di ANTONIETTA MARIA STRATI – Il gioco d’azzardo è un problema in Calabria, soprattutto per i giovani. Nella nostra regione, infatti, nel 2023 sono stati “bruciati” 5 miliardi e mezzo in giochi e scommesse. È quanto denunciato dal consigliere regionale Pietro Molinaro, snocciolando i dati ufficiali del Monopolio di Stato, nel corso del convegno “Ludopatia: vinci solo quando smetti!”, promosso dal coordinamento di Fratelli d’Italia Corigliano-Rossano, che si è svolto nella sala parrocchiale San Giovanni XXIII in contrada Cardame.
Una cifra che fa impressione, considerando che la Calabria è l’ultima regione d’Europa per reddito pro capite, ma «non lo scopriamo oggi che il gioco d’azzardo è oggetto di attenzione della criminalità organizzata. Ma la nostra preoccupazione è anche un’altra: genera usura, dipendenza e impoverimento», ha detto Molinaro.
«Pensare che 5 miliardi e mezzo vengono bruciati – perché questo è il termine giusto – nel gioco d’azzardo, è una grande preoccupazione che dobbiamo avere», ha detto Molinaro, che ha puntato il dito sul ruolo dei Comuni, ricordando l’obbligo previsto dalla legge: «Lo dice l’articolo 16 della legge 9 del 2018: le amministrazioni comunali dovrebbero monitorare il rispetto delle distanze tra sale da gioco e luoghi sensibili come scuole e centri anziani. Ma questo – ha sottolineato – viene monitorato poco e male. Serve più attenzione, più controlli, più prevenzione».
Il gioco d’azzardo patologico, infatti, non è un problema marginale. È una dipendenza che cresce silenziosamente e che lascia dietro di sé macerie sociali, familiari ed economiche. Il punto non è il gioco in sé, ma quando diventa un comportamento fuori controllo, alimentato da fragilità personali e contesti difficili. L’urgenza è costruire una risposta concreta fatta di prevenzione, informazione, ascolto. E, soprattutto, coinvolgimento dei territori.
Nel corso del convegno, introdotto da Dora Mauro, coordinatrice territoriale Fdi, il senatore di Fdi, Ernesto Rapani, ha illustrato i contenuti di una proposta di legge depositata nel dicembre 2022. Un DDL nato per colmare le lacune dell’attuale normativa, con l’obiettivo di rendere più chiaro e concreto l’intervento dello Stato: «C’è una normativa che al momento non è completa – ha spiegato Rapani – tant’è che è stato presentato un Ddl a firma di senatori di Fratelli d’Italia, che è in valutazione e che stiamo cercando di integrare con la speranza di dare un quadro normativo più chiaro».
Il focus, però, non è sulle pene. Anzi. «Non servono pene – ha detto il senatore – ma prevenzione. Perché purtroppo questa forma di ludopatia che sta dilagando è legata molto a un fattore psicologico. Per questo nel Ddl è previsto che rientri tra i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), per garantire un sostegno concreto e capillare sul territorio».
Mauro, invece, ha posto l’accento sulla mancanza di consapevolezza del problema, soprattutto tra i giovani: «la ludopatia non riguarda solo gli adulti o gli over 65 – ha detto – ma è largamente diffusa tra i giovani, anche minorenni».
Per questo, attraverso le testimonianze di ragazzi iscritti al partito, abbiamo deciso di accendere i riflettori sul gioco d’azzardo patologico», ha spiegando Mauro, parlando del disturbo come di una minaccia che si estende ben oltre il singolo individuo: «Il problema non sono solo le slot machine presenti sul territorio».
«La vera emergenza è fermare il gioco quando diventa un disturbo comportamentale – ha ribadito –. Perché il disturbo non coinvolge solo il soggetto ludopatico, ma l’intera società: famiglia, economia, relazioni, finanze. Un mondo che ne viene inevitabilmente travolto».
Per Paolo Savoia, già dirigente medico Serd-Asp di Cosenza, specialista in malattie infettive, «la ludopatia non ha età: Riconoscere una dipendenza da gioco d’azzardo significa osservare i comportamenti: tempo eccessivo trascorso a giocare, sbalzi d’umore, difficoltà economiche improvvise, isolamento sociale, tendenza a mentire su quanto si gioca. Segnali sottili, ma spesso ricorrenti, che possono aiutare a individuare il problema in fase iniziale».
«Il primo passo – aggiunge Savoia – è parlare. Trovare qualcuno che ascolti senza giudicare. Anche solo rompere il silenzio, spesso, è già un grande aiuto. E da lì si può costruire un percorso con figure professionali competenti». Un percorso che non deve essere lasciato al caso».
Salvatore Perfetto, esponente di Gioventù Nazionale, si è focalizzato sul problema della percezione sociale: il gioco d’azzardo è considerato molto più accettabile rispetto ad altre dipendenze. Ed è qui che si nasconde la trappola».
Perfetto ha legato la diffusione del fenomeno a condizioni di disagio: «Più è alto il disagio – povertà, disoccupazione, isolamento – più alta è la probabilità che un giovane cada nella dipendenza da gioco».
Per questo ha proposto la costruzione di una rete territoriale, con il coinvolgimento di scuole, enti locali, regioni, terzo settore ed esperti, per avviare giornate di prevenzione e informazione, oltre alla promozione di comitati giovanili per sensibilizzare i coetanei. A rafforzare questo appello è stato Fabio Carignola, giovane di Fdi, che ha evidenziato la gravità della situazione: «Il vero problema – ha sottolineato – è che il ludopatico ha difficoltà ad ammettere di avere un problema. Ecco perché il fenomeno è così difficile da contrastare».
Carignola ha poi condiviso un dato allarmante: molti ragazzi della sua età raccontano di giocate che superano i 70 euro al giorno. Un segnale che, secondo lui, impone un intervento rapido e deciso, a partire proprio dal coinvolgimento delle nuove generazioni.
Un problema ben noto alla Regione che, in tre anni, «ha messo a terra e programmato complessivamente oltre 6 milioni di euro per contrastare le dipendenze patologiche: dalla tossicodipendenza alla ludopatia, con un’attenzione particolare alla prevenzione tra i giovani. Solo nella provincia di Cosenza, oltre 8mila studenti sono e saranno coinvolti in programmi di tutela e prevenzione», ha detto Pasqualina Straface, nel ruolo di consigliere delegata dal Presidente alle politiche per le dipendenze patologiche.
«Complessivamente – ha spiegato – negli ultimi due anni, la Regione Calabria ha messo a terra 4,5 milioni di euro di fondi destinati alla prevenzione, al recupero e alla riabilitazione. Ma non è finita qui, perché il prossimo 30 aprile – annuncia la consigliera delegata alle politiche per le dipendenze patologiche – la Regione chiederà al Ministero della Salute un ulteriore finanziamento di 1,5 milioni di euro, per portare le risorse complessive a 6 milioni di euro».
«Insieme al Presidente Occhiuto – ha ricordato – stiamo coordinando tutti i programmi e gli eventi regionali per il contrasto alle dipendenze patologiche e al gioco d‘azzardo, mettendo in campo, in stretta collaborazione con il Dipartimento regionale salute, tutte le misure possibili utili mappare e governare il fenomeno. Questo ci sta consentendo di mettere in atto strumenti efficaci, intercettando ed utilizzando ogni utile risorsa resa disponibile dal Ministero della Salute».
«In soli due anni, con il coinvolgimento di docenti e studenti, l’azione di contrasto alle dipendenze attuata dalla Regione ha coinvolto ben 90 istituti scolastici calabresi, tra scuole secondarie di primo grado e scuole superiori, di cui 24 nella provincia di Cosenza. Questo – ha sottolineato la Presidente della Terza Commissione – ci ha consentito di alzare nelle scuole una prima ed importante cortina difensiva contro le dipendenze».
«Inoltre, sono stati istituiti 15 servizi terapeutici gestiti da comunità specializzate, che accolgono i giocatori patologici che in collaborazione con i SerD oggi hanno intrapreso un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale». (ams)