LE AREE INTERNE CALABRESI TRA DECLINO
DEMOGRAFICO E DISUGUAGLIANZE SOCIALI

di FRANCESCO RAOUno tra i fenomeni più significativi che sta caratterizzando le aree interne calabresi è il progressivo declino demografico. Secondo i recenti dati Istat, la popolazione dei comuni montani della Calabria ha subito una contrazione del 15% nell’ultimo decennio e le previsioni per il futuro non sono alquanto differenti. Tale circostanza, evidenzia tra l’altro, un incremento dei tassi migratori giovanili verso i grandi centri urbani e verso l’estero, meta quest’ultima scelta anche per compiere gli studi universitari.

Questo processo, come asseriva Parsons, può essere analizzato attraverso il “paradigma della modernizzazione” allora attuato attraverso lo spostamento verso le città, scelta che in passato rappresentava una tappa obbligata dello sviluppo socioeconomico delle società industriali. Tuttavia, nel contesto calabrese, il fenomeno osservato assume connotazioni particolarmente problematiche poiché si accompagna a un sensibile invecchiamento della popolazione residente e ad una crescente difficoltà nel garantire la sostenibilità sociale ed economica di queste comunità.

La conseguente contrazione sociale, ci consente oggi di poter meglio interpretare l’esodo giovanile non solo come una questione economica ma assume una nuova polarità rappresentata come fenomeno culturale. Difatti, la mancanza di opportunità occupazionali e la scarsa valorizzazione del capitale culturale locale inducono i giovani a cercare altrove prospettive di mobilità sociale ascendente, indebolendo le reti sociali dei territori e la capacità di auto-rigenerazione delle comunità locali.

La marginalizzazione infrastrutturale e la disparità di accesso a molti servizi, nel seguire le teorie della geografia critica di Harvey, continuano ad evidenziare come le aree interne soffrano a causa di una strutturale criticità determinatasi tanto a causa dalla storica carenza di investimenti in infrastrutture e servizi essenziali quanto nella crisi demografica che ha inciso notevolmente a livello regionale. Seppur il Pnrr sia stato una opportunità per il Meridione, praticando la dovuta cautela dell’osservatore, sino a quando non saranno concluse le azioni ad esso riconducibili, in questa sede considereremo quanto nel tempo ha affermato lo Svimez e per avere maggiore contezza dei dati il 40% dei comuni calabresi risulta privo di un adeguato collegamento ferroviario, mentre il 60% delle aree rurali non dispone di un’infrastruttura digitale efficiente.

Analoghe criticità sono rappresentate per i collegamenti viari e nei periodi estivi, vista l’assenza dei servizi di trasporto dedicati agli studenti, la mobilità per i giovani è un dramma. Vi è da puntualizzare un notevole impegno messo in atto dall’attuale governo regionale della Calabria, attualmente proiettata verso la fine del commissariamento sanitario ma la scarsità di presidi sanitari, il continuo accorpamento degli Istituti scolastici e la carenza di opportunità lavorative, continuano ad alimentare un circolo vizioso nel quale lo spopolamento e l’impoverimento socioeconomico rappresentano la criticità maggiore per la Calabria. A supporto di una ripresa strutturale, vi è anche una debolezza manifestata dalle reti associative presenti nei piccoli centri che ostacola i processi di innovazione e cooperazione.

Eppure, come sancito dalla Corte costituzionale con la sentenza 131/2020, gli elementi essenziali per un rilancio strutturato dei territori può trovare ampia attuazione grazie a processi di co-progettazione svolta tra Enti Locali e Terzo Settore. In tal senso, ancora non sono evidenti grandi risultati, ma attraverso la nuova programmazione del welfare regionale, sicuramente giungeranno importanti novità. In contropartita, si registra una diffusa sfiducia nelle istituzioni, fenomeno non più presente nel solo segmento sociale adulto, l’evidenza oggi è presente anche in una parte della platea composta dai giovani adulti. Tale circostanza potrebbe ulteriormente scoraggiare gli investimenti in nuove tecnologie, limitando nel medio e lungo periodo le possibilità di sviluppo. A ciò si aggiunge una constatazione per la quale le difficoltà a capitalizzare le competenze ed i titoli di studi conseguiti, porta i giovani a non intravedere la Calabria come una terra nella quale realizzarsi. Insomma, quel paradosso per il quale il futuro non attenderà i più bravi, ma si limiterà ad accogliere i mediocri rischia di impoverire culturalmente le future generazioni mettendo anche a rischio la tenuta sociale e democratica. 

La Calabria può contare su particolari opportunità per alimentare uno sviluppo endogeno e, nonostante le criticità strutturali evidenziate, le aree interne della regione possono rappresentare un laboratorio di innovazione sociale ed economica in cui la valorizzazione delle risorse presenti rappresentano la chiave del rilancio. Tra le strategie più promettenti emergono: il turismo esperienziale e la valorizzazione del patrimonio culturale.

L’approccio della glocalizzazione suggerisce una via d’uscita dall’isolamento attraverso l’integrazione tra identità locali e dinamiche globali ponendo queste esperienze come un vero e proprio volano di sviluppo. In tal senso, l’esperienza post covid e l’importantissimo risultato conseguito dagli aeroporti calabresi, con una tendenza di incremento percentuale elevatissimo, ne certificano la fattibilità. Occorre però affrontare in modo sinergico e veloce la capacità di accoglienza e la capacità di fornire ed erogare servizi turistici.

La sola valorizzazione dei borghi storici, animata dalle tradizioni locali, può attrarre segmenti di visitatori interessati all’autenticità e alla sostenibilità ma occorre anche un salto di qualità per consentire la permanenza turistica e la destagionalizzazione delle presenze turistiche. Anche l’agricoltura sostenibile e le reti di economia circolare, messe in azione con l’intento di consolidare nuovi processi di resilienza economica nelle aree rurali, potrebbero promuovere pratiche agricole biologiche sostenibili, promozione di filiere corte e l’ospitalità diffusa. 

Infine, la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica oggi più che mai svolgono un ruolo cruciale in quanto, oltre a ridurre le distanze geografiche creano nuove opportunità occupazionali. Perciò, l’investimento in banda larga e lo sviluppo di spazi di co-working nelle aree rurali potrebbero favorire il fenomeno del remote working attraendo nomadi digitali generando nuove dinamiche sociali. Secondo una fonte del Ministero dello Sviluppo Economico del 2023, viene stimato che l’estensione della fibra ottica nelle aree marginali possa aumentare la produttività del 12%.

Infine, la transizione energetica e le comunità energetiche rinnovabili sono la prospettiva di uno sviluppo sostenibile che enfatizza il rilancio delle aree periferiche.  Da questa breve ed incompleta analisi sociologica delle aree interne calabresi credo sia intuibile che il loro declino non sia un destino ineluttabile, bensì il risultato di scelte politiche e processi economico-sociali che possono essere ripensati e invertiti. Il rilancio di questi territori richiede un approccio integrato, capace di coniugare innovazione tecnologica, valorizzazione culturale e sostenibilità ambientale. Per raggiungere ed ottimizzare gli obiettivi sarà indispensabile il coinvolgimento delle giovani generazioni e il rafforzamento della governance territoriale, realtà che rappresentano i fattori determinanti per il successo di queste strategie. (fr)

[Francesco Rao è docente a contratto cattedra di sociologia generale – Università “Tor Vergata” Roma]

 

I sindaci della Sila Greca e Arberia rilanciano parole del Papa: Difendere le aree interne per salvare l’Italia

Difendere le aree interne per salvare l’Italia. È il messaggio di Papa Francesco che i sindaci di Caloveto, Umberto Mazza, di San Giorgio Albanese, Gianni Gabriele, e di Vaccarizzo Albanese, Antonio Pomillo, hanno rilanciato dopo aver partecipato all’udienza del Papa assieme ad altri 200 primi cittadini.

«Così come ha ben sottolineato Papa Francesco – ha spiegato Mazza – i piccoli comuni, soprattutto quelli delle cosiddette aree interne, sono oggi quelli subiscono i disagi maggiori ed a catena, tanto in termini di scarsità di risorse economiche ed umane quanto per la stessa garanzia dei diritti di cittadinanza. Nelle nostre aree interne – scandisce il Sindaco di Caloveto ringraziando Francesco per questa attenzione senza precedenti – viene messo ogni giorno in discussione il fondamentale principio di eguaglianza che è alla base della nostra Costituzione».

«Nelle parole del Santo Padre – ha detto Pomillo – non possiamo non riconoscere purtroppo la fotografia reale di quell’impegno senza sosta che soprattutto i sindaci dei comuni più piccoli sono costretti ad investire quotidianamente per cecare di tutelare la dignità delle persone, di dare risposte sempre più complicate alle istanze sociali, di portare a soluzione criticità sproporzionate rispetto alla forza delle istituzioni locali, proprio – aggiunge il sindaco di Vaccarizzo Albanese ringraziando il Papa per l’incoraggiamento a proseguire la nostra missione – per quell’assenza di risorse adeguate che è come il cane che si morde la cosa e che rischia di minare la tenuta democratica dell’Italia intera».

«Siamo d’accordo – ha sottolineato Gabriele – sul ruolo e sulla sfida che le aree marginali possono e devono raccogliere: convertirsi, come mirabilmente ha detto Papa Francesco, in laboratori di innovazione sociale, a partire da una prospettiva, quella dei margini, che consente di vedere i dinamismi della società in modo diverso, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti».

«È una sfida ed una prospettive – ha concluso il sindaco di San Giorgio Albanese – che non possiamo non trasformare in azione istituzionale». (rrm)

Aree interne, l’impegno del Pd per frenare lo spopolamento di zone fondamentali per lo sviluppo della Calabria

Il consigliere regionale del Partito democratico Raffaele Mammoliti dedica le proprie attenzioni alle aree interne della Calabria e annuncia una giornata per ricordare la questione alla quale parteciperanno il segretario regionale del Pd Nicola Irto e di Marco Sarracino.

«Le problematiche relative alle aree interne della Calabria – dice Mammoliti – richiedono un’energica azione a vari livelli al fine di sollecitare, con la dovuta determinazione, l’utilizzo proficuo delle risorse disponibili sia per quanto riguarda la strategia nazionale, che la strategia regionale. Bisogna intervenire con la necessaria tempestività per affrontare la drammatica e preoccupante situazione economica, sociale e culturale che si vive in queste realtà, che si traduce in un effettivo indebolimento dei servizi essenziali quali mobilità, salute, istruzione. In questi anni si sono consumate tante riflessioni su questo tema, nonostante questo si corre il reale rischio che il processo di avanzamento nell’utilizzo proficuo delle risorse possa subire un pericoloso rallentamento, alla luce delle norme contenute nel Decreto Sud che, piuttosto che accelerare la spesa, la centralizza attraverso l’istituzione di una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il tutto in netta contraddizione rispetto alla tanto declamata autonomia differenziata».

«Proprio per assumere, definire e concretizzare percorsi operativi – fa sapere Mammoliti – venerdì 24 novembre è stata organizzata un’intera giornata di lavoro e riflessione sul tema. La mattina alle 11, nella sala consiliare del Comune di Mongiana, si terrà un incontro coordinato dal sindaco Francesco Angilletta, al quale parteciperanno gli amministratori locali e dirigenti di partito, con il contributo di Pasquale Mancuso, responsabile Aree interne della segreteria regionale Pd, che illustrerà lo stato di attuazione degli interventi Snai (Strategia nazionale Aree interne). Nel pomeriggio alle ore 16,30, nella sala consiliare del Comune di Arena, dopo i saluti del circolo Pd con Giovanna Bonifacio e la relazione di Pasquale Mancuso, interverranno Antonio Schinella, sindaco di Arena, Giovanni Di Bartolo, segretario di federazione, Valeria Giancotti, direzione regionale, Angelo Sposato, segretario Cgil Calabria, Domenico Bevacqua, capogruppo Pd Calabria. Concluderanno il senatore e segretario regionale del partito Nicola Irto e il deputato e componente della direzione nazionale dem Marco Sarracino. Considero l’organizzazione di tale iniziativa fondamentale ed indispensabile per tentare di fermare lo spopolamento del territorio e, allo stesso tempo, indispensabile per garantire alle Comunità che vivono nelle aree interne reddito e servizi adeguati. È un impegno categorico a cui nessuno degli attori coinvolti si può e si deve sottrarre.
In tale direzione sarà elaborato un contributo per la conferenza programmatica del Pd, prevista per il mese di gennaio 2024».

«Anche per questa via – conclude Mammoliti – sono convinto, si potrà garantire nel territorio più negletto della Calabria, l’affermazione dei diritti di cittadinanza e della legalità, condizione imprescindibile per garantire tenuta democratica, crescita civile e sviluppo produttivo». (rvv)

Aree interne, Pd Calabria: Servono risorse per evitare lo spopolamento in Calabria

«Servono risorse e strumenti per una risposta concreta che eviti lo spopolamento della Calabria». È l’appello lanciato dai Dipartimento del Pd Enti Locali e Aree Interne, Pasquale Mancuso e Salvatore Monaco, e che è stato raccolto dal consigliere regionale Mimmo Bevacqua, che si è impegnato a convocare una riunione del gruppo consiliare per approfondire la tematica e promuovere una eventuale iniziativa pubblica sul tema.

L«a valorizzazione delle aree interne, da tempo abbandonate al loro destino specialmente dopo la soppressione delle Comunità montane – si legge in una nota – rappresenta una priorità per la Calabria. Il Pd è da sempre attento a questa tematica e da tempo lavora per superare le storiche debolezze dei Comuni interni e più fragili, alle quali si sono aggiunte, da ultimo, le ulteriori criticità derivanti da un assai discutibile dimensionamento scolastico e dal progressivo indebolimento dei servizi sanitari su tutte le aree montane calabresi che vivono un drammatico e progressivo spopolamento che occorre limitare utilizzando tutti gli strumenti a disposizione».

«Non possiamo, dunque – si nelle nella nota – che accogliere positivamente la proposta di legge presentata dal presidente Mancuso e dall’assessore Gallo  che, però, può essere considerata come una semplice base di partenza per avviare un confronto ampio e costruttivo per arrivare ad una proposta che sia davvero in grado di dare uno slancio alle aree più in difficoltà della nostra Regione».

«Ad esempio all’interno del progetto di legge andrebbero inserite anche norme che spingano fortemente verso la fusione di Comuni montani con incentivi forti e premialità sostanziali, considerando che, attualmente – continua la nota – i Comuni con meno di 5000 abitanti in Calabria sono 324, ossia il 79,2% del totale. Un reale contrasto al depauperamento demografico e alla desertificazione produttiva passa inevitabilmente dalla ricostruzione della rete dei servizi primari: sanità, scuola, poste, sicurezza e dalla ricostituzione di un tessuto economico produttivo. Servono, dunque, ingenti investimenti da parte della Regione attraverso l’utilizzo degli strumenti oggi a disposizione quali il Pnrr, i fondi comunitari e quelli per l’innovazione tecnologica che, attraverso il ricorso allo smart working, permetterebbe la permanenza di migliaia di giovani in questi territori».

«Siamo disponibili al dialogo – ha concluso il capogruppo dem Mimmo Bevacqua – e a lavorare ad un progetto di riforma complessiva che metta a sistema tutti gli strumenti a nostra disposizione per dare risposte concrete alle tante Comunità calabresi in difficoltà. Un passaggio nevralgico se davvero vogliamo evitare che lo spopolamento della nostra Regione azzeri ogni speranza di futuro. Un ringraziamento va ai Dipartimenti del Pd e ai loro rispettivi responsabili Pasquale Mancuso e Salvatore Monaco, che stanno lavorando alla tematica e con i quali proseguirà il confronto nelle prossime settimane». (rcs)

 

Protocollo tra Confcommercio Cs e San Giovanni in Fiore per rilancio delle aree interne

Rilanciare le aree interne di montagna. È l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato tra Confcommercio Cosenza e il Comune di San Giovanni in Fiore, guidato dalla sindaca Rosaria Succurro.

A testimoniare l’importanza della firma odierna erano presenti inoltre in sala la vicepresidente di Confcommercio, Giovanna Oliverio che guida l’Associazione Territoriale di San Giovanni in Fiore, la presidente dell’Associazione Territoriale Sila Grande, Antonella Tarsitano e la Direttrice di Confcommercio Cosenza, Maria Santagada.

Le parti, ognuna nell’ambito delle proprie competenze, collaboreranno per assistere, tutelare e supportare le imprese operanti nel territorio del comune della Sila, con particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione dei negozi di vicinato e a: incrementarne le capacità competitive sul mercato; riqualificare e rigenerare il tessuto economico e sociale della città, per arrestare i progressivi fenomeni di desertificazione e le conseguenti ricadute negative in ambito ambientale, sociale ed economico; sviluppare azioni di marketing che incrementino la capacità attrattive del territorio; Predisporre bandi ad hoc per le attività dei piccoli comuni a rischio spopolamento che incentivino nuove attività e che supportino quelle esistenti; il sostegno alla proposta sulle Zem, lanciata da Confcommercio, per supportare ed incentivare l’attività imprenditoriale e generare esternalità positive relative ai servizi e alle infrastrutture nelle aree a grande vocazione e potenzialità imprenditoriale e sociale.

Molto soddisfatto il Presidente di Confcommercio Cosenza, Klaus Algieri sottolineando come «la firma del protocollo d’intesa con la città di San Giovanni in Fiore rappresenta un tassello importante nel nostro cammino di promozione delle Zem. San Giovanni è la principale città di montagna della nostra Regione ed è proprio lì che vorremmo partisse una sperimentazione del progetto, vista l’importanza che il centro silano ricopre soprattutto dal punto di vista economico con un tessuto ricco di attività del terziario».

«La firma di questo protocollo – ha ribadito la sindaca Succurro – è un passo importante per le attività economiche della nostra città. Credo molto nell’importanza dell’istituzione delle Zem, quale strumento per contrastare la desertificazione economica e lo spopolamento delle aree montane. San Giovanni in Fiore ha tutte le caratteristiche per fare da pilota nel processo di sperimentazione e sono orgogliosa che Confcommercio abbia pensato proprio alla nostra città per questo».

La sindaca, nel corso della firma, ha poi lanciato la proposta di realizzare nella primavera del 2024, un forum internazionale sul turismo in collaborazione con Confcommercio e la Camera di Commercio, che faccia diventare San Giovanni in Fiore il centro nevralgico del turismo montano. Proposta accolta con favore dalla Confcommercio che si è dimostrata disponibile ad attivarsi per l’organizzazione. (rcs)

DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO, REGIONE
NON SI DIMENTICHI DELLE AREE INTERNE

di GUIDO LEONE – Nei giorni scorsi la vicepresidente della giunta regionale con delega all’istruzione ha scritto ai presidenti delle Province e alla Città metropolitana di Reggio Calabria perché provvedano ad approvare, entro il 30 settembre 2023, il Piano di dimensionamento della rete scolastica e l’offerta formativa 2024/25, previa costituzione di appositi tavoli tecnici per ogni realtà provinciale con le rappresentanze di tutte le componenti interessate.

Ora in una fase di accresciuta complessità dei compiti attribuiti alle scuole, a partire dall’attuazione delle riforme previste dal Pnrr, la scelta di accorpare gli istituti aumentando il numero complessivo degli alunni per plesso non è certo la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione, obiettivi che il ministro Valditara proclama di voler conseguire.

Negli ultimi anni la provincia di Reggio Calabria, come il resto della regione, ha scontato la miopia con cui si è agito, la logica spesso campanilistica o semplicemente politica delle scelte in questi ultimi anni effettuate. I piani di dimensionamento della rete scolastica spesso sono stati frutto non di un percorso condiviso tra tutti i soggetti interessati – dirigenti, scuole, docenti, famiglie, istituzioni – né trasparente e, di conseguenza, equi nelle scelte, laddove invece gli stessi piani dovevano e devono essere il risultato di una attività conoscitiva e valutativa dei bisogni dell’utenza che va garantita nel suo pieno diritto all’istruzione e al successo formativo con uguali opportunità per tutti gli allievi.

La nuova politica scolastica, invece, sembra ritenere che le scuole dei piccoli centri aspromontani e preaspromontani siano dei rami secchi da tagliare, che contraddice peraltro le tanto insistite politiche della famiglia. Fino ai dodici anni il diritto alla scuola nel luogo dove si abita dovrebbe essere un diritto inalienabile. Fra l’altro la politica europea che tende a ripopolare le zone di montagna e i paesini dell’entroterra cozza contro questa preoccupazione tutta economica di chiudere ciò che a occhi miopi risulta non produttivo. Sto parlando della provincia reggina montana dove sono state chiuse o ridimensionate anno dopo anno le scuole con l’argomento che a servirsene sono in pochi. Questa ossessione del risparmio che si esercita sui più deboli, sui più piccoli, a me pare insensata.

Ho già avuto modo di ribadire in più circostanze che, in particolare, in questa provincia una buona metà della popolazione scolastica superiore non gode della piena offerta formativa che la scuola propone perché tagliata fuori dalla indisponibilità del trasporto pubblico negli orari pomeridiani e serali che impedisce agli allievi provenienti dall’entroterra di rientrare nei loro paesi.

Sicché le attività complementari che la scuola svolge, compresa l’attività di recupero e le altre iniziative mirate a rafforzare la frequenza scolastica e quindi ad impedire la dispersione scolastica, non possono essere fruite.

Per non parlare, poi, delle strutture e delle infrastrutture scolastiche, dei laboratori, delle equipe medico-psico-pedagogiche (ci attendiamo molto in tal senso dai comuni e dalle aziende sanitarie locali), che, se adeguate e presenti consentirebbero alla stessa scuola di essere veramente un centro di comunità educante permanente aperta a tutte le fasce sociali con programmi di iniziative flessibili con una ben chiara doppia valenza: prevenzione, socializzazione e integrazione con la formazione scolastica.

Fa bene, a questo punto, la vicepresidente Princi a porre l’attenzione sulla salvaguardia delle aree interne della regione per il contrasto della dispersione e dell’insuccesso scolastico anche se credo che i margini di manovra sono più che ristretti dai parametri ministeriali.

Certo, ci saremmo attesi che la Regione Calabria si fosse unita alle altre regioni meridionali nel ricorrere alla Corte Costituzionale avverso l’ultima legge di bilancio nella parte relativa al dimensionamento scolastico a partire dall’anno scolastico 2024 /2025.

Atteso, peraltro, che la stessa Regione Calabria dal provvedimento risulta essere dopo la Basilicata la più penalizzata in termini di riduzione percentuale delle autonomie scolastiche con il 23,3%.

Mi auguro che i prossimi tavoli tecnici nei prossimi giorni attivati per il nuovo piano dimensionamento operino con una visione innovativa prevedendo plessi polivalenti in grado di seguire il processo formativo dalle scuole dell’infanzia alla media di primo grado. Innovazione significa ripensare la scuola non più come singolo edificio ma come il nodo di una rete di formazione che si estende non solo alla singola comunità, ma ad aree intercomunali.

È indispensabile un progetto integrato d’area del territorio per realizzare azioni comuni tra le diverse istituzioni sulla base di una regia organica rivolta a sostenere l’innovazione nei processi formativi e nelle strategie d’accoglienza agli studenti.

Quanto detto significa che il sistema educativo deve essere costruito a livello culturale – educativo, ma anche a livello politico e organizzativo.

A livello politico l’ente locale deve ancor più rappresentare il promotore del raccordo tra le risorse educative presenti nel territorio rivestendo il ruolo di promotore nella costruzione del sistema educativo integrato.

Bisogna passare dal Pof della singola scuola alla elaborazione di un Pof territoriale come proposta educativa di un territorio e nello spirito di una istituzione scolastica intesa come comunità educativa permanente.

Certo il banco di prova sarà costituito dalla capacità di integrare tra Comuni viciniori strutture e servizi, secondo le prospettive delle intese e degli accordi di programma nei settori strategici del sistema formativo (infanzia, post-obbligo- istruzione professionale, orientamento, handicap, centri di risorse, ecc.) con l’esigenza di un preciso quadro di riferimento e di riscontri sul piano dei risultati.

Mi rendo conto che il panorama che si intravede all’orizzonte dal punto di vista economico imporrà dei sacrifici e delle scelte, ma proprio per questo occorre prepararsi a fronteggiare tali ristrettezze lavorando insieme enti locali e amministrazione scolastica nella individuazione delle scelte.

Si pone, tuttavia, il problema di una nuova governance, che valorizzi il ruolo intelligente delle periferie, di forme orizzontali di responsabile autogoverno, non singole scuole, velleitariamente autarchiche e in competizione isolata, ma un sistema di scuole autonome che interagiscono tra di loro e con la comunità di riferimento, capaci di costruire un vero e proprio “patto educativo territoriale” che coinvolga in genere i Comuni (singoli o associati) e le scuole (associate in rete) su scala cittadina e/o su base comprensoriale.

Sono convinto che la linea culturale vincente è quella che tende ad un rapporto nuovo scuola-territorio, all’uso didattico del territorio.

Si tratta di piegare a dimensione etica e pedagogica l’economico, il politico, il sociale, l’amministrativo, il culturale con consapevolezze e responsabilità diverse. (gl)

(Il professor Guido Leone è stato dirigente tecnico Usr Calabria)

L’OPINIONE / Raffaella Perri: La visione unitaria delle aree interne

di RAFFAELLA PERRI – Dobbiamo tendere tutti ad una visione unitaria delle aree interne. Da sempre radicata nella mia mente è l’idea che lo sviluppo dei nostri paesi deve venire da un movimento di tutto il territorio all’unisono. Non possiamo ritagliare i confini territoriali, ma ragionare come se fossimo un unico soggetto.

È difficile, lo capisco, ma lo sviluppo dei nostri paesi va perseguito insieme, ognuno conservando le proprie peculiarità. Lavorare insieme è più semplice, veloce e duraturo che di un solo borgo. Tra i colleghi amministratori del comprensorio sto scoprendo una grande apertura per diverse attività da svolgere insieme.

Nell’accogliere l’assessore regionale alle politiche sociali, avvocato Emma Staine, ritroviamo in lei un senso di vicinanza e di sensibilità politica da parte di chi conoscendo le nostre difficoltà, sostiene il territorio e rende tangibile il sostegno degli amministratori regionali, la sua presenza alla manifestazione “Premio dei Due Mari” per le Eccellenze Calabresi onora Decollatura e ci inorgoglisce. Come tutti i paesi delle aree interne, anche Decollatura presenta numerose peculiarità uniche e attrattive. Spesso le stesse tipicità non sono sapientemente messe in evidenza e non sufficientemente sviluppate perché possano permettere a chi vorrebbe vivere della produzione dei nostri prodotti di restare e vivere in questi nostri territori. Dobbiamo riconoscere che i servizi nei nostri paesi non sono ottimali e rendono spesso complessa la vita, penalizzando il territorio.

Un doveroso ringraziamento ed un plauso va a tutti coloro che decidono di investire sul territorio, che credono nelle potenzialità delle nostre aree e che, nonostante le difficoltà, hanno deciso di creare qui in Calabria la loro attività. Non siamo agevolati da infrastrutture efficienti (strade e ferrovie), ma sono convinta che solo rendendo più sicuro ed efficiente ciò che già c’è, tutto diventerebbe più facile. Bisogna essere un po’ spericolati e tanto innamorati per decidere di investire in questo comprensorio. Però ci sono tanti esempi di imprese dedite all’agricoltura, così come all’artigianato, alla piccola industria alimentare e non, così come al commercio che sono riuscite a brillare. Siamo fieri di poter ospitare la presidente Pina Amarelli, il prof. Florindo Rubbettino e l’ingegnere Pietro Federico, segno tangibile di una perseveranza e di un impegno, che danno i loro frutti e tanta soddisfazione anche nei nostri paesi. A loro il riconoscimento di un grande merito, da condividere anche con tutti quelli che con il lavoro mantengono vive le nostre economie.

Sono certa che le peculiarità del territorio potranno emergere con gli interventi del professore Pierluigi Grandinetti sui borghi della Calabria; della dottoressa Rosa Pulerà sull’imprenditoria femminile; e del prof. Elia Fiorenza sull’evoluzione storica delle attività produttive a Decollatura. 

Stimoli culturali significativi per un valido spunto di riflessione e di discussione anche tra i nuovi imprenditori per una potenzialità economica e sociale delle aree interne. Vorrei lanciare un appello alle giovani e ai giovani ad amare questi nostri piccoli paesi, dove alta è la qualità della vita, a rimanere e ad investire sul territorio. Con loro coltiviamo una grande speranza che ha fatto emergere negli ultimi anni giovani imprese, avviate da ragazzi, desiderosi di realizzare attività sperimentali, che mirano alla qualità dei prodotti e al rispetto del territorio. (rp)

[Raffaella Perri è sindaca di Decollatura]

Confcommercio e Comune di Mormanno insieme per il rilancio delle aree interne

Rilanciare le aree di montagna. È l’obiettivo del protocollo d’intesa che è stato firmato tra Confcommercio Cosenza e il Comune di Mormanno.

Le parti, ognuna nell’ambito delle proprie competenze, collaboreranno per assistere, tutelare e supportare le imprese operanti nel territorio del Comune del Pollino, con particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione dei negozi di vicinato e a: incrementarne le capacità competitive sul mercato; riqualificare e rigenerare il tessuto economico e sociale della città, per arrestare i progressivi fenomeni di desertificazione e le conseguenti ricadute negative in ambito ambientale, sociale ed economico; sviluppare azioni di marketing che incrementino la capacità attrattive del territorio; Predisporre bandi ad hoc per le attività dei piccoli comuni a rischio spopolamento che incentivino nuove attività e che supportino quelle esistenti; l’inserimento di Confcommercio nella costituenda Task-force per l’osservatorio sullo spopolamento in sinergia con l’Università ed altri enti sovracomunali; il sostegno alla proposta sulle Zem, lanciata da Confcommercio, per supportare ed incentivare l’attività imprenditoriale e generare esternalità positive relative ai servizi e alle infrastrutture nelle aree a grande vocazione e potenzialità imprenditoriale e sociale.

Soddisfatto il Presidente di Confcommercio Cosenza, Klaus Algieri che ha dichiarato: «Per la nostra Associazione, la creazione di legami con i comuni della nostra provincia ha costituito da sempre un punto di forza. La firma del protocollo con il Comune di Mormanno è molto significativa perché in continuità con la nostra proposta di istituzione delle Zem, le Zone Economiche Montane, di cui Mormanno con il suo patrimonio imprenditoriale, paesaggistico e culturale potrebbe essere un capofila insieme ad altri comuni».

Dello stesso avviso il sindaco di Mormanno, Paolo Pappaterra: «la firma del protocollo con Confcommercio è un altro importante tassello che mettiamo nella nostra azione di supporto al territorio e alle imprese che vi operano. Siamo certi che insieme riusciremo a fornire quel valore aggiunto per il rilancio delle aree interne, che non si arrendono allo spopolamento ma hanno voglia di resistere guardando al futuro con ottimismo». (rcs)

L’assessore Gallo ha incontrato i referenti delle Aree Interne

Nei giorni scorsi, in Cittadella regionale, l’assessore regionale Gianluca Gallo ha incontrato il dirigente del settore aree interne, Pino Palmisani, e delegazioni del versante “Ionio-Serre” e delle aree “Sila-Presila Crotonese e Cosentina” e “Reventino-Savuto”.

Presenti, all’incontro, anche i commissari delle Asp di Catanzaro e Vibo Valentia, rispettivamente Vincenzo Spaziante e Giuseppe Giuliano, ed il direttore amministrativo dell’Asp di Crotone, Francesco Masciari.

La riunione fa parte del percorso tracciato dalla Regione Calabria nell’ambito della Strategia Nazionale delle Aree Interne (Snai).

Al centro del confronto, in particolare, le questioni legate agli interventi in ambito sociosanitario, essenziali per garantire servizi primari specie alle fasce anziane della popolazione. Inoltre, si è fatto il punto sulla necessità di una migliore organizzazione dei servizi sanitari, da raggiungere attraverso la sottoscrizione di protocolli con le Asl territorialmente competenti, nel solco della specifica programmazione predisposta al riguardo dalla Regione, ad esempio in riferimento all’ipotesi – sempre più concreta – di allestire piazzole di atterraggio per elisoccorso proprio in alcuni piccoli paesi di montagna.

«Spazio anche all’esame delle procedure da seguire per il conseguimento e la spesa dei finanziamenti di varia matrice destinati – sottolinea l’Assessore Gallo – ai territori interessati ed imprescindibili, per conseguire gli obiettivi fissati dalla Giunta regionale ed in primis dal Presidente Occhiuto, facendo leva su uno strumento in grado di contribuire a contrastare la marginalizzazione e i fenomeni di declino demografico di territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali e troppo spesso abbandonati a se stessi, da tutelare invece investendo sulla promozione e tutela della ricchezza delle comunità locali, valorizzandone le risorse naturali e culturali, creando nuovi circuiti occupazionali, arginando così l’emorragia demografica». (rcz)

Italia del Meridione: Non siano dimenticati Borghi e aree interne, strategici nel rilancio del Paese

I borghi e le aree interne sono strategici per il rilancio del paese. Per questo, non devono essere dimenticati. È l’appello fatto da Italia del Meridione, che ha ricordato come «i piccoli Comuni pagano anni di isolamento e scarsi investimenti in infrastrutture reali e digitali che contribuiscono a uno spopolamento oggi apparentemente inarrestabile».

«Sul fronte digitale, in particolare – viene spiegato in una nota – in oltre 2.100 dei 7 mila centri italiani che ricadono nelle cosiddette aree bianche” – di cui la maggior parte è costituita da piccoli Comuni – è oggi attivo il servizio di connessione, mentre in 3.200 Comuni sono in corso i lavori, allinterno di un percorso di realizzazione della BUL (banda ultra larga) che riguarda le aree più marginali rispetto agli interessi del mercato e che sarà completato entro il 2023. Al contempo, i centri che non contano più di 5 mila abitanti rappresentano il 72% delle municipalità italiane, insistono in aree di assoluto pregio ambientale, storico e artistico e costituiscono sempre più spesso degli ideali laboratori di economia circolare, democrazia energetica e innovazione sociale».

«Esperienze dinnovazione che, dalla Calabria al Piemonte – continua la nota – uniscono le possibilità offerte dalle nuove tecnologie a un turismo più sostenibile, a progetti di rigenerazione urbana, a una silvicoltura di precisione e a modelli di educazione inclusiva. Pertanto, L’Italia del Meridione, lancia un appello al Governo Draghi, per chiedere di non lasciare che i borghi e le aree interne siano fanalino di coda nella sfida per la ripartenza del Paese, garantendo unequilibrata distribuzione nonché una giusta attenzione nelluso trasversale delle risorse del Pnrr per la transizione ecologica e digitale».

«Con il nostro appello, vogliamo puntare i riflettori della politica sul ruolo strategico dei piccoli Comuni nel rilancio del sistema Paese, guardando anche e soprattutto alle realtà della nostra provincia. Realtà che mai come oggi si legano alla tenuta della comunità, a una migliore qualità della vita e a produzioni deccellenza del Made in Italy. È urgente creare le condizioni per riabitare questi territori spostando attività e lavoratori dello smart working in una grande proposta di rigenerazione urbana e sociale fondata sulla green economy», ha dichiarato Gabriele Iazzolino, referente direzione provinciale di Cosenza.

«La parità di condizioni tra grandi città e aree interne è essenziale – ha aggiunto il delegato al Dipartimento Transizione ecologica – per uno sviluppo sostenibile del Paese dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Portare la fibra ottica in zone dove la qualità delle connessioni è perlopiù molto bassa, consente allItalia di colmare quel divario digitale che si avverte particolarmente nelle zone rurali e meno popolose e competere su un level playing field. Con la fibra ottica giochiamo la partita della parità, connettendo tutti al futuro».

«IdM ritiene, quindi, prioritario – viene evidenziato nella nota – destinare i fondi dei prossimi mesi ai piccoli Comuni, per promuovere la diffusione di comunità energetiche, ridurre il rischio idrogeologico, attrezzare nuovi prodotti turistici legati al cluster del ‘turismo attivo, lento e sostenibile’, favorire lo sviluppo di filiere locali, realizzare linfrastruttura leggera della rete unica in tempi certi anche nelle aree bianche, incentivare lo smart working e defiscalizzare servizi e attività economiche di qualità che qui potrebbero investire in lavoratori residenti e in centri innovativi di coworking».

«Per accelerare un cambio di passo, in particolare – spiega la nota – sarebbe importante istituire una linea di finanziamento Smart Working Borghi”, con agevolazioni fiscali per linsediamento di centri di ricerca e impresa digitale di prossimità nei piccoli comuni, incentivando la nuova residenzialità legata alluso di spazi abitativi abbandonati e recuperati. Prioritario, inoltre, dare immediata attuazione a dispositivi normativi come la legge Salva Borghi o le green community inserite nel Collegato ambientale, per mettere i piccoli centri nelle condizioni di competere ed esprimere il loro potenziale».

«La pandemia ha posto allattenzione di tutti la necessità di ripensare la fruizione dei territori e il Pnrr rappresenta unoccasione unica perché borghi e aree interne, soprattutto in provincia di Cosenza, – ha commentato Iazzolino – tornino ad avere la centralità che meritano, per riequilibrare storici divari e dare nuovo slancio alla lotta alla crisi climatica”. I piccoli Comuni, dunque, necessitano di risorse certe e politiche forti per promuovere la rivoluzione energetica e leconomia circolare, sviluppare il turismo lento e  di prossimità, favorire una mobilità e una vivibilità sostenibili, colmare il digital divide, semplificare le procedure per la messa in posa della banda ultra larga e implementare lagenda digitale».

«Queste le direttrici – ha concluso il referente provinciale di IdM – fondamentali lungo cui muoversi per innescare processi innovativi e sostanziali. IdM ha da sempre sostenuto, e continuerà a farlo, che i piccoli Comuni sono l’asse portante del nostro Paese, per questo oggi giocano un ruolo di primaria importanza in quella ‘rinascita e ripartenza’ che viene richiesta. Essi possono essere davvero il motore propulsore della transizione ecologica e digitale». (rcs)