di SANTO STRATI – Un anno difficile e pieno di incognite: e quando mai i pessimisti rinunciano a esprimere valutazioni negative basate sul nulla? Certo il 2025 non sarà un anno facile, anche se nasce con le migliori prospettive e porta con sé una serie di incognite il cui esito “lo scopriremo solo vivendo”.
Sarà l’anno del Ponte? Potrebbe e, riteniamo, gran parte dei calabresi e soprattutto dei siciliani se lo augura: basterebbe il costo annuale dell’insularità che la Sicilia paga (6 miliardi di euro) a giustificare l’impellenza e la necessità dell’opera che il mondo intera ci invidierà (se si riuscirà a costruire). Pensate, due anni di costi di insularità equivalgono al costo del Ponte. Ma, siccome, è un’opera che porta la “firma” di un governo di destra e – peggio che mai – voluto e sostenuto dal ministro leghista-nordista Salvini, trova una sciocca opposizione da parte della sinistra unita(?). E pensare che Prodi, ai tempi dell’Ulivo si era espresso in maniera favorevole a proposito del Ponte. Il problema è tutto politico, non c’entrano nulla le critiche (per nulla basate su dati scientifici) che vengono dai quattro gatti dei No-Ponte e dalla coalizione no-ponte che vede allineati CinqueStelle, Pd, Avs e altre forze (?) di una sinistra che continua a mortificare e deludere i propri elettori.
La decisione del CIPESS sarà uno degli elementi cardine del futuro anno: entro gennaio sarà sciolto in via definitiva il dilemma: si può fare-non si può fare. E a quel punto, ove prevalessero le ragioni del sì, salvo intempestivi ma immaginabili interventi del Tar di turno, non ci sono più ragioni per discutere. Si comincerà a costruire l’opera più colossale del III Millennio.
Ma non di solo Ponte ha bisogno la Calabria. Se volessimo stilare un decalogo a uso del Governatore Occhiuto (che pur convalescente è tornato subito in Cittadella “perché non c’è tempo da perdere”) e degli amministratori locali, non potremmo che cominciare dalla sanità. L’obiettivo (possibile) è l’uscita dal commissariamento, perché la Calabria ha diritto a prestazioni sanitarie identiche a quelle di tutti gli altri italiani. Calabria è Italia, non lo dimentichino i signori del Nord che hanno visto infrangersi il sogno (impossibile) dell’autonomia differenziata. La bocciatura della Consulta ha bloccato il processo di allargamento del divario, con le evidenti e orribili sperequazioni tra Nord e Sud.
Ma serve mettere mano a tutta la pianificazione relativa a infrastrutture e strade, con l’impegno responsabile anche degli amministratori locali. E a questo proposito non si capisce perché, per esempio, la Regione, oggi presieduta da un Presidente di destra continua a traccheggiare per il passaggio delle deleghe alla Città Metropolitana di Reggio Calabria (alla stessa maniera dell’ex Presidente Oliverio, di sinistra). Il mancato passaggio delle deleghe ostacola lo sviluppo del territorio e qualsiasi progetto di sviluppo locale.
E a proposito di sviluppo si segnino bene, Presidente e amministratori, le opzioni che la Zes unica oggi offre alla Calabria. Bisogna attrarre investimenti offrendo commodities e incentivazioni aggiuntive agli industriali che vogliono delocalizzare al Sud. Se avesse successo la Zes assisteremmo a una piacevole emigrazione di ritorno, ovvero molti calabresi potrebbero finalmente essere tentati di lavorare vicino casa.
E, come abbiamo più volte ripetuto, tengano conto i nostri governanti della necessità di puntare in maniera seria su formazione e cultura. Abbiamo, in Calabria, tre Università che sfiorano l’eccellenza (in particolare Cosenza è – secondo il Censis – il migliore Ateneo d’Italia), ma investiamo ancora troppo poco in istruzione e formazione, dimenticando poi del tutto che è necessario creare sbocchi occupazionali ai nostri laureati e ricercatori, apprezzatissimi dovunque, ma ignorati in Calabria. È assurdo che si forniscano strumenti formativi si altissimo livello (a costi elevati per le famiglie e per il territorio) e poi si costringano i nostri giovani – per mancanza di opportunità occupazionali – a cercare altrove il proprio futuro. La Calabria è una regione dove si legge troppo poco, ma non esiste un piano per la lettura, i bandi per le biblioteche sono scoraggianti, e intere realtà istituzionali (si pensi alla Biblioteca Civica di Cosenza o a quella straordinaria di Soriano Calabro) lasciate in colpevole abbandono. Per non parlare dell’informazione che in Calabria, pur essendo ampia e dignitosamente “libera” non riceve alcun incentivo da parte della Regione: in Sicilia anni fa con una legge apposita stanziarono 9 milioni di euro per gli editori di quotidiani e periodici dell’isola. Da noi si parla da decenni di fare un provvedimento legislativo che dia impulso a nuove iniziative e sostenga quelle esistenti, con l’obiettivo di scoraggiare e deprimere fake news e utilizzo disinvolto di informazioni “contro”. I calabresi hanno diritto di essere informati correttamente. Come hanno diritto di poter acedere alle biblioteche e le scuole hanno il diritto di poter costituire proprie biblioteche per incentivare la lettura tra i giovani.
E veniamo al discorso lavoro. Che non c’è. Esistono iniziative regionali per incentivare l’auto- imprenditorialità, ma i bandi sono farraginosi e complicati. Manca il supporto necessario a formare la cultura d’impresa e soprattutto il sistema bancario continua a remare contro. Ci sono centinaia di esempi di giovani che si sono visti rifiutare anticipazioni e prestiti su agevolazioni già concesse, salvo a presentare fideiussioni e garanzie mobiliari da parte di familiari. Non può continuare a funzionare così: ci sono giovani che hanno idee per avviare startup di quasi sicuro successo, ma gli ostacoli sono superiori alle opportunità disponibili.
Mobilità: ultimo tema, che ritorna, in qualche modo, al discorso del Ponte. Lo abbiamo scritto infinite volte: senza strade e autostrade e l’alta velocità ferroviaria (quella vera, ad alta capacità) il Ponte sarà un bellissimo scenario per photo-opportunity e selfies, ma non risolverà i problemi del traffico e della mobilità.
E non dimentichiamoci del turismo. Occorre privilegiare una comunicazione intelligente e che crei davvero attrazione nei confronti della Calabria.
Le nuove rotte di RyanAir hanno avvicinato la Calabria all’Europa e il numero di turisti in arrivo dai capoluoghi europei serviti (con tariffe a basso costo) dal vettore irlandese è in continua crescita. Si pensi a valorizzare il turismo religioso (siamo nell’anno del Giubileo!) e si comincia a ragionare in termini razionali al turismo congressuale. A Sud di Reggio c’è un progetto (Mediterranean Life) dell’imprenditore (visionario) Pino Falduto che darebbe risposta alla forte domanda di congressualità in riva allo Stretto, oltre a costituire un formidabile punto di approdo per la nautica da diporto (e sono migliaia le imbarcazioni da turismo che solcano il Mediterraneo): nessuna risposta dall’Amministrazione competente e nessun interesse da parte della Regione. Ma perché le iniziative private (che non chiedono soldi pubblici) trovano sempre ostacoli in questa terra? Buon anno a tutti, ma scon ottimismo.λ