di GIACINTO NANCI – Le diamo il benvenuto a Catanzaro sig. Ministro della Salute on. Schillaci, la ringraziamo della visita e cogliamo l’occasione di porgerle alcune domande sulla sanità calabrese. Il governatore Occhiuto è stato riconfermato Commissario ad Acta per il piano di rientro sanitario cui è sottoposta la Calabria dal dicembre 2009. Un incarico (che già detiene da oltre tre anni) per riportare la sanità calabrese alla “normalita”. Ricordiamo a tutti noi che la Calabria è sottoposta al piano di rientro sanitario dal dicembre 2009 e, per questo, ha la sua sanità commissariata dal 2011. Inoltre, dal 2019 la Calabria ha commissariate tutte e 5 le sue Asp e i tre ospedali regionali. Ed è per questo che sorge spontanea una domanda: «perché questa ulteriore rinomina a commissario del governatore Occhiuto che governa la Calabria dal 2022, sia come governatore che come commissario alla sanità, dovrebbe portare la sanità calabrese alla “normalita”, se né Lui negli ultimi tre anni né gli altri otto commissari che lo hanno preceduto dal 2011 ci sono riusciti? La prova del fallimento, non solo di Occhiuto, ma di tutti gli altri commissari (e questo deve far pensare perché ad esempio il ponte caduto a Genova è stato ricostruito dal commissario in un anno) è data dal fatto che l’ultimo dato che misura le spese dei calabresi costretti alle cure mediche fuori regione è arrivato alla stratosferica cifra di 308 milioni di euro, e che il numero dei calabresi che evita di curarsi per motivi economici è di quasi il doppio della media italiana. Non le sembra, sig. Ministro Schillaci, che è normale che i calabresi si sentono ancora una volta presi in giro? Come lo si sentono anche per la norma che il suo Governo ha messo nella legge finanziaria 2025 sulla riduzione dell’Irpef, che porterà nelle tasche degli italiani circa 300 euro in più. Ma lo sa, sig. Ministro, che i lavoratori calabresi, con un imponibile lordo di circa 20.000 euro, pagano in più di Irpef ben 428 euro in più rispetto agli altri lavoratori italiani già dal lontano dicembre 2009, a causa dell’imposizione del piano di rientro sanitario, e che un imprenditore calabrese, con un imponibile lordo di un milione di euro, sempre per lo stesso motivo, paga in più ben 10.700 euro? E, poi, noi calabresi paghiamo in più le accise sulla benzina (il tutto per oltre cento milioni all’anno), abbiamo il blocco del turn over in sanità e abbiamo avuti chiusi ben 18 ospedali. Credo che ci sia, quindi, un giusto motivo per sentirsi ancora una volta presi in giro. Noi, quindi, ci permettiamo di suggerire cosa sarebbe giusto fare per i malati calabresi. Prima di tutto, segnalarle il fatto che il piano di rientro sanitario è stata una ingiustizia in quanto, dati dei Centri Pubblici Territoriali (facenti parte del Sistan – Sistema Statistico Nazionale) dicono che la Calabria ha speso dal 2000 al 2018 in media 1612 euro/anno pro capite contro i 2217 della Lombardia, quindi se la Calabria avesse speso pro capite quanto la Lombardia (mai andata in piano di rientro) avrebbe potuto spendere, in quegli anni, oltre 20 miliardi in più per i suoi malati. Sorge, allora, spontanea una domanda come mai alla Calabria, che è stata la terzultima regione per spesa sanitaria pro capite fin dall’anno 2000, è stato imposto il piano di rientro sanitario?
Sig. Ministro, alla Calabria è stato imposto il piano di rientro perché ha da sempre ricevuto, rispetto alle altre regioni, meno fondi pro capite per la sua sanità. Avrebbe, invece, dovuto riceverne molto di più rispetto alle altre regioni perché, tra i suoi abitanti, ha molti malati cronici in più rispetto alle altre regioni. Di questo, sig. Ministro, dovrebbe esserne a conoscenza perché nel suo Ministero c’è il Dca n. 103 del 30 settembre 2015, firmato dall’allora commissario ad acta ing. Scura che, alla pagina 33 dell’allegato n. 1 dello stesso, il commissario scriveva «si segnala la presenza in Calabria di almeno il 10% di malati cronici in più del resto d’Italia». Essendo il decreto fornito di dettagliate tabelle, è stato facile calcolare allora in 287.000 i malati cronici presenti in più in Calabria rispetto al resto d’Italia. Da notare che l’ing. Scura non ha potuto mandare direttamente il Cda al Suo Ministero, ma lo ha dovuto mandare prima al Ministero dell’Economia, che deve valutare “preventivamente” i decreti della Calabria in piano di rientro perché devono essere “votati” più all’economia e al risparmio che non alla salute dei calabresi (della serie tutti non possono non sapere). Quindi, la Calabria è stata ingiustamente sottoposta al piano di rientro perché i pochissimi fondi che ha da sempre ricevuto non potevano bastare per curare i molti malati cronici in più ed ha sforato la spesa sanitaria, nonostante, lo ripetiamo, che la sua è la spesa sanitaria pro capite più bassa delle altre regioni. Ma, per salvare i malati calabresi dai viaggi della speranza e dal fatto che sono in numero altissimo, quelli che evitano di curarsi per motivi economici una cosa si potrebbe fare sig. Ministro Schillaci: applicare in toto il comma 34 dell’art.1 della legge 662 del 1996. Sì, sig. Ministro, applicare semplicemente una “vecchia” legge dello Stato Italiano che prevede il riparto dei fondi sanitari alle regioni in base alla “Epidemiologia”, che vuol dire maggiori fondi dove ci sono più malati cronici come in Calabria. Purtroppo è sempre avvenuto il contrario: pochissimi fondi alla Calabria dove ci sono stati e ci sono, maggiormente adesso, più malati cronici che non nelle altre regioni italiane. Grazie sig. Ministro della sua venuta a Catanzaro, adesso aspettiamo, come malati calabresi, l’applicazione della legge dello Stato che ci potrebbe salvare oltre ovviamente alla immediata chiusura del piano di rientro che tanti danni ha fatto ai malati calabresi e anche a tutta la sua economia.
(Medico di Famiglia
in pensione ed ex ricercatore Health Search)







