di SANTO STRATI – In attesa di vedere i risultati veri che vengono dalle urne, dopo l’abbuffata di exit-poll e proiezioni che ci hanno accompagnato per tutta la notte, il primo avvilente risultato riguarda l’affluenza: la Calabria ha conquistato con il 50,74 per cento di votanti il triste primato della regione dove si è votato di meno. Un dato che sarebbe mortificante se non si considerasse che dei circa 500mila aventi diritto al voto che vivono fuori della Calabria una larghissima percentuale (per varie ragioni, in primo luogo economiche) ha rinunciato a tornare in Calabria a votare: il dato quindi non rispecchia la pur forte disaffezione e sfiducia nei confronti della politica, ma è indubbiamente inquietante. Se si guarda ai numeri si scopre che la Calabria ha perso il 13% di votanti rispetto alle elezioni del 2018, con il picco di Crotone precipitato al 45,96 per cento di affluenza e Reggio che registra un netto 12 per cento rispetto alle passate consultazioni politiche.
Il trend che le proiezioni e gli exit-poll fanno emergere indica una chiara (ed era scontata) vittoria di Giorgia Meloni. Non sappiamo ancora i numeri della regione per poter valutare se l’elettorato ha premiato – come lascerebbe intendere il dato previsionale – Forza Italia, ma di sicuro c’è da aspettarsi una netta flessione della Lega. Invece non si può non evidenziare la spettacolare e incredibile rimonta del Movimento 5 Stelle (che da oggi in avanti andrebbe meglio definito “partito di Conte”) grazie all’astuta (ed eticamente discutibile) strategia del nuovo “pifferaio nagico”, ovvero l’ex presidente del Consiglio, che ha praticamente fatto leva sui disperati del reddito di Cittadinanza, lasciando intendere la sua cancellazione in caso di mancata affermazione dei grillini. I troppi disperati (sono 220mila i percettori del Reddito di Cittadinanza in Calabria e almeno 200mila quelli che sperano di poterlo ottenere) come i topini di Hamelin dei fratelli Grimm sono scappati via dalle lusinghe delle altre forze politiche per salvaguardare l’aiuto di Stato. Una bella fetta di elettorato che ha premiato un movimento politico che – fatte le dovute minime eccezioni – ha realizzato poco, pochissimo per la Calabria e i calabresi (basta andare a guardarsi le statistiche di Camera e Senato sull’attività dei parlamentari pentastellati) in quasi cinque anni di mandato.
L’altro dato che, a caldo, va registrato riguarda i numeri della coalizione del centrodestra che pur essendo alti sono al di sotto dei un’eventuale intesa Pd-5 Stelle: in ogni caso nessuna coalizione ha, allo stato, i numeri che garantiscono la governabilità, salvo a immaginare un discutibile (per gli elettori) “inciucio” tra i fratelli di Giorgia e il duo Calenda-Renzi che – apparentemente – accetterebbero mai di entrare in un governo con Pd e 5Stelle. Ma siamo ancora nel campo delle primissime ipotesi e le valutazioni andranno fatte soltanto sui numeri definitivi. Nella serata di oggi avremo quasi certamente i risultati finali.
È calato, così, il sipario su una campagna elettorali pessima e basata sull’assenza di proposte politiche serie e di programmi che hanno escluso giovani, donne e lavoratori precari, mentre avanza l’inflazione, il caro bellette sta decimando imprese e lavoratori, e l’inverno si annuncia tra i più rigidi degli ultimi 50 anni, e non solo meteorologicamente parlando. Il futuro governo avrà il suo daffare e la Calabria, regina del non voto e cenerentola d’Italia e del Mezzogiorno, vedrà una nuova stagione di promesse non mantenute e di illusioni svanite. Potremmo e vorremmo felicemente sbagliarci. (s)