore e  mentore oggi di questa idea progettuale.

Unical, bilancio positivo del 2021. «Un anno importante» dice il Rettore Leone

È stato un anno molto importante il 2021 per il nostro Ateneo – dice il Magnifico Rettore dell’Unical Nicola Leone – in un lungo messaggio destinato alla comunità accademica. «Sebbene sia stato ancora segnato dal Covid, non è stato un anno di attesa, non di transizione, ma di traguardi raggiunti».

Così il rettore Leone nella sua lettera: «Il 2021 ci ha visto conseguire risultati significativi, che voglio condividere con voi tutti perché non sarebbero stati possibili senza il vostro fondamentale contributo. È il successo di una comunità che supera le divisioni ritrovando coesione e senso di appartenenza, che condivide obiettivi e collabora per raggiungerli. È il successo di due anni di duro lavoro, di impegno e di fatica. Sforzi ben spesi, che hanno migliorato le performance dell’ateneo con un positivo impatto anche in termini economici, grazie all’incremento dell’FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) ottenuto proprio sulla quota “competitiva”. I buoni risultati dell’ateneo  hanno consentito agli Organi di governo di approvare un bilancio previsionale espansivo per il 2022, che prevede notevoli investimenti sia per strutture e infrastrutture che in risorse umane, guardando al futuro con maggiore ottimismo.

Il 2021 è stato un anno significativo anche per i riconoscimenti ottenuti  dall’Unical. Voglio ricordare l’esito della verifica condotta dalla commissione di esperti di valutazione dell’Anvur, che ha assegnato all’ateneo un giudizio “pienamente soddisfacente”, con il voto più alto tra quelli riportati dalle università di Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia.

Nonostante l’insufficienza dei fondi statali e regionali, siamo riusciti a garantire, impegnando risorse di ateneo, la copertura del 100 per cento delle borse di studio agli studenti idonei per il 20/21 e quest’anno abbiamo assegnato tutti gli alloggi in tempi molto più rapidi che in passato, con un anticipo di due mesi e mezzo anche rispetto all’anno pre pandemia.

Abbiamo innovato l’offerta formativa, attivando corsi di avanguardia e diverse magistrali in lingua inglese che hanno destato grande interesse internazionale.

Ma il riconoscimento probabilmente più importante arriva dagli studenti e dalle famiglie che anche in questi due anni difficili hanno continuato a sceglierci. I dati sulle nuove immatricolazioni registrano infatti un’inversione di tendenza non solo rispetto al passato ma anche rispetto allo scenario nazionale odierno. Dopo un trend in costante calo nel periodo 2010-2019 – in cui abbiamo perso più del 15 per cento di nuovi iscritti ai corsi triennali e magistrali a ciclo unico – negli ultimi due anni non solo il calo si è arrestato, ma le immatricolazioni sono tornate a salire. L’anno accademico in corso segna un +11% rispetto al 2019/2020 e, mentre nel resto d’Italia le nuove iscrizioni quest’anno calano del 3,4%, all’Unical registrano un incremento del 2,74% anche rispetto al 2020/2021.

Sul fronte economico, è significativo il balzo in avanti sulla quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario assegnato dal ministero dell’Università e della Ricerca: in termini percentuali il peso del nostro ateneo nel sistema universitario nazionale è passato dall’1,34% del 2019 all’1,47% del 2021, con un guadagno di 5,3 milioni di euro sull’FFO. È il segno di un miglioramento delle nostre performance, oltre che di una maggiore attenzione prestata agli indicatori che regolano l’assegnazione dei finanziamenti ministeriali.

Queste risorse aggiuntive, unite a un’oculata gestione dei fondi disponibili, ci hanno permesso di programmare interventi significativi nel bilancio di previsione 2022.

Nonostante nel triennio i costi aggiuntivi da sostenere per gli stipendi eccedano di ben 4 milioni di euro i risparmi derivanti dai pensionamenti, abbiamo definito un significativo piano di potenziamento dell’organico sia per i docenti che per il personale tecnico amministrativo.

Per il personale docente sono previsti, in particolare, 15,65 punti organico, che si aggiungono ai piani straordinari ministeriali. Complessivamente, nel 2022 potranno prendere servizio più di 120 professori e saranno reclutati più di 60 nuovi ricercatori.

Per il personale tecnico-amministrativo l’ateneo prosegue nell’attuazione del piano straordinario interno che prevede l’impiego di circa 25 punti organico destinati all’ampliamento ed alla valorizzazione del personale, con avanzamenti di carriera, stabilizzazioni e nuove assunzioni.

Il primo passo è stato compiuto prima di Natale con la firma del contratto a tempo indeterminato per 26 collaboratori precari che avevano maturato i requisiti previsti dalla legge Madia e prenderanno servizio tra qualche giorno. Andremo avanti con l’emanazione dei bandi nei prossimi mesi per 76 concorsi che rappresentano anche una grande opportunità di avanzamento per i dipendenti (le promozioni potrebbero premiare fino ad un massimo di 230 dipendenti in caso di vincitori interni).

E ulteriori risorse sono state destinate alla formazione del personale con un incremento del fondo di 50mila euro, rispetto a quanto stanziato nel 2021.

In bilancio, inoltre, sono stati stanziati oltre 60 milioni di euro destinati a investimenti su infrastrutture e tecnologie. Sono stati previsti, ad esempio, 2 milioni di euro circa per la sostituzione degli ascensori non funzionanti e l’eliminazione delle barriere architettoniche, fondi che si aggiungono ai progetti in corso. Tre milioni e mezzo saranno destinati al potenziamento dell’illuminazione e della videosorveglianza, 6,8 milioni all’efficientamento energetico degli impianti termici e agli impianti fotovoltaici e 3,5 milioni al miglioramento della sicurezza, con interventi sulla ventilazione dei locali e il sistema antincendio delle biblioteche.

Possiamo essere soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto, insieme, nel 2021 e guardare con fiducia all’anno che sta per iniziare. Siamo ben consapevoli delle difficoltà che ci attendono. Le sfide sono tante, a partire dal Pnrr: una grande opportunità di finanziamento della ricerca, che comporterà però sforzi enormi per la progettazione e il rispetto di tempistiche davvero molto stringenti.

La strada è lunga, ci sono processi da migliorare e tanti problemi da superare, ma l’Unical ha cambiato passo ed ha intrapreso un percorso virtuoso che potrà portarci molto lontano.

Vi ringrazio di cuore per tutto l’impegno e il forte senso di appartenenza che dimostrate ogni giorno con il vostro lavoro all’Unical, augurando a voi, alle vostre famiglie e alla nostra università un felice 2022». (rcs)

LA STRADA DEL TURISMO ESPERIENZIALE
PER RILANCIARE I BORGHI E AREE INTERNE

Rendere i borghi, i piccoli paesi e le aree interne calabresi i protagonisti di un nuovo tipo di turismo, «che trasforma l’idea della vacanza, che non è più da trascorrere, ma da vivere. Un tipo di turismo alternativo, contraddistinto dalle emozioni, che porta a rileggere i territori»: è ciò che propone il turismo esperienziale, che è stato protagonista di un importante incontro svoltosi all’Università della Calabria nei giorni scorsi.

Il convegno  è stato realizzato con il patrocinio del Ministero della Cultura e la sua organizzazione segue il successo del Ciclo di webinar Narrazioni sul turismo esperienziale in Calabria, tenutosi dal 26 aprile 2021 al 24 maggio 2021 in modalità remota.  Convegno e ciclo di webinar sono stati promossi ed organizzati dalla dottoressa Lucia Groe, grazie al progetto regionale di ricerca Pac Calabria 2014-2020 e con il prezioso supporto del suo referente scientifico Prof. Walter Greco.

«Il turismo esperienziale – ha dichiarato durante il proprio intervento il prof. Fausto Faggioli, autorevole relatore del convegno è una forma di turismo che si focalizza sul fornire ad una persona un’esperienza quanto più possibile immersiva all’interno di un territorio, cercando di creare una relazione profonda tra il turista e la storia, la popolazione e la cultura della meta scelta. Il questa forma di turismo la destinazione passa in secondo piano rispetto all’esperienza vissuta dall’individuo che ottiene la massima priorità ed è una grande opportunità per mantenere sul territorio le proprie risorse».

Al convegno sono intervenuti diversi ed importanti Operatori di Turismo Esperienziale in Calabria e reti di imprese, associazioni e gruppi territoriali in rappresentanza anche di proposte costruite dal basso di futuri e potenziali nuovi Distretti Turistici Regionali (L.R. 2/2019) con formule avanzate di governance del territorio e di promo-commercializzazione dell’offerta turistica integrata con le “DMO / Destination Management Organization”.

In tal senso è stato presentato il progetto turistico e l’esperienza dell’A.Op.T. Riviera e Borghi degli Angeli – rappresentata dal suo responsabile della comunicazione Guerino Nisticò – che ha illustrato il progetto della rete turistica territoriale operante del Basso Ionio calabrese con relativa proposta di avvio e costituzione dell’omonimo Distretto Turistico Regionale formalmente avanzato alla Regione Calabria nel Gennaio 2020 grazie ad un protocollo d’intesa, istituzionale e socio-economico, sottoscritto con l’Unione dei Comuni “Versante Ionico” (ente capofila), il Gal “Serre Calabresi” (partner tecnico), circa 40 Comuni del comprensorio e decine di associazioni di categoria e operatori turistici.

Un progetto “bottom up”, che coinvolge tutti i portatori di interesse locali capace di avviare alleanze e cooperazioni virtuose tra pubblico e privato, di creare “attrazioni” capaci di agganciare le nuove e giuste motivazioni del viaggio e dei nuovi viaggiatori, facendo leva sugli asset locali e sulle metodologie di creazione dei cosiddetti “beni relazionali” dove l’Italia può fare davvero la differenza. 

«Ho partecipato – ha sottolineato più volte Rosario D’Acunto, presidente dell’Associazione del Turismo Esperienziale – alla due giorni del Dispes/Unical come progettista/formatore Artès e come Presidente ASSOTES Operatori del Turismo Esperienziale. Ho conosciuto persone meravigliose e progetti straordinari! Ecco l’Italia che mi piace, l’Italia che si prepara alla ripartenza! Ecco l’Italia che ha ben compreso che non siamo più nell’economia dei prodotti e dei servizi, ma nell’economia dell’esperienza. Occorre distinguersi per non estinguersi! Questa è la Calabria che vuol evitare di utilizzare le armi spuntate delle battaglie precedenti, affrontando la domanda di turismo esperienziale con prodotti affidabili e professionali».

«I nuovi turisti scelgono una destinazione, più che per visite guidate – ha proseguito – per le esperienze che possono vivere, per le “Storie da vivere insieme” ai locali. Gli Operatori del Turismo Esperienziale Professionale sono funzionali allo sviluppo di una nuova offerta turistica distintiva, in quanto professionisti capaci di creare, allestire ed erogare palinsesti esperienziali innovativi, in sicurezza e a norma di legge, capaci di valorizzare il proprio territorio in un mercato dove la motivazione del viaggio è sempre più concentrata sulla esperienza prima che sulla destinazione. L’Italia che va fuori dal terreno battuto: “distinguersi per non estinguersi”! Più che luoghi e aziende da visitare, più che itinerari e degustazioni, con la ripartenza il turista cerca “esperienze autentiche da vivere insieme ai locali”! Infatti, le “Storyliving Experience” faranno la differenza in un mercato post-Covid povero».

Il Convegno è stato strutturato in due giornate intense ed ha contato su una ricca presenza di relatori di prestigio, calabresi e non, con docenti ed analisti, professionisti del settore, operatori turistici. Infatti le due giornate, con relative sessioni di discussione, sono state organizzate in base ad una doppia finalità: da un lato permettere ad accademici, operatori turistici e rappresentanti istituzionali e politici di vivacizzare il dibattito sul turismo esperienziale e di formulare percorsi di networking e organizzazione territoriale integrata; dall’altro permettere di concludere le attività di ricerca del ciclo di webinar denominato Narrazioni sul turismo esperienziale in Calabria.

Nello specifico, nella prima giornata sono stati discussi e analizzati gli elementi che pongono il turismo esperienziale come un trend importante per un’offerta turistica di successo.  Nella seconda giornata, l’apporto dei risultati del ciclo dei webinar emersi durante i cinque incontri e di quelli che sono emersi dalla tavola rotonda hanno promosso un confronto su: definizione del fenomeno in Calabria; promozione della co-progettazione; stimolazione della diffusione di competenze; creazione di rete e relazioni organizzative e individuazione di strategie che possono favorire interventi di policy. 

Si è deciso di redigere e pubblicare gli atti integrati del convegno, trasformandoli anche in un documento di analisi e proposte – viste anche le notevoli criticità pubbliche regionali analizzate – da avanzare alla Regione Calabria. (rrm)

Unical + Magna Graecia: ecco la “fabbrica” dei cyber-medici

di FRANCO BARTUCCI – Con la laurea interateneo di “Medicina e Tecnologie Digitali nasce per la Calabria una prospettiva nuova – A causa della cancellazione del volo Milano/Lamezia il Ministro dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, non ha potuto partecipare alla cerimonia inaugurale del primo anno accademico del Corso di laurea Magistrale interateneo in “Medicina e Tecnologie digitali”, istituito dall’Università della Calabria e dall’Università “Magna Grecia” di Catanzaro. Ha garantito comunque la sua presenza attraverso un collegamento in videoconferenza, nel corso della quale ha giudicato l’iniziativa importante e vincente affermando che “ La seguiremo nel tempo per capire se c’è la possibilità di allargarla ad altre realtà”.

Nell’aula magna del centro congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria sono intervenuti varie autorità  politiche, civili, sanitarie e religiose del territorio, i membri del Senato accademico e del Consiglio di Amministrazione, gli ex rettori dell’Ateneo, i docenti e gli  studenti iscritti al nuovo corso di laurea, i quali fra sei anni conseguiranno il doppio titolo di laurea in Medicina e in Ingegneria informatica, curriculum bioinformatico. Saranno pionieri di un progetto che guarda alla medicina del futuro e alla formazione di professionisti che oltre a solide conoscenze nel campo delle scienze della salute avranno anche forti competenze in ambito tecnologico e digitale. «Questo corso di laurea ci mette sotto gli occhi la profonda differenza tra “usare” e “conoscere” una tecnologia. E da questo non può venire che bene», ha detto in apertura il moderatore dell’evento, il giornalista Massimo Razzi di Repubblica.

“Medicina e tecnologie digitali è un corso estremamente innovativo ed è di innovazione che abbiamo estremamente bisogno”, ha detto il ministro Messa durante la sua conversazione in video conferenza. “Tutti immaginiamo la forza che hanno le tecnologie e le metodologie di analisi di intelligenza artificiale, però oggi abbiamo un grosso divario tra ciò che avviene nella ricerca e nell’utilizzo di queste tecnologie e il livello di conoscenza e insegnamento delle stesse, a partire dalla scuola. Dobbiamo recuperare in breve tempo quello che non è stato fatto negli anni passati. Credo, e lo dico più da medico che da ministro, che l’aspetto dell’arte medica non verrà mai a mancare perché una intelligenza artificiale non potrà mai tenere conto delle emozioni, della capacità di comprendere al volo una persona, parlandole e guardandola in faccia. Queste sono abilità – ha proseguito – che si acquisiscono nel tempo e chiedono una forte interazione tra medico e paziente. Ma è anche vero che il dominio delle tecnologie facilita tantissimo il compito del medico, quindi le competenze combinate che questi giovani studenti potranno sperimentare e saranno preziosissime. È sicuramente un corso di laurea impegnativo – ha concluso il Ministro Maria Cristina Messa –  ma credo ne valga la pena perché sono state condivise le competenze di due università e del territorio, fattori che superano il campanilismo e danno una forza maggiore non solo al corso ma a tutto il sistema universitario”.

All’integrazione tra saperi e discipline diverse il nuovo corso di Medicina e Tecnologie digitali somma infatti la stretta sinergia tra due diversi atenei regionali – l’Università della Calabria e l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro – che ha radici ed aspirazioni lontane risalenti alla nascita dell’Università della Calabria, iniziate nel periodo di gestione del Rettore Andreatta, per passare al Rettore Pietro Bucci ed al prof. Sebastiano Andò che ne ha continuato con dedizione e tenacia a tenere viva la fiaccola della speranza divenuta oggi realtà. Un percorso che consente alle due Università di mettere in campo le proprie eccellenze in un percorso formativo di grande innovazione. «In un anno – ha detto il Rettore dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro – abbiamo realizzato quello che fino a qualche tempo fa era solo un sogno superando ogni forma di campanilismo che in passato ne ha condizionato la sua realizzazione”.

De Sarro, medico e ricercatore, che sa bene e ne conosce la storia, come anche il ruolo svolto dal prof. Sebastiano Andò nel rendere possibile tale progetto prima ancora del Rettore, prof. Nicola Leone, nel suo intervento ha sottolineato l’impegno comune e condiviso dei due atenei, al passo con l’evoluzione che sta interessando la scienza medica nell’era digitale. “Anche il territorio – ha aggiunto – dovrà percorrere questa strada. Bisognerà  anzitutto creare ospedali e strutture moderne che possano essere fruite oltre che dalla popolazione calabrese dai nostri nuovi studenti”.

Al Rettore dell’Università della Calabria, prof. Nicola Leone, va riconosciuto il merito di avere  concretizzato questo importate progetto e sogno di lunga durata ed aver saputo individuare e  trovare la sintesi  convincente della sua realizzazione, grazie al supporto innovativo della digitalizzazione e quindi l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, da integrare nella formazione della nuova classe medica. Lo ha fatto in virtù della sua docenza di Ordinario  di informatica ed anche di scienziato con prestigio internazionale e di ciò la sua “lectio magistralis” ne ha evidenziato appieno il valore ed il significato.

“L’Intelligenza artificiale riproduce forme di ragionamento e risolve problemi in modo razionale, ma non necessariamente come farebbe un uomo. In alcuni casi la sua efficacia supera quella dell’uomo. È il caso della gestione ed elaborazione di enormi quantità di dati, come quelli che oggi abbiamo a disposizione”, ha detto il rettore Leone. “Oggi, inoltre, abbiamo a disposizione un’alta velocità di trasmissione dei dati, dispositivi sempre più precisi e affidabili, in grado di registrare e analizzare parametri vitali. Viviamo una stagione di maggiore consapevolezza e fiducia nell’Intelligenza artificiale. I vantaggi, per la medicina, sono notevoli: dalla diagnosi precoce alle terapie personalizzate, dalla predizione dell’evoluzione della malattia al supporto delle decisioni prese dal medico, dalla chirurgia robotica al training, con il ricorso alla realtà virtuale e aumentata. E la formazione deve stare al passo con gli sviluppi della ricerca scientifica. Da qui l’esigenza di formare non solo nuovi medici, ma medici nuovi che alla preparazione nel campo delle scienze della salute possano unire competenze di carattere ingegneristico per un utilizzo consapevole ed efficace di metodi e strumenti di intelligenza artificiale”.

Lo avevamo già detto nel servizio di presentazione dell’evento: per  l’Università della Calabria è stata una cerimonia storica in quanto chiude un periodo di 47 anni di attesa per avere in Calabria,  un segnale di forte collaborazione per un sistema integrato universitario con le Università di Catanzaro e  Reggio Calabria per un corso di laurea come Medicina, così come auspicato dal Rettore Beniamino Andreatta nel 1974 di fronte alla scelta della città di Catanzaro  di avere aperto nel 1973 la strada costitutiva della libera Università in accordo con le Università di Napoli e Messina attivando i corsi di laurea in Medicina e Giurisprudenza.

Dopo 47 anni con la cerimonia inaugurale del primo anno accademico del nuovo corso di laurea interateneo di medicina prende corpo quell’idea progettuale di sistema universitario calabrese integrato pensato e proposto dal primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta. Neanche i Rettori successivi Pietro Bucci, Giuseppe Frega e Giovanni Latorre riuscirono nell’intendo di concretizzarlo. 

Nel mese di marzo 1980 stava per riuscirci il Rettore Pietro Bucci proponendo al Sindaco di Catanzaro Cesare Mulè un accordo mirato ad attivare i primi tre anni di medicina all’Unical, data la funzionalità dei dipartimenti di chimica, fisica, scienze biologiche, e i due anni finali successivi di cliniche presso le strutture della  libera Università di Catanzaro, la quale avrebbe avuto così il riconoscimento statale.  Un accordo che trovò subito l’opposizione del presidente del Consorzio universitario di Catanzaro, Salvatore Blasco.

Oggi finalmente, dopo due anni di confronti  e di elaborazione del progetto, passato sotto il vaglio dei rispettivi Senati Accademici, nonché delle apposite commissioni regionale e ministeriale, le aspirazioni diventano realtà grazie alla stretta  e lungimirante collaborazione dei  due Rettori, Nicola Leone e Giovambattista De Sarro. Nasce così la laurea magistrale interateneo in “Medicina e Tecnologia Digitale” con possibilità pure per tutti gli aspiranti di conseguire insieme la laurea triennale in “Ingegneria informatica, curriculum bioinformatica”, con l’auspicio di trovare sensibilità ed attenzione da parte della Regione Calabria, come delle istituzioni e della stessa società calabrese.

“Noi daremo grande collaborazione a questo progetto  – hanno dichiarato il Presidente e il tesoriere provinciale dell’Ordine dei Medici, dottori Eugenio Corcioni e Sergio Filippo, presenti alla cerimonia – perché questo possa essere organizzato al meglio”. E i primi studenti immatricolatisi a questo nuovo corso di laurea, stimolati dal suo coordinatore referente, prof. Marcello Maggiolini, si sono già ritrovati in aula per un loro primo contatto con il corpo docente incaricato.

Altri messaggi augurali sono arrivati dal Sindaco di Rende, Marcello Manna, che ha posto l’accento sul tema della salute, quale punto centrale dell’impegno politico della Regione. “Sono certo – ha detto Manna – che l’Università della Calabria avrà un ruolo fondamentale nel contribuire ad affrontare i problemi che affliggono il nostro territorio. La nascita di questo nuovo corso di laurea è segno tangibile di speranza per tutti i calabresi”. Di tutt’altro spessore l’intervento del Sindaco uscente di Cosenza, Mario Occhiuto, che in una lettera inviata al Rettore, prof. Nicola Leone, ha inteso manifestare tutta la sua soddisfazione per l’inizio di questo nuovo percorso di studio in medicina. “Ritengo si tratti di una svolta storica – ha scritto il Sindaco Occhiuto nella sua lettera –  che mette fine ad una lunga attesa e che rappresenta un momento di autentica soddisfazione per l’Università della Calabria che si conferma ateneo d’eccellenza. E’ questo un meritatissimo riconoscimento che ci fa comprendere ancora una volta come la nostra Università abbia tutte le carte in regola per competere con i più importanti atenei. Grazie alla collaborazione attiva tra l’Università della Calabria e l’Università Magna Grecia, è stato possibile realizzare  un progetto di attivazione del nuovo Corso di Laurea magistrale interateneo, portato avanti negli anni dal prof. Sebastiano Andò, prima come preside della facoltà di Farmacia SSN  e, successivamente, come direttore del dipartimento di Farmacia Scienze della Salute e della Nutrizione, oggi  riconosciuto dal MIUR come dipartimento di eccellenza nazionale proprio per l’area medica. Tale progetto è segnato oggi dal coinvolgimento di due aree d’eccellenza dell’ateneo, quella biomedica da una parte e quella ingegneristico-informatica-tecnologica dall’altra.  In questo modo vengono premiati gli sforzi del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione, al cui interno si strutturerà il corso di laurea  in Medicina e  Chirurgia e Tecnologie digitali,  che, con  un proprio  cospicuo  corpo docente di area medica, ha seguito passo dopo passo tutta la non semplice procedura di accreditamento. Il risultato cui si è pervenuti è da salutare – conclude la nota del Sindaco Mario Occhiuto –  con particolare entusiasmo, non solo perché consentirà di innalzare l’offerta formativa del nostro ateneo, ma anche perché il nuovo corso di laurea che oggi si inaugura ufficialmente, oltre alla formazione medica, potrà assicurare la messa a profitto di quelle specializzazioni che le nuove tecnologie, applicate alla sfera della medicina, saranno in grado di garantire”.

Mentre il prof. Macello Maggiolini che ha la funzione di coordinatore del nuovo corso di laurea anche lui ha dichiarato che trattasi di un grande successo dal fatto che le attività didattiche sono impostate assolutamente in modo innovativo come si pretende con le nuove tecnologie. “Ci poniamo come antesignani in un percorso formativo che vede l’Università della Calabria come università leader nel panorama nazionale ed internazionale”.

Da parte nostra è doveroso riconoscerne il merito al prof. Sebastiano Andò, come ha pure sottolineato il sindaco Occhiuto nella sua lettera inviata al Rettore Leone, nonché anche in chi in questo momento sta focalizzandone gli aspetti più significativi dell’evento. Evento in cui non si può dimenticare l’inizio del rapporto del prof. Sebastiano Andò con l’Università, una vita di sacrifici, lavoro e successo vista la conclusione di questo sogno divenuto realtà e che abbiamo seguito fin dall’inizio come responsabile dell’ufficio stampa dell’Università, a partire del rapporto di collaborazione con il prof. Beniamino Andreatta.

Le radici di questo nuovo corso di laurea hanno origini lontane con l’impostazione del Centro Sanitario, prima come riferimento dell’Opera Universitaria e poi del Centro Residenziale, acquisendo una propria autonomia come previsto dall’art.2 dello Statuto di cui al DPR 1° dicembre 1971 n°1329 non appena viene pubblicato  il DPR costitutivo del Centro Residenziale 19 giugno 1978 n° 632. 

Un Centro Sanitario insieme al dipartimento di Scienze Biologiche che hanno visto il prof. Sebastiano Andò assumerne la direzione fino ad arrivare, con l’anno accademico 1992/1993, ad inaugurare, come Preside, la Facoltà di Farmacia, per la quale ci fu una grossa mobilitazione ad opera del Rettore Pietro Bucci, scomparso prematuramente nel mese di ottobre del 1994, a seguito della non disponibilità della città di Catanzaro nel  mese di aprile del 1980 ad attivare  un reciproco corso di laurea in Medicina. 

Parte dalla nascita della Facoltà di Farmacia, divenuta successivamente, con il riconoscimento Ministeriale, Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute l’idea progettuale di una Scuola di Medicina sollecitata dall’Associazione Comunicalmed, con presidente il già Rettore dell’UniCal, prof. Rosario Aiello, riuscendo ad accogliere l’assenso favorevole di 145 Comuni della Provincia di Cosenza unitamente alla sottoscrizione di una mozione di approvazione ad opera di 5.000 cittadini. Un lavoro che trova una sintesi nell’impegno del prof. Sebastiano Andò verso la creazione del rapporto con l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro per trovare la migliore formula di realizzazione del corso di laurea in Medicina, ottenendo nel frattempo valutazioni e riconoscimenti, da parte dell’ Agenzia Ministeriale ANVUR, del dipartimento di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, quale struttura di qualità e prestigio per  lo studio e la ricerca relativa all’area medica.

Il tempo era quindi maturo e bene hanno fatto i Rettori delle due Università, Leone e De Sarro, a comprenderne le attese e la forte capacità progettuale del percorso in termini didattici e scientifici  per dare alla società calabrese la giusta risposta adeguata alle domande ed alle attese di un reale cambiamento di sviluppo e crescita sperato e sognato. Per questo comprendiamo e siamo vicini all’emozione provata dal prof. Sebastiano Andò assistendo nell’aula magna “Beniamino Andreatta” alla cerimonia inaugurale del primo anno del corso di laurea in “Medicina e Tecnologie Digitali”, dove unitamente al corpo docente erano presenti i primi studenti ammessi, verso i quali lo stesso ha augurato loro il meglio in termini di percorso di studio e della loro professionalizzazione per essere domani valenti professionisti e concorrere a dare alla nostra Regione uno strumento di supporto valido nella costituzione di un settore sanitario di avanguardia e qualità che la comunità attende e crede. Ecco perché concordiamo nel dire che con l’avvio di questo accordo interuniversitario tra le due Università degli Studi della Calabria e quella di Catanzaro per la nascita di questo nuovo corso di laurea è stata scritta una pagina di storia importante dalla quale partire per guardare al futuro con maggiore fiducia e serenità pandemia permettendo. (fba)